European Foreign Policy Scorecard 2016
Il 2015 ha sancito, forse definitivamente, la fine dell’ambizione europea a leader regionale
SCORECARD 2016: Mentre i leader autoritari conducono i giochi, l’Europa è sempre più debole
Il 2015 ha sancito, forse definitivamente, la fine dell’ambizione europea a leader regionale. Secondo la sesta edizione dello European Foreign Policy Scorecard di ECFR, l’UE ha lasciato il passo a despoti ed autocrati del proprio vicinato.
L’ultima edizione dello Scorecarddipinge un quadro oscuro della politica estera europea. I disordini interni dovuti alla crisi dei rifugiati hanno messo l’Europa sulla difensiva. L’UE e gli Stati Membri sono ora obbligati ad elargire enormi concessioni alla Turchia e agli altri vicini, nel tentativo di arrestare il flusso di migranti che cercano di raggiungere l’Europa: sono ben lontani quei giorni in cui l’Europa aspirava alla leadership regionale.
Il 2015 è stato l’anno del notevole successo dell’accordo sul nucleare con l’Iran, dal quale è poi scaturita la recente rimozione delle sanzioni, e di una particolare resistenza nei confronti della Russia, contro cui sono state rinnovate le sanzioni nonostante una situazione globale ancor più dura rispetto al 2014. Il resto della politica estera europea è stato caratterizzato da una costante esitazione nel proiettarsi oltre i propri confini. Il conflitto in Siria continua ad imperversare e gli incerti negoziati di pace di Vienna non sono certamente a guida europea.
Negli ultimi anni, i successi della politica estera europea sono dipesi da una forte leadership tedesca, con Angela Merkel a fare la voce grossa in un’Europa privata della guida degli altri grandi Stati Membri. Sebbene rimanga ancora lo Stato europeo con la migliore performance in politica estera, la Germania ha subìto, paradossalmente, molteplici critiche a causa della propria forte leadership, specialmente per ciò che ha riguardato i metodi sulla redistribuzione dei rifugiati.
Per quanto riguarda l’Italia, due le aree di leadership: sostegno ai Balcani Occidentali e contributo al tentativo di de-polarizzazione del conflitto libico.
Dopo anni in cui Roma ha dovuto gestire, quasi da sola, la frontiera esterna europea, l’apertura della rotta Balcanica ha reso la crisi dei rifugiati un problema di tutta l’Europa. Non sorprende dunque che l’Italia si classifichi leader nelle aree in cui i rifugiati rappresentano la problematica principale. La costante spinta italiana nel promuovere l’adesione dei paesi dei Balcani ha fatto sì che l’UE rafforzasse la propria presenza nella regione. Roma ha inoltre notevolmente contribuito allo sforzo di de-polarizzazione delle tensioni in Libia.
Inoltre, come lo scorso anno, anche nell’edizione 2016, l’Italia non hai mai rallentato la politica estera europea in nessuno dei dossier analizzati dal rapporto ECFR.
Secondo Susi Dennison, responsabile delloScorecard, “L’Italia ha risentito delle ripercussioni delle migrazioni di massa forse come nessuno in Europa. Le tensioni tra Roma e le istituzioni dell’UE sono dovute al fallimento di una comune ripartizione degli obblighi. Nel 2015, l’Italia ha continuato ad esercitare la propria leadership nel “giardino di casa”, perseverando nello sponsorizzare la causa dei Balcani Occidentali e rimanendo in prima linea per rimediare al disastro libico.”
Guardando poi al quadro globale europeo, secondo Susi Dennison, “Con l’aumento dei rifugiati, e considerando gli attacchi ISIS di Parigi, Copenaghen e Bruxelles, il cerchio di fuoco che brucia attorno all’Europa sta disgregando le élite politiche europee, radicando il germe della paura nelle società dell’Europa. Si può affermare che l’Europa abbia meno influenza sui propri vicini di quanta ne abbia mai avuta in passato. L’impotenza dell’Unione Europea di fronte all’instabilità del proprio vicinato ha ricordato quanto sia necessaria, ed allo stesso tempo problematica, una politica estera strategica e di lungo termine, imprescindibile per gestire, anche a livello nazionale, l’impatto di tali turbolenze.”
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