Cina: Guerra ‘giuridica’ alle ONG
La nuova legge cinese sulle ONG rafforzerà il potere di controllo di Pechino
Le agenzie governative cinesi stanno lavorando alla stesura della prima legge sulle ONG che colpirebbe nel profondo le relazioni cinesi con l’occidente e con l’Europa in particolare.
In “China: Waging ‘Lawfare’ on NGOs”, Mathieu Duchâtel, Senior Policy Fellow e Vice Direttore del programma Asia&China di ECFR, sostiene come eventi quali la Primavera Araba e il conflitto in Ucraina abbiano convinto Pechino di come l’occidente stia attuando una strategia finalizzata al “cambio di regime”, destinata al Partito Comunista Cinese.
Tale legge consentirà al Ministero della Sicurezza Pubblica di proibire alle ONG straniere di operare sul territorio cinese qualora queste organizzazioni siano sospettate di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale.
La legge copre un vuoto legislativo che ha reso incerta e poco chiara qualsiasi attività in Cina: essa includerà nuove restrizioni ed adempimenti burocratici e rafforzerà considerevolmente lo spettro di supervisione statale per le ONG straniere.
Tra i principali aspetti della legge:
Le ONG straniere dovranno o registrare un ufficio di rappresentanza permanente nel paese o richiedere un permesso di attività temporaneo. Tutte le ONG saranno sostanzialmente costrette ad ottenere un’autorizzazione preventiva del governo per poter operare all’interno dei confini cinesi.
Tali autorizzazioni avranno un limite di cinque anni, al termine dei quali bisognerà presentare una nuova domanda le ONG rischieranno di non veder rinnovato il loro diritto ad operare in territorio cinese.
Gli uffici di rappresentanza delle ONG straniere dovranno far autorizzare il proprio piano annuale di attività, l’implementazione di progetti e l’uso di fondi da un’unità di supervisione cinese.
Secondo Mathieu Duchâtel, “nella forma attuale, la Legge sulle ONG autorizzerà il Ministero della Sicurezza Pubblica a proibire le attività delle ONG straniere sul territorio cinese qualora queste siano sospettate di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale. Tutte le ONG straniere dovranno trovare uno sponsor governativo e, ogni anno, dovranno ottenere un’autorizzazione del Ministero di Sicurezza Pubblica, previa presentazione di un piano di lavoro ed un completo bilancio preventivo. Nonostante questa legge copra un vuoto legislativo, la vera priorità del governo cinese non è, chiaramente, quella di aiutare le ONG e creare un clima che renda loro più semplice il perseguimento degli obiettivi. Il classico ragionamento delle agenzie di controllo globali del “chi riga dritto non ha nulla da temere” è un’affermazione problematica: il Ministero di Sicurezza Pubblica potrebbe non avere l’expertise per valutare la natura del lavoro delle ONG”.
Per interviste a Mathieu Duchâtel e Agatha Kratz: Richard Speight; +44 (0) 207 227 6867, +44 (0) 7794 307840; [email protected]
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