Sin dall’inizio della crisi ucraina, l’approccio dell’Italia è stato allineato a quello tedesco sulla base di quattro pilastri. Una soluzione politica come unica soluzione. L’intervento militare della NATO come opzione estrema e solo come ultima risorsa. Il coinvolgimento di fora e organizzazioni internazionali come l’OCSE e il G7/G8. Infine, la ricerca di un dialogo costruttivo con la Russia. Il governo italiano sostiene che questa “importante convergenza” con la Germania su Russia e crisi ucraina sia riuscita a bilanciare l’approccio più duro avanzato da alcuni stati membri
La crisis de Ucrania coloca en el foco a la Organización para la Seguridad y Cooperación en Europa (OSCE), única organización de seguridad regional que incluye los grandes actores enfrentados en Ucrania -Rusia, la UE y Estados Unidos – y que ha desplegado varias misiones en el terreno. Principalmente: la Misión Especial de Observación, aprobada en marzo; los observadores electorales, que preparan las elecciones de mayo, así como los observadores militares enviados a solicitud de Ucrania – algunos de los cuales han sido secuestrados por grupos armados pro-rusos en Slaviansk. La Misión Especial, clave en esta fase, tiene un mandato para establecer los hechos de manera imparcial, observar la situación de seguridad, el respeto a los derechos humanos y minorías, y, finalmente, reducir las tensiones
En el peligro se conoce al amigo. Y las garantías de seguridad – y la OTAN, guste o no, es la central en Europa- son una prueba de amistad, como un seguro de vida que nadie quiere utilizar, pero que está ahí, por si acaso. El problemático refuerzo del flanco oriental de la OTAN (re-pivot) va a tensar aún más este principio y la idea de una Europa política, con seguridad compartida.
Al igual que la crisis del euro ha acentuado las divisiones entre europeos de primera (acreedores, que imponen las normas) y de segunda (deudores, que las sufren), las crisis de seguridad muestran que a veces hay aliados de primera y aliados de segunda.
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Lettonia e Lituania hanno annunciato l’aumento delle spese militari, allineandole ai requisiti della Nato: due per cento del PIL entro il 2020. All'inizio di aprile, la NATO ha assicurato il sostegno ai membri orientali. L'Alleanza non ha escluso la predisposizione di basi militari permanenti nei paesi baltici e sta valutando l'invio di nuove truppe lungo i confini orientali.Altri paesi occidentali confinanti con la Russia, ossia Finlandia e Svezia, hanno invece optato per un approccio più cauto. L’ingerenza russa in Ucraina ha certamente provocato preoccupazione, ma i due paesi non hanno adottato misure concrete per cambiarela propria strategia militare.
Todas las acciones de Putin tienen un mismo objetivo: mejorar su posición a la hora de negociar con Occidente.
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“Dimmi che Ucraina vedi e ti dirò chi sei. La crisi ucraina è una variante politica del test delle macchie di Rorschach, non solo per gli individui, ma anche per gli stati. I risultati non sono incoraggianti per l'Occidente.”
Se l’UE non riuscirà a gestire la sfida russa, verrà vista come un attore di politica estera fallito. Qualunque siano le crisi istituzionali ed economiche interne, gli stati membri devono capire che questa è una situazione critica e che serve una reazione appropriata. Non ci sono più scuse. L’Ucraina, un paese geograficamente molto vicino con una popolazione di 45 milioni di abitanti, sta lottando per sopravvivere come stato sovrano.
In seguito all’annessione russa della Crimea, tre altre regioni dell’Ucraina orientale (Kharkvic, Donetsk e Luhansk) hanno chiesto che l’11 Maggio venga indetto un referendum per la secessione dall’Ucraina. Queste quattro regioni rivestono un’importanza strategica per lo sviluppo economico del paese. Insieme, costituiscono un terzo dell’export totale e un quarto del PIL ucraino. L’attuale situazione politica ha sollevato seri dubbi sul futuro della questione energetica in Ucraina, che dipende dalla soluzione delle controversie sul gas tra Mosca e Kiev
La agenda neozarista de este Kremlin tan dado a referencias históricas, étnicas y religiosas, más que a la Guerra Fría, recuerda al mundo de ayer que Stefan Zweig describió brillantemente: la Europa de la embriaguez revanchista, los orgullos nacionales siempre heridos y los paseos militares hacia la destrucción (propia y ajena) y las generaciones perdidas.
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