Una risposta adeguata: uno strumento europeo contro la coercizione economica

Lo strumento anti-coercizione dovrebbe consentire l’implementazione di contromisure che siano allo stesso tempo efficaci e credibili; in caso contrario, potrebbe comportare più rischi che benefici

A wall of shipping containers in Lyon, France
Immagine di Jan Buchholtz
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Risultati principali

  • L’Europa rischia sempre più di subire pratiche economiche coercitive da parte di altre potenze.
  • Un nuovo report ECFR offre alcune soluzioni concrete per un nuovo strumento anti-coercizione che consentirebbe all’UE di imporre contromisure economiche.
  • L’UE sta lavorando ad una proposta concreta per tali contromisure. ECFR espone ai decisori politici europei alcune idee su come questa proposta potrebbe articolarsi.
  • Sulla base delle opinioni dei principali esperti di geopolitica e del mondo del business, il report di ECFR avanza alcune proposte di policy che gli Stati membri dell’UE potrebbero adottare per respingere l’aggressione economica da parte della Cina, della Russia e di altre potenze globali.
  • Questo nuovo strumento dovrebbe consentire l’implementazione di contromisure che siano allo stesso tempo efficaci e credibili; in caso contrario, potrebbe comportare più rischi che benefici.
  • Tra le contromisure proposte: restrizioni agli scambi e agli investimenti, controlli sulle esportazioni, cessioni in determinati settori e limitazione dell’accesso al mercato degli appalti pubblici dell’UE.
  • L’UE potrebbe anche ideare un meccanismo di flessibilità che consenta di attuare contromisure contro quelle forme di coercizione economica che lo strumento non coprirebbe in modo esplicito.
  • Il nuovo strumento dovrebbe avere una funzione di de-politicizzazione. Vi si dovrebbe far ricorso solo come ultima opzione, e dovrebbe prevedere un meccanismo di de-escalation con l’obiettivo di avviare il dialogo e i negoziati.

L’Europa ha la possibilità di rafforzarsi contro la coercizione economica. La Commissione europea sta elaborando uno strumento anti-coercizione che sarà presentato quest’autunno e che consentirebbe all’Europa di adottare contromisure nei confronti delle pratiche coercitive di Paesi terzi. Allo stesso tempo, questo strumento servirebbe da deterrente contro queste pratiche.

Nel nuovo report  “Measured response: How to design a European instrument against economic coercion” gli esperti di ECFR Jonathan Hackenbroich e Pawel Zerka propongono diverse idee su come l’UE possa affrontare questa sfida. Il report si basa sul lavoro della Task Force for Strengthening Europe against Economic coercion di ECFR, che riunisce rappresentanti di alto livello di sei governi degli Stati membri dell’UE e del settore privato.

L’Europa, mai come oggi, è stata così a rischio di subire un’ampia gamma di misure economicamente coercitive da parte della Cina e di altre potenze terze.

Tra le principali minacce:

  • La Cina è disposta a usare le sanzioni economiche per cambiare le politiche dell’UE. Nel marzo 2021, Pechino ha imposto una sanzione economica alle aziende europee, con l’obiettivo di inviare un messaggio all’UE. Quando l’UE, in coordinamento con gli Stati Uniti, ha imposto sanzioni a quattro funzionari cinesi per violazione di diritti umani, anziché reagire in modo simmetrico Pechino ha optato per una risposta deliberatamente asimmetrica. Ha rivolto la sua azione contro ambasciatori europei, parlamentari e think-tanker, ma anche contro le aziende europee, come H&M e Adidas, che sono scomparse dalle applicazioni consumer e di e-commerce a fronte dei cosiddetti “boicottaggi popolari” – una tattica sanzionatoria sempre più comune in Cina. Ciò è stato accompagnato da un monito rivolto all’Europa sulle sue politiche in ambito transatlantico e di diritti umani.
  • La globalizzazione sta cambiando. Molti Paesi associano volontariamente azione statale, geopolitica ed economia; utilizzano strumenti economici per perseguire potere geopolitico, e la geopolitica a fini di guadagno economico.
  • Vi è una crescente coercizione nel settore privato e a livello extraterritoriale. Piuttosto che i governi, per raggiungere i propri obiettivi le pratiche di coercizione economica hanno sempre più spesso come obiettivo il comportamento delle aziende – un esempio in questo ambito è quello cinese. Questo spesso mette le aziende con le spalle al muro e altera la politica estera e commerciale europea senza prendere di mira direttamente i governi dell’UE.
  • La coercizione economica informale è una sfida importante: la coercizione economica nei Paesi autoritari è spesso informale e difficile da individuare. Si tratta, però, di una pratica altamente significativa che diventerà un’opzione preferenziale per i rivali dell’UE se quest’ultima non ne terrà conto.

Il report sostiene che, in caso di adozione da parte dell’UE, il nuovo strumento anti-coercizione potrebbe includere le seguenti contro-misure:

  • Tariffe doganali e restrizioni commerciali: In base a questa opzione, l’UE imporrebbe restrizioni commerciali di rappresaglia, così come fa nella difesa a livello commerciale. Ciò potrebbe includere l’imposizione di tariffe sulla prestazione transfrontaliera di servizi, o il blocco dello scambio di servizi. I vantaggi di questa misura comprendono: la forte esperienza che l’UE ha già in questo settore; il fatto che la Commissione agirebbe in un settore di competenza centralizzata a livello dell’UE; e che le restrizioni commerciali sono uno di quegli strumenti davvero potenti, che fanno sì che tutti i Paesi terzi prendano sul serio l’UE.
  • Restrizioni sugli investimenti: con questa opzione, l’UE potrebbe inasprire le disposizioni in materia di investimenti o addirittura limitare la ridistribuzione dei profitti verso il Paese di origine di un’impresa. Quest’ultima in particolare potrebbe essere una misura potente e credibile.
  • Disinvestimento settoriale e controlli sulle esportazioni: i controlli sulle esportazioni potrebbero rappresentare per l’UE una delle migliori strategie di protezione dalla coercizione economica. L’UE potrebbe limitare gli investimenti in determinati settori (ad esempio, settori di interesse per il trasferimento di tecnologia in Cina) o escludere un Paese terzo dal mercato di un prodotto altamente specializzato, che quest’ultimo non può sostituire con facilità.
  • Limitare l’accesso agli appalti pubblici: Paesi come la Cina, la Russia e la Turchia hanno tratto vantaggio dall’accesso ai mercati europei degli appalti pubblici. Ma nel caso in cui usino coercizione economica contro l’UE, quest’ultima potrebbe rispondere limitando tale accesso.

Il report offre anche soluzioni concrete per l’ambito di applicazione del nuovo strumento – vale a dire la possibilità di coprire anche i casi in cui le imprese europee, e non solo le autorità pubbliche, sono nel mirino di pratiche di coercizione economica – nonché in merito alla procedura di decision-making necessaria a livello europeo per garantirne l’efficacia e la credibilità.

Secondo il co-autore Jonathan Hackenbroich:

L’opzione preferita dell’UE, di fronte a una minaccia esterna, sarà sempre l’impegno multilaterale. Tuttavia, questa opzione non è sempre percorribile. Senza un efficace deterrente l’Europa rischia di incoraggiare pratiche di ricatto: l’UE fa affidamento sul fatto che i Paesi terzi adottino comportamenti corretti, e non può sempre agire di conseguenza in caso contrario.

“È davvero un compito arduo istituire uno strumento di deterrenza. La vera domanda è: l’Europa può davvero adottare contromisure che siano allo stesso tempo efficaci e credibili? Dal nostro lavoro con la Task force di alto livello, ci sembra che ci sia una possibilità. Ma l’UE deve anche pensare a come sta cambiando la globalizzazione: lo strumento deve affrontare anche le pratiche di coercizione contro le aziende.”

Secondo il co-autore Pawel Zerka:

Vi sono dei rischi connessi allo sviluppo di un nuovo strumento anti-coercizione, e sono rischi reali. Ma non avere uno strumento è ugualmente rischioso, come dimostrato dalla vulnerabilità dell’UE al ricatto economico da parte di Paesi terzi”.

“Anche i rischi connessi al nuovo strumento potrebbero essere attenuati. Ad esempio, l’Unione europea potrebbe dotare lo strumento di un meccanismo di de-escalation, di modo da chiarire il risultato delle contromisure europee. Allo stesso tempo, l’UE potrebbe accompagnare questo strumento con un rinnovato impegno politico a favore dell’apertura commerciale e del multilateralismo, contrastando in tal modo le accuse di crescente protezionismo. Se gli europei scegliessero di adottare tale strumento, il loro obiettivo dovrebbe essere quello di inviare un forte segnale a livello globale: l’UE è determinata a difendere le regole internazionali – non solo nella retorica, ma anche contrastando le pratiche coercitive degli altri Paesi.”

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.