Cop21: ottimismo sulla Cina?

In vista della conferenza sul clima di Parigi, aleggia ottimismo sulla posizione cinese

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Un crescente consenso internazionale e maggiori pressioni in Cina sulla questione ambientale aprono uno spiraglio in vista del summit sul clima di Parigi Cop21.

China: Taking stock before the Paris climate conference”, ultima edizione delle China Analysis a cura di François Godement e Agatha Kratz, analizza fonti cinesi per comprendere il punto di vista di Pechino sulla questione ambientale. Il rapporto analizza il punto di vista degli analisti cinesi che definiscono l’accordo sul clima del Novembre 2014 tra Stati Uniti e Cina (insieme responsabili per il 40% delle emissioni globali di CO2) come un evento “di significato storico” e che incoraggia “un irresistibile progresso verso la civilizzazione ecologica”. Altre fonti sottolineano come l’accordo abbia il potenziale per rafforzare i futuri rapporti Stati Uniti-Cina secondo “un nuovo rapporto tra grandi potenze”.

Tuttavia, l’attenzione per un’azione efficace sul cambiamento climatico e l’ambiente non è limitata esclusivamente all’arena internazionale, in quanto in Cina vi sono crescenti pressioni affinché si trovi rimedio ai problemi ambientali. L’economia cinese perde 32 miliardi di dollari l’anno a causa del degrado ambientale e, nell’ultimo decennio, i disastri ambientali hanno provocato la morte di oltre 2000 persone l’anno. Il rapporto analizza le azioni governative per affrontare queste preoccupazioni e le numerose iniziative politiche degli ultimi mesi.

Tuttavia, il rapporto sottolinea anche alcuni limiti di questo nuovo entusiasmo. Gli analisti cinesi parlano di difetti nei sistemi di controllo governativi –tra cui i limiti alle sanzioni finanziarie e l’irresponsabilità degli amministratori locali, spesso spinti da motivazioni che non sono giustizia o protezione dell’ambiente.

Secondo François Godement, Direttore del programma Asia&China di ECFR: “La Cina ha preso l’iniziativa per cambiare rotta su inquinamento e emissioni di anidride carbonica. Per i cinesi, l’inquinamento ambientale domestico costituisce un problema più urgente e di breve termine rispetto alle emissioni di anidride carbonica e al cambiamento climatico, considerate sfide di lungo periodo. Ad ogni modo, ribaltare o interrompere il trend del degrado ambientale richiederà enormi e sistemici cambi di politiche e, soprattutto, un cambio di mentalità. Poiché la Cina si fonda su economia e società a guida statale, le politiche del governo e degli amministratori locali saranno fondamentali per il cambiamento. Spetta alla volontà ed all’abilità cinesi nel rispettare quelle “linee rosse” di protezione ambientale che non dovrebbero essere infrante. Questo processo riguarda una delle più spinose questioni del sistema politico cinese: la responsabilità delle proprie azioni. A meno che la questione non diventi una priorità molto alta, il governo cinese, sebbene sia il solo dotato del potere di fissare obiettivi, non possiede i strumenti locali e le regolamentazione per assicurare un’implementazione di lungo termine.”

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Per contattare gli autori François Godement e Agatha Kratz: Richard Speight, +44 (0) 207 227 6867, +44 (0) 7794 307840, [email protected] 

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