Effetto rete: la sovranità digitale europea nel Mediterraneo

L’UE ha l’ambizione e il potenziale per raggiungere la sovranità digitale, tuttavia manca di una strategia globale per il settore, dove i singoli governi sono ancora gli attori chiave

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  • I cavi Internet sottomarini sono tanto importanti quanto i gasdotti e oleodotti – come il progetto Nord Stream 2 –  e sono al centro della crescente rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina nel Vicinato dell’UE.
  • La Cina e gli Stati Uniti hanno approcci diversi tra loro, ma sono più avanti dell’UE in termini di influenza sulle infrastrutture digitali e sugli Stati che ne dipendono.
  • L’UE ha l’ambizione e il potenziale per raggiungere la sovranità digitale, tuttavia manca di una strategia globale per il settore, dove i singoli governi sono ancora gli attori chiave.
  • L’UE dovrebbe fissare standard industriali, sostenere le attività all’estero delle società europee di telecomunicazione e proteggere le infrastrutture Internet da poteri ostili.

Lo sviluppo di Internet si basa su infrastrutture che, sottoforma di cavi fisici, attraversano il mondo, la terra e gli oceani. I cavi sottomarini rappresentano una pietra miliare di questa rete. Il 97% del traffico internet e 10 miliardi di dollari di transazioni finanziarie giornaliere passano attraverso cavi sottomarini, per un totale di 1,2 milioni di chilometri di lunghezza – più di tre volte la distanza dalla terra alla luna.

In un nuovo report dello European Council on Foreign Relations (ECFR), Network effects: Europe’s digital sovereignty in the Mediterranean, Arturo Varvelli, Matteo Colombo e Federico Solfrini spiegano perché i cavi internet siano al centro della crescente concorrenza geopolitica tra Stati Uniti e Cina, e cosa deve fare l’Unione europea per costruire e proteggere le infrastrutture di rete nella regione mediterranea. Sulla base di interviste con dirigenti aziendali, esperti ed analisti, gli autori concludono come l’UE non stia facendo abbastanza per proteggere gli interessi europei in materia di infrastruttura digitale.

Mentre gli Stati Uniti lavorano a livello globale per creare le migliori condizioni affinchè le aziende americane (es. Google/ Facebook) possano operare nel settore, il governo cinese si impegna attivamente con le proprie aziende (es. il produttore di cavi in fibra ottica Hengtong Group) per promuovere i propri interessi. Anche le aziende europee (es. Orange Marine, Telecom Italia Sparkle) sono attive nella regione, ma il potere di assegnare licenze per costruire infrastrutture digitali spetta esclusivamente agli Stati membri. Di conseguenza, la mancanza di coordinamento mette a repentaglio l’emergere della sovranità strategica digitale europea.

L’attività delle infrastrutture digitali cinesi nel Mediterraneo dovrebbe rappresentare una fonte di forte preoccupazione per l’Europa, sia dal punto di vista politico che geopolitico.

  • Il potere normativo dell’UE nell’ambito delle infrastrutture digitali non ha sfruttato tutto il proprio potenziale: Pechino non gioca secondo le stesse regole dell’UE. E mentre le aziende cinesi si rapportano sempre più con i governi statali e i consorzi locali, è probabile che sia l’approccio cinese a prevalere
  • Un altro punto di tensione tra Bruxelles e Pechino riguarda l’accusa di dumping. La questione è particolarmente importante per la strategia cinese, in quanto ha un effetto distorsivo sul mercato. Se la valutazione cade solo sul costo, le aziende europee e non solo sceglieranno l’opzione più economica, fornendo alle aziende cinesi – e per estensione a Pechino – un vantaggio competitivo. La questione è chiaramente politica, poiché prezzi più bassi consentirebbero alla Cina di estendere la sua presenza nella regione.
  • Le implicazioni geopolitiche degli investimenti cinesi nei cavi sottomarini non si trovano solo in ambiziosi progetti infrastrutturali come il cavo PEACE –  che  da Gwadar e Karachi in Pakistan  dovrebbe arrivare sino a Marsiglia in Francia –  ma anche nei legami che il potente produttore cinesi di cavi in fibra ottica Hengtong Group detiene con l’ecosistema politico e militare cinese.

L’UE sta lavorando attivamente per definire una politica più solida e ampia sullo sviluppo delle infrastrutture di rete e sulle loro implicazioni geopolitiche (compresa la dichiarazione “European Data Gateways as a key element of the EU’s Digital Decade”). Ma sono necessari passi ulteriori se l’UE vuole massimizzare la propria influenza, difendere e promuovere i propri interessi in questo settore. L’UE dovrebbe stabilire un nuovo approccio per costruire e proteggere infrastrutture Internet in Medio Oriente, Nord Africa e Sahel – prendendosi cura dei propri interessi e rafforzando l’economia europea nel processo.

  • Elaborare nuovi obiettivi e orientamenti UE in materia di consorzi, licenze e nuove infrastrutture digitali: l’UE ha il potere di stabilire parametri di riferimento su questioni quali la capacità di banda larga e la diversificazione delle rotte di connessione. A tal fine, la Commissione europea può formulare raccomandazioni agli Stati sull’assegnazione di licenze e sulla costituzione di consorzi con società non europee. La Commissione potrebbe anche mettere in guardia gli Stati membri contro progetti che includono società che possono rappresentare una minaccia per gli interessi dell’UE, ad esempio tramite la creazione di canali per i governi stranieri per esercitare pressione sugli Stati membri.
  • Sostenere i consorzi paneuropei nei progetti guidati dall’UE: la Commissione europea dovrebbe individuare una serie di progetti chiave con l’obiettivo di diversificare le rotte dei cavi e incrementare la capacità di banda larga europea. L’UE potrebbe collegare il sostegno finanziario per questi nuovi progetti a obiettivi specifici, quali il sostegno alla digitalizzazione dei settori della ricerca&sviluppo, dell’e-government e della sanità digitale. Tale sostegno finanziario consentirebbe alla Commissione europea di istituire un consorzio paneuropeo con le imprese dell’UE, finalizzato a gestire la nuova infrastruttura.
  • Incoraggiare una risoluzione diplomatica delle controversie sulla Zona economica esclusiva (ZEE) nel Mediterraneo orientale per diversificare le rotte sottomarine via cavo: l’UE dovrebbe giocare un ruolo di mediazione nell’attuale crisi relativa alla delimitazione della ZEE nel Mediterraneo orientale, data l’importanza della regione per il mantenimento di rotte strategiche per i cavi sottomarini tra l’Europa e l’Asia. In tale contesto, l’UE potrebbe fornire raccomandazioni politiche agli Stati membri per non ostacolare la costruzione e la manutenzione di cavi sottomarini nelle loro ZEE.
  • Proteggere la sicurezza delle infrastrutture Internet e dei dati degli utenti: l’UE dovrebbe rendere la protezione delle infrastrutture digitali una priorità (geo)politica e incoraggiare gli Stati membri dell’UE che appartengono anche alla NATO a dispiegare una presenza militare nei luoghi in cui potrebbero verificarsi attacchi alle infrastrutture Internet. In termini di sicurezza dei dati, una presenza militare della NATO potrebbe anche contribuire a prevenire lo sfruttamento dei dati da parte di forze ostili, con evidenti vantaggi anche per gli Stati che ospitano le infrastrutture coinvolte.
  • Migliorare le infrastrutture Internet in Africa: l’UE potrebbe cercare di promuovere un partenariato con l’Unione Africana (UA) per migliorare le relazioni economiche tra gli Stati africani, adoperandosi affinché l’infrastruttura Internet faccia parte di una più ampia cooperazione UE-Africa. La creazione di una rete regionale che colleghi adeguatamente tutti gli Stati contribuirebbe a stimolare il commercio elettronico e altre attività economiche collegate a Internet, sostenendo una più ampia integrazione economica tra gli Stati africani.

L’Europa ha la capacità di rafforzare la propria connettività nel Vicinato europeo e di esercitare il proprio ruolo di attore strategico sovrano in un settore di crescente importanza internazionale. In particolare, il potenziale dell’UE come attore normativo è significativo, ma attualmente tristemente sottosviluppato. Se l’UE non riesce a proiettare il proprio ruolo nella regione, altri attori globali riempiranno questo spazio. Lo faranno creando dipendenze tecnologiche, come gli standard stabiliti dalla Cina, che potrebbero rivelarsi dannose per gli interessi dell’UE“, sottolinea Arturo Varvelli.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.