European Sovereignty Index

L’UE è in grado di affrontare le nuove sfide e di plasmare l’ordine globale. Per riuscirci, tuttavia, gli europei dovranno migliorare la propria capacità di agire in modo coordinato e corale.

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Risultati principali:

  • Secondo un nuovo studio di ECFR, le condizioni della sovranità europea sono “buone” in termini di sanità ed economia, “soddisfacenti” in materia di difesa, clima e migrazione e “scarse” in termini di tecnologia. 
  • L’Italia ha ottenuto “buoni” risultati nelle politiche sanitarie e di difesa dell’UE e ha il potenziale per diventare un “attore influente” all’interno del blocco europeo. Tuttavia, nelle sei aree politiche considerate, il Paese ha un punteggio medio “soddisfacente” di 5,5 su 10. 
  • Per quanto riguarda il settore sanitario, Roma ha compiuto sforzi significativi per definire l’agenda globale e proteggere la sovranità europea nel contesto della pandemia. Tuttavia, essendo uno dei cinque principali Stati membri dell’UE, dovrebbe investire di più sulle proprie capacità, in particolare su clima e tecnologia. 
  • Il nuovo strumento ECFR mappa i contributi degli Stati membri e i loro progressi in alcune aree politiche chiave. È stato rilevato che in tre aree – tecnologia, clima e difesa – l’Europa appare molto più attiva in termini di impegni presi che di capacità concrete, segnalando una forte volontà politica ostacolata però dalla mancanza di risorse o dal mancato rispetto delle dichiarazioni da parte dei leader europei. 

Secondo il nuovo European Sovereignty Index di ECFR, l’Unione Europea appare ben posizionata per affrontare future emergenze sanitarie, ma non ha la capacità di sviluppare e regolamentare tecnologie digitali critiche. 

Questo strumento ha rilevato che, nel complesso, gli Stati membri dell’UE sono più attivi a livello di impegni che di capacità concrete in determinati ambiti, tra cui tecnologia, clima e difesa. Il nuovo strumento online di ECFR valuta in che misura ogni Stato sta mettendo in campo il proprio potenziale nel contribuire alla sovranità europea in sei aree politiche chiave: clima, difesa, economia, sanità, migrazione e tecnologia. L’analisi si è basata sui contributi dei Paesi nel quadro europeo, nonché su altre iniziative finalizzate a rafforzare la cooperazione. 

L’Index consente agli utenti di consultare gruppi e profili dei vari Paesi, per metterli a confronto ed esaminare i loro principali punti di forza e di debolezza. Lo strumento stila anche i contributi degli Stati membri alla sovranità europea in termini di clima, difesa, economia, sanità, migrazione e tecnologia. 

Preoccupazione per l’influenza russa e cinese sull’economia 

Per quanto riguarda il settore economico, l’Index ha rilevato che l’UE, nel complesso, è in grado di adottare politiche commerciali e di investimento senza dover temere ripercussioni da parte di Mosca o Pechino, con un punteggio complessivo di 6,2 su 10. Tuttavia, ECFR ha espresso preoccupazione per il fatto che la Germania, che rappresenta l’economia più potente dell’UE, non è stata la migliore in questo settore. É stata anche rilevata una differenza significativa tra i vari Paesi, con otto Stati membri che hanno ottenuto punteggi particolarmente scarsi a causa della propria dipendenza o dei loro stretti legami con Russia e Cina. Questo, secondo ECFR, potrebbe rivelarsi dannoso, poiché molte delle decisioni di politica economica europea, come l’imposizione di sanzioni alla Russia o la politica estera nei confronti della Cina, richiedono ancora l’unanimità di tutti gli Stati membri. 

Impegnarsi oltre le proprie capacità 

L’analisi di ECFR ha mostrato che in tre aree politiche, cioè clima, tecnologia e difesa, l’Europa appare più attiva in termini di impegni presi che di capacità concrete. Questo potrebbe essere segno di una forte volontà politica tuttavia ostacolata dalla mancanza di risorse o dal mancato rispetto delle dichiarazioni da parte dei leader europei. 

Per quanto riguarda la “sovranità climatica”, l’UE ha ricevuto un punteggio complessivo definito “soddisfacente”, di 5,4 su 10. Questo induce a dubitare della capacità del blocco europeo di realizzare i propri obiettivi in materia di clima, riducendo al contempo al minimo i rischi geopolitici. I Paesi sono stati valutati in base alla loro transizione green, con particolare focus sulla dimensione dell’approvvigionamento energetico e sul loro contributo alla leadership europea nella cornice della transizione verde globale. Nel complesso, ECFR ha riscontrato notevoli differenze nei punteggi dei singoli Paesi, che vanno dai 7,8 punti della Svezia ai 3,5 della Romania. Ciò potrebbe evidenziare marcate discrepanze negli atteggiamenti degli Stati membri nei confronti degli obiettivi climatici dell’UE e nelle loro capacità di contribuire. I dati suggeriscono inoltre che, mentre l’impegno dei cittadini per la sovranità climatica è molto elevato, le capacità concrete degli Stati membri in questo settore appaiono piuttosto scarse. 

Secondo lo European Sovereignty Index di ECFR: 

  • L’UE sembra piuttosto preparata a superare un’altra eventuale crisi sanitaria, con un punteggio complessivo di sovranità in ambito sanitario di 6,6 su 10.Tuttavia, dietro questo punteggio relativamente alto si nasconde una marcata disparità nei punteggi nazionali: i Paesi dell’Europa centrale e orientale, infatti, hanno punteggi notevolmente inferiori rispetto a quelli dell’Europa settentrionale – un risultato che ricorda gli alti tassi di mortalità che i primi hanno registrato durante la pandemia. La Germania, con un punteggio di 8,6, emerge come il principale attore nella sovranità sanitaria europea. Anche Danimarca (7,7), Lussemburgo (7,9), Paesi Bassi (8,1) e Svezia (7,6) ottengono ottimi punteggi, seguiti da Francia (7,2) e Belgio (7,3). Gli Stati con il punteggio più basso sono Romania (4,0), Bulgaria (4,1), Polonia (4,4) e Lettonia (4,6). Questi quattro Paesi hanno registrato anche la più grande perplessità nei confronti dei vaccini e una notevole sfiducia nella scienza. 
  • L’UE, nel complesso, sembra essere in grado di adottare politiche commerciali e di investimento senza dover temere le ripercussioni delle altre grandi potenze mondiali, ma lo spettro dell’interferenza di Pechino e Mosca incombe minaccioso. Con un punteggio di 6.2, l’economia è la seconda area più forte in termini di sovranità europea, ma la Germania, l’economia più potente d’Europa, non è la migliore, in parte a causa della sua vulnerabilità al lobbismo da parte russa e cinese. Tre Paesi – Bulgaria, Ungheria e Cipro – ottengono un punteggio scarso in questo settore (sotto i 4,0 punti), a causa della loro eccessiva dipendenza da Russia e Cina, del loro compiacimento verso le lobby straniere e della mancanza di protezioni necessarie (tra cui meccanismi di monitoraggio degli Investimenti Diretti Esteri o di misure anticorruzione). Allo stesso modo, nonostante il forte sostegno politico e pubblico alla sovranità economica europea, Italia e Polonia ottengono risultati appena soddisfacenti (tra 5 e 6). Al contrario, i Paesi Bassi guidano il gruppo, grazie al loro forte legame con il commercio e gli investimenti internazionali e al sostegno del Paese alle iniziative che rafforzano la resilienza europea, comprese le sanzioni economiche alla Russia. 
  • In materia di “sovranità climatica”, gli Stati membri hanno ricevuto un punteggio complessivo di 5,4. Questo ha messo in dubbio la capacità del blocco europeo di realizzare la transizione green, riducendo al contempo al minimo i rischi geopolitici. I tre Paesi con le migliori performance sono quelli nordici, con Svezia e Danimarca che hanno registrato oltre 7,5 punti, mentre la Finlandia ha raggiunto un punteggio di 6,6. Seguono Portogallo, Austria e Lussemburgo, i quali ottengono un punteggio “buono”, ovvero superiore a 6. Fattori strutturali e politici hanno fatto sì che Romania, Ungheria e Bulgaria occupino gli ultimi tre posti della classifica, con appena 4 punti ciascuna. 
  • Per quanto riguarda la sovranità in materia di clima, vi sono notevoli discrepanze tra i punteggi dei singoli Paesi. Questo indica marcate differenze negli atteggiamenti degli Stati membri nei confronti degli obiettivi climatici dell’UE e nelle loro capacità di contribuire. I punteggi vanno dal 7,8 della Svezia al 3,5 della Romania. I dati suggeriscono inoltre che, mentre l’impegno dei cittadini europei per la sovranità climatica è elevato, le capacità degli Stati membri in questo settore sono piuttosto carenti. La Germania è appena sopra la media europea, e le capacità tedesche sono sminuite dalle poche azioni concrete. 
  • Nonostante la forte volontà politica nel guidare l’innovazione digitale, l’Europa è in ritardo in materia di capacità tecnologiche, che rappresentano l’area con le peggiori prestazioni in termini di sovranità, con un punteggio complessivo di 4,8. Gli Stati membri, in media, ottengono punteggi significativamente più elevati in termini di impegno che di capacità concrete, con un punteggio complessivo di 6,7 per il primo e uno di appena 3,0 per le seconde. Inoltre, nessuno tra i cinque più grandi Paesi europei (Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia) si è classificato tra i primi tre per quanto riguarda i punteggi totali. 
  • C’è un divario nord-sud notevole relativamente alla sovranità nel settore digitale. Finlandia, Lussemburgo e Svezia guidano l’Europa con punteggi rispettivi di 7,4, 7,1 e 6,8; mentre Romania, Ungheria e Slovacchia sono in fondo alla classifica, con punteggi non superiori a 3,4. 
  • Gli Stati membri continuano ad affrontare il tema dei flussi migratori attraverso una lente nazionale, senza che nessun Paese contribuisca in modo significativo alla sovranità del blocco europeo in quest’area. La Svezia, che conta uno dei più alti numeri di rifugiati pro capite, è in cima alla lista con un punteggio di 6,3, non di molto superiore al risultato complessivo europeo di 5,2. La Germania, che dal 2015 ricopre un ruolo di primo piano nel dibattito pubblico sulla migrazione, è seconda con 6,2, al pari di Malta. 
  • Ad eccezione della Germania, i “cinque grandi Paesi europei” non riescono a rafforzare la sovranità europea nel settore dei flussi migratori. La posizione della Francia al 19° posto riflette il carattere dominante dell’estrema destra nel dibattito nazionale francese sulle questioni migratorie, mentre l’Italia, al 22° posto, ha affrontato un numero elevato di arrivi via mare. Infine, all’ultimo posto c’è la Polonia, cosa che non sorprende viste le azioni del governo polacco nelle precedenti crisi e il suo scetticismo nei confronti dei migranti non europei, nonostante gli attuali sforzi e il ruolo del Paese nell’accoglienza dei rifugiati ucraini. La Svezia, con uno dei più alti numeri di rifugiati pro capite, è in cima alla lista con un punteggio di 6,3. 
  • Senza l’assistenza militare statunitense, l’Europa ha una capacità limitata di rispondere alle crisi e ai conflitti. Per quanto riguarda la sovranità europea in materia di difesa, i risultati sono mediocri, con un punteggio complessivo di 5,9. Vi è una notevole disparità tra i punteggi dei singoli Stati membri, che vanno da 2,1 (Irlanda) sino a 8,7 (Francia). In questo settore, inoltre, è stata registrata la maggiore discrepanza di punteggi. 
  • È stato rilevato un forte sostegno pubblico e un’importante volontà politica per la difesa europea, ma poche capacità. In media, gli Stati membri hanno ottenuto un punteggio doppio per il loro impegno in materia di sovranità europea e difesa rispetto al punteggio relativo alle loro reali capacità in quest’ambito. Infatti, solo Danimarca, Svezia, Italia, Spagna e Grecia hanno raggiunto all’incirca lo stesso punteggio per entrambe le categorie. 
  • Il distacco dei vari Paesi europei rispetto al punteggio della Francia (8,7) sulla difesa europea suggerisce che Macron fino ad ora non è riuscito a convincere gli altri Paesi sulla sua visione della “sovranità nel settore della difesa”. L’Italia è terza, dietro alla Germania, con un punteggio di 6,5. 

Lo European Sovereignty Index di ECFR evidenzia che di fronte alle principali sfide internazionali – dalla guerra in Ucraina ai cambiamenti climatici e alle tensioni USA-Cina – l’Europa ha un ruolo chiave nel plasmare l’ordine globale. I cittadini europei sono sempre più consapevoli che il modo migliore per raggiungere questo obiettivo è costruire la sovranità europea, ma non hanno ancora una comprensione pienamente condivisa di questo concetto e un’accettazione degli obblighi che ne derivano. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda il settore della difesa europea, e potrebbe cambiare in modo significativo alla luce della crisi ucraina. In effetti, già diversi Stati membri hanno annunciato piani che prevedono un aumento di spesa per la difesa nazionale, e Svezia e Finlandia hanno espresso l’intenzione di aderire alla NATO. 

Lo studio suggerisce che l’UE dovrebbe essere pronta a superare gli ostacoli, sia quelli interni sia quelli provenienti dai suoi partner internazionali. Ad esempio, la recente minaccia della Turchia di porre il veto all’ammissione della Finlandia e della Svezia alla NATO, insieme alla sua ostilità nel rinegoziare il pacchetto di sostegno dell’Europa per i rifugiati in Siria nel 2021, dovrebbe essere percepito come un avvertimento. Lo stesso si può dire della decisione della Bielorussia, risalente all’inverno 2021, di evacuare i rifugiati verso il confine polacco, e dei blocchi causati dal rifiuto di Varsavia di collaborare con la Commissione europea su una risposta paneuropea in merito. Stando ai risultati dello studio di ECFR, appare evidente che, quando si tratta di flussi migratori, la maggior parte dei Paesi europei è individualmente responsabile del risultato mediocre dell’UE. Vi è quindi reale necessità di una maggiore cooperazione e di risposte europee collettive in questo settore. 

Secondo Jana Puglierin, Responsabile della ricerca per lo European Sovereignty Index e Senior Policy Fellow di ECFR:   

“Gli eventi degli ultimi anni, come l’escalation delle tensioni Cina-USA, la pandemia e l’attacco della Russia all’Ucraina hanno evidenziato la necessità di maggiore condivisione in ambito di sovranità europea. Ciò non significa che l’Europa debba chiudersi o ritirarsi dalla scena mondiale. Piuttosto, si tratta di rafforzare la capacità europea di gestire interdipendenze complesse, come la dipendenza dagli Stati Uniti per la sicurezza o le relazioni dei singoli Stati membri con la Russia. Ciò consentirà all’Europa di superare le principali sfide globali e di avere un ruolo chiave nel plasmare l’ordine mondiale”. 

Secondo Paweł Zerka, Policy Fellow dell’ECFR e co-autore:

“Nell’emergente ordine globale, l’Europa dovrebbe essere in grado di agire secondo i propri principi e valori, senza essere vittima di ricatti esterni. Ciò richiede notevoli capacità e alleanze affidabili, apertura, resilienza e protezioni strategiche, senza però sfociare nel protezionismo. Affinché l’UE abbia successo, tutti gli Stati membri devono contribuire in modo equo, e l’Europa non può permettersi anelli deboli che terzi potrebbero sfruttare per indebolire l’Unione”. 

METODOLOGIA 

Lo European Sovereignty Index valuta il contributo di ciascuno Stato membro dell’UE alla sovranità europea in sei materie: clima, difesa, economia, sanità, migrazione e tecnologia.  

Ciò comporta i seguenti passaggi: 

  • In ciascun ambito, l’Index individua due aree che sono al centro dell’analisi. Ad esempio, per quanto riguarda l’economia, le aree sono commercio e investimento. 
  • Per ogni caso, l’Index individua gli indicatori utilizzati per la valutazione, separando le capacità concrete dagli impegni. Per costruire questi indicatori, l’Index utilizza sia fonti primarie (input dai nostri 27 ricercatori nazionali associati) sia fonti secondarie (tra cui dati dell’opinione pubblica, statistiche ufficiali e altre classifiche). L’elenco completo delle fonti utilizzate in questo studio è disponibile sul sito web.
  • L’Index normalizza i punteggi per ciascun indicatore in modo che rientrino nel sistema di classificazione: <0-4) = insoddisfacente; <4-5) = scarso; <5-6) = soddisfacente; <6-8) = buono; <8-10> = eccellente. Ciò comporta spesso il ricalcolo degli indicatori in forma pro capite, in modo che riflettano meglio la misura in cui i Paesi realizzano il loro potenziale nel loro contributo alla sovranità europea. 
  • Per ogni caso, l’Index applica una media ponderata per produrre un punteggio relativo alle capacità, agli impegni e alle prestazioni complessive di ogni Paese. 

L’index combina i punteggi dei 27 Stati membri per produrre un punteggio complessivo per l’Europa nelle sei aree oggetto dello studio, ponderando i Paesi in base alla loro popolazione, seguendo l’approccio europeo al voto a maggioranza qualificata. 

L’index identifica anche quattro gruppi di Paesi in base al loro ruolo negli sforzi dell’UE per costruire la sovranità europea. L’assegnazione dei Paesi ai diversi gruppi si basa sui seguenti criteri: 

  • I “Leaders” sono i Paesi che ricevono un punteggio di almeno 8,0 almeno una volta, o almeno 6,4 in media. 
  • Gli “Strivers” sono Paesi che ottengono punteggi relativamente alti in tutte le aree e 6,0 o più almeno tre volte. 
  • Gli “One-hit wonders” sono Paesi con punteggi mediocri, ma che hanno un rendimento particolarmente buono in una o due aree (almeno 6,0). 
  • Gli “Underperformers” sono quelli con i risultati peggiori e quelli che sono nel complesso mediocri e non eccellono in nessun settore. 

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.