A sharp right turn: A forecast for the 2024 European Parliament elections (riassunto)

Le elezioni europee del 2024 vedranno uno spostamento a destra in molti paesi e potrà significare che una coalizione populista di destra emergerà con una maggioranza per la prima volta

Description The seat of the European Parliament in Strasbourg, France, on October 4, 2023
La sede del Parlamento europeo a Strasburgo, in Francia, il 4 ottobre 2023
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  • Un nuovo studio ECFR basato su sondaggi e modelli statistici prevede una “brusca virata a destra” alle prossime elezioni del Parlamento europeo: il gruppo Identità e Democrazia (ID) dei partiti di estrema destra e i Conservatori e Riformisti Europei (ECR) dovrebbero ottenere voti significativi. 
  • I partiti della destra populista “antieuropea” saranno in testa alle urne in almeno nove Stati membri dell’UE e arriveranno secondi o terzi in altri nove Paesi europei: uno sviluppo che potrebbe vedere per la prima volta la nascita una coalizione di destra, composta da democratici cristiani, conservatori e eurodeputati della destra radicale, con la maggioranza al Parlamento europeo. 
  • I risultati mostrano che quelli che attualmente sono i due principali gruppi politici, il Partito Popolare Europeo (PPE) e l’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D), vedranno diminuire la loro rappresentanza. Tuttavia, il PPE rimarrà il gruppo più numeroso nelle prossime elezioni, manterrà il potere di definire l’agenda e avrà voce in capitolo sulla scelta del prossimo Presidente della Commissione. 
  • Simon Hix e Kevin Cunningham, coautori dello studio, ritengono che questo cambiamento dovrebbe servire da “campanello d’allarme”, data la minaccia che rappresenta per gli attuali impegni dell’UE, compreso il sostegno all’Ucraina e al Green Deal europeo. 

I partiti “populisti” antieuropei vinceranno, molto probabilmente, le prossime elezioni europee di giugno 2024, con proiezioni che mostrano che saranno in testa ai sondaggi in Paesi come Austria, Francia e Polonia, e otterranno ottimi risultati in Germania, Spagna, Portogallo e Svezia. Secondo un nuovo studio pubblicato dallo European Council on Foreign Relations (ECFR), il previsto calo del sostegno ai partiti politici tradizionali, insieme a un’ondata di partiti minori e soprattutto di partiti estremisti, minaccerà notevolmente i pilastri cruciali dell’agenda europea, compreso il Green Deal europeo, il sostegno per l’Ucraina e il futuro dell’allargamento dell’UE. 

Il nuovo studio di ECFR, “A sharp right turn: A forecast for the 2024 European Parliament elections”, è basato su recenti sondaggi condotti in tutti i 27 Stati membri dell’UE e su un modello statistico della performance dei partiti nazionali nelle precedenti elezioni del Parlamento europeo, tra cui quelle del 2009, 2014 e 2019. Sulla base di questo modello, gli autori Simon Hix e Kevin Cunningham anticipano che i due principali gruppi politici nel Parlamento Europeo, cioè il Partito Popolare Europeo (PPE) e i Socialisti e Democratici (S&D), continueranno a perdere seggi, come si è verificato nelle ultime due elezioni. Aggiungono poi che anche il partito di centro Renew Europe (RE) e la coalizione verde Verdi/Alleanza Libera Europea (G/ALE) perderanno seggi, mentre la sinistra e la destra populista, compreso il Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e Identità e Democrazia (ID), emergeranno come i principali vincitori delle elezioni, con una concreta possibilità di creare per la prima volta una coalizione di maggioranza. 

Anche se verosimilmente il PPE rimarrà il gruppo più numeroso, manterrà il potere di definizione dell’agenda e avrà voce in capitolo sulla scelta del prossimo Presidente della Commissione, Hix e Cunningham si aspettano che le voci populiste, in particolare quelle della destra radicale, saranno più presenti e coinvolte nel processo decisionale, per la prima volta da quando il Parlamento europeo è stato eletto direttamente nel 1979. Le voci di destra saranno particolarmente pronunciate nei principali Stati membri fondatori, inclusa l’Italia, dove si prevede che Fratelli d’Italia aumenterà il numero dei seggi ad un massimo possibile di 27 deputati; in Francia, dove il partito Renaissance di Emmanuel Macron probabilmente cederà voti al Rassemblement National di Marine Le Pen, che otterrà un totale di 25 deputati; in Austria, dove il Freedom Party (FPÖ) della destra radicale è destinato a raddoppiare il numero dei suoi deputati da 3 a 6, a pochi mesi dalle elezioni nazionali; e, in Germania, si prevede che l’estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) raddoppierà la sua rappresentanza, raggiungendo potenzialmente un totale di 19 seggi. Questa dinamica non solo sposterà il discorso politico europeo verso destra, in vista del possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca entro la fine dell’anno, ma probabilmente avrà anche un’influenza e, potenzialmente, servirà da precursore delle prossime elezioni nazionali nei principali Stati membri, tra cui Austria, Germania e Francia. 

Gli esiti più rilevanti dello studio di Hix and Cunningham sono i seguenti: 

  • I partiti populisti antieuropei saranno in testa alle urne in nove Stati membri dell’UE e arriveranno secondi o terzi in altri nove Paesi. Lo studio rileva che i partiti populisti euroscettici diventeranno leader in Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia, e otterranno il secondo o il terzo posto in Bulgaria, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia. Si prevede inoltre che il gruppo di estrema destra ID guadagnerà più di 30 seggi e, con 98 seggi in totale, diventerà la terza forza politica della prossima legislatura. 
  • L’equilibrio sinistra-destra nel Parlamento europeo si sposterà drasticamente a destra. Lo studio di ECFR rivela che l’attuale coalizione di centro-sinistra, composta da S&D, G/ALE e The Left, perderà voti e, conseguentemente, la propria rappresentanza, con il 33% del totale, rispetto all’attuale 36%. Al contrario, la rappresentanza delle coalizioni di destra è destinata ad aumentare. La principale coalizione di centrodestra, composta da PPE, RE ed ECR, perderà probabilmente alcuni seggi, raggiungendo il 48% invece dell’attuale 49%. Tuttavia, la percentuale di seggi di una “coalizione populista di destra”, composta da PPE, ECR e ID, aumenterà dal 43% al 49%. 
  • Per la prima volta, potrebbe emergere una coalizione comprendente la “destra populista” con la maggioranza. Una coalizione di democratici cristiani, conservatori ed eurodeputati della destra radicale competerà, per la prima volta, per la maggioranza al Parlamento Europeo. Il ruolo di Fidesz in Ungheria (che si prevede otterrà 14 seggi) sarà decisivo, perché, se decidesse di aderire all’ECR, invece di sedersi come partito non iscritto, quest’ultimo potrebbe non solo superare RE e ID ed essere il terzo partito più grande, ma potrebbe, insieme all’ID, raggiungere quasi il 25% dei deputati e avere per la prima volta più seggi del PPE o del S&D. 
  • Di conseguenza, quasi la metà dei seggi occupati dagli eurodeputati potrebbero non rientrare nella “super grande coalizione” dei gruppi di centro PPE, S&D e Renew Europe (RE). I seggi detenuti da questi ultimi scenderanno dal 60% al 54%. Questo calo della rappresentanza potrebbe significare che la coalizione non avrà abbastanza seggi per garantire una maggioranza vincente nei voti relativi alle questioni chiave. 
  • Non è certo a quali gruppi politici aderiranno alcuni partiti. In totale, 28 partiti potrebbero vincere più di 120 seggi a giugno e, sebbene il Movimento Cinque Stelle in Italia (che si prevede vincerà 13 seggi) possa scegliere di unirsi al G/EFA o a The Left, la destra è destinata a trarre vantaggio dalla distribuzione dei partiti non ancora allineati. I 27 seggi previsti per Fratelli D’Italia e i 14 seggi previsti per Fidesz saranno decisivi nel determinare una maggioranza senza precedenti per la destra, se allineati con l’ECR. Nel frattempo, i partiti Confederation in Polonia e Revival in Bulgaria potrebbero ulteriormente rafforzare la destra di altri 7 seggi, se decidessero di aderire all’ECR. 
  • I risultati potrebbero avere conseguenze significative per l’agenda politica dell’UE e per la direzione della futura legislazione, compreso il Green Deal europeo. Le maggiori implicazioni riguarderanno probabilmente la politica ambientale. Nell’attuale Parlamento, il centrosinistra (una coalizione composta da S&D, RE, G/ALE e The Left) tende a prevalere sulle questioni di politica ambientale, ma molti di questi voti sono stati ottenuti con margini molto piccoli. Con un significativo spostamento a destra, è probabile che, da giugno 2023, prevarrà una coalizione di “azione politica anti-climatica”. Cosa che minerebbe in modo significativo il quadro del Green Deal dell’UE e l’adozione e l’attuazione di politiche comuni per raggiungere l’obiettivo europeo di zero emissioni nette. 
  • Potrebbero esserci conseguenze anche per gli sforzi dell’UE volti a far rispettare lo Stato di diritto. Nell’attuale Parlamento c’è stata una ristretta maggioranza a favore dell’imposizione di sanzioni da parte dell’UE, inclusa la trattenuta dei pagamenti di bilancio in caso di regressione degli Stati membri, in particolare per Ungheria e Polonia. Ma, a partire da giugno 2024, sarà più difficile per gli eurodeputati di centro e di centrosinistra (di RE, S&D, G/ALE, The Left e parti del PPE) mantenere la linea contro la continua erosione della democrazia, dello stato di diritto e delle libertà civili in Ungheria e in qualsiasi altro Stato membro. 
  • La rappresentanza del partito filorusso nella prossima legislatura è molto probabile. Si prevede che il partito bulgaro filorusso, Revival, otterrà tre seggi alle elezioni, cosa che gli permetterebbe di entrare per la prima volta nel Parlamento Europeo, ottenendo legittimità istituzionale prima delle prossime elezioni nazionali bulgare, previste il 9 giugno 2024. Tutto questo dopo cinque elezioni parlamentari avvenute nel Paese, dall’inizio del 2021, e la rapida accelerazione dei mobilitanti del voto “anti-sistema”, di cui hanno beneficiato diversi partiti, tra cui Revival.  
  • I risultati in Europa potrebbero fungere da precursori per altre votazioni negli Stati membri, tra cui Austria, Germania e Francia. In Austria, il sostegno per l’FPÖ potrebbe estendersi fino alle elezioni nazionali, previste per ottobre 2024, mentre l’influenza anticipata dell’AfD tedesco potrebbe modellare il panorama politico in vista delle elezioni parlamentari del Paese, che si terranno nel 2025. Nel frattempo, la Francia sta vivendo un momento cruciale. Tra una percentuale di disapprovazione del 70% per il governo di Emmanuel Macron e un crescente sostegno per il partito di destra radicale di Marine Le Pen, il Presidente francese ha recentemente effettuato un rimpasto del suo gabinetto, segnando un pronunciato spostamento a destra. Questa mossa strategica, insieme ai risultati delle elezioni europee di giugno, potrebbe essere un’anticipazione delle elezioni presidenziali che si terranno nel 2027. 

Nelle loro osservazioni conclusive, Hix e Cunningham avvertono che una brusca virata a destra nel Parlamento Europeo dovrebbe servire da “campanello d’allarme” per i politici europei su ciò che è in gioco per l’UE. Sostengono che le implicazioni delle elezioni di giugno potrebbero essere di vasta portata, dai blocchi sulla legislazione per attuare la prossima fase del Green Deal, a una linea più dura su altri settori della sovranità dell’Europa, tra cui immigrazione, ampliamento del blocco europeo e sostegno all’Ucraina. Con la possibilità che Donald Trump ritorni alla Casa Bianca, c’è inoltre il rischio che l’Europa debba fare affidamento su degli Stati Uniti meno impegnati a livello globale. Tutto questo, insieme a una coalizione di destra e focalizzata sulle dinamiche interne, potrebbe aumentare la propensione dei partiti anti-establishment ed euroscettici a rifiutare l’interdipendenza strategica e un’ampia gamma di partenariati internazionali, in difesa degli interessi e dei valori europei. 

Per scongiurare o mitigare gli impatti di un simile spostamento verso una politica populista, Hix e Cunningham invitano i politici a esaminare le tendenze che stanno guidando gli attuali modelli di voto e, a loro volta, a sviluppare argomentazioni che parlino della necessità di un’Europa globale nel clima geopolitico odierno, che appare sempre più teso e pericoloso.

Simon Hix, coautore e titolare della cattedra di politica comparata Stein Rokkan presso l’European University Institute di Firenze, commentando questo nuovo studio, ha dichiarato: 

“In un contesto di populismo agitato, che potrebbe raggiungere un nuovo picco con il ritorno di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti entro la fine dell’anno, i partiti del mainstream politico devono concentrarsi sulle richieste degli elettori, riconoscendo al tempo stesso la necessità di un un’Europa più interventista e potente sulla scena mondiale. 

Le elezioni di giugno, per coloro che vogliono vedere un’Europa più globale, dovrebbero riguardare la salvaguardia e il rafforzamento della posizione dell’UE. Le campagne politiche dovrebbero trasmettere ottimismo ai cittadini, dovrebbero parlare dei benefici del multilateralismo e dovrebbero chiarire, sulle questioni chiave relative alla democrazia e allo Stato di diritto, di essere in grado di proteggere i diritti fondamentali europei.” 

Kevin Cunningham, coautore, sondaggista ed esperto politico, ha aggiunto: 

“I risultati del nostro nuovo studio indicano che la composizione del Parlamento Europeo si sposterà marcatamente a destra nelle elezioni di quest’anno, e che ciò potrebbe avere implicazioni significative sulla capacità della Commissione Europea e del Consiglio di portare avanti gli impegni di politica ambientale ed estera, tra cui la prossima fase del Green Deal europeo.” 

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.