Stallo in Nord Africa: Lo scontro sul Sahara occidentale alimenta nuove tensioni tra Marocco e Algeria

FILE PHOTO: The Polisario Front soldiers drive a pick-up truck mounted with an anti-aircraft weapon at sunset in Bir Lahlou, Western Sahara, Sept 9, 2016. REUTERS/Zohra Bensemra/File Photo || Nur für redaktionelle Verwendung
Soldati del Fronte Polisario guidano un pick-up munito di un’arma contraerea al tramonto a Bir Lahlou, nel Sahara occidentale
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In breve

  • Di recente le tensioni tra il Marocco e l’Algeria sono aumentate e crescono le possibilità di un conflitto armato.
  • L’escalation è dovuta allo scontro sullo status del Sahara occidentale, dove le rivendicazioni di sovranità marocchine sembrano, agli occhi di Rabat, ottenere crescente sostegno internazionale.
  • Il Marocco e l’Algeria intrattengono rapporti significativi rispettivamente con Israele e la Russia, ma hanno anche importanti partner in comune che potrebbero contribuire a evitare un deterioramento della situazione.
  • Gli interessi di Marocco e Algeria in Europa potrebbero servire all’UE e agli Stati membri per contenere le tensioni e ridurre il rischio di instabilità e l’aumento dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo.
  • Per raggiungere questo obiettivo, gli europei dovrebbero stabilire un rapporto più equilibrato con il Marocco senza irritare l’Algeria, cercando al tempo stesso di rafforzare il proprio impegno verso quest’ultima.

Introduzione

Il Marocco e l’Algeria, i due Paesi dominanti del Maghreb, si trovano impantanati in uno stallo diplomatico. Si tratta di una rivalità risalente a decenni fa, ma nell’ultimo anno si è assistito a un suo drammatico deterioramento. Ad agosto 2021, infatti, l’Algeria ha interrotto le relazioni diplomatiche con il Marocco, ha tagliato le forniture di gas verso la Spagna che passavano attraverso il Marocco e ha accusato le forze marocchine di aver ucciso tre cittadini algerini nel territorio conteso del Sahara occidentale. Le tensioni tra i due Paesi, entrambi dotati di un significativo arsenale militare, hanno sollevato preoccupazioni nella regione e in Europa riguardo alla possibilità di arrivare a un conflitto aperto, con il rischio di una massiccia destabilizzazione del Nord Africa e tutte le conseguenze che ciò comporterebbe per l’Unione Europea.

L’escalation fa seguito a un periodo di crescenti tensioni nelle relazioni tra i due Paesi dovute a una serie di sviluppi e, in particolare, a un cambiamento di posizione da parte delle potenze straniere. A segnare una svolta decisiva è stata, nel dicembre 2020, la decisione del presidente Donald Trump di riconoscere la sovranità marocchina sul Sahara occidentale in cambio della normalizzazione delle relazioni del Marocco con Israele. Tale mossa ha spostato il peso di questa grande potenza mondiale in campo marocchino su una questione di importanza fondamentale per il Regno, in un momento in cui le tensioni sul Sahara occidentale si erano già riaccese dopo la fine di un cessate il fuoco di lunga data tra il Marocco e il movimento indipendentista del Polisario. L’avvicinamento tra Marocco e Israele ha inserito per la prima volta quest’ultimo, una potenza regionale polarizzante, nel delicato gioco di equilibri di potere del Maghreb. Da parte sua, l’Algeria ha recentemente condotto esercitazioni militari congiunte in Ossezia del Sud con la Russia, che da tempo fornisce all’Algeria gran parte delle sue armi.

Nella storia recente del Medio Oriente e del Nord Africa sono molti i casi in cui il coinvolgimento di potenze straniere ha scatenato l’escalation di un conflitto. Ciononostante, ci sono anche motivi di ritenere che lo scontro tra Algeria e Marocco possa rimanere contenuto. Entrambi i Paesi hanno interesse a evitare un conflitto aperto, non ultimo in virtù dell’esigenza di concentrarsi sulle problematiche economiche interne. Inoltre, molti importanti partner esterni hanno legami con entrambi i Paesi e hanno quindi interesse a smorzare – piuttosto che alimentare – le tensioni.

Tra questi si annoverano gli Stati europei e l’UE, che svolgono un ruolo chiave in Nord Africa per via dei legami storici, della vicinanza geografica e dei legami economici con la regione. L’UE e i suoi Stati membri potrebbero contribuire a ridurre le tensioni tra il Marocco e l’Algeria, ma per fare ciò devono mantenere una posizione equilibrata nelle relazioni con entrambi i Paesi. Tuttavia, spesso i leader europei non sembrano disposti a farsi valere di fronte alle richieste del Marocco e incoraggiano così le sue politiche massimaliste, minando la loro credibilità agli occhi dell’Algeria. Recentemente la Spagna ha adottato una politica diversa intesa ad appoggiare il progetto di autonomia del Marocco per il Sahara occidentale in seguito a una intensa campagna di pressione marocchina che si è anche tradotta nell’arrivo di ondate di migranti in territorio spagnolo.

Lasciare che sia il Marocco a stabilire i termini delle relazioni con l’UE rischia di incoraggiare il Paese a diventare ancora più assertivo e può essere interpretato come un segno di debolezza strategica in contrasto con l’obiettivo dell’UE di diventare una potenza geopolitica, minando così la sua capacità di esercitare un’influenza moderatrice in Nord Africa e minacciando di danneggiare gli interessi europei di maggiore respiro nella regione. L’UE dovrebbe ricalibrare la propria strategia in modo da perseguire in maniera più efficace le sue ambizioni a lungo termine nelle relazioni tanto con il Marocco che con l’Algeria, anche nell’influenzare le dinamiche dell’escalation tra i due rivali.

L’evoluzione delle relazioni tra Algeria e Marocco

In passato esistevano stretti legami tra i movimenti per l’indipendenza di Algeria e Marocco, ma quando anche l’Algeria ha ottenuto l’autonomia nel 1962, le relazioni tra i due Paesi hanno cominciato rapidamente a deteriorarsi.[1] La principale causa di attrito consisteva nella disputa sul confine inerente a una porzione di territorio desertico che la Francia coloniale aveva assegnato all’Algeria e che il Marocco ha cercato di farsi restituire dopo l’indipendenza di entrambi i Paesi. I tentativi marocchini di impadronirsi di questo territorio nel 1963 hanno portato a uno scontro di breve durata noto come la “Guerra delle sabbie”. Dopo alcune settimane, temendo che il coinvolgimento di potenze esterne potesse portare a un’ulteriore escalation, le parti hanno concordato un cessate il fuoco a seguito di negoziati guidati da Etiopia e Mali. Tuttavia, le tensioni sono continuate. Sebbene, in parte, queste fossero dovute alle divergenze ideologiche tra la monarchia conservatrice del Marocco e la decisione dell’Algeria di ergersi a difensore dei movimenti rivoluzionari del terzo mondo, il fattore più significativo è stato probabilmente la rivalità geopolitica per il ruolo di guida nella regione. Nelle parole dello storico britannico Michael Willis, le persistenti tensioni tra Marocco e Algeria sono “radicate in differenze su questioni più profonde dell’ideologia”.[2]

Area of dispute in 1963 ‘sand war’ between Morocco and Algeria

A partire dal 1975 la questione dominante tra i due Paesi è stato il conflitto nel Sahara occidentale. Dopo che la Spagna, ex potenza coloniale, ha ritirato le sue forze e consegnato il controllo del territorio al Marocco e alla Mauritania, l'Algeria ha offerto il proprio sostegno alle rivendicazioni di autodeterminazione della locale popolazione sahrawi e al movimento Polisario che lotta in loro favore. L'Algeria era stata riluttante a sostenere la posizione del Polisario prima del ritiro della Spagna e sembrava persino disposta ad accettare la rivendicazione del Marocco in cambio della risoluzione della disputa di confine con Rabat. Tuttavia, una volta che il Marocco ha preso possesso della maggior parte del Sahara occidentale, l'Algeria ha iniziato a fornire sostegno militare al Polisario e ha permesso ai suoi leader (così come a molti rifugiati sahrawi) di stabilirsi in territorio algerino. Nel 1976 ci sono state varie scaramucce tra le forze marocchine e algerine nel territorio. Come hanno scritto Hugh Lovatt e Jacob Mundy per ECFR, l'Algeria era motivata in gran parte dalla “minaccia strategica rappresentata da un Marocco sempre più ardito ed espansionista”. Inoltre, L'Algeria è stata anche uno dei principali sostenitori diplomatici della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (RASD), lo Stato proclamato dal Polisario nel 1976.

Con l'appoggio algerino, il Polisario è riuscito a causare seri problemi alle forze marocchine nel Sahara occidentale, ma il conflitto si è stabilizzato a metà degli anni '80 dopo la costruzione da parte del Marocco di un enorme muro di sabbia (berm) lungo il confine del territorio sotto il suo controllo. Nell'ultima parte del decennio, le tensioni tra Algeria e Marocco sono diminuite. Le relazioni diplomatiche, che il Marocco aveva interrotto nel 1976, sono state ristabilite nel 1988. Questa parziale riconciliazione ha a sua volta reso possibile l'accordo del 1989 sull'Unione del Maghreb Arabo (AMU), una nuova organizzazione regionale che riunisce i cinque Paesi del Maghreb (Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia). Nel 1991 il Marocco e il Fronte Polisario hanno concordato un piano di insediamento (settlement plan) per il Sahara occidentale sotto gli auspici dell'ONU, che prevedeva un cessate il fuoco monitorato dalle Nazioni Unite e l'impegno a tenere un referendum sullo status del territorio entro due anni.

Tuttavia, il referendum promesso non ha mai avuto luogo, in parte a causa di controversie sugli aventi diritto al voto. L'incapacità di fare progressi sul Sahara occidentale e una riaffermazione del controllo interno da parte dei militari algerini (tradizionalmente ostili al Marocco) dopo le elezioni annullate del 1992, nonché l'assassinio del Presidente algerino sei mesi dopo, hanno portato a un progressivo deterioramento delle relazioni tra Algeria e Marocco. Quando il Marocco ha accusato l'Algeria di essere coinvolta in un attacco terroristico a Marrakesh nel 1994 e ha imposto l'obbligo del visto agli algerini, l'Algeria ha chiuso la frontiera tra i due Paesi senza mai riaprirla, nonostante i periodici appelli del Marocco a ristabilire relazioni normali. Lungi dal fornire un forum per un impegno più profondo, l'AMU è stata ampiamente paralizzata dalla rivalità tra Algeria e Marocco.

Western Sahara: Key positions

Quando è diventato chiaro che il piano di insediamento non avrebbe offerto la base per risolvere la questione dello status del Sahara occidentale, le Nazioni Unite hanno ripreso gli sforzi in cerca di un accordo negoziato. Vari inviati dell'ONU hanno cercato di trovare un accordo accettabile per entrambe le parti, ma hanno ottenuto scarsi risultati nonostante l’impegno profuso. Il Marocco e l'Algeria erano in disaccordo anche sul formato dei negoziati stessi: il Marocco, che vede il Fronte Polisario come una creazione principalmente algerina, ha cercato di coinvolgere l'Algeria e la Mauritania nei colloqui, mentre l'Algeria ha insistito affinché le discussioni bilaterali avessero luogo tra il Marocco e il Polisario, poiché quest'ultimo è il rappresentante legittimo del popolo sahrawi. Nel 2018 e 2019, grazie a una concessione algerina, i colloqui si sono svolti a Ginevra in forma di tavola rotonda, con la partecipazione di Algeria e Mauritania con lo status di osservatori.

Le cause della rottura

Nel 2017 il Marocco è rientrato nell'Unione africana dopo 33 anni, essendo uscita dalla precedente Organizzazione dell'unità africana nel 1984 per protesta contro l'ammissione della SADR come membro. Il ritorno del Marocco ha segnalato un nuovo slancio diplomatico e una nuova  fiducia nella sua politica regionale, in un momento in cui la politica estera algerina appariva stagnante a causa del precario stato di salute del suo presidente, Abdelaziz Bouteflika. Il Marocco è riuscito anche a convincere più di 20 Paesi arabi e africani ad aprire consolati nel territorio, il che indica la loro accettazione della rivendicazione di sovranità del Marocco.

Queste mosse diplomatiche sono state seguite da una riapertura delle ostilità tra il Marocco e il Fronte Polisario nel novembre 2020. Il Polisario ha annunciato la fine del cessate il fuoco dopo che le forze marocchine hanno attraversato la zona cuscinetto di Guerguerat, controllata dall'ONU, per allontanare i manifestanti sahrawi che, stando alle dichiarazioni del Marocco, stavano bloccando il traffico di merci lungo la strada principale che dal Marocco attraversa il Sahara occidentale verso la Mauritania. Nonostante la mossa del Fronte Polisario, la decisione di Trump del mese successivo di riconoscere la sovranità marocchina sul territorio sembrava confermare l’efficacia della nuova assertività del Marocco. Tuttavia, l'Algeria ha percepito il l’avvicinamento del Marocco a Israele come una minaccia diretta: il primo ministro algerino Abdelaziz Djerad ha dichiarato che l'Algeria è stata “presa di mira” attraverso “l'arrivo alle sue porte dell'entità sionista”. In occasione di una visita in Marocco, il ministro degli esteri israeliano Yaïr Lapid ha criticato il ruolo dell'Algeria nella regione e ha espresso preoccupazione per i suoi legami con l'Iran.

In questo scenario, due iniziative da parte del Marocco hanno dato maggiore credibilità alle affermazioni algerine riguardo alla crescente minaccia rappresentata dal suo vicino. In primo luogo, la pubblicazione di una vasta inchiesta giornalistica sull'uso generalizzato del software di hacking telefonico Pegasus ha mostrato che il Marocco ha spiato vari obiettivi algerini su una scala molto vasta, prendendo di mira oltre 6.000 persone, e lo ha fatto oltretutto utilizzando un software sviluppato da una società israeliana, NSO Group. Allo stesso tempo, il Marocco ha avviato una campagna per rivalersi del sostegno algerino al Fronte Polisario promuovendo la causa del movimento separatista della regione algerina della Cabilia. A luglio 2021 l'ambasciatore del Marocco presso l'ONU, Omar Hilale, ha distribuito una nota in cui si afferma che "il valoroso popolo cabilo merita, più di ogni altro, di godere pienamente del suo diritto all'autodeterminazione".

Questa è stata l'ultima goccia che ha portato l'Algeria a richiamare il suo ambasciatore e poi a tagliare le relazioni diplomatiche. Secondo un diplomatico algerino, infatti, il Marocco, infatti, avrebbe toccato due dei più grandi tabù della politica algerina: la preoccupazione per l'unità nazionale e la politica verso Israele. L'Algeria ha anche accusato il Marocco e Israele di aver collaborato con il gruppo separatista cabilo MAK per appiccare una serie di incendi che hanno causato danni estesi nell'estate 2021. L'Algeria ha adottato ulteriori misure contro il Marocco nell'autunno 2021, chiudendo il suo spazio aereo agli aerei marocchini e mettendo fine alle forniture di gas attraverso il gasdotto Maghreb-Europa che collega Algeria, Marocco e Spagna e che forniva il gas utilizzato per circa un decimo del totale delle forniture di elettricità marocchine.

Manovre militari                                                                                                  

L'elemento più allarmante dello stallo è la ripresa dei combattimenti nel Sahara occidentale e la possibilità che Algeria e Marocco possano entrare in conflitto diretto. Il Fronte Polisario ha messo fine al cessate il fuoco in risposta all'incursione del Marocco nella zona cuscinetto, ma la mossa risponde anche a un'impazienza di lunga data tra i giovani combattenti del Polisario, frustrati dal mancato raggiungimento di risultati per via diplomatica. Da allora il conflitto è rimasto a un basso livello di intensità, secondo l'ONU. I combattenti del Polisario hanno dichiarato ai giornalisti di aver attaccato ripetutamente le basi marocchine lungo il berm, ma di fatto sembra che i danni inflitti al Marocco siano stati molto contenuti. Da parte sua, il Marocco avrebbe utilizzato droni forniti dalla Turchia e dalla Cina per attaccare i combattenti del Polisario nella zona sotto il suo controllo, colpendo in particolare il capo della gendarmeria del Polisario, Addah Al-Bendir, ucciso nell'aprile 2021.

A novembre 2021 un convoglio commerciale algerino che attraversava la parte del Sahara occidentale controllata dal Polisario è stato bombardato, portando all’uccisione di tre uomini. In una dichiarazione, l’Algeria ha affermato che l'attacco è stato effettuato da forze marocchine che hanno utilizzato “armi sofisticate”, lasciando intendere che si trattasse di un attacco di droni. Il Marocco ha negato ogni responsabilità. Si è trattato di un momento molto delicato del confronto Algeria-Marocco e l'Algeria ha avvertito che le uccisioni non sarebbero "rimaste impunite". Tuttavia, nonostante la retorica bellicosa, l'Algeria non ha mai fornito alcuna prova che il Marocco fosse effettivamente responsabile dell'attacco e non sembra aver compiuto alcun atto di ritorsione. Non ci sono neanche prove riguardo alla possibilità che l'Algeria abbia aumentato significativamente le forniture di armi al Polisario dopo la fine del cessate il fuoco. Secondo il Polisario il sostegno algerino sarebbe in crescita, ma ci sono poche indicazioni di forniture di armi sofisticate.[3]  I rapporti sulle operazioni del Polisario continuano a descrivere una forza di combattimento equipaggiata con armi vecchie di decenni.

Africa's top five militaries

Qualsiasi scontro militare diretto tra Algeria e Marocco segnerebbe l’avvio di un conflitto tra due delle più grandi forze militari dell'Africa. La corsa agli armamenti tra i due rivali è già in atto ed entrambi hanno legami con produttori di armi avanzate. L'Algeria è un gigante militare: il suo budget per la difesa nel 2020 era pari a 9,7 miliardi di dollari, il più consistente di tutta l’Africa. Circa il 70% dell'hardware militare dell'Algeria proviene dalla Russia e quest'anno l’Algeria avrebbe dovuto ricevere un ordine di 14 cacciabombardieri Su-34 e si dice che abbia discusso l’acquisto del caccia stealth Su-57. Il budget militare del Marocco è più contenuto e pari a 4,8 miliardi di dollari nel 2020 (comunque in aumento del 54% rispetto al 2011) e la spesa per la difesa dovrebbe aumentare a 5,5 miliardi di dollari nel 2022. Inoltre, il Marocco sta sviluppando le sue forze in maniera significativa, non ultimo attraverso un presunto accordo da 500 milioni di dollari per la difesa aerea firmato con Israele nel novembre 2021, che impegna i due Paesi a cooperare nello scambio di informazioni, in progetti comuni e nel commercio delle armi.

Africa's top five militaries

L'equilibrismo dell'Algeria

Nonostante le tendenze in atto, sarebbe sbagliato considerare inevitabile l’ulteriore aumento delle tensioni tra Algeria e Marocco, o ritenere che queste siano principalmente alimentate da Russia e Israele. Da parte algerina, l'attaccamento di lunga data al principio di sovranità e la tradizionale resistenza a qualsiasi impegno che potrebbe limitarne la libertà d'azione hanno contenuto l'influenza della Russia. A tale proposito, l'Algeria ha rifiutato una serie di richieste russe per costruire una base navale nella città costiera algerina di Orano e ha acquistato armi anche dalla Germania e dall'Italia. In occasione della votazione dell'Assemblea Generale dell'ONU su una risoluzione che condanna l'invasione della Russia in Ucraina, l'Algeria ha preferito astenersi piuttosto che prendere posizione a favore della Russia, mentre il Marocco ha deciso di non votare affatto, sperando evidentemente di non inimicarsi i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU del cui sostegno potrebbe avere bisogno sul dossier Sahara occidentale. In sostanza, le posizioni dei due Paesi nordafricani non sono parse molto diverse.

L'approccio dell'Algeria alle esportazioni di gas dopo l'invasione russa dell'Ucraina indica il desiderio di trovare un equilibrio tra i rapporti con la Russia e quelli con gli altri partner, pur continuando a perseguire i propri interessi economici. Prima della guerra, l'Algeria era responsabile della fornitura dell’11% del gas europeo, e poco dopo l’inizio del conflitto ha offerto di aumentare le forniture attraverso il Gasdotto trans-mediterraneo, che corre dall'Algeria all'Italia, per compensare la diminuzione dei rifornimenti russi. Toufik Hakkar, il capo dell’azienda statale del gas algerina Sonatrach, ha dichiarato in un'intervista al giornale algerino Liberté che l'Algeria è “un fornitore di gas affidabile per il mercato europeo ed è pronta a sostenere i suoi partner a lungo termine in caso di deterioramento della situazione”. Tuttavia, dopo la grande risonanza mediatica di tali commenti, Sonatrach si è lamentata sostenendo che tali affermazioni fossero state distorte, un chiaro segnale del fatto che l’Algeria non è disposta a rompere con la Russia in maniera troppo plateale.

Da quando Abdelmadjid Tebboune ha assunto la presidenza dell'Algeria nel dicembre 2019, il Paese ha cercato di rivitalizzare la propria politica estera. Ciò ha comportato una risposta più forte alle mosse marocchine, ma anche il rinnovamento dei legami con partner che non sarebbero favorevoli a un'ulteriore escalation. Una delle priorità perseguite da Tebboune è quella di restituire all'Algeria un ruolo più centrale nella diplomazia araba, motivo per il quale ha deciso di ospitare un vertice della Lega Araba previsto inizialmente per marzo 2022 e ora rimandato a novembre 2022. Tebboune ha interesse a far sì che molti leader arabi partecipino all’evento e questo fornisce un incentivo a evitare qualsiasi provocazione contro il Marocco.

L'Algeria ha anche rafforzato i suoi legami con la Turchia e intrattiene rapporti di lunga data con la Cina. Entrambi questi Paesi mantengono buone relazioni con il Marocco e non beneficerebbero dell'aumento delle tensioni tra i due rivali nordafricani. L'Algeria ha anche una relazione di sicurezza ben sviluppata con gli Stati Uniti, talmente solida da aver resistito anche al riconoscimento da parte di Trump della rivendicazione del Marocco sul Sahara occidentale. A marzo 2022 alti funzionari statunitensi del Dipartimento della Difesa e del Dipartimento di Stato hanno visitato l'Algeria per portare avanti un dialogo militare congiunto e un dialogo strategico. Infine, l'Algeria è fortemente dipendente dall'Europa per il commercio estero: l'UE è il principale partner commerciale dell'Algeria e rappresenta il 46,7% delle esportazioni algerine (principalmente idrocarburi).

In virtù di ciò, la politica estera algerina è caratterizzata da una "geometria variabile", nelle parole dell’analista franco-algerino Akram Belkaid. Il Paese associa una posizione forte nei confronti del Marocco (così come nella retorica verso l'ex potenza coloniale, la Francia) a un approccio più pragmatico con gli altri partner, pur conservando sempre un certo grado di autonomia. Il ricercatore Adlene Mohammedi ha scritto recentemente che "nonostante gli occasionali discorsi controversi, la politica estera dell'Algeria è principalmente caratterizzata da discrezione e prudenza". Questo significa non solo che è improbabile che esista la volontà di spingere il confronto con il Marocco a un livello tale da mettere in pericolo altre relazioni di politica estera, ma anche che esiste la possibilità per i vari partner, tra cui l'Europa e gli Stati Uniti, di promuovere la de-escalation.

La politica estera algerina non può essere compresa senza tenere conto della situazione interna del Paese. Il movimento di protesta Hirak, esploso nel 2019, si è placato di fronte a una repressione mirata contro gli attivisti. Tuttavia, il sostegno popolare al regime sembra limitato: va ricordato in tal senso che l'affluenza alle elezioni parlamentari del giugno 2021 è stata solo del 23%. Tradizionalmente, le élite algerine al governo consideravano la linea dura nei confronti del Marocco come un modo per raccogliere sostegno nazionalista verso il regime algerino, ma non è chiaro fino a che punto questo rimanga vero. Mentre l'establishment politico e l'esercito che lo sostiene hanno sempre avuto opinioni fortemente anti-marocchine, la sfiducia della popolazione nelle autorità e la preoccupazione per i problemi socioeconomici probabilmente limiteranno i benefici politici che una posizione aggressiva contro il Marocco può offrire.

Secondo il politologo Zine Labidine Ghebouli, la politica estera algerina e la visione pubblica del ruolo del Paese sono in evoluzione.[4] Mentre le parti più conservatrici della popolazione sono ancora legate a una visione tradizionale del ruolo dell'Algeria incentrata sul sostegno all'autodeterminazione, sta guadagnando terreno una posizione più scettica nei confronti delle narrazioni ufficiali e più in sintonia con la necessità di sostegno economico e maggiori investimenti. L'opposizione algerina a Israele rimane diffusa, ma non è chiaro se il governo vedrà un ulteriore scontro con il Marocco come una carta politicamente vincente.

Non c’è dubbio che l'Algeria risponderà a qualsiasi futura mossa marocchina che possa essere vista come una provocazione: per ora ha continuato a inviare convogli commerciali attraverso il Sahara occidentale anche in seguito al recente attacco, ma un’altra aggressione scatenerebbe sicuramente una forte risposta. In assenza di un'ulteriore escalation da parte marocchina, l'Algeria potrebbe limitarsi a contenere le iniziative contro il Marocco al livello della retorica.

Il Marocco e la strategia dell’assertività

Negli ultimi anni, e in particolare dopo il riconoscimento da parte di Trump della sovranità di Rabat sul Sahara occidentale, il Marocco ha agito con crescente assertività non solo verso l'Algeria ma anche verso l'Europa. A marzo 2021 il Marocco ha interrotto la cooperazione diplomatica con la Germania e successivamente ha richiamato il suo ambasciatore in risposta a quello che ha descritto come "l'atteggiamento distruttivo" della Germania rispetto al Sahara occidentale, chiedendo un'audizione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dopo la decisione di Trump. Ad aprile 2021, inoltre, il Marocco ha avviato una disputa diplomatica con la Spagna riguardo alla decisione di Madrid di permettere al leader del Polisario Brahim Ghali di entrare in Spagna per essere curato per il Covid-19. In risposta a tale decisione, il Marocco ha talvolta facilitato l'attraversamento dei migranti verso il territorio spagnolo sulla costa nordafricana, in particolare verso le città di Ceuta e Melilla.

A novembre 2021 il re Mohammed VI ha tenuto un discorso in cui ha sottolineato con particolare enfasi che la sovranità marocchina sul Sahara occidentale non sarebbe mai stata oggetto di negoziati, descrivendola come "una verità tanto perenne quanto immutabile". Ha anche avvertito che il Marocco non accetterà mai nessuna iniziativa economica o commerciale che escluda il Sahara occidentale. Questo ha ovvie implicazioni per le relazioni del Marocco con l'Europa. Due mesi prima, la Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE) aveva dichiarato l’invalidità di due accordi commerciali e di pesca tra l'UE e il Marocco in quanto riferiti anche a prodotti provenienti dal Sahara occidentale senza che fosse stato chiesto il consenso del popolo sahrawi. Il Consiglio dell'Unione Europea ha votato per appellarsi alla sentenza, ma è probabile che la decisione venga confermata. È difficile che gli accordi possano essere rivisti in modo da soddisfare sia le richieste del Marocco che le condizioni della CGUE.

Tuttavia, le politiche energiche del Marocco hanno ottenuto alcuni risultati. In particolare, come reso noto nel marzo 2022,  il primo ministro spagnolo ha indirizzato una lettera a re Mohammed VI riferendosi al  piano d'autonomia del Marocco per il Sahara occidentale come "la base più seria, realistica e credibile" per risolvere il conflitto. Questo ha segnato un cambiamento importante nella posizione della Spagna, che fino a quel momento era rimasta neutrale tra le proposte del Marocco e del Polisario e chiedeva soltanto una soluzione da negoziare sotto gli auspici dell'ONU. La mossa spagnola fa parte di una riconciliazione con il Marocco e apre ciò che le autorità spagnole hanno definito una "nuova fase" nelle relazioni tra i due Paesi.

Sebbene possa sembrare che nella pratica il cambiamento di rotta della Spagna abbia un impatto contenuto, considerato che qualsiasi accordo dovrà comunque essere raggiunto attraverso i negoziati, la mossa spagnola rischia di inviare al Marocco il messaggio che il suo approccio intransigente gode di un crescente sostegno internazionale. La Germania aveva precedentemente risolto la sua disputa con il Marocco in termini più neutrali, con una dichiarazione che descriveva il piano d'autonomia del Marocco come "un contributo importante". Il presidente Biden ha confermato il riconoscimento della sovranità marocchina concesso da Trump, anche se la sua amministrazione ha adottato una politica chiaramente volta a evitare l'argomento e a sostenere la ripresa dei negoziati sotto la guida dell'inviato dell'ONU recentemente nominato, Staffan de Mistura. Gli Stati Uniti sembrano aver ottenuto il sostegno del Marocco alla nomina di de Mistura, in parte, grazie al fatto di non aver annullato la decisione di Trump.

Verso un approccio europeo più equilibrato

Qualsiasi ulteriore deterioramento delle relazioni tra Algeria e Marocco avrebbe conseguenze significative per l'Europa. Il conflitto tra i due Paesi porterebbe probabilmente a un forte aumento della migrazione verso l'UE e soprattutto verso la Spagna. Avrebbe un impatto profondamente destabilizzante nelle regioni del Maghreb e del Sahel, segnando una battuta di arresto per le speranze europee di uno sviluppo economico del Nord Africa che potrebbe pesare in maniera significativa, peraltro, sulla transizione verde dell'Europa. Un conflitto potrebbe anche permettere ai gruppi estremisti di guadagnare terreno.

Il recente aumento delle tensioni tra Marocco e Algeria deriva da una serie di cambiamenti che hanno sconvolto lo status quo precedente. La strategia europea più promettente per contribuire a stabilizzare le relazioni tra i due Paesi richiede di mantenere un approccio equilibrato con entrambi i Paesi, per evitare di incoraggiare ulteriormente l'assertività marocchina o l’atteggiamento difensivo algerino. Naturalmente, l'UE ha legami più sviluppati con il Marocco che con l'Algeria e questo è particolarmente vero per la Francia e la Spagna, che hanno stretti rapporti commerciali con Rabat e contano sulla cooperazione marocchina in materia di migrazione e antiterrorismo. Tuttavia, ci sono vari motivi che invitano alla cautela nello sposare la causa marocchina. Per l'Europa, fare concessioni di fronte alla strategia delle maniere forti del Marocco rischia di premiare un approccio che implica un elemento di ricatto in cui si strumentalizza la migrazione. Inoltre, l'impegno europeo con il Marocco non ha comunque ottenuto il sostegno di Rabat alla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sull'invasione russa dell'Ucraina, una questione di importanza critica per l'Europa.

Il Marocco potrebbe però trovarsi in una posizione più debole di quanto il suo atteggiamento spavaldo sembri suggerire. La guerra in Ucraina sta già avendo un serio impatto sull'economia del Paese. Il Marocco, infatti, è un grande importatore sia di grano che di idrocarburi, i cui prezzi sono aumentati in maniera significativa a causa del conflitto, e stava già facendo i conti con la peggiore siccità degli ultimi decenni, che ha avuto un impatto notevole sulla produzione agricola interna. Anche l'industria turistica del Paese si sta ancora riprendendo dall'impatto del covid-19.

Questi fattori rendono particolarmente importante il sostegno europeo e la continuazione dei flussi commerciali dal Marocco verso l'Europa. Se la CGUE confermerà la recente sentenza sugli accordi commerciali e di pesca, il Marocco pagherebbe un prezzo molto alto nel caso di perdita dei benefici del suo accordo di associazione con l'UE, considerato che l’Europa rappresenta lo sbocco del 64% delle esportazioni marocchine. In ultimo, il Marocco potrebbe essere costretto a scendere a compromessi sulla questione dell’inclusione del Sahara occidentale in tutti gli accordi commerciali. In ogni caso, la sentenza della CGUE pone un limite a ciò che l'UE può accettare e questo potrebbe fornire l'opportunità di reimpostare le relazioni europee con il Marocco, prendendo le distanze da una posizione che spesso è parsa eccessivamente deferente. Se l'Europa non si oppone all'assertività marocchina, il Marocco sarà incoraggiato ad aumentare le sue richieste e non avrà alcun incentivo a tenere conto delle preoccupazioni europee.

L'UE e i suoi Stati membri dovrebbero adottare una policy basata su una valutazione degli interessi a lungo termine dell'Europa sia rispetto al Marocco che, più in generale, al Maghreb. L'Europa può riconoscere i benefici della cooperazione e i contributi marocchini in settori come la migrazione e la sicurezza, chiarendo allo stesso tempo che non è disposta ad avallare la posizione di Rabat sul Sahara occidentale e che si aspetta cooperazione anche su altre questioni di rilevanza europea. Nell’ambito di questa strategia, l'Europa dovrebbe incoraggiare la moderazione marocchina nell'uso della forza contro il Polisario e sottolineare l'importanza di evitare un'ulteriore escalation nelle relazioni tra Marocco e Algeria. Dovrebbe inoltre smorzare la convinzione marocchina di poter ottenere risultati nel Sahara occidentale adottando una posizione più assertiva, una percezione che è anche alla base delle tensioni con il suo vicino.

Le relazioni europee con l'Algeria sono molto meno profonde di quelle con il Marocco. Il Paese è per molti versi un partner più problematico e scomodo: il governo manca di sostegno popolare, il clima imprenditoriale scoraggia gli investimenti europei e gli impegni presi nell’accordo di associazione con l'UE del 2002 non sono stati rispettati. Ciononostante, l'UE rimane un partner importante per l'Algeria e potrebbe guadagnare ulteriore influenza se il paese abbracciasse la transizione economica ed energetica necessaria per assicurarne la prosperità futura.

È nell'interesse dell'Europa sviluppare i legami con l'Algeria ed evitare di spingere il Paese a dipendere ulteriormente da potenze esterne come la Russia. L'UE e i suoi Stati membri saranno in grado di farlo se eviteranno di allinearsi ulteriormente alla posizione del Marocco sul Sahara occidentale. Il recente cambiamento di rotta della Spagna ha spinto l'Algeria a richiamare il suo ambasciatore per consultazioni e a rivedere il prezzo del gas offerto a Madrid, anche se non è ancora chiaro quanto le relazioni tra i due Paesi ne soffriranno. Gli Stati europei dovrebbero evitare qualsiasi mossa che possa essere percepita come una presa di posizione nella disputa, che sconvolgerebbe ulteriormente l'equilibrio di potere agli occhi di Marocco e Algeria con conseguenze potenzialmente destabilizzanti. Allo stesso tempo, l'UE dovrebbe cercare di persuadere l'Algeria a tornare al formato quadripartito per i colloqui sul Sahara occidentale, nel contesto di uno sforzo per sostenere l’impegno dell'Inviato dell'ONU a riprendere i negoziati. I funzionari europei dovrebbero anche cercare di convincere l'Algeria a non aumentare il sostegno militare al Polisario e a evitare di adottare una retorica troppo accesa nei confronti del Marocco.

Non ci sono prospettive immediate di colloqui bilaterali volti a sbloccare lo stallo tra il Marocco e l'Algeria ed è improbabile che i Paesi europei siano accettati da entrambe le parti come mediatori. Ma l'UE e i suoi Stati membri potrebbero contribuire a ridurre le tensioni se riusciranno a promuovere un approccio più moderato da entrambe le parti. Per fare ciò, devono inserire le loro relazioni con i due Paesi in un contesto regionale ed evitare qualsiasi ulteriore azione che possa alimentare l'assertività marocchina e portare l'Algeria a ritenere che l'Europa si sia schierata contro di lei. Un tale approccio non solo metterebbe l'Europa nella posizione ideale per disinnescare le tensioni regionali, ma fornirebbe anche una base più costruttiva per le relazioni bilaterali con Marocco e Algeria nei prossimi anni.

L’autore

Anthony Dworkin è Senior Policy Fellow presso lo European Council on Foreign Relations. È responsabile delle attività di ECFR nelle aree dei diritti umani, della democrazia e dell'ordine internazionale. Tra gli argomenti di cui si è occupato, Dworkin ha condotto ricerche e scritto contributi sul sostegno dell'Unione Europea al multilateralismo, sulla transizione politica in Nord Africa e sulle iniziative europee e statunitensi per la lotta al terrorismo.

Ringraziamenti

L'autore desidera ringraziare Zine Labidine Ghebouli per aver fatto luce sulle dinamiche della politica estera algerina. All'interno di ECFR, desidera ringraziare Julien Barnes-Dacey, Hugh Lovatt e Tarek Megerisi per i commenti a una bozza iniziale e Adam Harrison per l'editing.

Questo documento è stato reso possibile dal sostegno al programma Medio Oriente e Nord Africa di ECFR offerto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo.


[1] Per un resoconto delle relazioni Algeria-Morocco si veda Michael Willis, Politics and Power in the Maghreb: Algeria, Tunisia and Morocco from Independence to the Arab Spring (Hurst, 2012), pp. 265-292.

[2] Willis, Politics and Power in the Maghreb, p. 292.

[3] Intervista di ECFR a un alto funzionario Polisario, Capitale europea, ottobre 2021.

[4] Intervista di ECFR a Zine Labidine Ghebouli, 28 febbraio 2022.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.