Road to nowhere: Why Europe’s border externalisation is a dead end (riassunto)

Gli europei dovrebbero rinunciare a porre il controllo delle loro frontiere nelle mani degli Stati del Mediterraneo meridionale. Dovrebbero invece perseguire misure che leghino l’imperativo a breve termine di ridurre la migrazione irregolare a strategie a lungo termine che riducano la necessità di migrare

Migrants with life jackets provided by volunteers of the Ocean Viking, a migrant search and rescue ship run by NGOs SOS Mediterranee and the International Federation of Red Cross (IFCR), still sail in a wooden boat as they are being rescued, Aug. 27, 2022, in the Mediterranean sea. The back-to-back shipwrecks of migrant boats off Greece that left at least 22 people dead this week has once again put the spotlight on the dangers of the Mediterranean migration route to Europe
Migranti con giubbotti di salvataggio forniti dai volontari della Ocean Viking, una nave per la ricerca e salvataggio dei migranti gestita dalle ONG SOS Mediterranee e dalla Croce Rossa Internazionale
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  • La migrazione nel Mediterraneo rappresenta un fattore di crisi per l’Europa da decenni. La rotta del Mediterraneo centrale, che conduce i migranti dalla Libia e dalla Tunisia all’Italia e a Malta, è diventata la rotta più attiva. Si tratta anche della tratta più pericolosa per i migranti che raggiungono le coste europee.
  • La politica migratoria europea inquadra la migrazione come una minaccia per la sicurezza e si concentra sull’esternalizzazione dei confini europei verso gli Stati del Mediterraneo meridionale, soprattutto dopo la crisi migratoria del 2015.
  • Questo approccio però non è privo di conseguenze sulle relazioni dell’UE e degli Stati membri con il loro vicinato meridionale. Inoltre, rischia di ostacolare il perseguimento degli interessi strategici nella regione e progressivamente sminuisce la reputazione dell’UE come potenza basata sui valori.
  • L’esternalizzazione delle frontiere in realtà non è riuscita a prevenire una nuova ondata di migrazione irregolare sulla rotta del Mediterraneo centrale dal 2020. Al contrario, le politiche europee di esternalizzazione hanno probabilmente contribuito a questa nuova crisi.
  • Gli europei non dovrebbero lasciare il controllo dei loro confini ai signori della guerra e agli autocrati in Libia e Tunisia. Dovrebbero invece concentrarsi maggiormente su misure che leghino il legittimo imperativo a breve termine di apparire in controllo della migrazione con iniziative a più lungo termine che riducano la necessità di migrare.

Il nuovo policy brief di ECFR, curato da Lorena Stella Martini e Tarek Megerisi, prende in esame il caso di studio della rotta del Mediterraneo centrale per analizzare le politiche europee di esternalizzazione. Visto il numero ridotto di arrivi a Malta, l’analisi si concentra principalmente sulla migrazione verso l’Italia. Il brief delinea le scelte politiche europee che hanno portato a un restringimento dello spazio per le politiche migratorie, mettendo in luce i limiti dell’esternalizzazione attraverso un’analisi delle dinamiche che spingono l’attuale ondata migratoria nel Mediterraneo centrale. Sono prese in esame inoltre le conseguenze dell’esternalizzazione in Libia e Tunisia, nonché gli interessi europei in tali Stati e oltre.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.