Parte del Problema: Un migliore approccio europeo ai diritti umani in Medio Oriente e Nord Africa

Gli europei dovrebbero promuovere un’agenda per i diritti umani come parte delle proprie più ampie relazioni politiche con gli Stati dell’area MENA

Amiri Yacine, 26, a student, poses for a photograph during a protest rejecting the December presidential election and against the country’s ruling elite in Algiers, Algeria, November 15, 2019. “I am protesting against injustice and dictatorship,” said Amiri Yacine, 26. “People are protesting around the world. In Lebanon, Iraq Chile, France, Hong Kong and Haiti, because of injustice and corruption,” Yacine, who has joined rolling demonstrations since February in opposition to the shadowy elite that has controlled Algeria since independence in 1962, feels his demands are universal. “We want to build a new Algeria…we want free media and a total respect of human rights. Also, we want jobs and infrastructure,” Yacine said. “My message to protesters is just be peaceful – be wise and keep calm. Fight the system with good ideas, because they don’t have ideas.” REUTERS/Ramzi Boudina SEARCH “GLOBAL PROTESTS” FOR THIS STORY. SEARCH “WIDER IMAGE” FOR ALL STORIES.
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  • L’autoritarismo è nuovamente in auge in Medio Oriente e Nord Africa, e sta provocando un deterioramento in ambito di diritti umani. I Paesi europei lasciano che le questioni relative alla migrazione e alla sicurezza guidino le proprie relazioni con i governi della regione. Troppo spesso i Paesi europei dimostrano supporto implicito per non dire esplicito nei confronti dei regimi – rendendosi così a propria volta parte del problema in materia di rispetto dei diritti umani.
  • I leader europei devono resistere alla tentazione di tornare al “modello Mubarak” – simili leadership repressive non porteranno la stabilità nel Vicinato meridionale europeo. 
  • Infatti, gli europei hanno maggiore influenza di quanto si rendano conto. Dovrebbero includere in modo più sistematico considerazioni sui diritti umani nel processo di policy-making, rendendole parte integrante delle proprie relazioni con i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa.
  • Gli europei devono dimostrare un approccio diplomatico più risoluto, anche a livello pubblico. In particolare, devono essere molto più coerenti nella maniera in cui gestiscono gli abusi perpetuati sia dai propri partner regionali sia dai propri nemici.
  • Dovrebbero anche impegnarsi in ambiti meno immediati ma molto rilevanti, come la lotta alla corruzione con il fine di promuovere il rispetto dei diritti socioeconomici.

I diritti umani sono sempre più sotto pressione a livello globale, e in particolare nell’area MENA. Nonostante il progetto politico dell’UE sia basato sul rispetto delle norme sui diritti umani, nel decennio successivo alle Primavere arabe le preoccupazioni derivanti da questioni di sicurezza e flussi migratori hanno fatto sì che l’agenda europea value-based fosse messa da parte nelle relazioni con il Vicinato meridionale. Sentendosi più fragili e isolati, gli europei stanno nuovamente sposando la causa dei cosiddetti “uomini forti” nella speranza di garantire stabilità nella regione.

Nel suo nuovo policy brief “Part of the Problem: A better European approach to human rights in the Middle East and North Africa”, James Lynch, Visiting Fellow di ECFR, sostiene che gli europei debbano impegnarsi in materia di diritti umani nell’area MENA – tanto come dimostrazione del proprio impegno normativo in seno all’ordine globale, sempre più competitivo, quant’anche come uno dei metodi più efficaci per difendere gli interessi europei nella regione. Pur riconoscendo i limiti dell’influenza europea, il report descrive i modi in cui gli europei possono promuovere in maniera efficace un’agenda per i diritti umani come parte delle proprie più ampie relazioni politiche con gli Stati dell’area MENA.

L’autore identifica alcuni elementi essenziali per un approccio europeo rafforzato in quest’ambito:

  • Anche se devono ridimensionare le proprie aspettative, gli europei hanno molta più influenza di quanto i diplomatici riescano solitamente a riconoscere. La questione è come utilizzare quest’influenza in maniera più strategica e agire in modo più coerente, coordinato e autoriflessivo
  • Se gli europei vogliono avere maggiore impatto, devono per lo meno impegnarsi a mettere in campo un approccio diplomatico più risoluto, anche a livello pubblico. In particolare, devono essere molto più coerenti nel modo in cui gestiscono gli abusi perpetuati tanto dai loro partner regionali quanto dai loro nemici – e ciò diventerebbe più semplice da gestire se agissero insieme.
  • L’UE e i governi degli Stati Membri dovrebbero valutare le proprie policy considerando se queste stiano rafforzando o meno l’autoritarismo, fornendo inoltre un sostegno alla società civile che vada oltre al solo finanziamento di progetti.
  • Gli europei devono porre maggiore attenzione ai diritti socioeconomici, anche sostenendo una migliore fornitura di servizi. 
  • Negli Stati autoritari, gli europei dovrebbero aggirare i tradizionali vincoli politici legati ai diritti umani concentrando maggiormente la propria attenzione sulla corruzione e sul ruolo delle imprese europee nella regione – questioni non tradizionali che possono avere un impatto significativo sul campo.
  • L’UE deve trovare un approccio coerente sulla migrazione che, a differenza dell’attuale politica europea, sia fondato su quei valori di dignità e giustizia che Bruxelles sostiene di promuovere. L’approccio disgiunto e securitario dell’UE verso la migrazione riduce l’efficacia dell’advocacy europea in ambito di diritti umani.

Per promuovere questo progetto, ECFR organizza un dibattito pubblico con Eamon Gilmore, Rappresentante speciale dell’UE per i diritti umani, e Heba Morayef, Direttrice per la regione MENA di Amnesty International. L’evento virtuale, della durata di un’ora, si svolgerà il 13 dicembre, alle ore 15:00 CET; per partecipare, registratevi a questo link.

Secondo James Lynch, “L’influenza europea nella regione si è indebolita rispetto a un tempo, e la credibilità degli europei in materia di diritti umani si è guastata, non da ultimo a causa dell’approccio europeo in ambito di migrazione. Ma ora è il momento di cambiare. Gli europei dovrebbero ambire a raggiungere obiettivi realistici e specifici sui diritti umani, che prendano in considerazione quelle aree dove hanno un’influenza più significativa.” 

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.