In cerca di legittimità: il Movimento Nazionale palestinese 20 anni dopo Oslo

Come rilanciare il movimento nazionale palestinese

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Palestinesi e Isrlaeliani sono tornati a negoziare. Per la leadership palestinese a Ramallah, la posta in gioco è alta. L’apatia nei confronti dei negoziati, che molti palestinesi vedono come una copertura per la rinnovata occupazione e l’espansione degli insediamenti, è solo uno dei problemi che la leadership deve affrontare. Tra le altre problematiche, il fallimento delle trattative di riconciliazione, la crisi fiscale dell’Autorità Palestinese, il crescente allontanamento tra leadership e quell’elettorato chiave palestinese come rifugiati e giovani, e la persistente occupazione del territorio da parte di Israele.

Questi problemi minacciano di indebolire ulteriormente il movimento nazionale palestinese già in difficoltà. Molti palestinesi temono infatti che abbia già perso la sua strada. Questi problemi aggravano, quindi, una già crescente crisi di legittimità della leadership palestinese.

Nel nuovo policy briefdi ECFR, “In cerca di legittimità: il Movimento Nazionale palestinese 20 anni dopo Oslo”, Alexander Kouttab e  Mattia Toaldo sostengono che la leadership palestinese debba affrontare tre questioni per poter superare le sfide attuali:

Un nuovo dialogo nazionale: Un’assemblea costituente – rappresentativa di tutti i palestinesi – per redigere un nuovo programma nazionale.

Riforma istituzionale: la chiave per un nuovo assetto istituzionale risiede nella netta separazione dei poteri e delle responsabilità tra l’OLP e l’AP. Il Consiglio Legislativo Palestiese dovrebbe anche essere ripristinato attraverso le elezioni dell’AP. Inoltre, una rimodulazione dei programmi di aiuto internazionale aiuterebbe a rivitalizzare la società civile palestinese.

L’UE e i gli stati membri dovrebbero impegnarsi più seriamente per i diritti palestinesi: l’impatto del possibile passaggio dall’indipendenza nazionale ad un movimento per i diritti dei palestinesi ha bisogno di essere valutato e integrato nel dibattito sulla soluzione a due stati.

Secondo Mattia Toaldo “molti palestinesi hanno perso del tutto la fiducia nella soluzione a  due stati. La politica interna palestinese deve essere presa in considerazione se l’UE e gli Stati Uniti vogliono che le trattative portino ad un accordo”.

Per Alex Kouttab “sempre più palestinesi temono per il futuro del movimento nazionale; altri chiedono cambimento. La sfida che deve affrontare la leadership palestinese è quella di tenere assieme un consenso nazionale palestinese basato su un insieme condiviso di obiettivi e strategie nazionali”.

Alcuni dati utili

·         Il 58% dei palestinesi crede che la soluzione a due stati non sia più praticabile a causa dell’espansione degli insediamenti, mentre il 69% crede che i cambiamenti per l’istaurazione di uno stato palestinese nei prossimi 5 anni sono scarsi o non esistenti. (Palestinian Center for Policy and Survey Research, sondaggio del giugno 2013 sui residenti dei TOP)

·         Nei TOP, solo il 3% dei palestinesi di età compresa fra i 15 e i 29 anni crede che i negoziati possano garantire diritti (Sharek Youth Forum 2013)

·         I rifugiati palestinesi, nonostante il numero cospicuo (di cui i 5,271,893 registrati con l’UNRWA sono solo una parte), sono stati largamente marginalizzati dall’attività decisionale politica palestinese e non sono presi in considerazione nel progetto di creazione dello stato palestinese. Fanno parte dell’elettorato marginalizzato, giovani, detenuti, cittadini palestinesi d’Israele e organizzazioni della società civile.

·         Il 15 novembre 1988, la dichiarazione di Algeri dell’OLP ha ufficialmente sostenuto la divisione e la creazione di uno stato palestinese vicino a Israele. Questo obiettivo rimane il fulcro delle rivendicazioni del movimento nazionale palestinese. Sempre meno palestinesi credono nella nascita a breve di uno stato indipendente, con conseguenti dubbi sulla tenuta dello status quo.

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