A new political map: Getting the European Parliament election right (riassunto)

Sebbene molti prevedano un’impennata anti-UE nelle elezioni europee di quest’anno, un nuovo report di ECFR, raccogliendo i dati di sondaggi svolti in 12 Stati membri, mette in discussione le ipotesi su cosa ciò potrebbe significare per l’Europa

A sign in front of the plenary in the European Parliament in Strasbourg (France), 17 January 2020
Un cartello davanti alla plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo (Francia), 17 gennaio 2020
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  • Sebbene molti prevedano un’impennata anti-UE nelle elezioni europee di quest’anno, un nuovo report dell’ECFR, raccogliendo i dati di sondaggi svolti in 12 Stati membri, mette in discussione le ipotesi su cosa ciò potrebbe significare per l’Europa.
  • Il report mostra comei sostenitori dei partiti di estrema destra siano fortemente divisi su questioni chiave, come la futura adesione del loro Paese all’UE, il sostegno all’Ucraina e l’immigrazione, e che questi partiti avranno difficoltà a trovare una voce comune nella prossima legislatura.
  • Il tema dell’immigrazione non è centrale quanto credono molti politici. L’inseguimento pro-UE delle politiche di destra sull’immigrazione potrebbe quindi rivelarsi controproducente.
  • Concentrarsi sul successo dell’UE in Ucraina, sul Covid-19 e il Green New Deal potrebbe mobilitare gli elettori dei partiti antieuropei, data la percezione negativa della gestione europea di queste problematiche.
  • I coautori Ivan Krastev e Mark Leonard sostengono che, se i partiti tradizionali vogliono fronteggiare l’estrema destra, devono adottare un’agenda alternativa che dia priorità alle elezioni nazionali e sviluppi campagne mirate, progettate per mobilitare gli elettori senza però alimentare una reazione anti-europea. Con le elezioni presidenziali americane alle porte, gli europeisti devono sostenere la causa di un’Europa in grado di difendere i propri confini dalla Russia, di controllare l’immigrazione e di gestire i propri affari sulla scena globale.

Un nuovo report pubblicato oggi dallo European Council on Foreign Relations (ECFR) afferma che, sebbene il sostegno per i partiti di estrema destra e anti-europei sia in crescita, il mainstream politico pro-UE alle elezioni del Parlamento europeo di quest’anno potrebbe ottenere una posizione migliore di quanto molti si aspettano, con la maggioranza alla Camera. Ivan Krastev e Mark Leonard, autori del report ed esperti di politica estera, sostengono che i partiti filo-europei, se vogliono che quanto affermato dai pronostici si concretizzi, devono evitare di imitare le politiche di estrema destra, come quella sull’immigrazione.

Tra i risultati principali, lo studio “A new political map: Getting the European Parliament elections right” rivela che l’influenza dell’immigrazione sui voti è relativamente bassa in tutta Europa. L’“estrema destra”, infatti, non è vista come un fenomeno unitario: alcuni partiti si sono disintossicati con successo, mentre altri appaiono ancora radicali e pericolosi, anche su questioni chiave come l’adesione all’UE. La percezione della risposta dell’UE a problematiche come il Covid-19, il cambiamento climatico e l’Ucraina appare piuttosto “negativa”,quindi incentrare la campagna sui successi della Commissione europea potrebbe rivelarsi una mossa controproducente.

I coautori Ivan Krastev e Mark Leonard, citando i dati dei nuovi sondaggi condotti da YouGov e Datapraxis in Austria, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia, sottolineano che l’attuale strategia dei pro-europeisti di neutralizzare l’immigrazione come questione politica, imitando le politiche di destra e promuovendo la risposta della Commissione Europea al Covid-19 e all’invasione russa dell’Ucraina, potrebbe rivelarsi un fallimento. I leader europei dovrebbero invece perseguire campagne nazionali mirate, per “risvegliare” i principali gruppi elettorali insistendo sull’importanza di mantenere una direzione pro-europa nella prossima legislatura.

I risultati dello studio dell’ECFR sulle elezioni del Parlamento Europeo sono i seguenti:

Lezione numero uno: l’agenda dell’UE non sarà definita dall’estrema destra, perché il movimento antieuropeo è diviso negli obiettivi e nelle ambizioni.

  • Solo in quattro Stati membri, Austria (58%), Germania (55%), Paesi Bassi (63%) e Svezia (59%), la maggioranza dell’elettorato riconosce che i leader di partiti di estrema destra stanno complottando l’uscita del Paese dall’UE. È interessante notare che pochissimi sostenitori (15%) del partito al governo in Italia, Fratelli D’Italia, credono che Giorgia Meloni voglia far uscire l’Italia dall’UE, e anche l’elettorato italiano generale (17%) sembra dubitarne. Di conseguenza, l’opposizione italiana potrebbe avere difficoltà a mobilitare gli elettori sostenendo che votare Fratelli D’Italia rischierebbe di mettere in pericolo l’UE e la posizione dell’Italia. Gli europeisti in Spagna, Portogallo e Romania si trovano ad affrontare una situazione simile. Questi risultati contrastano invece con lo scenario polacco: solo uno su cinque (21%) dei sostenitori del leader del PiS, Jaroslaw Kaczynski, crede che Kaczynski voglia uscire dall’UE, mentre il 52% della popolazione crede che questo sia il suo obiettivo. Ciò potrebbe fornire alle forze filoeuropee polacche l’opportunità di mobilitare gli elettori tradizionali sui pericoli di un eventuale successo del PiS, e di dissuadere altri elettori potenziali, attirando la loro attenzione sulla posizione sempre più antieuropea delle politiche del partito.

  • Il movimento antieuropeo appare diviso anche su questioni chiave, come l’immigrazione e la guerra in Ucraina. Gli elettori del PiS e dei Democratici svedesi sostengono fortemente lo sforzo bellico ucraino, rispettivamente il 58% e il 52%, sottolineando che l’Europa dovrebbe continuare a sostenere l’Ucraina nella riconquista del territorio perduto. Questa opinione è spesso condivisa dal portoghese Chega (42% favorevole) e dallo spagnolo Vox (35% favorevole). Tuttavia, in altri Paesi, l’88% degli elettori del Fidesz ungherese, il 70% di quelli alleati del Partito della Libertà (FPO) austriaco e il 69% dell’AfD tedesco si oppongono a tale azione, e credono invece che l’Europa dovrebbe spingere l’Ucraina verso una soluzione negoziata con la Russia. Sul tema migrazioni, i sostenitori dei partiti anti-europei (81% del PVV olandese e 72% del FPO, seguiti dal 60% dei democratici svedesi, dal 59% dell’AfD, dal 59% del Rassemblement National francese e dal 57% del PiS) sono preoccupati dalle persone che arrivano nei loro Paesi, piuttosto che dall’emigrazione. Tuttavia, ancora una volta, questa visione non è uniforme: i sostenitori di Fratelli D’Italia (54%), Vox (53%), Chega (56%) e Fidesz (54%) sono preoccupati principalmente dall’emigrazione, o dall’emigrazione e dall’immigrazione in egual misura.

Lezione numero due: la politica migratoria non sarà decisiva per le elezioni

  • Anche se si prevede un’impennata dell’estrema destra, causata dalla paura dell’immigrazione, l’importanza di questo tema è sopravvalutata. Tra le opzioni presentate, solo il 15% degli intervistati considera l’immigrazione come la principale crisi dell’ultimo decennio, mentre il 21% la individua nelle turbolenze economiche globali, il 19% nella pandemia di Covid, il 16% nel cambiamento climatico e il 16% nella guerra in Ucraina. L’immigrazione è la principale preoccupazione in Germania e Austria. I dati dell’ECFR mostrano anche che, in alcuni Paesi, gli elettori sono più preoccupati dall’emigrazione o da “entrambe allo stesso modo”, in particolare in Romania (14% per l’immigrazione contro 65% per l’emigrazione o entrambe allo stesso modo), Italia (25% contro 60%) , Spagna (25% contro 66%), Ungheria (22% contro 63%) e Grecia (19% contro 73%).
  • Gli elettori sono più interessati alle motivazioni dei leader, che alle loro politiche. Alcuni cittadini europei credono che i loro leader stiano deliberatamente lavorando per portare più migranti nell’UE, aumentare i prezzi dell’energia e trasferire poteri politici a Bruxelles. Un gran numero di europei (45%) pensa che i leader dei partiti filoeuropei vogliano aprire i loro Paesi a migranti e rifugiati, aumentare i prezzi dell’energia per combattere il cambiamento climatico (43%) e trasferire i poteri politici nazionali a Bruxelles (33%). L’idea che i leader europeisti vogliano portare più migranti e rifugiati nell’UE è prevalente tra gli alleati dei partiti antieuropei. Il 66% dei sostenitori del PiS, il 57% dell’AfD e il 53% di Vox credono che questa sia una priorità assoluta per i leader del loro Paese, rispettivamente Donald Tusk, Olaf Scholz e Pedro Sanchez. Lo stesso vale per la maggioranza dei sostenitori di PiS (66%), Fidesz (60%) e AfD (50%), quando viene loro chiesto quali siano le motivazioni di Ursula Von der Leyen riguardo alla migrazione. Ma queste percezioni non si limitano solo agli elettori dei partiti euroscettici. Il 28% degli elettori della CDU/CSU, ad esempio, ritiene che Olaf Scholz voglia “principalmente” aumentare i prezzi del carburante e dell’energia per contribuire alla lotta al cambiamento climatico. Il 24% degli elettori dell’opposizione di centrodestra in Portogallo e Spagna pensa lo stesso dei leader di governo di sinistra dei loro Paesi. Krastev e Leonard sottolineano che i politici europei rischiano di esacerbare il problema, concentrandosi “troppo sulla politica e mostrandosi distaccati da quelle che sono le preoccupazioni principali degli elettori”.

Lezione numero tre: non promuovere la risposta dell’UE alle crisi

  • I leader europei potrebbero essere tentati di promuovere i risultati raggiunti dall’UE riguardo al Covid-19, al Green New Deal e al sostegno all’Ucraina. Ma il successo europeo nei confronti di queste problematiche non è riconosciuto da molti elettori. Ad esempio, per quanto riguarda la pandemia, solo in Portogallo (56%) e Spagna (42%) molti ritengono che l’UE abbia svolto un ruolo positivo, piuttosto che negativo. Per quanto riguarda l’Ucraina, l’UE è vista negativamente da una pluralità di intervistati (37% in media), con alcune eccezioni in Svezia, Portogallo, Paesi Bassi e Polonia, dove l’opinione prevalente (41%, 39%, 37% e 34%) è che il ruolo svolto dall’Europa sia stato positivo. E, per quanto riguarda la gestione della crisi finanziaria, solo il 20% degli intervistati ritiene che il ruolo dell’UE sia stato positivo, contro il 41%, ossia la maggioranza, che lo ritiene negativo.

  • Inoltre, le politiche climatiche dell’UE creano divisioni. Di fronte a un ipotetico compromesso tra perseguire ambizioni climatiche “anche se ciò comporta un aumento delle bollette energetiche”, o evitare un rincaro dei costi “anche se ciò significa non raggiungere gli obiettivi di emissioni di carbonio”, una pluralità di intervistati (41% in media) preferisce la seconda alternativa, mentre il 25% la prima. Solo in Svezia e Portogallo prevale l’opinione (rispettivamente, il 37% e il 31%) secondo cui i governi europei dovrebbero fare tutto il possibile per raggiungere gli obiettivi di emissioni di carbonio.

Una Strategia Alternativa per le Elezioni

Invece di imitare l’estrema destra o concentrarsi sui risultati della Commissione Europea, i leader pro-UE dovrebbero rivalutare il loro approccio alle elezioni di giugno. Krastev e Leonard suggeriscono che, per ottenere un sostegno più ampio al movimento europeista, sia necessaria una strategia di:

1. Polarizzazione e smobilitazione per togliere voti all’estrema destra. Nel 2019, gli europeisti hanno messo in gioco la sopravvivenza dell’UE, ma questa sfida sarà molto più difficile nel 2024 e ci sono alte probabilità che gli euroscettici avranno la meglio in molti Paesi. Per contrastare un aumento del sostegno all’estrema destra, i leader europei dovrebbero perseguire strategie di polarizzazione dove questi partiti, al di fuori della propria base elettorale, sono ritenuti estremisti, e cioè in Austria, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia e Svezia. Questa situazione è particolarmente forte in Austria, Francia, Germania e Polonia, dove almeno il 20% crede che l’uscita dall’UE sia la priorità per il principale partito antieuropeo nazionale. Oltre agli sforzi per mobilitare la propria base elettorale, i pro-UE dovrebbero anche cercare di disincentivare gli alleati di partiti antieuropei. È improbabile che gli euroscettici cambino schieramento politico, ma potrebbero essere dissuasi dal votare, soprattutto se non condividono alcune politiche di un partito o se percepiscono che i partiti anti-establishment potrebbero causare incertezze nel proprio Paese e nell’UE. Mettere in luce le incoerenze e i pericoli dello schieramento antieuropeo potrebbe spingere alcuni sostenitori a riconsiderare la propria scelta, anche se in alcuni Paesi, come Germania, Francia e Austria, questo potrebbe rivelarsi molto difficile, data la natura altamente mobilitata dei partiti nazionali.

2. Sostegno della causa di un’Europa più forte nel mondo. Krastev e Leonard ritengono che mettere la guerra in Ucraina al centro di una campagna politica potrebbe rivelarsi controproducente, data la crescente sfiducia nella vittoria dell’Ucraina (solo il 10% degli intervistati ritiene che l’Ucraina possa vincere la guerra, secondo i dati raccolti dall’ECFR). Anche sostenere gli obiettivi della Commissione Europea e le sue politiche, compreso il Green Deal europeo, porterà scarsi benefici, dal momento che molti europei ritengono che la Commissione Europea abbia ottenuto scarsi risultati di fronte a numerose crisi. I leader dovrebbero invece sostenere la necessità di un’Europa più forte e con una mentalità più difensiva, che possa contrastare possibili cambiamenti nella politica statunitense, in vista di un eventuale ritorno di Donald Trump, e ulteriori atti di aggressione russa lungo i confini dell’Europa. Questa strategia potrebbe “risvegliare” i gruppi elettorali contrari ad un ritorno di Trump sull’importanza di preservare una direzione filo-europea nel prossimo Parlamento.

Mark Leonard, coautore e Direttore fondatore dell’ECFR, commentando il nuovo studio, ha dichiarato:

“Le persone sbagliano a pensare che il modo migliore per battere l’estrema destra sia imitare le sue politiche sull’immigrazione. Il nostro sondaggio mostra che l’immigrazione non è il problema principale per gli elettori nella maggior parte dei Paesi e che copiare le politiche di estrema destra può far sembrare i partiti tradizionali non autentici. L’alternativa migliore è concentrarsi sulle debolezze dei partiti euroscettici e sostenere la causa geopolitica dell’Europa, in vista di un ritorno di Trump sulla scena politica”.

Ivan Krastev, coautore e Presidente del Centre for Liberal Strategies, ha aggiunto:

“I leader europei non dovrebbero trasformare queste elezioni in una campagna elettorale sulla migrazione, ma piuttosto sulla natura dei confini europei: militari, economici e umani. Non dovrebbero mobilitare gli elettori cercando di far leva sulla solidarietà con l’Ucraina, ma piuttosto sulla preoccupazione per la sovranità e la sicurezza europea. Di fronte all’incertezza della politica americana e all’aggressione di Putin, dovrebbero sostenere che viviamo in un’epoca in cui, se l’UE non esistesse, bisognerebbe inventarla”.

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