A crisis of one’s own: The politics of trauma in Europe’s election year (riassunto)

La politica europea si divide tra “tribù di crisi”, formate da traumi diversi. Il clima e la migrazione sono destinati ad avere un’influenza particolare nelle elezioni del Parlamento europeo di quest’anno.

July 13, 2019 – Barcelona, Catalonia, Spain – A human rights activist with a bloodstained EU flag protests over the plight of migrants crossing the Mediterranean
13 luglio 2019 – Barcellona, Catalogna, Spagna – Un attivista per i diritti umani con una bandiera dell’UE macchiata di sangue protesta per la situazione dei migranti che attraversano il Mediterraneo
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  • Un nuovo studio condotto dagli scienziati politici Ivan Krastev e Mark Leonard, mostra che gli elettori europei sarebbero divisi in cinque “tribù di crisi”, in vista delle elezioni del Parlamento europeo di quest’anno. 
  • Krastev e Leonard ritengono che le elezioni europee del 2024 saranno incerte, a causa delle preoccupazioni degli elettori riguardo al cambiamento climatico, alle problematiche economiche globali, all’immigrazione, alla pandemia e alla guerra della Russia in Ucraina. 
  • Lo studio, basato su sondaggi d’opinione svolti da Datapraxis, YouGov e Norstat in undici Paesi europei, rivela che l’atteggiamento dei cittadini nei confronti di questi problemi potrebbe costituire un’anticipazione del comportamento degli elettori. L’immigrazione è la prima tra le preoccupazioni degli elettori in Germania; il cambiamento climatico preoccupa Francia e Danimarca; la crisi economica è avvertita come problema principale degli elettori in Italia e Portogallo; e la guerra della Russia in Ucraina sta diventando sempre più circoscritta nella mente degli elettori, al punto che ad oggi costituisce una questione prioritaria solo tra quelli più vicini al confine orientale dell’Europa. 
  • Citando i dati di ECFR e le recenti elezioni nei Paesi Bassi, gli autori ritengono che le prossime campagne elettorali potrebbero presentare uno scontro tra due gruppi di “ribellioni all’estinzione” – il cambiamento climatico e l’immigrazione – con gli appartenenti alla prima “tribù” che temono l’estinzione della vita umana e quelli della seconda che temono la scomparsa della loro nazione e identità culturale. 

Secondo un nuovo report basato su sondaggi, pubblicato oggi da ECFR, ci sono cinque cosiddette “tribù della crisi” tra gli elettori europei, e le preoccupazioni sul cambiamento climatico e sull’immigrazione saranno questioni chiave per la mobilitazione dei cittadini in vista delle elezioni del Parlamento europeo e altre importanti votazioni che si terranno in Europa nel 2024. 

Lo studio di ECFR, A crisis of one’s own: The politics of trauma in Europe’s election year, è basato su un sondaggio d’opinione pubblica svolto da YouGov, Datapraxis e Norstat in nove Stati membri dell’UE (Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Romania e Spagna), e in due Stati extraeuropei (Gran Bretagna e Svizzera). Questi dati, relativi a Paesi che rappresentano oltre il 75% della popolazione europea, forniscono un’istantanea molto rappresentativa delle posizioni politiche e delle preoccupazioni all’interno dell’UE e di come le questioni chiave potrebbero influenzare le elezioni europee e nazionali di quest’anno. 

 
Ivan Krastev e Mark Leonard, autori dello studio e noti esperti politici, sostengono che i tradizionali collegi elettorali europei, storicamente suddivisi in destra e sinistra e in posizioni pro e anti-UE, appaiono ora molto frammentati a causa di cinque crisi che hanno scosso l’Unione Europea negli ultimi anni. Essi sostengono che i traumi subiti a causa di questi shock – cambiamento climatico, COVID-19, immigrazione, costo della vita e guerra al confine orientale dell’Europa – sono diventati un importante fattore di previsione del comportamento degli elettori riguardo ciò che accadrà alle elezioni. Gli autori hanno utilizzato gli ultimi dati di ECFR sull’opinione pubblica per identificare cinque “tribù” distinte, meglio definite in base alle loro opinioni su cinque crisi che hanno avuto un impatto diretto sui cittadini dell’UE-27 negli ultimi quindici anni: 

  • Coloro che ritengono che il cambiamento climatico sarà la principale crisi ad avere un impatto sul loro futuro: 73,5 milioni di elettori; 
  • Coloro che ritengono che la pandemia di COVID-19 sarà la principale crisi ad avere un impatto sul loro futuro: 73,6 milioni di elettori; 
  • Coloro che ritengono che la crisi economica globale sarà il problema principale ad avere un impatto sul loro futuro: 70,8 milioni di elettori;   
  • Coloro che ritengono che l’immigrazione sarà la principale crisi ad avere un impatto sul loro futuro: 58,8 milioni di elettori;  
  • Coloro che ritengono che la guerra della Russia contro l’Ucraina sarà la principale crisi ad avere un impatto sul loro futuro: 49,6 milioni di elettori; 
  • Infine, c’è anche un gruppo più piccolo, di 46,5 milioni di elettori, che non condivide nessuno di questi cinque orientamenti o non sa come rispondere a questa domanda. 

Gli autori hanno poi evidenziato come questi gruppi, in materia di voto, non siano limitati a una singola nazione, né distribuiti uniformemente in tutta Europa. Ad esempio, in Germania l’immigrazione è chiaramente il problema principale per gli elettori, mentre, in Francia e Danimarca, la crisi più rilevante risulta essere il cambiamento climatico. In Italia e Portogallo, Paesi che sono stati segnati dalle crisi economiche del passato, questa eredità risuona ancora, al punto da dominare tutte le altre questioni. E, infine, non sorprende scoprire che i cittadini più preoccupati dalla guerra della Russia in Ucraina si trovino in Estonia, Polonia e Danimarca, data la vicinanza del loro Paese alla zona del conflitto. 

Gli esiti più rilevanti dello studio di Krastev-Leonard sono i seguenti: 

  • Il cambiamento climatico e l’immigrazione saranno i principali fattori di mobilitazione per gli europei. Il cambiamento climatico è percepito come il problema più grave da una pluralità di intervistati in Francia (27%) e Svizzera (22%) ed è stata una risposta congiunta con il punteggio più alto in Danimarca (insieme all’invasione russa dell’Ucraina, rispettivamente al 29%). È la seconda questione più importante per coloro che risiedono in Gran Bretagna (22%), Italia (21%), Germania (20%) e Spagna (19%). L’immigrazione, invece, è stata la risposta dominante in Germania (31%) e la seconda in Svizzera (19%). 
  • Queste due “tribù” svolgeranno un ruolo importante nelle elezioni di quest’anno. Krastev e Leonard citano le recenti elezioni nei Paesi Bassi, che hanno visto i partiti anti-immigrati in testa ai sondaggi e l’alleanza di sinistra pro-clima guidata da Frans Timmermans al secondo posto, come prova di ciò e ritengono che assisteremo a uno scontro tra due “ribellioni all’estinzione” nelle campagne politiche del 2024, con gli elettori della prima “tribù” che temono l’estinzione della vita umana e quelli della seconda che temono la scomparsa della propria nazione e identità culturale.
     
  • Il cambiamento climatico è in cima all’agenda dei giovani. Molti europei (24%) di età compresa tra 18 e 29 anni vedono il cambiamento climatico come la questione più importante, ponendola davanti alla crisi economica globale (22%), alla pandemia di COVID-19 (19%) e alla guerra della Russia in Ucraina (12%). Tra le cinque crisi, quella relativa all’immigrazione ha ottenuto il punteggio più basso, solo il 9% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni la ritiene la questione più rilevante. In Italia, la crisi che ha avuto maggiori ripercussioni sui giovani è stata la crisi economica globale (35%), immediatamente seguita dal cambiamento climatico (31%).
  • La questione “clima” è ritenuta molto importante dalle persone con un alto livello di istruzione in tutti gli undici Paesi esaminati. Il 22% degli intervistati che hanno ricevuto un’istruzione superiore, ritengono che il cambiamento climatico sia la questione principale che inciderà sul loro futuro. Questa percentuale scende al 18% e al 16% tra gli appartenenti ai gruppi di istruzione “media” e “bassa”. 
  • L’immigrazione è la questione più importante per gli elettori tedeschi e preoccupa anche gli elettori più anziani di tutta Europa. In Germania, delle cinque opzioni presentate agli intervistati, la maggioranza (31%) ritiene che l’immigrazione sia la questione più importante per il proprio futuro. I dati di ECFR mostrano anche che l’immigrazione è un problema principalmente per gli elettori europei anziani, con il 13% degli appartenenti alle fasce di età 50-59 e 60-69 anni, e il 16% di quelli di età superiore ai 70 anni, che la vedono come il problema più grande, rispetto ad appena il 9% nella fascia di età 18-29 anni e all’11% nella fascia di età 30-39 e 40-49 anni. 
  • I sostenitori dei partiti di destra e di estrema destra ritengono che l’immigrazione sia la questione più importante che influenzerà il loro futuro. Gli alleati del partito francese Reconquete (76%), dell’AfD tedesco (66%) e del partito britannico Reform (63%) pensano che l’immigrazione, negli ultimi dieci anni, abbia cambiato il modo in cui oggi guardano al proprio futuro. I membri della “tribù” dell’immigrazione tendono anche ad essere più euroscettici, essendo l’unico gruppo che si aspetta che l’UE crolli nei prossimi 20 anni (51%). 
  • È interessante notare come nei Paesi in cui la destra è al potere, l’immigrazione è percepita come una questione politica meno rilevante. In Italia, ad esempio, solo il 10% dei cittadini ritiene che l’immigrazione sia una questione fondamentale. Lo stesso vale per i sostenitori dei partiti in carica, come dimostra il fatto che solo il 17% di coloro che sostengono il partito di governo di Giorgia Meloni, Fratelli D’Italia, ritengono che l’immigrazione sia la questione che incide maggiormente sul proprio futuro.
  • La dinamica è opposta, invece, quando si parla di cambiamento climatico. I dati raccolti da ECFR indicano che dove i partiti verdi sono al potere, le preoccupazioni su questi temi sono aumentate. È il caso della Germania, dove il 20% degli intervistati, e il 48% dei sostenitori dei Verdi al governo, ritengono che la crisi climatica sia la questione di maggior impatto per il loro futuro. 
  • Gli elettori dell’Europa meridionale vivono ancora le conseguenze della crisi economica del 2008 e dell’Eurozona. I dati di ECFR evidenziano che, in Italia e Portogallo, cioè i Paesi fortemente colpiti dalle precedenti recessioni, le preoccupazioni sull’economia sono ancora molto presenti e dominano tutte le altre. In entrambi i Paesi, la maggioranza (34%) vede nelle “crisi economiche globali” la questione che ha maggiormente cambiato il modo in cui guardano al loro futuro. Si è riscontrata una forte preoccupazione anche in Estonia (29%, la seconda risposta con il punteggio più alto), Romania (25%, la seconda risposta con il punteggio più alto) e Spagna (19%, la seconda risposta con il punteggio più alto insieme alla risposta sul clima).  
  • Quelli appartenenti alla tribù della crisi economica possono, in un certo senso, essere visti come classici elettori di protesta. I dati suggeriscono che questo gruppo spesso è avverso a qualunque governo sia al potere, indipendentemente dall’orientamento politico. In Italia, ad esempio, il 31% degli appartenenti a questo gruppo dichiara di non aver intenzione di votare alle prossime elezioni europee, e un ulteriore 16% non è sicuro di cosa voterà. In Francia, il 40% non sa quale partito riflette meglio le loro idee. 
  • La guerra della Russia in Ucraina, come questione politica, sta sfuggendo all’attenzione generale, e sembra essere una preoccupazione principalmente di coloro che si trovano vicino al confine orientale dell’Europa. Gli intervistati in Estonia, Polonia e Danimarca ritengono che la guerra in Ucraina sia la problematica più importante (rispettivamente il 40%, 31% e 29%). Questa situazione appare in netto contrasto con quella di Spagna e Gran Bretagna (dove solo il 6% ha scelto questa risposta), o di Francia e Italia (7% in ciascuna), dove solo piccole minoranze vedono la guerra come una questione che ha cambiato il modo in cui guardano al loro futuro. Potrebbe essere il sintomo della nascita di forte divario tra le élite europee, che affermano ancora di fare tutto il necessario per sostenere Kiev, e i loro elettori, che sono più concentrati su altre crisi. 

Nella loro analisi, Leonard e Krastev avvertono che i partiti politici tradizionali potrebbero avere difficoltà a trasformare le prossime elezioni in un referendum sul futuro del progetto europeo. Farebbero meglio a proporre soluzioni per i due fattori considerati più importanti stimolanti della popolazione europea: il cambiamento climatico, una causa europea liberale tradizionale che è ora oggetto di uno sforzo di “rinazionalizzazione” anti-establishment; e l’immigrazione, in precedenza dominio dei partiti di destra e di estrema destra, ma che recentemente è diventata parte degli sforzi dell’UE per trovare una politica concorde comune. Altre questioni, inclusa la crisi economica, potrebbero finire per smobilitare gli elettori, piuttosto che convincerli a votare, mentre la guerra in Ucraina sembra trasformarsi da una crisi esistenziale per tutta l’Europa in una crisi esclusiva di Kiev e dei Paesi vicini. 

Gli autori aggiungono poi che i prossimi mesi saranno “importanti per il futuro dell’Europa”, poiché i partiti cercheranno di conciliare le ansie e le richieste dei cittadini, determinate dalle crisi, con i piani per far entrare l’Ucraina nell’UE; mantenere il sostegno pubblico allo sforzo bellico; delimitare il budget e le ambizioni del Green New Deal; e portare avanti la politica comune di asilo per gli immigrati, recentemente concordata. Concludono sottolineando che ognuna delle cinque crisi europee “ha molte vite”, ma sarà alle urne che “vivranno, moriranno o risorgeranno”. 

Mark Leonard, coautore e direttore di ECFR, commentando il nuovo report ha affermato: 
“Nelle elezioni del Parlamento europeo del 2019, la lotta è stata principalmente tra i populisti, che volevano voltare le spalle all’integrazione europea, e i partiti tradizionali, che volevano salvare il progetto europeo dalla Brexit e da Trump. Ma, questa volta, sarà uno scontro tra i timori contrastanti dell’aumento delle temperature, dell’immigrazione, dell’inflazione e dei conflitti militari”.

Ivan Krastev, coautore e presidente del Centre for Liberal Strategies, ha aggiunto: 

“Il nostro ultimo studio evidenzia come i cittadini europei si stiano allontanando dai vincoli ideologici di destra e sinistra, nel contesto di come vedono la politica nell’UE, e come piuttosto siano guidati dalle crisi che hanno influenzato le loro vite negli ultimi anni.” 

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.