Frozen out: perché l’UE ha bisogno di una strategia per l’Artico

Attraverso un approccio multilaterale e cooperativo per l’Artico, l’UE potrebbe far sì che i progetti nella regione tengano conto delle preoccupazioni economiche ed ambientali

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Per secoli l’Artico è stato percepito in modo quasi trasversale come un’area glaciale e polare incontaminata. Tuttavia, recentemente cambiamento climatico e nuove tecnologie hanno innescato alcuni sviluppi che potrebbero avere implicazioni di peso per commercio marittimo, approvvigionamento energetico e geopolitica.

Fra i tre passaggi principali attraverso l’Oceano Artico, la Rotta del Mare del Nord (North Sea Route – NSR) – la più vicina al confine russo – è quella meglio posizionata per diventare una scorciatoia tra Asia, Europa e Nord America. L’apertura di questa rotta potrebbe portare a una notevole riduzione dei costi per l’industria marittima.

Sin dal primo passaggio di una nave container – si trattava di una nave Maersk – lungo la NSR nel 2018, si è registrato un netto aumento degli scambi lungo la rotta. Nel 2019, le navi hanno portato a termine più di 2.000 viaggi lungo la NSR, trasportando 31,5 milioni di tonnellate di merci (grafico sotto). La cifra dovrebbe raggiungere 92,6 milioni di tonnellate entro il 2024.

Molti governi stanno dimostrando un reale interesse nello sviluppo della NSR, insieme ad altre rotte artiche. Tuttavia, sono prima necessarie delle risposte ad alcune domande chiave sull’impatto della NSR sull’industria marittima e sull’economia marittima in senso più ampio.

Cambiamento climatico e ambiente

Cambiamento climatico ed impatto ambientale dei trasporti marittimi e dell’estrazione di energia hanno importanti implicazioni per lo sfruttamento delle rotte artiche. Il riscaldamento globale è la causa principale dello sghiacciamento e, di conseguenza, rappresenta il motivo per cui queste rotte stanno diventando vitali. Il cambiamento climatico ha anche portato a un aumento del livello delle acque marittime.

Un incremento del traffico navale attraverso l’Artico comporterebbe un maggiore uso di mezzi ad alto consumo di carburante, come rompighiaccio e navi resistenti al ghiaccio – annullando probabilmente quella riduzione delle emissioni di carbonio che risulterebbe invece dalla navigazione attraverso rotte settentrionali più brevi. Ciò potrebbe generare dissenso tra i cittadini dei paesi europei, molti dei quali sono sempre più sensibili alle questioni ambientali e spesso esigono un comportamento socialmente responsabile da parte delle compagnie di navigazione, delle imprese energetiche, delle banche e di altre società.

Queste considerazioni – in termini di reputazione quanto di costi – potrebbero determinare una limitazione dell’uso dell’Artico come rotta di navigazione globale transoceanica. Non è tuttavia chiaro se esse limiteranno anche il traffico locale di merci e lo sfruttamento dell’energia a livello regionale; si riscontra infatti una relativa mancanza di trasparenza politica in alcuni paesi della regione.

C’è inoltre un complesso quadro giuridico con sovrapposizione tra convenzioni e trattati internazionali da una parte e norme nazionali e locali dall’altra. Questa architettura normativa così complessa potrebbe generare ulteriori ostacoli alle attività commerciali nel settore della navigazione e dell’energia.

Corridoio energetico

Quello che ancora non è chiaro è se la rotta artica si evolverà in un corridoio marittimo dell’energia oppure in una vera e propria rotta globale di trasporto merci. La Russia, che possiede il 70% del gas naturale e il 41 % del petrolio nelle riserve artiche non ancora scoperte, ha una posizione dominante sulla regione grazie al vantaggio logistico. In qualità di più grande stato costiero sull’Oceano Artico, la Russia ha sviluppato una rete di trasporti relativamente avanzata nella regione, e vanta la più grande flotta rompighiaccio del mondo. Il paese ha all’attivo numerosi piani per nuovi progetti di sfruttamento energetico nell’Artico. Tra questi, Mosca ha recentemente completato il suo primo progetto di estrazione di gas su larga scala nella penisola di Yamal, con un costo che si avvicina ai 30,5 miliardi di dollari.

Nei prossimi anni, si prevede che questi investimenti energetici rappresenteranno un forte stimolo per il traffico merci nell’Artico, per i servizi collaterali di trasporto marittimo nella regione (in particolare lungo la rotta NSR) e le infrastrutture portuali in Russia. Sebbene sia molto difficile che la NSR possa diventare un’alternativa al Canale di Suez per il commercio tra Europa e Asia, la rotta potrebbe comunque svolgere un ruolo importante a livello locale e regionale su questo asse commerciale.

Covid-19 e geopolitica

Grazie alla sua posizione geografica e alle abbondanti risorse energetiche presenti nella regione, l’Artico ha un’indubbia importanza strategica per la Russia, la Cina, gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Tuttavia, la crisi economica globale causata dal COVID-19 ha avuto un impatto notevole su tutti questi attori della regione artica. La crisi continuerà, almeno per ora, a ridurre il commercio via nave e la domanda di petrolio e gas, forse limitando anche le loro attività nella regione.

La Cina non confina con l’Artico ma, in quanto potenza globale, ha definito ufficialmente la sua politica dell’Artico in un Libro Bianco pubblicato dall’Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato nel gennaio 2018. Da allora, Pechino ha messo in atto una complessa strategia diplomatica ed economica per ottenere accesso alle risorse naturali e aumentare la propria influenza nell’area.

Al contrario, gli Stati Uniti non si sono impegnati economicamente in modo diretto nell’Artico. Ma il paese sembra comunque essere determinato a contenere le ambizioni russe e cinesi nella regione. A questo fine, le iniziative degli Stati Uniti si concentrano sulla libertà di navigazione lungo la NSR, sul mantenimento delle sanzioni contro la Russia (che ostacolano fortemente le capacità russe di perforazione offshore) e su controlli costanti della potenza navale cinese.

L’UE ha invece cercato di elaborare una strategia per integrare la NSR nelle sue rotte logistiche, attraverso l’estensione dei corridoi Scandinavo- Mediterraneo e del Nord-Baltico. Inoltre, nel 2016, l’UE ha ribadito il suo interesse strategico per l’Artico in due documenti di alto profilo:

-La Global Strategy, che ha sottolineato l’importanza di limitare le tensioni nella regione.

-La nota ” Integrated EU policy for the Arctic”, che ha approfondito le priorità europee in tale ambito.

Nel complesso, le disposizioni comuni ai due documenti definiscono un approccio globale, che tenta di coordinare le iniziative diplomatiche con le politiche interne all’UE in relazione alle nuove sfide nell’Artico. L’UE ha concentrato i suoi sforzi in materia di sviluppo sostenibile su diversi strumenti per il finanziamento di progetti, quali Horizon 2020 e InnovFin, procedendo nel contempo con investimenti chiave attraverso istituzioni quali la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Nell’ambito di questa strategia, due settori di investimento sembrano giocare un ruolo particolarmente significativo per il commercio marittimo e la logistica a livello europeo in relazione all’Artico: il monitoraggio e la navigazione spaziale (attraverso le reti satellitari Copernicus e Galileo, nonché la partecipazione alla GEO Cold Region Initiative) e la rete transeuropea dei trasporti.

Anche i paesi affacciati sul Mediterraneo hanno un interesse particolare nello sviluppo di tale strategia. Purtroppo, nonostante anni di sforzi diplomatici, il Consiglio artico non ha ancora riconosciuto l’UE come osservatore ufficiale – a causa dell’opposizione sia degli Stati Uniti sia della Russia.

La strategia dell’UE per l’Artico potrebbe rafforzarsi con lo sviluppo della NSR attraverso progetti di estrazione energetica, per proseguire poi con la trasformazione della rotta in una grande autostrada di navigazione commerciale. Questo approccio potrebbe portare ad un graduale sviluppo di iniziative imprenditoriali nell’Artico – con alla base consorzi internazionali volti a condividere i costi e i rischi di operare in queste zone. Attraverso un approccio multilaterale e cooperativo nei confronti dell’Artico, l’UE darebbe un forte contributo a fare in modo che i progetti di sviluppo della regione siano compatibili con le esigenze ambientali e di sostenibilità.

È auspicabile che gli stati più direttamente coinvolti (e in particolare Russia e Cina) avviino una cooperazione nell’Artico soprattutto in tre aree principali: ricerca scientifica, protezione ambientale, infrastrutture portuali e logistica. In tale contesto, un’Unione Europea più attiva potrebbe davvero fare la differenza nella regione, svolgendo un ruolo di bilanciamento e combinando lo sviluppo economico con elevati standard di protezione ambientale. Senza questo ruolo dell’Europa vi è il rischio che la competizione prevalga sulla cooperazione, a scapito dell’ambiente. Anche nell’Artico abbiamo bisogno di più Europa!

Questa analisi riassume gli elementi principali contenuti nel rapporto “The Arctic route – Maritime and economic scenario, geo-strategic analyses and perspectives” pubblicato da Intesa Sanpaolo e SRM nell’aprile 2020.

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