Una certa idea di Europa: Come il prossimo presidente francese può assumere la leadership

Il prossimo presidente francese dovrebbe perseguire obiettivi di politica estera europea che proteggano i cittadini europei dalle minacce che più li preoccupano

PARIS, FRANCE – JANUARY 01: Arc de Triomphe is pictured from The Avenue des Champs-Elysees as illuminated in the color of the European Union flag to mark of France presidency of the EU in Paris, France on January 01, 2022 Antonio Borga / Anadolu Agency
Arco di Trionfo illuminato di blu per celebrare la presidenza francese del Consiglio dell’UE, lo scorso gennaio a Parigi
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  • Un nuovo sondaggio ECFR, pubblicato in vista del vertice dei 27 leader dell’UE che si terrà questa settimana a Versailles, suggerisce come le misure adottate dall’Europa per sostenere l’Ucraina e sanzionare la Russia siano il minimo che l’opinione pubblica europea si aspettasse. Gli europei rivendicano maggiore cooperazione a lungo termine in materia di sicurezza a livello europeo. 
  • La maggioranza in Europa ritiene che il sistema politico del proprio Paese sia in crisi e che la cooperazione internazionale non stia funzionando nell’era Covid19 e del cambiamento climatico. Gli europei desiderano anche maggiore cooperazione all’interno dell’UE, affinché i propri Paesi siano preparati alla prossima pandemia. 
  • La fiducia nei sistemi politici nazionali è scarsa in tutta Europa: la maggioranza degli europei (58%) ritiene che gli elettori comuni non possano avere “alcun impatto” sulla politica attuale. L’idea che le istituzioni nazionali siano “in crisi” è maggiormente diffusa in Grecia (87%), Spagna (80%), Italia (77%), Portogallo (72%), Francia (69%), Estonia (65%), Polonia (63%) e Ungheria (52%).  
  • Il sostegno alle istituzioni dell’UE, tuttavia, è ancora molto alto. Il 59% degli europei sostiene l’appartenenza del proprio Paese all’UE. In 10 dei 12 Stati membri oggetto del sondaggio, l’opinione prevalente è che il sistema europeo funzioni. 
  • Gli europei vedono la Francia – dove il mese prossimo si terranno le elezioni – come un “partner affidabile” all’interno dell’UE. Essi “confidano” che la Francia difenda i loro interessi, in particolare in materia di sicurezza, difesa, e di tutela della democrazia e dei diritti umani. 
  • Susi Dennison e Tara Varma, esperte di ECFR e autrici del report, ritengono che vi sia un’opportunità per il prossimo presidente francese di riformulare il ruolo della Francia all’interno dell’UE e di mostrare “l’importanza della potenza europea” in un mondo che appare sempre più incerto e competitivo.  

Il nuovo report pubblicato oggi dallo European Council on Foreign Relations (ECFR) sottolinea come la posta in gioco non potrebbe essere più alta per i 447 milioni di cittadini europei. L’Europa, infatti, deve fare i conti con l’invasione militare russa dell’Ucraina, la risposta occidentale senza precedenti ad un assalto a un Paese europeo sovrano e le elezioni presidenziali in Francia, che si terranno tra un mese. 

In un sondaggio che ha coinvolto circa 15.000 cittadini in dodici Stati membri dell’UE, condotto poche settimane prima dell’invasione russa dell’Ucraina, ECFR ha rilevato che oggi la Russia è considerata una delle principali “minacce” per l’Europa, insieme alla pandemia di COVID-19, ai cambiamenti climatici e ai flussi migratori. Inoltre, il 50% di chi ritiene che la Russia sia una minaccia desidera una sovranità europea più incisiva. Poiché gli elettori europei interpretano l’invasione russa come un test per la sovranità europea, essi ritengono che sia necessario rafforzare la cooperazione all’interno del blocco, e che il proprio Paese abbia appunto bisogno di una cooperazione più profonda in materia di sicurezza. Ciò è stato riscontrato in tutti i Paesi, ad eccezione dei Paesi Bassi e della Danimarca. Secondo Susi Dennison e Tara Varma, le due autrici del report, questi risultati, insieme al recente “sondaggio flash” di ECFR sulla crisi – che ha mostrato che molti europei si aspettavano un’invasione russa dell’Ucraina entro il 2022 – suggeriscono che la possibilità di un conflitto abbia aumentato la consapevolezza dei cittadini europei e il sostegno per una collaborazione rafforzata all’interno dell’UE. 

Il sondaggio ha anche rivelato che la fiducia nei sistemi politici nazionali è scarsa in molti Stati membri, soprattutto in Grecia (87%), Spagna (80%), Italia (77%), Portogallo (72%), Francia (69%), Estonia (65%), Polonia (63%) e Ungheria (52%), dove i cittadini hanno la percezione che le istituzioni del proprio Paese siano “in crisi”. Inoltre, molti degli intervistati ritengono che gli “elettori comuni” non abbiano “alcun impatto” sulla politica. 

Il sondaggio di ECFR, commissionato tramite YouGov, Datapraxis, Analitiqs, Datalyze, Turu-uuringate e Szondaphone e fonte di dati per il report A certain idea of Europe: How the next French president can lead, ha rilevato come la maggioranza ritenga che il COVID-19 e il cambiamento climatico siano le più grandi “minacce” che l’Europa deve affrontare. Anche la Russia, la crisi economica e la migrazione sono state classificate come problematiche molto importanti. Quando ECFR ha chiesto agli europei la loro opinione sulla cooperazione internazionale relativamente al COVID-19 e ai cambiamenti climatici, rispettivamente il 60% e il 71% degli intervistati l’ha definita “inefficace”. Sorprendentemente, quando è stato chiesto se il sistema internazionale abbia effettivamente lavorato per affrontare queste sfide, pochissimi (8% per il COVID-19 e 11% per i cambiamenti climatici) hanno risposto “non so”. 

Eppure, nonostante questo senso di disillusione nei confronti dei sistemi nazionali e della risposta internazionale alle recenti crisi, il sostegno al progetto europeo resta ben saldo. ECFR ha rilevato che un’ampia maggioranza (59%) degli intervistati è favorevole all’appartenenza del proprio Paese all’UE, mentre in 10 dei 12 Stati membri le persone sono più positive riguardo all’UE che al proprio sistema politico nazionale. Secondo Dennison e Varma questo, accanto alla visione europeista del nuovo governo tedesco e al riemergere della guerra nel continente europeo, offre alla Francia un’opportunità per svolgere un ruolo importante nel plasmare la direzione del progetto europeo. 

Il sondaggio paneuropeo dell’ECFR su dodici Stati membri dell’UE ha rilevato che: 

  • La Russia è considerata una delle principali minacce per l’Europa. Secondo quanto emerso dal “sondaggio flash” di ECFR, svolto il mese scorso, la maggioranza degli europei si aspettava un attacco russo all’Ucraina. Alla domanda su come si sentissero riguardo all’idea di sovranità europea, le risposte nei dodici Stati membri erano molto più positive tra coloro che vedevano la Russia come una minaccia importante (36% contro 29% in totale). Gli intervistati erano anche più propensi a pensare che il proprio Paese avesse bisogno di una maggiore cooperazione europea in materia di sicurezza. Questa tendenza è emersa in tutti i Paesi, ad eccezione dei Paesi Bassi e della Danimarca. La Russia è vista come una delle due principali minacce per l’Europa anche da Stati membri geograficamente vulnerabili, tra cui Estonia (44%), Polonia (42%), Danimarca (40%), Svezia (39%), nonché da grandi minoranze nei Paesi Bassi (27%), Germania (25%) e Spagna (24%). 
  • Gli europei sostengono la cooperazione europea in materia di sicurezza. La minaccia russa è un test per la sovranità europea, che si è evoluta notevolmente da quando si è svolta l’indagine di ECFR. Nonostante siano apparsi centinaia di titoli sui media durante il nostro periodo di indagine su come un nuovo ordine di sicurezza europeo sia stato concordato nei colloqui tra Stati Uniti e Russia, senza la presenza dell’UE, i cittadini europei sembrano pensare che ciò dimostri che è necessario rafforzare la cooperazione europea in materia di sicurezza anziché fare un passo indietro. Ciò è in linea con quanto è emerso da un sondaggio commissionato da ECFR, pubblicato il mese scorso: gli europei ritenevano che un’eventuale invasione russa dell’Ucraina avrebbe avuto conseguenze molto rilevanti per l’UE, e che quest’ultima dovesse essere partecipe nella risposta a tale attacco. Le reazioni senza precedenti dei leader europei nell’attuazione di un pacchetto di sanzioni di vasta portata, coordinato con altri attori globali e Stati membri – inclusa la Germania che ha inviato armi e aiuti al popolo ucraino – probabilmente rafforzeranno ulteriormente i sentimenti positivi della popolazione europea. 
  • I passi che l’UE ha compiuto dall’invasione, per sanzionare la Russia e sostenere l’Ucraina, sembrano essere il minimo che l’opinione pubblica europea si aspettasse. Quando è stata chiesta un’opinione sulla risposta europea nei confronti del coinvolgimento della Russia in Europa orientale (Ucraina e Bielorussia), la maggioranza degli intervistati ha risposto in modo negativo (il 31% è spaventato, il 15% arrabbiato e l’11% triste). 
  • Gli europei, nella stragrande maggioranza, ritengono che la collaborazione europea e l’appartenenza del proprio Paese all’UE siano positive. Il 59% degli intervistati pensa che valga la pena che il proprio Paese sia membro dell’UE, un’opinione condivisa da oltre il 50% in nove dei dodici Stati membri intervistati. E anche in Francia (49%), Italia (48%) e Svezia (48%), dove il sentimento positivo sull’appartenenza all’UE è meno forte, le risposte a favore superano di gran lunga quelle contrarie. 
  • COVID-19 e cambiamento climatico sembrano essere le principali “minacce” che l’Europa deve affrontare. Una pluralità di intervistati (29%) ritiene che, in ordine gravità, prevalga il coronavirus, seguito da cambiamento climatico, crisi economica e migrazione (rispettivamente, al 27%, il 25% e il 25% delle due principali “minacce” elencate). Danimarca (37%), Italia (36%) e Paesi Bassi (35%) ritengono che il cambiamento climatico sia più grave, mentre il 40% in Portogallo ritiene che il primo posto spetti al COVID-19. Secondo Dennison e Varma, queste preoccupazioni, che aumentano tra le persone di età compresa tra 18 e 29 anni, possono dipendere dalla “poca concretezza” della cooperazione internazionale. 
  • La maggioranza in tutta Europa è delusa dalle risposte internazionali alla pandemia da COVID-19 e alla crisi climatica. Negli Stati membri intervistati, il 60% afferma che la cooperazione internazionale non stia ottenendo risultati per quanto riguarda la pandemia di coronavirus, e ben il 71% ritiene che sia “in forte crisi” per quanto concerne il cambiamento climatico. Quando viene chiesto se il sistema internazionale stia effettivamente lavorando sul cambiamento climatico, solo l’11% risponde “non so”(e l’8% sul COVID-19). Ciò suggerisce che gli elettori europei comprendono l’importanza della cooperazione internazionale su questioni che hanno ripercussioni notevoli sulla loro vita. 
  • La fiducia nei sistemi politici nazionali è scarsa in tutta Europa. Il 58% degli intervistati nei 12 Stati membri ritiene che il rispettivo sistema nazionale sia “in crisi”. Questo soprattutto in Grecia (87%), Spagna (80%), Italia (77%) e Portogallo (72%), sebbene percentuali molto elevate siano emerse anche in Francia (69%), Estonia (65%), Polonia (63%) e Ungheria (52%). 
  • Molti in Europa credono che gli “elettori comuni” non abbiano alcuna influenza sulla direzione politica del proprio Paese. La maggioranza (58%) ha espresso questo punto di vista, soprattutto in Francia (63%), Italia (66%) ed Estonia (67%). Gli Stati meno pessimisti sulla questione sono Danimarca e Portogallo, anche se la convinzione di una mancanza di impatto da parte degli elettori comuni è prevalente anche in questi due Paesi (rispettivamente al 48% e al 47%). I risultati dagli altri Stati membri sono i seguenti: Grecia (55%), Germania (54%), Ungheria (55%), Paesi Bassi (59%), Polonia (62%), Spagna (58%) e Svezia (53%). 
  • La Francia è considerata un partner efficace e una guida “affidabile” da molti in Europa, in vista delle elezioni che si terranno ad aprile. Una pluralità di intervistati in tutta Europa ritiene che il sistema politico nazionale francese funzioni bene, il tutto a un mese dalle elezioni presidenziali. Numeri ancora maggiori “confidano” che la Francia sia in grado di difendere gli interessi dell’Europa in materia di difesa e sicurezza (43%), questioni economiche e finanziarie (36%), gestione delle relazioni con gli Stati Uniti (42%) e difesa della democrazia e dei diritti umani (46%). Il pubblico francese è molto più critico sul proprio sistema nazionale rispetto a quello degli altri Paesi. 
  • Gli europei sostengono il condizionamento dell’accesso ai fondi UE alla conformità degli Stati membri agli standard di democrazia e stato di diritto, mentre sono in corso i procedimenti della Corte di giustizia contro Ungheria e Polonia. La maggior parte degli europei ritiene che l’UE dovrebbe avere il potere di criticare pubblicamente i governi (61%), di “trattenere” i fondi strutturali (58%) e di “sospendere” i diritti di voto (52%) degli Stati membri che violano il diritto europeo. Ci sono differenze da Paese a Paese su questo fronte, in particolare sul negare i fondi e sulla limitazione dei diritti di voto nel Consiglio dell’UE, dove i cosiddetti Stati “frugali” (Svezia, Paesi Bassi, Danimarca e Germania) e l’Estonia, sostengono tali interventi più di altri Stati membri. Tuttavia, su tutte e tre le potenziali linee d’azione è stata riscontrata per lo meno una pluralità, se non una maggioranza, in ogni Stato membro. Il sostegno al negare l’’accesso ai fondi europei è più pronunciato in Estonia (68%), Paesi Bassi (68%), Danimarca (67%), Svezia (67%), Germania (62%) e Portogallo (60%). È interessante notare che la maggioranza degli intervistati in Ungheria sostiene l’UE nel negare l’accesso ai fondi strutturali (51%) e limitare i diritti di voto nel Consiglio (52%) nel caso in cui vengano rilevate problematiche serie e durature in materia di violazioni dello stato di diritto. 

Dennison e Varma sostengono che, a causa del conflitto militare in Europa e della doppia crisi del COVID-19 e del cambiamento climatico, gli europei siano “disillusi” a livello nazionale, e che cerchino sostegno presso i propri partner europei e la leadership politica a Bruxelles per difendere i propri interessi. Questa evoluzione, secondo le autrici del rapporto, rappresenta un’“opportunità” per la Francia di sviluppare la propria leadership europea. 

Sulla base dei dati del sondaggio, che mostrano che gli europei “confidano” nella Francia in materia di sicurezza, difesa e tutela della democrazia e dei diritti umani, le autrici osservano che il prossimo presidente della Quinta Repubblica francese potrebbe avere maggiore voce in capitolo sulla direzione del progetto europeo nei prossimi anni. Per raggiungere questo obiettivo, sarà fondamentale una maggiore cooperazione all’interno dell’UE, soprattutto in campo economico, data la minore fiducia riposta nella leadership francese per quanto concerne le questioni economiche.  

Dennison e Varma concludono che la Francia abbia le “capacità” e la “volontà pubblica” per espandere la propria presenza all’interno dell’UE, contrariamente alle ipotesi di molti osservatori. Per farlo, tuttavia, dovrà adattare il modo di difendere la propria agenda europea. Parigi dovrà sviluppare una narrativa più forte sul ruolo che l’UE può svolgere nei confronti di Russia e Cina e rendere gli affari europei più presenti nel dibattito francese. I candidati alle prossime elezioni presidenziali hanno l’opportunità di fare entrambe le cose. 

Secondo Susi Dennison, coautrice del report e Senior Policy Fellow di ECFR: 

Il nostro sondaggio suggerisce che le misure adottate a livello europeo dall’invasione dell’Ucraina, per sostenere Kiev e sanzionare la Russia, siano il livello minimo di intervento che l’opinione pubblica europea si aspettasse. Gli europei chiedono una cooperazione più profonda e a lungo termine sulle questioni di sicurezza a livello dell’UE. 

Il sondaggio ha rivelato che gli europei sono disillusi nei confronti dei propri sistemi politici nazionali e delle risposte internazionali alla doppia crisi del COVID-19 e del cambiamento climatico. È interessante notare, tuttavia, che questo senso di disperazione non si è tradotto in atteggiamenti concreti nei confronti dell’UE. Gli europei sostengono ancora in modo preponderante l’appartenenza del proprio Paese al blocco e credono che le sfide globali richiedano una maggiore collaborazione tra gli Stati membri. È probabile che questa fiducia nella cooperazione europea sia ulteriormente rafforzata dalla rapidità e dalle azioni di risposta dell’UE all’invasione russa dell’Ucraina. 

A meno di un mese dalle elezioni nazionali e con l’Europa in crisi, la Francia ha uno spazio per accrescere il proprio ruolo nel processo decisionale dell’UE, qualcosa a cui gli europei sono, in linea generale, favorevoli. L’invasione russa dell’Ucraina potrebbe offrire alla Francia l’opportunità di trarre vantaggio dalla fiducia degli altri Stati membri ed emergere come leader, in un momento che appare decisivo per la politica estera europea.” 

Secondo Tara Varma, coautrice e Senior Policy Fellow di ECFR: 

I nostri dati mostrano come ci sia una volontà popolare a sostegno dell’incremento della leadership francese all’interno dell’UE. Nonostante le opinioni di molti osservatori, gli europei sembrano a proprio agio con la leadership francese e sono ampiamente d’accordo sul fatto di aver bisogno di un’agenda ambiziosa quale quella sostenuta da Emmanuel Macron, in particolare per quanto riguarda la difesa. Tuttavia, se la Francia cercherà di porsi come guida, gli europei si aspetteranno che prenda una posizione più dura, in particolare sulla recente aggressione russa, nonché sulle questioni della Cina e dello stato di diritto all’interno dell’UE. 

Paradossalmente, i politici francesi che assumono questo ruolo potranno essere oggetto di critiche, data l’ostilità interna all’idea di un’ulteriore integrazione europea. È probabile che Macron fosse così concentrato sul vendere la sovranità europea agli europei che abbia trascurato le opinioni dei suoi stessi cittadini. 

A solo un mese dalle elezioni presidenziali, è ormai chiaro che sia emerso uno spazio per ciascuno dei candidati per rendere l’Europa più centrale all’interno del dibattito politico interno e per presentare le ragioni a sostegno di una leadership francese più inclusiva all’interno del blocco.” 

Questo nuovo report basato su sondaggi fa parte di un più ampio progetto di ECFR, volto a comprendere le opinioni e i desideri degli europei in materia di politica estera. Le precedenti pubblicazioni basate su sondaggi riguardano la percezione dei cittadini europei sul conflitto Russia-Ucraina, la crisi del COVID-19 e le opinioni e aspettative dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti e di altre potenze internazionali. 

I dettagli del “sondaggio flash” di ECFR possono essere consultati  qui

È possibile trovare maggiori informazioni e dettagli sui risultati di questo programma del think tank al seguente indirizzo:https://www.ecfr.eu/europeanpower/unlock

SONDAGGI 

Questo report si basa su un sondaggio svolto in dodici Stati membri dell’Unione Europea, condotto per ECFR in Danimarca (1.023 intervistati), Estonia (502), Francia (3.019), Germania (2.013), Grecia (511), Ungheria (1.500), Italia (1.006), Paesi Bassi (1.008), Polonia (1.517), Portogallo (1.002), Spagna (1.011) e Svezia (1001) da YouGov, Datapraxis Analitiqs, Datalyze, Turi-uuringate e Szondaphone, tra il 21 gennaio e il 7 febbraio. La dimensione del campione per ciascun Paese è rappresentativa a livello politico e nazionale. 

DONATORI E PARTNER 

Per questo progetto, ECFR ha collaborato con Think Tank Europa (Danimarca) e con la Calouste Gulbenkian Foundation

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.