Un clima nuovo per la pace: Il ruolo dell’Europa nella promozione della cooperazione tra Stati arabi del Golfo e Iran su ambiente e clima

I decisori politici europei dovrebbero sostenere le iniziative di diplomazia climatica per migliorare le relazioni tra Iran e monarchie del Golfo

Tre persone camminano su alcune rocce al lago Urmia, apparentemente asciutto (Iran, 2011)
Immagine di Ninara
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Risultati principali

  • Il processo di de-escalation tra l’Iran e gli Stati arabi del Golfo è fragile e potrebbe crollare in caso di un fallimento delle iniziative per rilanciare l’accordo sul nucleare iraniano.
  • Una piattaforma di dialogo sul clima e sulla sicurezza ambientale potrebbe rivelarsi una delle poche vie politicamente praticabili per rafforzare e sostenere i canali diplomatici tra l’Iran e le monarchie del Golfo. 
  • Il Medio Oriente è estensivamente esposto agli effetti del cambiamento climatico e deve affrontare sfide quali la scarsità d’acqua, l’inquinamento atmosferico e le tempeste di sabbia, l’aumento delle temperature e i fenomeni meteorologici estremi. 
  • Gli europei dovrebbero sostenere in modo proattivo una piattaforma regionale finalizzata ad affrontare le questioni climatiche come mezzo per promuovere i loro interessi nel processo di de-escalation, affermare la loro influenza in una regione sempre più multipolare e raggiungere gli obiettivi prefissati in ambito di sicurezza climatica e ambientale.  
  • Le iniziative europee dovrebbero evidenziare i meriti della cooperazione regionale, concentrandosi sulla diplomazia, sulla ricerca scientifica congiunta, sul rafforzamento delle capacità e sugli investimenti strategici.

Il Medio Oriente è una delle regioni del mondo maggiormente esposte al cambiamento climatico e alla desertificazione. Le sfide urgenti che deve affrontare comprendono l’inquinamento atmosferico e le tempeste di sabbia, le temperature altissime, che in alcune aree superano la soglia di adattabilità umana, e i fenomeni meteorologici estremi. Da tempo un campanello d’allarme, la carenza idrica sta peggiorando. Tuttavia, i Paesi del Medio Oriente si stanno muovendo troppo lentamente per affrontare queste minacce comuni alla loro sicurezza ambientale e climatica – e raramente cooperano in queste aree.

Fino a pochi mesi fa, la Russia forniva il 40% delle importazioni di gas naturale dell’Unione Europea e il 27% delle importazioni di petrolio.  Ma la risposta all’invasione totale dell’Ucraina da parte della Russia ha spinto gli europei a cercare fornitori alternativi, tra cui gli Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG). L’urgenza della situazione ha fatto sì che gli Stati europei si concentrassero nuovamente sugli idrocarburi, a discapito della loro reputazione in ambito di lotta al cambiamento climatico. Pertanto, gli europei sono ora chiamati a compiere sforzi diplomatici sostanziali e a investire nella transizione energetica – iniziative, queste, che sarebbero particolarmente significative se dirette verso gli Stati del CCG, tra i principali produttori di idrocarburi al mondo.

Mentre tali preoccupazioni diventano sempre più rilevanti, Cinzia Bianco, Visiting fellow di ECFR, suggerisce nel suo ultimo policy brief che gli europei dovrebbero incoraggiare i decisori politici mediorientali a lavorare insieme, e dovrebbero creare e sostenere una piattaforma che renda possibile questa cooperazione. Ciò contribuirebbe all’avanzamento dell’agenda climatica europea e metterebbe in luce l’impegno degli europei nella lotta al cambiamento climatico come problema globale, oltre a rafforzare la tendenza alla distensione tra gli Stati arabi del Golfo e l’Iran.

Raccomandazioni principali del policy brief:

  • Facilitare la diplomazia ambientale: Gli europei dovrebbero adoperarsi per rafforzare i processi diplomatici regionali sviluppatisi nel corso dell’ultimo anno, in particolare collegando iniziative eterogenee e dando priorità alla creazione di un dialogo coerente, sostenibile e pragmatico. 
  • Promuovere la ricerca scientifica congiunta: Ciò sarebbe particolarmente utile in settori quali l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, il miglioramento delle piogge, la desalinizzazione e le tempeste di sabbia. La ricerca su problemi e soluzioni in queste aree potrebbe essere politicamente più efficace per la regione se condotta dagli stessi Stati del Medio Oriente anziché da Paesi più lontani.
  • Perseguire le opportunità di investimento strategico e di sviluppo delle capacità: Gli europei hanno un chiaro interesse a sostenere la transizione verde negli Stati del CCG, in Iraq e in Iran. Per molti aspetti, ciò richiederà il coinvolgimento attivo del settore privato europeo e persino un finanziamento iniziale da parte dell’UE. In linea con il Green Deal europeo e la Comunicazione congiunta, l’UE dovrebbe organizzare un Green Business Forum che riunisca i rappresentanti del settore privato sia dell’Europa che del Golfo.

Gli sforzi di de-escalation tra gli Stati mediorientali continueranno a essere fragili fino a che essi non saranno in grado di intrattenere conversazioni delicate sulle loro preoccupazioni geopolitiche e di sicurezza. In questo contesto, una piattaforma di dialogo sulla sicurezza climatica e ambientale può rivelarsi una delle poche vie politicamente praticabili per rafforzare e sostenere i canali di diplomazia regionale. Gli europei sono consapevoli che è nel loro interesse promuovere la distensione tra l’Iran e i suoi vicini arabi. Ciò potrebbe rafforzare la posizione dell’UE in una regione sempre più multipolare e aiutarla a rispettare i propri impegni in materia di sicurezza climatica e ambientale.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.