Perché l’Europa dovrebbe far rientrate i propri foreign fighters
Gli stati UE hanno fallito nel costruire una strategia coerente per gestire i propri cittadini che si sono uniti all’ISIS in Siria
L'incursione della Turchia nella Siria settentrionale ha rilanciato l’urgenza circa il problema dei cittadini europei detenuti come foreign fighters dell'ISIS dalle forze curde.
Centinaia di cittadini europei unitisi all'ISIS sono detenuti nella Siria settentrionale, un territorio il cui futuro è profondamente incerto. I governi dell'UE sono estremamente riluttanti a riportare a casa i detenuti e cercano modalità per farli processare nella regione. Esiste ora il rischio che molti di essi possano sfuggire o cadere nelle mani del regime siriano.
Nel nuovo rapporto ECFR Beyond good and evil: Why Europe should bring ISIS foreign fighters home , Anthony Dworkin sostiene che i paesi europei dovrebbero iniziare a rimpatriare i propri cittadini. Il documento esamina inoltre le opzioni che i governi europei hanno preso in considerazione e dimostra come siano tutte impraticabili o presentino gravi difetti.
Tra le principali conclusioni:
– I paesi europei dovrebbero porre fine alla politica di rifiuto e cercare la prima opportunità disponibile per rimpatriare i sostenitori dell'ISIS detenuti in Siria. Ciò offrirebbe numerosi vantaggi, tra i quali: distinguere tra le diverse categorie di sostenitori europei dell'ISIS; stabilire le loro responsabilità per reati specifici attraverso processi equi e regolati; utilizzare le informazioni in loro possesso per conoscere di più sull'ISIS.
– Il rimpatrio sarebbe il modo più rapido per far uscire i detenuti dalla situazione di instabilità in cui si trovano attualmente. Ciò limiterebbe sia il rischio di perdere il controllo dei sostenitori convinti dell'ISIS, sia il danno provocato a centinaia di bambini dovuto al ritardo del rimpatrio. La potenziale minaccia che i rimpatriati potrebbero rappresentare, e le difficoltà nel perseguirli, potrebbero essere esagerate. Esistono sicuramente esistono vie d’uscita affinché tali difficoltà vengano mitigate.
– In caso di cessate il fuoco, si aprirebbe la possibilità di avviare le operazioni di rimpatrio. Come primo passo, i governi europei dovrebbero mettere in atto piani per muoversi rapidamente. Potrebbero quindi rimpatriare un numero di cittadini in modo controllato, dando ai propri servizi nazionali la possibilità di iniziare i processi.
– Si Potrebbe organizzare un'azione coordinata con i detenuti di diversi paesi europei, per aiutare quei governi che non dispongono di risorse sul campo e per ridurre al minimo il contraccolpo politico. Le forze speciali francesi e britanniche potrebbero svolgere un ruolo di sostegno e la via di estradizione più probabile sarebbe quella attraverso l'Iraq, con la cooperazione delle forze della SDF e di quelle irachene.
– I governi europei dovranno dimostrare coraggio politico per riportare a casa i combattenti e i sostenitori dell'ISIS. Ma prima o poi dovranno agire, in quanto i costi della loro attuale politica sono sempre più visibili. Nessun altro approccio sembra fattibile o privo di inconvenienti. Ritardare ulteriormente sarebbe irresponsabile e rischierebbe solo di creare ulteriori problemi.
ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.