La (fragile) unità europea sulla guerra in Ucraina

Gli europei sono fortemente uniti sul tema ucraina, ma le difficoltà sul campo di battaglia, il costo della vita e la crisi dei rifugiati potrebbero far cessare il sostegno a Kiev

People march after gathering at Northern train station (Gare du Nord) to show solidarity with Ukraine and its people, on the first anniversary of the war between Russia – Ukraine in Brussels, Belgium on February 25, 2023. One year has passed since the start of Russia’s war with Ukraine.
Persone in marcia dopo essersi riunite alla Gare du Nord per mostrare solidarietà all’Ucraina e al suo popolo, nel primo anniversario della guerra tra Russia e Ucraina a Bruxelles
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  • Il nuovo sondaggio di ECFR, svolto in dieci Paesi europei (tra cui nove Stati membri dell’UE e la Gran Bretagna) rivela opinioni politiche comuni tra nazionalisti e liberali, nonché un miglioramento della percezione di UE e USA, che appaiono “più forti” rispetto ad un anno fa. 
  • La Russia è vista come un “avversario” o un “rivale” dal 66% degli europei e da oltre il 50% in tutti i Paesi intervistati ad eccezione della Romania. In Italia sono state riscontrate alcune divergenze di opinioni, mentre in Europa il consenso generale appare più uniforme. 
  • Gli autori del policy brief basato su questi dati, Ivan Krastev e Mark Leonard, sostengono che, nonostante vi sia unanimità tra la destra e la sinistra, il costo della vita in aumento e la potenziale recrudescenza della crisi dei migranti potrebbero far venir meno l’unità dell’Europa sul tema Ucraina. Tale unità è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti nella posizione politica degli Stati Uniti. In questo quadro, il policy brief evidenzia la necessità da parte dei leader dell’UE di sfruttare l’attuale situazione politica per costruire un’efficace resilienza verso questi problemi. 

Ad un anno dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, gli europei appaiono molto uniti nel sostenere Kiev. Ma questa unità non dovrebbe essere data per scontata: secondo l’ultimo studio condotto a livello paneuropeo da ECFR, e pubblicato oggi, il costo della vita, le sconfitte subite dall’Ucraina sul campo di battaglia e la crisi causata dai migranti potrebbero “far venir meno” la risposta unita dell’Europa.

Il nuovo policy brief di ECFR –  Fragile unity: Why Europeans are coming together on Ukraine (and what might drive them apart) – a cura di Ivan Krastev e Mark Leonard, esperti di politica internazionale, si basa su sondaggi condotti da YouGov e Datapraxis in Gran Bretagna, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Romania e Spagna. Questo studio rivela che, ad un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, si è registrata una notevole diminuzione delle divergenze all’interno della coalizione occidentale e che molti partiti di sinistra e di destra appaiono uniti nel sostenere Kiev e l’esercito ucraino per riconquistare i territori perduti. Inoltre, il desiderio dell’opinione pubblica in Europa di porre fine alla guerra il prima possibile, che comporterebbe delle perdite territoriali per l’Ucraina, appare in netta diminuzione.  Anche la popolarità della Russia è in declino: la maggioranza degli intervistati (66%) vede Mosca come un “avversario” o “rivale” del proprio Paese. Inoltre, il 40% ritiene che la Russia sia politicamente più debole rispetto a prima del lancio della sua “operazione speciale” del febbraio 2022 (mentre solo il 13% la considera più forte).

Krastev e Leonard osservano che l’Europa sta dimostrando “unità e determinazione sorprendenti nel fare tutto il necessario per sostenere l’indipendenza di Kiev”. Tuttavia, sottolineano che le incombenti pressioni economiche, che pesano in modo particolare sui cittadini in Italia, ed il potenziale ritorno della crisi politica dei migranti potrebbero fare venir meno il consenso europeo sull’Ucraina e che, nei prossimi mesi, tale unità sarà probabilmente plasmata “più dall’inflazione e da questioni inerenti al costo della vita che dagli eventi sul campo di battaglia”.

I risultati principali del nuovo sondaggio di ECFR sono i seguenti: 

  • L’UE ora appare più forte rispetto ad un anno fa. Quasi ovunque, con la sola eccezione dell’Italia, prevale l’opinione che l’UE sia forte o più forte piuttosto che debole o più debole rispetto a un anno fa. Questa posizione è molto pronunciata in Portogallo (58%) condivisa da ampie maggioranze in Danimarca (55%), Polonia (54%), Romania (51%), Estonia (48%), Spagna (47%), Germania (45%) e Francia (41%). Solo pochi europei invece, circa il 19%, sostengono l’opinione contraria, cioè che l’UE sia più debole rispetto ad un anno fa. Inoltre, anche in Gran Bretagna, che non è più uno Stato membro dell’UE dopo la Brexit, l’opinione prevalente è che l’UE sia più forte, o altrettanto forte, rispetto ad un anno fa (40% “più forte” o “forte allo stesso modo”, rispetto al 32% di “molto più debole” o “era ed è ancora debole”). In Italia, l’opinione pubblica appare divisa: il 37% ritiene che l’UE abbia una posizione di forza, mentre il 43% una di debolezza. 
  • La tenacia dell’esercito ucraino e il successo nel respingere l’offensiva russa hanno conquistato sostenitori precedentemente pessimisti. Nel maggio 2022, l’opinione prevalente nei Paesi intervistati da ECFR era che la guerra dovesse finire il prima possibile, fatta eccezione per la Polonia, dove gli intervistati preferivano che la Russia fosse punita per la sua condotta, anche a costo di una guerra più lunga. Ad un anno di distanza si è registrato un cambiamento e oggi la fine immediata della guerra tra Russia e Ucraina non è più così popolare tra gli europei (si noti però che ECFR ha formulato questa domanda in modo diverso nel 2023). In Germania e Francia, ad esempio, il numero di coloro che vorrebbero che la guerra finisse il prima possibile è diminuito di 10 punti percentuali. E considerando complessivamente i dieci Paesi intervistati, in media il 29% preferisce che la guerra finisca il prima possibile, mentre il 38% che l’Ucraina riconquisti prima tutti i suoi territori, anche a costo di una guerra più lunga. Come si vedrà meglio più avanti, questo non è il caso dell’Italia, dove la maggioranza degli intervistati (41%) ritiene che la guerra “debba finire il prima possibile”, anche se ciò dovesse comportare perdite territoriali per l’Ucraina in favore della Russia. Questa risposta rilevata in Italia è quella con il punteggio più alto di tutti e dieci i Paesi esaminati da ECFR. 
  • C’è un ampio consenso politico sul fatto che l’Ucraina dovrebbe reclamare tutto il territorio che ha perso durante la guerra. ECFR ha riscontrato livelli equiparabili di sostegno tra gli elettori del partito liberale La Republique en Marche (LREM) di Emmanuel Macron e quelli del partito nazionalista di Diritto e Giustizia della Polonia (PiS) sul diritto dell’Ucraina di reclamare tutti i territori perduti dall’inizio del conflitto – rispettivamente il 61% e il 62% degli intervistati. I Verdi tedeschi sono ugualmente “interventisti”, con una maggioranza del 48%. 
  • Le preoccupazioni sull’uso delle armi nucleari da parte della Russia sono diminuite. Tra i dieci Paesi oggetto del sondaggio, la Germania è la meno preoccupata, con il 23% dei cittadini intervistati (in calo rispetto al 27% di maggio 2022) che considera il dispiegamento di armi nucleari un argomento preoccupante. Un calo è stato evidenziato anche in Francia (dal 34% al 26%), Gran Bretagna (dal 37% al 32%), e Spagna (dal 36% al 31%). 
  • La Russia è ampiamente vista come un “avversario” o un “rivale” da tutti i Paesi europei presi in esame. Questa posizione è molto pronunciata in Danimarca (82%), in Estonia (79%), che condivide un confine con la Russia, in Polonia (79%), Gran Bretagna (77 %), Germania (69%), Spagna (65%), Francia (59%), Portogallo (57%) e Italia (54%). La risposta appare più sfumata  in Romania, dove il 44% (comunque una percentuale notevole) ritiene che la Russia sia un “avversario” o “rivale”.  
  • La Russia è  anche considerata “più debole” rispetto ad un anno fa. Tra gli Stati membri dell’UE intervistati, in media il 47% vede la Russia come “debole” o “più debole”, mentre il 32% la considera “forte” o “più forte”. Gli intervistati in Estonia (64%), Polonia (61%), Danimarca (56%), Gran Bretagna (54%) e, in misura minore, Germania (48%), sono più propensi a ritenere che la Russia sia più debole rispetto ad un anno fa. L’opinione è divisa in Italia (42% forte allo stesso modo o più forte contro 39% debole allo stesso modo o più debole), Francia (31% contro 38%), Romania (42% contro 34%), Spagna (44% contro 40%) e Portogallo (43% contro 35%). 
  • In Italia, la situazione è meno uniforme. Il sondaggio ha rilevato che i sostenitori del partito al potere, Fratelli d’Italia, se avessero la possibilità di scegliere, preferirebbero che la guerra si concludesse il prima possibile – anche se ciò dovesse comportare una perdita di territorio per l’Ucraina – rispetto a uno scenario di guerra prolungata che prevede che l’Ucraina riconquisti tutti i territori persi (dal 42% al 32%). La situazione appare in linea con i sostenitori di National Rally di Marine Le Pen in Francia (dal 39% al 30%), Vox in Spagna (dal 35% al 31%) e Chega in Portogallo (dal 42% al 28%). Tuttavia, paragonato ad altri partiti in Italia, Fratelli d’Italia appare meno “pacifico”. Ad esempio, ECFR ha rilevato che tra i leghisti la preferenza per una rapida fine della guerra è del 68% contro l’11%, e del 50% contro il 22% tra i sostenitori del Movimento Cinque Stelle (M5S). Ciò raffigura un panorama politico italiano piuttosto frammentato, in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei. Inoltre, una pluralità (42%) di italiani, il terzo punteggio più alto dei Paesi intervistati dopo Spagna al primo posto, e Portogallo e Romania al secondo, ritiene che la Russia sia “più forte” rispetto ad un anno fa. 
  • Le preoccupazioni relative al costo della vita sono in aumento in tutta Europa. I dati raccolti da ECFR hanno registrato un aumento delle preoccupazioni per il costo della vita rispetto a maggio 2022 in tutti i Paesi europei. Questi timori, ossia riuscire ad arrivare alla fine del mese, sono più pronunciati in Italia, dove il 34% degli intervistati (dal 25% di maggio 2022) appare più preoccupato da questo problema che dalla guerra tra Russia e Ucraina. Sono stati registrati aumenti marcati anche in Spagna (dal 21% a maggio 2022 al 28% a gennaio 2023), Francia (dal 27% al 31%), Portogallo (dal 25% al 29%) e Romania (dal 17% al 21%).  
  • La percezione degli Stati Uniti è migliorata, con la maggioranza in ogni Paese intervistato che li considera più forti rispetto ad un anno fa, o forti allo stesso modo. Gli Stati Uniti sono stati definiti un “alleato” o un “partner necessario” dalle maggioranze in tutti e dieci i Paesi europei oggetto di sondaggio. Gli intervistati in Danimarca (52%) e Gran Bretagna (44%) sono i più convinti nel ritenere gli Stati Uniti un “alleato” del loro Paese, mentre in Germania e Polonia i cittadini sono divisi nel ritenerli un “alleato” (rispettivamente 32% e 42 %) e un “partner necessario” (rispettivamente 33% e 42%). In Danimarca e in Germania, inoltre, è stata registrata un aumento di quanti ritengono gli Stati Uniti un “alleato”, con rispettivamente il 52% e il 32% dei cittadini che sostengono questa opinione, mentre due anni fa solo il 35% dei danesi e il 19% dei tedeschi definivano gli Stati Uniti come “alleato” dell’Europa. Il 71% degli italiani ritiene che gli Stati Uniti siano un “alleato” o un “partner necessario” per il proprio Paese (26% alleato, 45% partner necessario). 

Gli autori del policy brief, Ivan Krastev e Mark Leonard, hanno suddiviso l’Europa in tre gruppi, in base all’approccio che hanno adottato nei confronti del conflitto: i “falchi del Nord e dell’Est“, che comprende Estonia, Polonia, Danimarca e Gran Bretagna, dove si registra un forte supporto per Kiev; l’”ambiguo Occidente“, che comprende Francia, Germania, Spagna, Portogallo, dove le opinioni appaiono molto divise; e gli “anelli deboli del Sud“, che comprende Italia e Romania, che sono a favore di una rapida fine del conflitto, anche a costo della cessione di territori da parte dell’Ucraina. 

Gli autori hanno anche evidenziato tre fattori determinanti per l’unità europea, per quanto riguarda la guerra:  

  • In primo luogo, i successi sul campo di battaglia dell’esercito ucraino hanno galvanizzato il sostegno per una soluzione che vedrebbe l’Ucraina reclamare tutto il proprio territorio. Krastev e Leonard sottolineano che, in tutta Europa, molti ora vedono la Russia come una potenza globale “più debole” e sono meno preoccupati per la prospettiva di un’escalation nucleare. Ciò è dimostrato anche dall’opinione diffusa che l’UE si trovi in una posizione più forte rispetto a prima dell’inizio della guerra. 
  • In secondo luogo, il consenso politico formatosi attraverso lo spettro politico attualmente lega gran parte della sinistra e della destra. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha messo in discussione i presupposti della pace del dopo Guerra Fredda, costringendo i liberali europei a riscoprire il valore dell’hard power; dall’altro lato, ha messo in luce il valore dell’azione congiunta europea e ha spinto i nazionalisti ad abbandonare l’idea di lasciare l’UE. 
  • In terzo luogo, si registra una rinnovata coesione tra gli Stati Uniti e l’Europa sui loro obiettivi di politica estera, e in particolare tra i tradizionali euro-atlantici ed i sovranisti europei. 

Tuttavia, Krastev e Leonard hanno aggiunto che le fondamenta che legano gran parte dell’Europa sono fragili e potrebbero essere “distrutte” da questioni concorrenti che il continente deve affrontare, come l’inflazione e le preoccupazioni sul costo della vita, nonché la prospettiva della crisi dei migranti come linea di demarcazione tra i partiti di destra e di sinistra. Inoltre, l’unità è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti nella posizione politica degli USA. 

Gli autori ritengono quindi che, piuttosto che dare per scontata l’attuale unità, i leader europei dovrebbero sfruttarla per migliorare ed accrescere la resilienza dell’UE. Ciò significa fare tutto il possibile per fornire sostegno all’Ucraina, attuare politiche sul costo della vita e sulla gestione dei rifugiati e, soprattutto, sfruttare al meglio i prossimi diciotto mesi per cercare di diventare immuni al cambiamento politico oltre Atlantico. Krastev e Leonard concludono sostenendo che, se gli europei riusciranno a mettere in atto queste strategie, l’opinione pubblica resisterà, contrariamente alle aspettative del Cremlino.

Secondo Mark Leonard, coautore e Direttore di ECFR: “Un anno dopo l’inizio della guerra, l’Europa è più unita che mai. La guerra ha favorito uno straordinario incontro di nazionalisti e liberali al fine di sostenere Kiev. Ma il prossimo anno potrebbe essere cruciale: se l’Ucraina dovesse subire battute d’arresto sul campo di battaglia, i costi per accogliere i rifugiati aumenterebbero,  e c’è inoltre il rischio che Washington si ritiri. I leader europei dovrebbero usare quest’anno per prepararsi ai tempi più difficili che ci aspettano”. 

Secondo Ivan Krastev, coautore e Presidente del Center for Liberal Strategies: “Contrariamente alle aspettative del Cremlino, l’Europa è diventata più unita nell’ultimo anno, ma resta da vedere quanto durerà questa situazione. I leader europei dovrebbero utilizzare questo periodo per rafforzare la resilienza del continente agli shock, come le pressioni sul costo della vita, e per fornire sostegno all’Ucraina, in modo che possa garantire un accordo di pace e vincere la guerra alle migliori condizioni possibili per i propri cittadini e per gli europei”. 

Questo nuovo sondaggio, e il policy brief che lo accompagna, fanno parte di un progetto più ampio di ECFR finalizzato a comprendere le opinioni dei cittadini su questioni di rilevanza globale. Le precedenti pubblicazioni basate su sondaggi includono l’analisi degli approcci dei Paesi europei nei confronti dell’Ucraina e della Russia prima dell’attuale conflitto; come la crisi del COVID-19 ha modificato le opinioni e le identità politiche in Europa; le visioni europee, le aspettative degli Stati Uniti e di altre potenze internazionali. 

  • È possibile accedere al sondaggio di ECFR sugli europei, precedente al conflitto scoppiato nel febbraio 2022, al seguente link.
  • Il sondaggio di ECFR sugli europei a sei mesi dall’invasione russa dell’Ucraina è disponibile al seguente link.
  • I risultati più recenti di ECFR in quest’area comprendono dati di sondaggi realizzati a livello globale in Cina, India, Turchia e Stati Uniti. Il policy brief basato su questi dati può essere visualizzato al seguente link.

È possibile trovare maggiori informazioni e dettagli su altri risultati di questo programma di ECFR al seguente link.

SONDAGGI & METODO 

ECFR ha svolto questo sondaggio all’inizio di gennaio 2023 in 10 Paesi europei (Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, e Spagna). I partner per i sondaggi dell’ECFR in Europa sono Datapraxis e YouGov. 

Questo rapporto si basa su un sondaggio dell’opinione pubblica tra la popolazione adulta (dai 18 anni in su) condotto all’inizio di gennaio 2023 in dieci Paesi europei (Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Portogallo, Romania e Spagna). Il numero totale di persone intervistate è 14.439. 

I sondaggi sono stati condotti per ECFR come sondaggio online attraverso Datapraxis e YouGov in Danimarca (1.064 intervistati; 3-11 gennaio), Francia (2.051; 3-12 gennaio), Germania (2.017; 4-11 gennaio), Gran Bretagna (2.200; 4-10 gennaio), Italia (1.599; 4-12 gennaio), Polonia (1.413; 3-20 gennaio), Portogallo (1.057; 4-12 gennaio), Romania (1.003; 4-11 gennaio) e Spagna (1.013; 4-11 gennaio); e attraverso Datapraxis e Norstat in Estonia (1.022; 18-24 gennaio). In tutti questi Paesi il campione era rappresentativo a livello nazionale dei dati demografici di base e dei voti passati. Nel Regno Unito il sondaggio non ha interessato l’area dell’Irlanda del Nord, motivo per cui si  riferimento alla Gran Bretagna. 

PARTNER  

Questa serie di sondaggi e le analisi che li accompagnano sono il risultato di una collaborazione tra ECFR e il progetto “Europe in a Changing World” del Programma Dahrendorf presso il St Antony’s College, Università di Oxford. Inoltre, per questo progetto lECFR ha collaborato con la Calouste Gulbenkian Foundation, il Think Tank Europa e l’International Center for Defence and Security.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.