Tracciare un percorso nuovo: come la Polonia può contribuire alla difesa europea

Impegnandosi attivamente nel progetto della Bussola strategica, la Polonia può contribuire affinché le iniziative nel campo della difesa dell’UE integrino quelle della NATO e si sviluppino in linea con gli interessi polacchi

Immagine di alex.ch

Nel dibattito su sicurezza, difesa e “autonomia strategica” dell’Europa, la Polonia concentra gran parte della sua attenzione su Germania e Francia. Dai circoli di esperti alle dichiarazioni dei policymaker, il dibattito polacco è dominato dai riferimenti ai due Stati e, occasionalmente, ad alcuni Paesi del nord o ai Paesi Visegrád. In particolare, Varsavia sembra spesso dedicare molta attenzione alle divergenze di vedute con Parigi. In tal modo, non considera il fatto che la maggior parte degli Stati membri condivide il suo riconoscimento della centralità del ruolo della NATO come principale garante della sicurezza europea –  e perde di vista le alleanze che potrebbe costruire con loro su questa base.

La Polonia, infatti, enfatizza troppo la contrapposizione tra il concetto di autonomia strategica e il ruolo centrale degli Stati Uniti e della NATO come garanti della sicurezza europea. Molti altri Stati membri vedono queste due dimensioni come complementari. Ad esempio, la Germania esprime un impegno inequivocabile nei confronti della NATO, così come i Paesi dell’UE che a volte rimangono fuori dal radar della Polonia, come Italia, Spagna e Portogallo. Sebbene questi Stati membri dell’Europa meridionale abbiano una percezione diversa delle minacce, essi condividono con la Polonia il senso dell’importanza della NATO per la loro sicurezza.

La Polonia non dovrebbe considerare l’approccio tradizionale della Francia alla difesa europea come parametro per valutare l’approccio di altri Paesi del sud dell’UE. Questo perché l’approccio di Parigi è il risultato di una politica estera e di difesa che risale al ritiro della Francia dal comando militare integrato della NATO, avvenuto nel 1966. Nella dichiarazione congiunta con l’UE del 2018, la NATO ha dichiarato di accogliere le iniziative di difesa dell’Unione come uno sforzo che aiuterà a proteggere il vecchio continente. Pertanto, la NATO non percepisce queste iniziative in conflitto con i propri obiettivi.

Superata l’ansia paralizzante legata all’idea di autonomia strategica, Varsavia potrebbe dare un contributo più efficace all’architettura di sicurezza dell’UE, anche plasmando la politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) in modo da servire i propri interessi. Ad esempio, adottando un approccio più proattivo all’acquisizione congiunta di capacità militari e lavorando a fianco di partner europei di media grandezza che condividono la sua visione sulle relazioni transatlantiche. In questo modo, la Polonia potrebbe stabilire relazioni industriali nel campo della difesa più equilibrate di quanto sia possibile con Stati più grandi, come Stati Uniti, Germania e Francia.

La Polonia ha ragione a ricordare ai suoi partner dell’UE che la difesa collettiva è saldamente nelle competenze della NATO e che gli Stati membri UE sono ancora lontani dall’acquisire capacità adeguate per pianificare, dispiegare e condurre operazioni militari autonome, specialmente in conflitti ad alta intensità. Questo realismo potrebbe servire a rivalutare l’approccio dell’UE alla gestione delle crisi in una direzione che tenga maggiormente conto della vasta gamma di minacce ibride a cui è sottoposta l’UE, che spesso rendono più sfumato il confine tra sicurezza interna ed esterna. È importante, inoltre, che la Polonia spinga per un migliore coordinamento tra le missioni PSDC e gli altri strumenti dell’UE, come quelli finanziati dal Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa o dallo strumento europeo per la pace (European Peace Facility – EPF).

Un atteggiamento simile creerebbe dinamiche reciprocamente vantaggiose. Le iniziative di difesa dell’UE avrebbero il pieno sostegno di uno degli Stati membri più promettenti del settore. E la Polonia potrebbe non solo influenzare lo sviluppo della PSDC, ma anche iniziare a riconquistare parte del capitale politico che ha perso su altri dossier, dallo Stato di diritto al rispetto dei diritti umani.

Se la Polonia utilizzasse in maniera efficace l’iniziativa della Bussola strategica (EU Strategic Compass), quest’ultima potrebbe fornirle uno spazio di confronto per cambiare le dinamiche di contrapposizione, individuare quegli aspetti in cui i suoi interessi convergono con quelli di altri Stati membri e creare relazioni sinergiche con loro. Non è un processo facile: il rischio che la Polonia e gli altri Stati membri non siano in grado di superare le reciproche divergenze è considerevole, soprattutto quando si tratta della percezione delle minacce, elemento al centro della Bussola strategica. Tuttavia, ci sono diversi settori della cooperazione in materia di difesa in cui Varsavia può dare un contributo reale. Concretamente, la Polonia può lavorare per garantire che l’UE dia sufficiente enfasi alla resilienza e ai partenariati, le due aree di azione della bussola strategica prioritarie per il Paese (le altre due aree sono la gestione delle crisi e lo sviluppo di capacità nell’ambito della difesa).

Per quanto riguarda i partenariati, la Polonia potrebbe lavorare con Stati membri che condividono la sua visione per garantire che le iniziative dell’UE siano allineate e complementari con quelle della NATO.

Sul tema della resilienza, Varsavia potrebbe sensibilizzare gli altri Stati membri su questioni che meritano più attenzione, come le minacce alle infrastrutture critiche, gli attacchi cibernetici, le ingerenze elettorali o le campagne di disinformazione. Per fare questo, i leader polacchi dovrebbero spiegare come le vulnerabilità di questo tipo minino sempre più la sicurezza dell’UE e dei Paesi del vicinato, come l’Ucraina e la Moldavia.

Per quanto riguarda lo sviluppo delle capacità militari, la Polonia potrebbe usare le nuove iniziative in questo campo, come la Cooperazione strutturata permanente e il Fondo europeo per la difesa, per costruire legami industriali più forti con i suoi partner nell’UE e per evitare di rimanere indietro rispetto al processo di integrazione della difesa a livello europeo. Date le limitate capacità della sua industria di difesa, la Polonia ha bisogno di guardare oltre i giganti europei del settore, come la Germania e la Francia, per costruire una relazione industriale più equilibrata con i suoi partner nell’UE. In più, il ruolo di Varsavia dovrebbe essere quello di garantire che le capacità individuate in ambito UE dagli Stati membri siano pienamente allineate con le priorità della NATO in questo campo. Anche in questo caso, la Polonia potrà raggiungere tale obiettivo attraverso un impegno proattivo e costruttivo.

Anche la gestione delle crisi è una dimensione della Bussola strategica che non manca di sfide dal punto di vista polacco. Gli Stati membri dell’UE sono restii a lanciare missioni lunghe e impegnative sia finanziariamente sia per il numero di personale impiegato. Sarà necessaria un’attenta allocazione delle risorse tra diverse aree geografiche, con il giusto equilibrio tra il Vicinato orientale e meridionale dell’UE. Varsavia dovrebbe promuovere la visione di una difesa collettiva dell’Europa, centrata sulla NATO, e di un sistema complementare di gestione delle crisi e di controllo delle frontiere in ambito UE che fornisca gli strumenti legali, normativi, economici e sociali che mancano alla NATO.

Allo stesso tempo, l’UE deve considerare la possibilità di sviluppare la capacità di avviare operazioni militari nel suo Vicinato meridionale. In questo caso, la Polonia potrebbe portare nel dibattito il suo approccio pragmatico e le sue preoccupazioni riguardo tali operazioni, contribuendo ad un piano realistico che identifichi ciò che l’UE può ottenere, senza compromettere i tentativi dell’Unione di assumere un ruolo più attivo nell’area. Anche se Varsavia non vuole essere coinvolta nelle operazioni nel Vicinato meridionale dell’UE, può aiutare a colmare il divario tra retorica e realtà nel dibattito in merito, a partire dalla Bussola strategica. Nel fare ciò, Varsavia dovrà comunicare una visione chiara di dove vuole posizionarsi nell’architettura di sicurezza e difesa dell’UE, per evitare che altri Stati membri la considerino d’ostacolo ai tentativi dell’Unione di svolgere un ruolo più attivo nell’ambito della difesa.

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