Stato Islamico: evitare una risposta dettata dal panico (come non cadere in trappola)
In una raccolta di 14 saggi, ECFR analizza la dimensione regionale dell’avanzata dell’IS, esaminando la reazione dei principali attori medio orientali, l’approccio europeo, le dinamiche interne allo stesso IS e l’impatto di tale crisi in Siria e Iraq.
L’avanzata dell’auto-proclamato Stato Islamico (IS) e il suo consolidamento in Iraq e Siria ha scosso l’intero Medio Oriente e ben oltre. Traendo energia dal malcontento politico, vettore della guerra civile in entrambi i paesi, il gruppo militante costituisce oggi un quasi-stato nel cuore della regione.
In una raccolta di 14 saggi, ECFR analizza la dimensione regionale dell’avanzata dell’IS, esaminando la reazione dei principali attori medio orientali, l’approccio europeo, le dinamiche interne allo stesso IS e l’impatto di tale crisi in Siria e Iraq. Ciascuna analisi presenta e analizza la prospettiva dei diversi attori regionali, tracciando una mappa di timori e interessi che influenzano gli sviluppi della questione.
L’avanzata dell’IS è considerata una sfida importante per vicinato e Europa. Tuttavia, alcuni attori regionali hanno utilizzato tale avanzata come opportunità per insistere su ambizioni politiche nazionali e regionali e spesso come garanzia per conservare lo status quo. In alcuni paesi, quali Iraq e Libano, la minaccia posta dall’IS ha forgiato il consenso regionale; in altri paesi come la Siria resta un fattore divisivo.
I 14 saggi analizzano le reazioni di Europa, Iraq, Siria, Iran, ArabiaSaudita, Turchia, Qatar, Kuwait, Giordania, Libano, Israele, Egitto, Curdie le ambizioni regionali dello stesso Stato Islamico.
Per quanto riguarda la prospettiva europea, bisogna evitare che la risposta sia dettata dal panico. Secondo Nick Witney “il pericolo rappresentato dall’IS è stato esageratamente pubblicizzato e un intervento militare europeo creerebbe più danni che benefici. Sebbene l’individuazione dei pericoli legati all’IS sia ancora in corso, è necessario già avere una prospettiva”.
In Iraq, l’avanzata dell’IS ha provocato la mobilitazione internazionale. Secondo Sajad Jiyad “la divisione settaria tra la maggioranza sciita, che controlla il governo, e la minoranza sunnita, una parte della quale sostiene l’IS, si è radicata, forse irrevocabilmente”.
In Siria, sia il regime che i ribelli anti-IS vedono l’IS principalmente come mezzo per fare leva sul sostegno internazionale nel conflitto siriano in corso. Secondo Julien Barnes – Dacey “finché la guerra civile siriana imperverserà, i tentativi internazionali di sconfiggere militarmente l’IS saranno ostacolati in maniera significativa”.
Arabia Saudita e Iran considerano la Siria come epicentro del conflitto contro l’IS. Per Riad, la risoluzione del conflitto deve prevedere la destituzione del Presidente siriano Bashar al-Assad. Secondo Nawaf Obaid e Saud al-Sarhan “Riad ha chiaramente affermato che in caso di reali prospettive di successo, sarà necessario sostenere azioni regionali. Gli attacchi aerei contro l’IS devono andare di pari passo con un maggiore sostegno all’opposizione armata moderata siriana”. Al contrario, secondo Ellie Geranmayeh, Teheran crede che la battaglia contro l’IS “possa avere successo solo se coordinata con l’apparato di sicurezza del Presidente Bashar al-Assad”.
Secondo Daniel Levy, Direttore del Programma MENA di ECFR “i governi europei stanno riflettendo sui danni dell’avanzata dell’IS nella regione. Gli attori regionali promuoveranno la propria agenda e narrativa regionale di vicinato e l’Europa dovrà essere costantemente attenta a concentrarsi su ciò che è necessario per proteggere i propri interessi”.
CONTATTI
Daniel Levy– Direttore del Programma MENA, ECFR: [email protected]
Julien Barnes-Dacey– Senior Policy Fellow, ECFR: [email protected]
Ellie Geranmayeh– Policy Fellow, ECFR: [email protected]
Ufficio Stampa ECFR: +44 (0)2072276864 [email protected]@ECFR
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