L’Islamofobia nel dibattito elettorale

Con le elezioni europee alle porte, i partiti populisti continuano l’offensiva. Lungi dal somigliare l’uno all'altro a causa di significative differenze ideologiche e di agende politiche diverse, tendono a convergere sulla critica all’Islam, sfociando, in alcuni casi, anche nel rifiuto totale: l’Islam è la principale minaccia per la cosiddetta identità europea.

Con le elezioni europee alle porte, i partiti populisti continuano l’offensiva. Lungi dal somigliare l’uno all'altro a causa di significative differenze ideologiche e di agende politiche diverse, tendono a convergere sulla critica all’Islam, sfociando, in alcuni casi, anche nel rifiuto totale: l’Islam è la principale minaccia per la cosiddetta identità europea.

Il fenomeno dell’Islamofobia in Europa non è nuovo e, in questo caso, è in completa continuità con il discorso decennale che ha dominato la strategia politica dell’estrema destra. La preoccupazione riguardo l’Islamizzazione dell’Europa è stata un elemento fondante dell’identità di partiti come il Fronte Nazionale di Marine Le Pen in Francia e il Partito della Libertà (Partij voor de Vrijhei), capeggiato dall’alleato olandese, Geert Wilders. Quest’ultimo, nel 2007 equiparò il Corano al Mein Kampf di Hitler. La novità di questo turno elettorale è che l’Islamofobia sembra essere diventata un potente strumento di aggregazione all’interno del Parlamento. Infatti, se da una parte i partiti populisti divergono su svariate questioni, dall’altra sembrano più coesi sul rifiuto dell’Islam. E potrebbero ottenere più ampio sostegno.

L’Islamofobia è inoltre diventato un luogo comune talmente forte da aver valicato i confini dell’estrema destra, influenzando alcuni settori della destra tradizionale. Ad esempio, un candidato del Partito conservatore britannico, David Bishop, ha dovuto dimettersi dopo che una televisione locale ha focalizzato l’attenzione su un suo tweet islamofobico. Attorno al problema dell’Islam, stanno emergendo alcune spaccature persino all’interno di partiti conosciuti per il proprio spirito tollerante e aperto. La risposta: una forte riaffermazione della propria identità collettiva e dei propri valori secolari.

Il report del 2013 su razzismo, antisemitismo e xenofobia della Commissione Consultiva Nazionale sui Diritti Umani (Commission nationale consultative des droits de l'homme, CNCDH) non potrebbe essere più esplicativo: l’Islamofobia è in aumento e ha permesso a quei movimenti di estrema destra una volta in declino, di ricostruire il proprio elettorato, come avvenuto in Danimarca e Paesi Bassi. Tale processo di stigmatizzazione, che si serve di violenti attacchi pubblici contro lo hijab e il niqab (il velo islamico) e contro l’industria della carne halal, si rifà ad una serie di canali e simboli inseparabili dal più ampio immaginario anti-immigrazione e anti-straniero. Un esempio, l’attacco alle popolazioni dell’Europa orientale, come i Rom, che ci porta alla mente il recente “affaire Leonarda” in Francia.

Inoltre, il riconoscimento ufficiale dell’Islamofobia è ancora una novità. Fino a poco tempo fa, l’uso del termine ha scatenato non pochi dibattiti: se alcuni consideravano imperfetto il termine stesso, altri temevano che avrebbe impedito legittime critiche all’Islam. Tuttavia, dietro il passaggio dal razzismo biologico al razzismo culturale nell’era postcoloniale vi è una preoccupante demonizzazione, almeno in Europa, dell’Islam e dei suoi fedeli, considerati “incompatibili” con le identità nazionali e “problema” su cui convergono molti attori politici. L’entità del fenomeno è fuori questione: secondo il CNCDH, se nel 2013 abbiamo assistito ad un declino degli incidenti razzisti e antisemiti, gli atti contro i Musulmani sono aumentati per il terzo anno consecutivo (più del 30% nel 2011).

In questo scenario politico sempre più teso, ha fatto scalpore Anna Stamou, candidata al Parlamento Europeo per il Partito ecologista greco, e cristiana ortodossa che si è convertita all’Islam e che indossa pubblicamente lo hijab. La sua candidatura è il segno che i Musulmani europei stanno diventando sempre più capaci di affrontare l’Islamofobia chiedendo più fermamente eguaglianza religiosa e politica, forse anche nel nuovo Parlamento Europeo.

 

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.