La comunicazione in tempi di crisi: l’Italia, il coronavirus e la solidarietà europea

L'Italia è stata tra i primi beneficiari del sostegno paneuropeo da parte di cittadini, istituzioni e governi – come dimostra il nuovo European Solidarity Tracker di ECFR.

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Dopo la crisi finanziaria del 2008 e la crisi migratoria del 2015, il covid-19 rappresenta per l’Italia un’ulteriore grande sfida. Le conseguenze economiche del coronavirus sono imprevedibili quasi quanto l'emergenza sanitaria iniziale. Dall'inizio della pandemia, l'Italia ha dovuto affrontare sfide create dalla mancanza di coordinamento nelle filiere mediche, dall'assenza di una politica sanitaria comune dell'UE, dalle chiusure delle frontiere che hanno perturbato gli scambi commerciali e dall'interferenza russa e cinese nel dibattito europeo sul covid-19. Come ha sottolineato la Commissione europea il 10 giugno: “la pandemia di COVID-19 (“Coronavirus”) è stata accompagnata da una “infodemia” senza precedenti … attori stranieri e alcuni paesi terzi, in particolare Russia e Cina, si sono cimentati in operazioni mirate e campagne di disinformazione riguardo la diffusione del COVID-19 nell'UE”.

Questa “infodemia”, unita alla  timida strategia di comunicazione dell'Unione Europea, ha portato ad una situazione piuttosto particolare in alcuni Paesi dell'Unione Europea, e soprattutto in Italia. Prima del covid-19, l'Italia si stava riposizionando al centro politico dell'Europa, tra Germania e Francia. Ma l'inizio della pandemia ha portato ad un cambiamento repentino sia nelle istituzioni italiane che nell'opinione pubblica. Per volere del Movimento Cinque Stelle – il governo italiano ha scelto Cina e Russia come principali partner nella gestione delle crisi. Di conseguenza, il dibattito pubblico e politico italiano si è concentrato sulla cosiddetta mask diplomacy cinese molto più che sulle misure di solidarietà dell'UE. In questo modo l'Italia si è messa al centro di un gioco di narrative molto pericoloso per l'Europa. Impauriti dalla crisi senza precedenti in cui si sono trovati, i cittadini italiani guardavano alla Cina come ad una fonte di aiuto facile e veloce che li avrebbe aiutati a superare le prime fasi dell’emergenza.

Tuttavia, come dimostra il nuovo European Solidarity Tracker di ECFR, l'Italia è stata tra i primi beneficiari del sostegno paneuropeo da parte di cittadini, istituzioni e governi. Il Tracker rivela due caratteristiche del caso italiano che hanno implicazioni particolarmente significative per le tradizionali relazioni con i partner europei. In primo luogo, l'Italia ha ricevuto aiuti medici sostanziali da Stati membri più piccoli che, di solito, non figurano tra i più stretti alleati, come la Danimarca, l'Estonia, la Lettonia, la Lituania e la Slovenia. La Danimarca, ad esempio, ha donato 1 milione di euro alla Croce Rossa italiana, mentre l'Estonia ha donato 100.000 euro e 30.000 maschere all'Italia.

 

In secondo luogo, l'Italia ha ricevuto assistenza medica da parte degli Stati membri il cui punto di vista sul fondo di recupero dell'UE è molto diverso dal proprio. Tra questi vi sono membri del gruppo Visegrád – Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia – e paesi fiscalmente conservatori come la Svezia e l'Austria. L'Italia ha ricevuto 110.000 maschere protettive e 10.000 tute protettive dalla Repubblica Ceca; gli ospedali austriaci hanno curato diversi pazienti italiani in terapia intensiva; il personale medico polacco si è unito ai medici italiani a Brescia e Roma, mentre il governo polacco ha fornito all'Italia 21.000 litri di disinfettante. È interessante notare come gli Stati membri abbiano attuato tutte queste misure attraverso strumenti dell'UE o della NATO come ad esempio il Meccanismo di protezione civile o il Centro di coordinamento euro-atlantico per la risposta alle catastrofi – contribuendo così ad una risposta coordinata e stratificata.

Queste preziose manifestazioni di solidarietà hanno ricevuto pochissima copertura mediatica in Italia, il cui dibattito pubblico è rimasto dominato dalle relazioni del Paese con la Cina e con la Russia. Mentre c'è stato un vivace dibattito pubblico sulla reazione ritardata e inadeguata del governo italiano alle presunte minacce contro un giornalista de La Stampa da parte del Ministero di Difesa russo, la cooperazione tra gli Stati membri dell'UE ha ricevuto solo un’attenzione marginale. La Cina (che, prima dell'inizio della pandemia, generava quasi il 50% della produzione mondiale di maschere) è stato il primo Paese a fornire maschere all'Italia – precisamente 2,3 milioni di unità. La Francia, tra l’altro uno dei paesi più colpiti dal virus, ha presto seguito l'esempio, fornendo all'Italia 1m di maschere. Eppure questa seconda manifestazione di solidarietà ha ricevuto molta meno attenzione della prima, per il modo in cui è stata comunicata al pubblico italiano.

Questo è in parte dovuto al ruolo  insolitamente importante che hanno giocato le emozioni durante la pandemia. La Grecia è stata in prima linea nella crisi finanziaria del 2008, mentre la narrativa della crisi migratoria del 2015 è stata distorta dalle discussioni sul terrorismo. Il covid-19, invece, la più grande emergenza affrontata dall’Italia dopo l'ondata di attentati terroristici domestici degli anni Sessanta e Settanta (e forse dalla fine della Seconda guerra mondiale), ha colpito gli italiani ad un livello molto personale. Tragicamente, il virus ha sconvolto la vita di tutti gli italiani – dal punto di vista medico, economico o sociale.

Molti cittadini europei hanno dimostrato il loro sostegno agli italiani per affrontare la pandemia, come si è visto in una versione ampiamente diffusa di “Bella Ciao” – l'inno italiano di coloro che combatterono il regime fascista e l'occupazione nazista negli anni '40 – da parte degli abitanti della città tedesca di Bamberg. Tali manifestazioni riflettono la solidarietà europea che va a beneficio dell'Italia in tutto e per tutto, dai piccoli gesti alle grandi decisioni dei suoi alleati tradizionali e non. Questi sforzi sembrano aver finalmente raggiunto l'opinione pubblica: gli italiani oggi si distanziano dalla Cina e tornano a guardare all'UE e ai suoi Stati membri come principali partner. Secondo un sondaggio pubblicato da SWG il 15 giugno, il 41% degli italiani afferma che l'Italia dovrebbe rafforzare le relazioni con gli altri Stati membri dell'UE, seguita dagli Stati Uniti con il 13%, dalla Russia con l'11% e dalla Cina con solo il 10%.

Tuttavia, i leader europei dovrebbero cercare di trarre una lezione dal fatto che gli italiani nel loro momento più buio si siano affidati a occhi chiusi all’aiuto della Cina. Per evitare di commettere gli stessi errori,  l'UE e i suoi Stati membri dovranno convertire le manifestazioni di solidarietà in una base politica per una risposta europea alle sfide future. L'elezione del Parlamento europeo e la nuova Commissione europea nel 2019 hanno conferito alle istituzioni dell'UE il mandato di affrontare sfide urgenti come il cambiamento climatico. La crisi del covid-19 ha sconvolto alcuni dei piani ambiziosi UE in questi settori, ma potrebbe anche dare all’Unione nuovi stimoli per prendere decisioni coraggiose in circostanze straordinarie – non da ultimo per sostenere l'Italia nel riacquistare una posizione centrale nel progetto europeo.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.