La strategia post-pandemia dell’Europa per l’OMS

L’UE ha l’opportunità di diventare un attore strategico per la salute globale – migliorando il suo status di osservatore all’interno dell’OMS, dando contributi finanziari ancora maggiori all’organizzazione e lavorando in coordinamento con gli Stati Uniti

Logo of the World Health Organization. May 2011

Il Covid-19 ha mostrato, al nostro mondo distratto e in rapido cambiamento, il ruolo essenziale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la sopravvivenza dell’umanità, e il valore della solidarietà e della cooperazione. Nel 2020, l’allora Presidente americano Donald Trump ha sospeso i contributi all’OMS, accusandola di collusione con il governo cinese. La decisione ha stupito la comunità internazionale – soprattutto perché giunta in un momento in cui quasi tutti gli Stati hanno riconosciuto la necessità di una governance multilaterale globale efficiente.

Il lavoro dell’OMS sulla cura delle malattie in tutto il mondo richiede non solo un grande sforzo, competenza e tempo, ma anche grandi quantità di denaro e autonomia. È certamente vero che l’OMS è rallentata da carenze organizzative e dalla burocrazia ma, indipendentemente da ciò, è controproducente ridurre i contributi al suo bilancio. L’OMS riceve finanziamenti da due fonti principali: i contributi dei suoi 194 Stati membri (calcolati come percentuale del loro PIL), e i contributi volontari di Stati membri, organizzazioni internazionali, fondazioni pubbliche e private, e altri. Tragicamente (anche se non sorprendentemente), gli Stati Uniti hanno dimezzato i loro contributi volontari all’organizzazione tra il 2019 e il 2020, lasciando la Germania come maggiore fonte di tali donazioni.

Eppure, nel complesso, i donatori di lunga data hanno aumentato i loro contributi all’OMS l’anno scorso, mentre nuovi attori (come le entità regionali italiane) hanno deciso di sostenere il bilancio dell’organizzazione, anche attraverso il Fondo di risposta solidale al Covid-19 introdotto di recente. Anche la Cina è salita nella classifica dei donatori – dal 37° posto al 20°, contribuendo con l’1,01% al bilancio dell’OMS. La Commissione Europea ha rinnovato il suo impegno verso l’Organizzazione aumentando i suoi contributi dal 3,05% al 6,24%, collocandosi al quinto posto.

I governi di tutto il mondo dovrebbero incoraggiare gli enti pubblici e privati a donare all’OMS offrendo esenzioni fiscali. Negli Stati Uniti, per esempio, molti individui ricevono sgravi fiscali in cambio di donazioni caritatevoli. Tra il 1994 e il 2018, Bill e Melinda Gates hanno donato alla loro Fondazione più di 36 miliardi di dollari, producendo un risparmio fiscale pari circa all’11% di questi contributi – la fondazione, strutturata come un fondo senza scopo di lucro, è esente da tasse.

La pandemia ha messo sotto i riflettori l’urgenza di rafforzare le capacità di preparazione e di risposta dei paesi alle crisi sanitarie. È importante, quindi, dotare l’OMS di strumenti non solo di monitoraggio ma anche di intervento. Per evitare di affidarsi alla fortuna, il fulcro di questo sforzo dovrebbe essere l’investimento nella ricerca e nella tecnologia. L’Europa dovrebbe approfondire ed espandere la cooperazione sul progetto BioExcel, per migliorare le prestazioni, l’efficienza, la scalabilità e l’accessibilità della ricerca. Nelle prime fasi della pandemia, il Centro Europeo di Eccellenza per la Ricerca Biomolecolare Computazionale ha dato agli esperti sanitari accesso prioritario alle proprie strutture e al proprio software all’avanguardia; il loro impegno con l’Organizzazione ha fornito supporto nello studio della dinamica molecolare nella lotta contro il Covid-19.

Nel frattempo, l’OMS sta valutando se istituire una task force di risposta rapida. Proprio come la NATO è dotata di forze militari che può schierare rapidamente nelle crisi di sicurezza, l’OMS dovrebbe avere forze sanitarie pronte ad intervenire in risposta alle minacce sanitarie transfrontaliere. Altrimenti, gli sforzi collettivi dell’OMS rischieranno una paralisi che potrebbe avere gravi effetti psicologici, sanitari ed economici.

Prima della pandemia, la salute globale non era in cima all’agenda politica europea. Il Covid-19 ha evidenziato però la necessità di una strategia di salute globale in cui l’OMS ricopre un ruolo centrale. La sospensione da parte degli Stati Uniti dei suoi contributi all’OMS ha richiesto che l’UE colmasse le lacune finanziarie e di leadership all’interno dell’organizzazione – e Stati membri come la Germania e la Francia sono già intervenuti. Nonostante la mancanza di coordinamento nelle risposte iniziali dei suoi Stati membri alla pandemia, l’UE ha presto adottato un approccio comune alla crisi. Nel novembre 2020, la Commissione ha annunciato una serie di proposte per un’Unione Europea della Salute che proteggerebbe direttamente la salute dei cittadini dell’UE. Il blocco ha ribadito il suo impegno a proteggere tutti i 27 Stati membri, fornendo un piano che risponda alle esigenze sanitarie della società. Il nuovo regolamento dell’UE sulle gravi minacce sanitarie transfrontaliere si concentra sul miglioramento della resilienza dei sistemi sanitari, la trasparenza dei meccanismi di monitoraggio, il coordinamento e la raccolta dei dati, e il rafforzamento degli organismi dell’UE, come l’Agenzia Europea del Farmaco e il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie.

L’UE dovrebbe anche cogliere l’occasione per aggiornare il proprio status di osservatore presso l’OMS e dare contributi finanziari ancora maggiori all’Organizzazione – con l’obiettivo di sostenere il multilateralismo in un momento di crescente nazionalismo e tensione geopolitica. Il blocco ha iniziato ad aumentare lentamente il proprio impegno nelle questioni sanitarie una decina di anni fa, prima di accelerare il processo nel 2019 con un’iniziativa coordinata che ha portato a una nuova risoluzione sulla sicurezza alimentare (finalizzata nel novembre 2020).  L’approccio proattivo del blocco da allora si riflette nei suoi attuali sforzi per rafforzare la struttura interna dell’OMS. L’UE dovrebbe cogliere l’opportunità di diventare un attore strategico chiave sulla salute globale, lavorando in coordinamento con gli Stati Uniti, che ora sono di nuovo pienamente in gioco.

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