L’importanza del gas russo per l’Ucraina, di Chi Kong Chyong, Visiting Fellow di ECFR
In seguito all’annessione russa della Crimea, tre altre regioni dell’Ucraina orientale (Kharkvic, Donetsk e Luhansk) hanno chiesto che l’11 Maggio venga indetto un referendum per la secessione dall’Ucraina. Queste quattro regioni rivestono un’importanza strategica per lo sviluppo economico del paese. Insieme, costituiscono un terzo dell’export totale e un quarto del PIL ucraino. L’attuale situazione politica ha sollevato seri dubbi sul futuro della questione energetica in Ucraina, che dipende dalla soluzione delle controversie sul gas tra Mosca e Kiev.
In seguito all’annessione russa della Crimea, tre altre regioni dell’Ucraina orientale (Kharkvic, Donetsk e Luhansk) hanno chiesto che l’11 Maggio venga indetto un referendum per la secessione dall’Ucraina. Queste quattro regioni rivestono un’importanza strategica per lo sviluppo economico del paese. Insieme, costituiscono un terzo dell’export totale e un quarto del PIL ucraino. L’attuale situazione politica ha sollevato seri dubbi sul futuro della questione energetica in Ucraina, che dipende dalla soluzione delle controversie sul gas tra Mosca e Kiev.
Il gas russo verso l’Europa
Il collasso dell’Unione Sovietica ha cambiato radicalmente il sistema dell’esportazione di gas russo in Europa, creando problemi alla Russia, alle repubbliche dell’ex Unione sovietica e ai clienti europei di Mosca.
In primo luogo, il sistema unico di gasdotti dell'era sovietica è stato diviso e posto sotto il controllo dei nuovi Stati indipendenti. L'Ucraina è emersa come il più importante paese di transito per le esportazioni di gas russo verso l'Europa. Infatti, tra il 1991 e il 2000, il 93% (106bcm all'anno) delle esportazioni di gas russo è passato attraverso l'Ucraina.
Il collasso dell’Unione Sovietica ha causato disagio economico alle ex repubbliche sovietiche. Ciò ha innescato un ciclo di mancati pagamenti del gas russo, e ciò ha portato ad una costante disputa tra Russia e Ucraina, iniziata nel 1992 e la cui continua ricorrenza ha più volte messo a repentaglio l’approvvigionamento di gas russo in Europa. Nel Gennaio 2009, si assistette alla peggiore crisi di sempre del transito di gas russo verso l’Europa
Per sfuggire a tale impasse, la Russia programma da tempo la diversificazione delle proprie esportazioni di gas in Europa attraverso la costruzione di gasdotti che bypassano l’Ucraina.
Questo processo è iniziato nel 1994 con la costruzione del gasdotto che, attraversando la Bielorussia e la Polonia, arriva in Germania. Una linea diretta sottomarina per la Turchia è stata messa in funzione nel 2003. Di recente, è stato attivato il gasdotto Nord Stream, che attraverso il mar Baltico connette la Russia direttamente con la Germania.
Il risultato di questi progetti è che, dal gennaio 2014, l’Ucraina trasporta solo il 49% del gas russo diretto in Europa.
Aggrappati al monopolio di transito
La Russia ha ridotto con successo il ruolo dell’Ucraina come paese di transito. Ma la dipendenza ucraina dal gas russo è rimasta alta: il 60% dell’approvvigionamento ucraino proviene dalla Russia. L’Ucraina tende a considerare il proprio monopolio sul transito come un rilevante mezzo di scambio nelle trattative con la Russia. Inoltre, crede che tale monopolio possa essere un deterrente all’aumento dei costi d’importazione.
In un recente sondaggio, il 60% degli ucraini dichiarache non intende consegnare i propri gasdotti alla Russia, anche se ciò significherebbe prezzi del gas più bassi. Ma in realtà, dal momento che la dipendenza russa in Ucraina sta diminuendo, il “valore” di questi oleodotti è diminuito drasticamente. Dopo il completamento del gasdotto South Stream, la cui attivazione è prevista nel 2018, il valore dei gasdotti ucraini sarà quasi nullo.
Tuttavia, gli ucraini sembrano convinti di poter mantenere sia il monopolio sul transito che il gas a buon mercato. Dopo la disputa sul gas del 2009, agli ucraini è stato chiesto come pensavano che il proprio Paese dovesse reagire alle minacce russe. Il 35% degli intervistati affermò che l'Ucraina avrebbe dovuto aumentare le tasse di transito, in caso di aumento dei prezzi del gas russo. Il 20% disse che l'Ucraina avrebbe dovuto recuperare il vecchio modello del “baratto” con la Russia: tasse basse di transito in cambio di prezzi del gas più bassi. L’11% sostenne che bisognava consegnare i gasdotti di transito alla Russia in cambio di prezzi più bassi. Il 4% ritenne che l'Ucraina avrebbe dovuto dirottare il gas destinato ai consumatori europei. Il 3% voleva chiudere tutti gasdotti di transito dell'Ucraina.
Nel 2008, la società nazionale del gas in Ucraina, Naftogaz, ha cercato di imporre una tassa di transito per il gas russo di 9 dollari per tcm/100km. Tale tassa era tre volte più alta rispetto al canone versato dalla Slovacchia e dalla Polonia e il doppio di ciò che veniva corrisposto dalla maggior parte dei paesi dell'Europa occidentale.
Il ruolo del gas nell’economia e nella politica ucraina
Non è una novità che l’Ucraina sia oggi dipendente dal gas russo come lo era 20 anni fa e che non abbia nessuna intenzione di riformare il suo settore energetico. I prezzi contenuti che l’Ucraina ha pagato fino al 2009 hanno reso l’economia del paese enormemente inefficiente dal punto di vista energetico. L’economia dell’Ucraina è quasi tre volte a più alta intensità energetica rispetto alla Polonia o agli Stati Uniti. Perfino la Russia è per il 25% più energeticamente efficiente dell’Ucraina.
Le industrie metallurgiche e chimiche nelle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina consumano circa 16bcm di gas all’anno, quasi metà delle importazioni totali di gas dell’Ucraina provenienti dalla Russia. Questi due settori formano lo zoccolo duro dell’economia ucraina. Insieme, essi producono il 42% del PIL e il 48% di tutte le entrate delle esportazioni. Al contrario, il totale dei ricavi del transito di gas ammonta a meno del 2% del PIL. Dunque, prezzi d’importazione più bassi sono più vantaggiosi per l’economia ucraina rispetto al trasporto del gas russo. Per questo motivo, i politici ucraini, spalleggiati dagli oligarchi che possiedono gli impianti chimici e metallurgici, hanno contrattato con la Russia prezzi d’importazione inferiori in cambio del mantenimento delle tariffe di transito del gas a livelli bassi e, cosa più importante, garantiti.
Il gas russo è centrale nel pensiero dell’élite politica ucraina. Per esempio, Yuliya Tymoshenko firmò l’accordo sul gas con la Russia nel 2009, che causò l’impennata dei prezzi delle importazioni di gas, in parte per imporre costi economici maggiori alle regioni industriali orientali e meridionali dove il suo oppositore, Viktor Yanukovych, godeva di un maggior supporto elettorale.
Tuttavia, la situazione sta migliorando e ha il potenziale per migliorare ancora. Il consumo domestico di gas è diminuito dal primo aumento dei prezzi del gas russo nel 2006. Di conseguenza, nel 2013 il consumo combinato di gas per teleriscaldamento e per uso domestico era quasi equivalente alla produzione nazionale di gas dell’Ucraina. C’è anche più potenziale di risparmio per le industrie metallurgiche e chimiche energeticamente inefficienti. L’industria chimica ha migliorato la su efficienza energetica del 25% dal 2006 e potrebbe in teoria ridurre i consumi di un altro 25%.
L’annessione della Crimea e il futuro del gas in Ucraina
L’annessione della Crimea e la possibile secessione delle regioni orientali dall’Ucraina potrebbe avere conseguenze serie per l’economia ucraina e la situazione energetica. L’est e il sud detengono 640bcm, il 93%, delle restanti riserve di gas convenzionale del paese, equivalente a quasi 11 anni di consumo totale di gas o a 30 anni di teleriscaldamento e consumo domestico. Inoltre, fino a prova contraria, in queste due regioni c’è il 90% di tutte le risorse di gas. Anche se solo il 40% di tutte queste risorse è dimostrato essere tecnicamente ed economicamente agibile, l’Ucraina potrebbe essere autosufficiente nel consumo di gas per almeno 30 anni.
L’Ucraina ha anche vaste risorse di shale gas, che potrebbe rendere il paese indipendente per almeno 75 anni. La maggior parte di queste riserve si trovano nelle regioni orientali, meridionali e occidentali. Se la parte orientale del paese scegliesse la secessione, l’Ucraina perderebbe una parte sostanziale delle proprie riserve. Allo stesso tempo, perderebbe le infrastrutture per la produzione di gas, che renderebbero ancora più difficile sviluppare lo shale gas in qualsiasi altra parte del paese.
Cosa dovrebbe fare l’Europa?
Senza le regioni orientali l’Ucraina diventerebbe ancora più dipendente dal gas russo. Questo porrebbe una minaccia alla sicurezza del gas per l’Europa. Un obiettivo di breve termine per l’Europa dovrebbe essere quello di prepararsi all’interruzione del transito usando qualsiasi mezzo a disposizione. Questo potrebbe includere la creazione di un sistema di back-up di carburante commissionando impianti di riscaldamento con alimentazione a gas. Nel medio termine, l’Europa potrebbe lavorare con il governo ucraino per avviare l’inversione del flusso di gas dalla Slovacchia. Questo assicurerebbe che nelle dispute sul gas con la Russia, l’Ucraina possa ricevere gas dall’occidente invece che essere indotta a prendere il gas destinato ai consumatori europei.
Nel lungo periodo, l’Europa deve convincere l’Ucraina ad adottare una politica del gas strategica e coerente. L’Ucraina deve rinunciare a mantenere i propri gasdotti ad ogni costo, e dovrebbe invece negoziare con la Russia e l’Europa sulla gestione congiunta di essi. Questo diminuirebbe il valore economico della Russia del progetto South Stream. L’Europa dovrebbe sostenere il gasdotto che bypassa la Russia come un modo per costringere l’Ucraina a riformare il settore del gas e a cercare fonti alternative di fornitura, incluso lo shale gas. L’Europa dovrebbe incoraggiare l’Ucraina a cambiare la sua retorica politica sul gas. Invece che vedere i gasdotti come un’arma strategica, i leader ucraini dovrebbero concentrarsi sulla riforma e la liberalizzazione del settore energetico così da eliminare il potere politico del gas russo in Ucraina.
ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.