Welcome to Barbieland: European sentiment in the year of wars and elections (riassunto)
Come il personaggio principale del film “Barbie”, l’UE è incline a considerarsi più perfetta di quanto non sia in realtà. Lo European Sentiment Compass di quest’anno mette a nudo i punti ciechi dell’UE e spiega perché ignorarli potrebbe avere ripercussioni a lungo termine sulla democrazia all’interno del blocco
- Un nuovo report dello European Council on Foreign Relations (ECFR) e della European Cultural Foundation (ECF) rivela che il modo in cui molti leader e cittadini europei intendono il concetto di “europeità” sta prendendo una direzione pericolosa.
- La terza edizione dello “European Sentiment Compass”, basata su ricerche svolte in ciascuno dei 27 Stati membri, individua tre principali “punti deboli” nell’attuale UE: la partecipazione limitata dei cittadini più giovani, la classe politica composta prevalentemente da “bianchi” e l’indifferenza sempre maggiore degli europei centro-orientali. L’intersezione di questi tre fattori è un segnale del pericoloso spostamento dell’UE verso una concezione “etnica” dell’europeità, che deve essere rimossa al più presto.
- L’analisi del “sentimento europeo”, e cioè del senso di appartenenza a uno spazio comune, di condivisione e sottoscrizione di un futuro e valori comuni, rivela che, nonostante un anno di guerre ed elezioni, un gran numero di cittadini in quasi tutti gli Stati membri continua ad essere fiducioso ed ottimista sul futuro e si sente legato all’Europa. Questo forte sentimento europeo è anche dimostrato dall’affluenza relativamente alta alle elezioni del Parlamento Europeo di quest’anno e dal fatto che la maggioranza dei Governi nazionali negli Stati membri rimane pro-Europa nelle prospettive e nelle politiche.
- Tuttavia, incombe un grave pericolo per il sentimento europeo: una deriva verso qualcosa di più xenofobo, etnico e angusto. Per evitarla, chi crede nell’UE dovrebbe ricostruire forme di partecipazione per le diverse parti della sua popolazione, resistere alla concezione “etnica” dell’europeità dimostrandone la concezione “civica” con fatti tangibili.
Secondo un nuovo report pubblicato oggi dallo European Council on Foreign Relations (ECFR) e dalla European Cultural Foundation (ECF), molti giovani europei non bianchi e musulmani, insieme a cittadini dell’Europa centrale e orientale, hanno affermato di sentirsi “esclusi”, “disillusi” o “disinteressati” nei confronti della politica dell’Unione Europea.
Il rapporto, intitolato “Welcome to Barbieland: European sentiment in the year of wars and elections” è la terza edizione di uno studio annuale sul sentimento europeo condotto dai due istituti. Basato su ricerche condotte nei 27 Stati membri dell’UE, analizza la misura in cui i cittadini e i governi europei mostrano un senso di appartenenza a uno spazio comune, condividono e sottoscrivono un futuro e valori comuni, a partire dalla metà del 2024. Vengono inoltre evidenziati tre “punti deboli” che, se non affrontati, potrebbero minacciare il futuro del progetto europeo.
Pawel Zerka, Senior Policy Fellow di ECFR, attraverso questo studio sostiene che molti europei potrebbero considerare il loro continente e le sue Istituzioni politiche “troppo bianchi”, “troppo occidentali” o “troppo boomer”. Nell’ultimo anno, gli europei non bianchi e musulmani, gli abitanti dell’Europa centrale e orientale ed i cittadini più giovani d’Europa hanno goduto di uno scarso coinvolgimento, per una serie di ragioni. Gli europei non bianchi e musulmani sono stati vittime di episodi xenofobi a causa dell’attacco di Hamas del 7 ottobre a Israele e del forte aumento del sostegno ai partiti politici di estrema destra registrato durante le elezioni europee di quest’anno. Inoltre, Zerka analizza le origini dello scarso sentimento europeo nell’Europa centrale e orientale, la preoccupante apatia politica e il sostegno ai partiti di estrema destra e anti-establishment tra i cittadini più giovani.
I principali “punti deboli” emersi dallo studio sono i seguenti:
- Gli europei non bianchi e musulmani hanno vissuto un anno particolarmente difficile, vivendo spesso un forte senso di alienazione a causa della propria etnia o religione. A seguito degli attacchi del 7 ottobre in Israele, l’Agenzia per i diritti fondamentali dell’UE ha rilevato un notevole aumento dell’odio e della violenza sia antisemita che anti-musulmana. Poiché molti leader e governi europei si sono schierati dalla parte di Israele, si è sviluppata una spaccatura tra i cittadini, con un gran numero di musulmani contrari alla politica europea. Inoltre, la vittoria dell’estrema destra nelle elezioni del Parlamento Europeo in Francia, Italia, Belgio, Austria e Ungheria, e i risultati ottenuti nei Paesi Bassi e in Germania hanno alimentato un sentimento anti-immigrazione in gran parte dell’Europa, che ha iniziato a penetrare anche nella politica in diversi Stati membri. Lo studio menziona anche problemi relativi alla rappresentanza politica e ad una discriminazione duratura all’interno di alcuni Paesi europei.
- Nell’Europa centrale e orientale il sentimento europeo è stato poco avvertito anche nell’ultimo anno. Le celebrazioni relativamente smorzate del 20° anniversario dell’adesione all’UE per otto Paesi dell’Europa centrale e orientale, unite alla bassa affluenza alle urne per le elezioni del Parlamento Europeo, riflettono uno scarso entusiasmo per l’UE. Lo studio suggerisce che alcuni cittadini sono delusi dai benefici dell’adesione all’Unione Europea, mentre la normalizzazione dell’euroscetticismo nella regione indica un cambiamento negli atteggiamenti verso l’Europa. Osservando le tensioni in alcune zone dell’Europa occidentale (ad esempio, in risposta alla guerra a Gaza), molti potrebbero sentirsi giustificati nel rifiutare il multiculturalismo. Nel frattempo, purtroppo, i politici che cercano di trarre vantaggio dagli atteggiamenti xenofobi incontrano poca opposizione politica, e questo dato desta particolare preoccupazione.
- I giovani, sebbene generalmente più pro-europei e tolleranti rispetto alle generazioni più anziane, hanno mostrato scarso interesse per le elezioni europee. Molti hanno addirittura votato partiti di estrema destra o anti-establishment. Citando esempi come Polonia, dove un partito di estrema destra ha ottenuto il voto della maggioranza dei giovani, e Germania e Francia, dove un gran numero di giovani ha sostenuto AfD e Rassemblement National, Zerka suggerisce che questi dati riflettono la sensazione di non essere rappresentati dalle forze politiche, che sono spesso viste come partiti “boomer”. Questa “mancanza di voce” potrebbe riversarsi nella percezione che i giovani hanno dell’UE, causando il loro disinteresse dagli affari europei o addirittura un rifiuto dell’UE stessa, se la ritengono distante dalle proprie preoccupazioni.
Questi tre punti deboli sono indice dello stesso pericolo per il progetto europeo: la sua deriva verso una concezione “etnica” dell’europeità, piuttosto che “civica”, sostiene Zerka. La “mancanza di voce” dei cittadini non bianchi e musulmani rischia di marginalizzare ulteriormente questi gruppi, dando alla xenofobia il via libera per prosperare all’interno della politica europea. L’etnocentrismo incontrastato dei politici dell’Europa centrale e orientale rischia di normalizzare tali atteggiamenti in tutta la regione e nel resto dell’UE. E, nel lungo periodo, alcuni giovani europei cresciuti in questo ambiente potrebbero abbracciare teorie xenofobe, mentre altri potrebbero addirittura rifiutare l’UE, poiché rappresentante di valori che non condividono.
Misure che l’UE deve mettere in atto per affrontare queste sfide:
Per risolvere questi punti deboli, Pawel Zerka invita “tutti coloro che si considerano pro-europei” a costruire ed espandere canali di partecipazione tra diversi gruppi di cittadini in Europa, a rifiutare la concezione “etnica” dell’europeità concretizzando nello stesso tempo la concezione “civica”. Tutto ciò può essere ottenuto:
- Valorizzando la partecipazione: lo studio raccomanda ai partiti politici di diversificare la propria base di iscritti e di voto, sia a livello nazionale che europeo, per combattere la crescente crisi di rappresentanza. Per gli elettori più giovani, il rapporto cita esempi promettenti in Austria, Belgio e Germania, dove l’età per votare alle elezioni del Parlamento Europeo è stata abbassata a 16 anni. I partiti pro-Europa dovrebbero anche ampliare la gamma di argomenti di cui discutere con i giovani. E, inoltre, gli interessi delle generazioni future (compresi i giovani di oggi) dovrebbero riflettersi nelle decisioni democratiche dell’UE.
- Rifiutando la concezione “etnica” dell’europeità: Zerka sostiene che i politici pro-Europa, mentre promuovono valori come l’universalismo, l’uguaglianza e il secolarismo, presentano l’immigrazione dall’Africa e dall’Asia come una minaccia alla “civiltà” europea. È fondamentale che i politici pro-europei resistano alla tentazione di guadagni elettorali a breve termine e smettano di tacere su questioni importanti come migrazione e diversità. Dovrebbero inoltre denunciare la xenofobia e spiegare agli elettori che certi atteggiamenti possono minare la pace sociale in società già diverse.
- Concretizzando la concezione “civica” dell’europeità: per promuovere un cambiamento positivo e rafforzare l’identità civica dell’UE, questa deve essere riconosciuta come una forza che si occupi di questioni fondamentali quali economia, sicurezza e cambiamento climatico. Affrontare le paure correlate all’immigrazione attraverso il controllo delle frontiere e attuando politiche per fermare l’immigrazione irregolare ridurrà la necessità di controversie sull’identità etnica dell’Europa.
Zerka sostiene che queste raccomandazioni darebbero spazio affinché il sentimento europeo possa prosperare in una forma coerente con i valori fondanti dell’UE. Se ignorato, il sentimento europeo potrebbe erodersi o, peggio, virare verso una forma xenofoba e chiusa se la classe politica dominante continua a legittimare ulteriormente la concezione “etnica” dell’europeità.
Risultati più ampi dello European Sentiment Compass del 2024
Nonostante i punti deboli e alla minaccia di una deriva xenofoba, lo European Sentiment Compass del 2024 ha anche rilevato la persistenza di un forte sentimento europeo nella maggior parte dei 27 Stati membri, riflettendo i risultati degli studi ECFR-ECF del 2022 e del 2023. I principali punti chiave sono i seguenti:
- Nonostante quasi due decenni di crisi, la maggior parte dei cittadini europei è ottimista sull’UE. Hanno fiducia nell’Europa, si sentono ottimisti sul suo futuro e si sentono personalmente legati ad essa. Sebbene si siano verificati momenti difficili, in particolare durante le crisi economiche globali ed europee di oltre un decennio fa, la percezione dell’UE si è ampiamente ripresa, fatta eccezione per la Grecia.
- Nonostante un aumento del sostegno ai partiti anti-establishment e di estrema destra, i Governi nazionali pro-Europa continuano a dominare la scena politica. Lo studio conferma che la maggior parte dei Governi degli Stati membri rimane a favore dell’UE nelle prospettive e nelle politiche. Inoltre, l’estrema destra ha ottenuto una vittoria limitata nelle elezioni del Parlamento Europeo di quest’anno e le forze politiche pro-Europa hanno mantenuto il controllo della Camera.
- Tuttavia, ci sono diversi segnali preoccupanti in ciascuno dei 27 Stati membri dell’UE. Il report evidenzia, tra le altre cose, l’emergere di atteggiamenti anti-immigrazione in Irlanda, l’aumento del malcontento nei confronti della politica mainstream a Cipro e in Lussemburgo (dove i partiti euroscettici hanno vinto i loro primi seggi al Parlamento Europeo quest’anno) e le ottime prospettive per i partiti di estrema destra nelle prossime elezioni Parlamentari in Austria e Romania.
Pawel Zerka, autore e Senior Policy Fellow di ECFR, commentando lo studio ha affermato:
“Nelle ultime settimane, Mario Draghi ha dominato la conversazione a Bruxelles richiamando l’attenzione sulla necessità di rilanciare l’economia europea, che sta perdendo il suo vantaggio competitivo. Ma se l’economia è il motore dell’UE, allora il ‘sentimento europeo’ dovrebbe essere riconosciuto come il suo carburante. E ciò che sta accadendo ultimamente al sentimento europeo richiede molta attenzione. Altrimenti, rischiamo di rimanere senza carburante, o di andare avanti con carburante sporco”.
ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.