Pace versus Giustizia: L’imminente spaccatura europea sulla guerra in Ucraina

Statua della Giustizia in cima all’Old Bailey, nelle prossimità della Cattedrale di San Paolo a Londra
Immagine di Vicente Villamón
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In breve

  • Nei primi 100 giorni dall’invasione russa in Ucraina, l’opinione pubblica europea ha contribuito a delineare la risposta politica dell’Europa, ma un recente sondaggio rivela che tale coesione potrebbe venire meno a causa delle divergenze nelle preferenze dei cittadini, che potrebbero indebolire questa unità.
  • La ricerca di ECFR rivela che sebbene gli europei si sentano molto solidali nei confronti dell’Ucraina, in tutti i Paesi ad eccezione della Polonia e della Gran Bretagna prevale il fronte degli elettori “pacifisti” che auspicano che la guerra finisca il prima possibile, mentre il fronte della “giustizia” (solo 1 europeo su 4) ritiene che l’obiettivo più urgente sia punire la Russia.
  • I cittadini europei sono preoccupati dal costo delle sanzioni economiche e dalla minaccia di un’escalation nucleare. A meno di un cambiamento radicale nelle dinamiche attuali, prevale l’opposizione a una guerra lunga e sfiancante. Solo in Polonia, Germania, Svezia e Finlandia l’opinione pubblica è sostanzialmente favorevole a un aumento della spesa militare.
  • I governi dovranno colmare il divario tra questi due fronti emergenti per rafforzare l’unità europea ed evitare la polarizzazione tra i Paesi e all’interno dei Paesi stessi.

Introduzione

Nelle settimane e nei mesi successivi all’invasione dell’Ucraina, gli europei hanno sorpreso Vladimir Putin, oltre che se stessi, dando prova di grande unità e risolutezza. Le società europee post-eroiche, indignate dall’aggressione russa e ipnotizzate dalla determinazione degli ucraini, hanno fornito all’Europa la forza necessaria per una svolta inaspettata spingendo i governi ad adottare un cambiamento di rotta di portata storica. Hanno aperto le loro case a milioni di ucraini, hanno chiesto dure sanzioni economiche e hanno costretto le aziende occidentali a lasciare la Russia il più rapidamente possibile. Se in precedenza i “momenti europei” avevano preso forma mobilitando gli animi oltre i confini dell’Unione Europea (anche in Ucraina) intorno alla bandiera europea, questa volta è stata la bandiera ucraina a mobilitare le persone all’interno dell’UE.

Gli europei hanno scoperto di possedere una forza ben più dirompente di quanto essi stessi potessero immaginare, portando l’illustre commentatore Moises Naim ad affermare che “l’Europa ha scoperto di essere una superpotenza”. Ma ora che il conflitto entra nel quinto mese, è legittimo domandarsi: l’unità europea è destinata a durare oppure cominceranno ad emergere crepe tra i Paesi dell’UE e al loro interno?

ECFR ha condotto un sondaggio d’opinione paneuropeo in dieci Paesi inteso a dare una risposta a questa e altre domande. Il sondaggio si è svolto a metà maggio, quando i cittadini europei avevano avuto modo di riprendersi dallo shock dell’invasione e dunque quando il dibattito pubblico cominciava ad allontanarsi dagli eventi sul campo di battaglia per concentrarsi sulle possibilità di mettere fine al conflitto e considerarne l’impatto sulla vita delle persone, sui singoli Paesi e sull’UE. Sempre in questo periodo, gli europei cominciavano a diventare molto più consapevoli delle conseguenze economiche e sociali della guerra a livello mondiale: aumento dell’inflazione, crisi energetica e alimentare. Il sondaggio si proponeva di valutare la resilienza dei cittadini europei senza limitarsi a considerare la sola rabbia nei confronti della guerra di Putin.

Gli intervistati, circa 8.000, erano residenti in vari Paesi europei. I Paesi presi in esame sono stati i seguenti: Polonia e Romania in Europa centrale e quindi in prima linea, tradizionalmente scettici nei confronti della Russia; Francia, Germania e Italia, grandi Stati dell’Europa occidentale che in passato si sono guadagnati la reputazione di Russlandverstehers (“Paesi che comprendono la Russia”); Portogallo e Spagna, Stati dell’Europa meridionale che in passato sono stati generalmente meno coinvolti nella politica della Russia; Finlandia e Svezia, Stati dell’Europa settentrionale che hanno presentato richiesta di adesione alla NATO a seguito dell’invasione; e Gran Bretagna.

I risultati del sondaggio suggeriscono che l’orientamento dell’opinione pubblica europea sta cambiando e che i giorni più difficili potrebbero essere quelli a venire. La tenuta delle democrazie europee dipenderà soprattutto dalla capacità dei governi di mantenere alto il sostegno dell’opinione pubblica verso scelte politiche che, in ultima istanza, saranno dolorose per diversi gruppi sociali, senza scalfire l’unità europea nei confronti di Mosca nonostante la crescente divergenza di vedute sia all’interno che tra gli Stati membri. L’indagine rivela infatti uno scollamento sempre più marcato tra le posizioni assunte da molti governi europei e il sentimento dell’opinione pubblica nei rispettivi Paesi. Il divario più significativo che si profila è tra coloro che vorrebbero mettere fine alla guerra il più rapidamente possibile e coloro che vorrebbero continuare a combattere fino alla sconfitta della Russia.

Who is mainly responsible for the outbreak of the war in Ukraine?

L’Europa dopo l’invasione della Russia

Gli europei sono concordi nell’attribuire la responsabilità della guerra: tre quarti degli intervistati putano il dito contro la Russia. Concordano anche sul principale ostacolo alla pace, rappresentato per due terzi degli intervistati dalla Russia in tutti i Paesi eccetto in Italia, dove l’Ucraina e l’Occidente vengono indicati quale ostacolo maggiore in percentuale più equilibrata rispetto chi indica invece la Russia.

Which country constitutes the biggest obstacle to peace between Russia and Ukraine?

Nel complesso, gli europei non esitano a prendere chiaramente posizione e affermano di sperare che sarà l’Ucraina a prevalere, dicendosi inoltre pronti ad aiutarla a difendersi.

Il sondaggio di ECFR rivela inoltre che la maggior parte degli europei è pronta a dimostrare solidarietà all’Ucraina fornendo assistenza economica, inviando armi, sostenendo l’adesione di Kiev all’UE e accogliendo i rifugiati. Sono altresì favorevoli a misure severe nei confronti di Mosca, tra cui l’applicazione di sanzioni economiche, la cessazione delle importazioni di combustibili fossili e il dispiegamento di truppe in Europa orientale (ma non in Ucraina).

Would you support or oppose the EU in accepting more Ukrainian refugees in your country?

Tuttavia, sebbene gli europei incolpino la Russia per la guerra e sperino in una vittoria ucraina, gli Stati e le società europee hanno opinioni diverse riguardo alla fine della guerra.

Pace versus giustizia

In teoria, tutti i governi europei concordano sul fatto che spetta agli ucraini decidere quando mettere fine alla guerra e quale forma di pace concordare, tuttavia dal sondaggio emerge una netta separazione tra chi sarebbe più favorevole a porre fine alla guerra il prima possibile anche se ciò comporterà concessioni da parte dell’Ucraina, e chi preferisce invece punire la Russia per questo atto di aggressione e ripristinare l’integrità territoriale dell’Ucraina, anche se tale scelta comportasse un conflitto prolungato e maggiori sofferenze umane.

Size of Europe's different voter camps in response to Russia's war on Ukraine.

I dati raccolti collocano gli europei in due schieramenti distinti: il campo della Pace e il campo della Giustizia. Gli intervistati che appartengono al campo della Pace vogliono la pace subito, anche qualora questo richiedesse concessioni da parte dell’Ucraina nei confronti della Russia. Il campo della Giustizia, invece, ritiene che solo una chiara sconfitta della Russia possa portare la pace. Questa spaccatura si ritrova sia all’interno dei singoli Paesi che tra Paesi diversi. Il conflitto in Ucraina, trasformandosi in una lunga guerra di logoramento, rischia così di diventare la principale linea di demarcazione in Europa e se i leader politici non sapranno gestire con grande attenzione questa divergenza di vedute, essa potrebbe segnare la fine della notevole unità mostrata fino ad ora dall’Europa.

Nei dieci Paesi esaminati, un terzo (35%) degli intervistati si colloca nel campo della Pace e un quinto (22%) in quello della Giustizia. Un altro quinto (20%) non sa scegliere tra pace e giustizia, ma è comunque ampiamente favorevole alle azioni intraprese dall’UE in risposta all’attacco russo in Ucraina. I membri di questo gruppo (gli intervistati indecisi o “Swing”) condividono i sentimenti antirussi del campo della Giustizia, ma si preoccupano anche dell’escalation come il campo della Pace. Nei prossimi mesi aumenteranno le pressioni sul gruppo degli indecisi affinché prendano posizione, in quanto le loro opinioni e i loro voti potrebbero essere cruciali per determinare i prossimi passi dell’Europa.

Size of Europe's voter camps in response to Russia's war on Ukraine

La composizione dei campi della Pace e della Giustizia varia notevolmente tra i diversi Stati membri, a seconda delle generazioni e dell’orientamento politico. È interessante notare che se in tutti e dieci i Paesi il campo della Pace è equamente diviso tra uomini e donne, esiste una netta prevalenza di uomini nel campo della Giustizia, con una proporzione pari al 62% rispetto al 38% di donne.

In termini di orientamento politico, si potrebbe ritenere più probabile che gli elettori di destra si dichiarino appartenenti al campo della Giustizia rispetto agli elettori di sinistra, ma non sempre è così. In Germania la preferenza per la Pace domina sia tra gli elettori di centro-destra dell’Unione Cristiano-Democratica che tra quelli di centro-sinistra dei Socialdemocratici mentre, tra i principali partiti, i Verdi si distinguono per avere il maggior numero di elettori indecisi.

Germany: Size of Europe's voter camps in response to Russia's war on Ukraine

In Finlandia i sostenitori dei socialdemocratici al governo hanno una forte preferenza per la Giustizia, mentre gli elettori del partito di coalizione nazionale di centro-destra sono più o meno divisi a metà. In Spagna, la destra radicale Vox registra la quota maggiore di sostenitori della Giustizia (anche se comunque gli elettori di questo partito esprimono una leggera preferenza per la Pace) e in Svezia, tra i tre maggiori partiti, gli elettori della destra radicale dei Democratici di Svezia sono i più favorevoli alla Giustizia. In Francia, invece, l’estrema destra è la più favorevole alla pace e molti elettori di sinistra assumono posizione tra gli indecisi. In Italia gli elettori di tutti i partiti preferiscono la Pace alla Giustizia e il maggior sostegno alla Pace (oltre il 60%) si registra tra gli elettori di Fratelli d’Italia e della Lega.

Gli appartenenti al campo della Pace e del campo della Giustizia assumono atteggiamenti diversi nei confronti della guerra. Tutti attribuiscono alla Russia la responsabilità del conflitto, ma in misura minore tra i sostenitori della Pace (64%, rispetto all’86% dei sostenitori della Giustizia che incolpano Mosca). Dei tre gruppi, sono gli indecisi ad attribuire la responsabilità maggiore alla Russia (92%). Allo stesso modo, la maggioranza tanto nel campo della Pace che in quello della Giustizia considera la Russia il principale ostacolo alla pace, ma la percentuale è significativamente inferiore nel campo della Pace (53%) rispetto al campo della Giustizia (79%). Anche in questo caso, la grande maggioranza degli indecisi ritiene che la Russia sia il principale ostacolo alla pace (87%) e se qualcuno considera gli Stati Uniti un ostacolo alla pace, è più probabile che si trovi nel campo della Pace.

Anche se al campo della Pace appartengono alcuni intervistati filorussi (o anti-americani), ciò non significa necessariamente che il campo della Pace sia favorevole alla Russia. Mentre sia il campo della Pace che quello della Giustizia concordano sul fatto che la Russia e l’Ucraina usciranno dalla guerra in condizioni peggiori rispetto a prima del conflitto, il campo della Giustizia ritiene che soprattutto la Russia starà “molto peggio” mentre i membri del campo della Pace prevedono che, tra le due, sarà l’Ucraina a soffrire di più. Alcuni nel campo della Pace potrebbero quindi auspicare la fine della guerra perché ritengono che stia infliggendo eccessive sofferenze all’Ucraina.

Will Russia and Ukraine be better or worse off as a result of the war?

Il campo della Pace è anche più propenso, rispetto a quello della Giustizia, a ritenere che l’UE starà peggio a seguito del conflitto e anche questo fattore potrebbe pesare nell’auspicare un epilogo rapido. Per molti aspetti il campo della Pace è un campo di pessimisti.

Will the EU be better or worse off as a result of the war in Ukraine?

Riguardo alla reazione dell’Europa al conflitto in termini politici e pratici, tutti e tre i gruppi principali sostengono una riduzione dei rapporti economici con la Russia, ma in proporzioni decisamente diverse: nel campo della Pace il 50% è favorevole e il 37% contrario, nel campo della Giustizia, i favorevoli sono l’83% e i contrari l’11%, mentre tra gli indecisi la percentuale è dell’83% di favorevoli rispetto al 7% di contrari. I campi della Pace e della Giustizia divergono anche sull’opportunità di interrompere i rapporti diplomatici: il campo della Giustizia è nettamente a favore (70-23%), così come gli indecisi (60-30%), mentre il campo della Pace è contrario (49-40%). Allo stesso modo, il campo della Giustizia e gli indecisi sarebbero propensi a tagliare i legami culturali, mentre il campo della Pace è contrario.

Which ties with Russia should be cut off as a result of the war in Ukraine?

Anche riguardo alle questioni militari emerge un notevole disaccordo. Le posizioni dei tre gruppi divergono sull’opportunità di imporre una zona di interdizione al volo sull’Ucraina, una proposta che trova sostegno nel campo della Giustizia e tra gli indecisi (rispettivamente con il 54-24% e il 41-23%), mentre il campo della Pace è scettico (48-25%). Anche la questione dell’invio di truppe in Ucraina divide l’opinione pubblica: il campo della Giustizia e gli indecisi sono favorevoli (rispettivamente 52-32 per cento e 49-31 per cento), mentre il campo della Pace è contrario (59-24 per cento).

Per quanto riguarda l’adesione dell’Ucraina alla NATO, gli elettori del campo della Giustizia e gli indecisi sono entrambi decisamente a favore (rispettivamente 71-15% e 75-8%), mentre il campo della Pace è diviso, con il 37% a favore e il 40% contro. Per quanto riguarda l’invio di truppe supplementari ai membri orientali della NATO, anche in questo caso il campo della Giustizia e gli elettori indecisi sono nettamente favorevoli (rispettivamente 75-14% e 75-8%), mentre il campo della Pace è diviso (41% di favorevoli e 40% di contrari).

Per quanto riguarda la potenziale adesione dell’Ucraina all’UE, tutti gli schieramenti sono favorevoli, ma il campo della Pace offre solo un tiepido sostegno.

Inoltre, i membri dei campi della Pace e della Giustizia giungono a conclusioni radicalmente diverse sulla questione relativa all’aumento della spesa nazionale per la difesa. La maggioranza del campo della Giustizia (53%) è favorevole, anche se ciò comporterà tagli ai finanziamenti in settori come la sanità, l’istruzione e la prevenzione del crimine, mentre solo il 29% si dichiara contrario nonostante la guerra al fine di evitare tagli in altri settori. Nel campo della Pace le proporzioni sono quasi esattamente invertite: 29% a favore e 51% contrari. Il campo degli indecisi è equamente diviso sulla questione, con una leggera prevalenza di contrari (35% rispetto al 30% favorevole), mentre la prima delle due ulteriori opzioni disponibili (“Nessuna delle due” e “Non so”) raccoglie un numero significativo di consensi (26%).

Would you support or oppose the EU in taking steps further towards Ukraine's accession?

Gli indecisi rivelano quindi un atteggiamento altrettanto se non più duro, rispetto al campo della Giustizia, nei confronti della Russia, che incolpano in primo luogo per la guerra e che ritengono il più grande ostacolo alla pace. Sono convinti che l’Europa dovrebbe interrompere i rapporti con Mosca, ma non condividono l’indignazione morale e gli obiettivi di escalation del campo della Giustizia: su questioni come il fatto che la guerra comporti un peggioramento delle condizioni dell’Ucraina e dell’UE o sull’aumento della spesa per la difesa sono molto più vicini al campo della Pace. Per certi versi, gli indecisi possiedono l’istinto dei realisti kissingeriani: sono apertamente ostili alla Russia e sostengono politiche dure nei suoi confronti, ma temono che una guerra prolungata sia troppo costosa per l’Europa.

How much attention does your government dedicate to the war in Ukraine, compared to other problems its own citizens are facing?

Parlando al World Economic Forum di Davos a fine maggio, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha espresso un monito dichiarando che "è nostro compito evitare che mondo si stanchi di questa guerra”. La sfida è scoraggiante: il 50% dei membri del campo della Pace ritiene infatti che il proprio governo dedichi troppa attenzione al conflitto, mentre il 38% la ritiene “appena sufficiente” o “troppo poca”. Nel campo della Giustizia il 52% ritiene che l’attenzione alla guerra sia appena sufficiente o troppo poca, mentre solo il 38% pensa che sia eccessiva. Gli indecisi sono più vicini al campo della Giustizia su questo tema: solo il 35% ritiene che si dedichi troppa attenzione alla guerra, mentre il 47% afferma che sia abbastanza o troppo poca. È quindi improbabile (per ora) che sia la stanchezza nei confronti della guerra a fare esitare gli indecisi tra l’obiettivo della pace e quello della giustizia. Il resto degli intervistati è più propenso a ritenere che si stia dedicando “troppa” attenzione a questa guerra (38%), rispetto a chi la ritiene adeguata o troppo poca (22%), anche se la maggior parte dichiara semplicemente di non sapere rispondere (40%).

Questi dati mostrano anche che anche tra i sostenitori della Giustizia potrebbe emergere presto una sorta di “stanchezza da solidarietà”. Solo in Romania e Polonia, due degli Stati più esposti al conflitto, più del 50% dei cittadini afferma che i rispettivi governi si stanno concentrando troppo sulla guerra a scapito di altre questioni urgenti. Poiché molti sostenitori della Pace ritengono che sarà l’Ucraina, più che la Russia, a soffrire maggiormente le conseguenze di questo conflitto, ulteriori progressi militari russi potrebbero anche indurre un maggior numero di persone a unirsi al campo della Pace.

Europa divisa: Paese versus Paese

Emergono nette divisioni tra gli Stati membri dell’UE i cui cittadini si sentono coinvolti nel conflitto e quelli in cui i cittadini vogliono cercare di restarne fuori.

Una chiara eccezione è rappresentata dalla Polonia, dove la Giustizia prevale rispetto alla Pace in percentuali pari rispettivamente al 41% e al 16%. La preferenza per la Pace è invece più marcata in Italia (52%) e in Germania (49%).

Le opinioni degli europei sulle cause della guerra variano notevolmente. Ad esempio, oltre l’80% dei cittadini di Polonia, Svezia, Finlandia, Portogallo e Gran Bretagna ritiene che la Russia sia la principale responsabile del conflitto, un dato decisamente più elevato rispetto al 56% in Italia, al 62% in Francia e al 66% in Germania. Alla domanda su chi rappresenti il più grande ostacolo alla pace, il 64% in tutti i Paesi intervistati risponde la Russia eccetto in Romania (42%) e in Italia (39%), dove oltre un quarto degli intervistati (28%) ritiene che la colpa sia degli Stati Uniti, contro il 9% degli altri nove Paesi esaminati.

Tuttavia, la rottura con Mosca è reale ed è destinata a rimanere tale per qualche tempo, indipendentemente da come e quando finirà la guerra. In tutti i Paesi si registra un forte sostegno all’interruzione di tutti i rapporti economici con la Russia (62-22%) e nessun Paese, nemmeno l’Italia, è contrario a questa linea d’azione. Emerge anche un significativo sostegno alla riduzione dei rapporti culturali e diplomatici con la Russia, sebbene non così forte come nel caso delle relazioni economiche e in alcuni Paesi gli intervistati si dicono invece contrari (Italia per i rapporti culturali; Italia, Francia e Germania per le relazioni diplomatiche).

Which ties with Russia should be cut off as a result of the war in Ukraine?

Gli europei sono convinti che sia la Russia che l’Ucraina usciranno sofferenti da questa guerra. Contrariamente ai discorsi ottimistici di molte capitali europee che vedono la guerra come un “momento europeo”, la maggioranza degli intervistati ritiene che l’Unione Europea dovrà fare i conti con le conseguenze del conflitto, mentre l’opinione prevalente nella maggior parte dei Paesi analizzati è che la guerra non avrà alcun impatto sugli Stati Uniti e sulla Cina.

Le due questioni che preoccupano maggiormente gli europei rispetto al conflitto in corso sono il costo della vita (compreso l’aumento dei prezzi dell’energia) e la minaccia del ricorso alle armi nucleari da parte della Russia. Tuttavia, se le preoccupazioni in tal senso emergono in tutti i Paesi, si osservano differenze significative tra gli intervistati. I più preoccupati per l’impatto della guerra sul costo della vita e sui prezzi dell’energia sono i cittadini di Portogallo, Italia e Francia, i meno preoccupati quelli di Svezia, Polonia e Romania. Svedesi, finlandesi e francesi sono più preoccupati della minaccia di attacchi informatici russi rispetto agli altri Paesi. Finlandia, Polonia, Romania e Svezia, i Paesi geograficamente più vicini alla Russia, sono relativamente più preoccupati dalla minaccia di un’azione militare russa nei loro confronti, forse intimoriti dalla possibilità di un’occupazione, mentre i cittadini di tutti gli Stati analizzati sono preoccupati dal rischio di una guerra nucleare.

Who will be worse off as a result of the war in Ukraine?
What are your biggest concerns in regards to the war in Ukraine?
What are your biggest concerns in regards to the war in Ukraine?

Divisioni in Europa orientale: Polonia versus Romania

Nel tentativo di immaginare le future divisioni in Europa causate dalla guerra, gli analisti fanno spesso riferimento a una “spaccatura est-ovest” e alle differenze tra i Paesi in prima linea e quelli geograficamente più lontani dal conflitto. Lo studio di ECFR delinea invece una mappa molto più sfumata. Rivela, ad esempio, differenze significative tra Polonia e Romania, entrambi Paesi in prima linea che ospitano un gran numero di rifugiati e che sono storicamente sospettosi e ostili alla Russia.

Anche se sia la Polonia che la Romania confinano con l’Ucraina e i loro governi sono tra i maggiori sostenitori di Kiev, i loro cittadini mostrano atteggiamenti molto diversi nei confronti della guerra. L’83% dei polacchi attribuisce alla Russia la responsabilità del conflitto, rispetto al 58% in Romania. Ancora più importante è il fatto che il 74% dei polacchi vede nella Russia il principale ostacolo alla pace, opinione condivisa da appena il 42% in Romania.

Europe's different voter camps in response to Russia's war on Ukraine

I due Paesi assumono poi posizioni radicalmente diverse rispetto alla preferenza per la pace o la giustizia. Come si è detto, la Polonia è l’unico Paese tra quelli analizzati in cui il campo della Giustizia prevale nettamente su quello della Pace (41% rispetto 16%), mentre in Romania (come in Francia, Germania, Italia, Svezia e Spagna) esiste una netta preferenza per la Pace rispetto alla Giustizia (42% rispetto a 23%).

In Europa i falchi si concentrano in Polonia, mentre le colombe in Romania. In Polonia, infatti, il 77% degli intervistati è favorevole a interrompere tutti i rapporti economici con la Russia, mentre in Romania solo il 45%. Il 74% dei polacchi è a favore della completa cessazione delle importazioni di combustibili fossili dalla Russia, rispetto al 51% dei romeni, il 71% dei polacchi vorrebbe interrompere i rapporti diplomatici con la Russia, rispetto al 39% dei romeni, e il 73% dei polacchi è favorevole a rompere i legami culturali con la Russia, rispetto al 40% dei romeni.

Should your country spend more on defence now given the war in Ukraine?

Polacchi e romeni si differenziano anche per la spinta di solidarietà che provano nei confronti dell’Ucraina. Ad esempio, il 71% dei polacchi, contro appena il 54% dei romeni, è favorevole a fornire maggiore assistenza economica all’Ucraina. Sulla questione dell’invio di ulteriori armi all’Ucraina, il 78% dei polacchi è favorevole rispetto al 46% dei romeni. Le differenze più significative tra i due Paesi riguardano la possibilità di inviare contingenti militari in Ucraina: la Polonia è infatti tra i pochi Paesi in cui i favorevoli prevalgono sui contrari, con rispettivamente il 46% e il 30%, mentre tra i romeni si rileva una maggiore opposizione, con il 44% di contrari rispetto al 26% di favorevoli.

La Polonia è inoltre uno dei due Paesi in cui il 50% o più degli intervistati dichiara che la guerra dovrà comportare un aumento della spesa militare, mentre i romeni sono decisamente meno convinti. La posizione geografica, quindi, non sembra riflettere una visione comune da parte dei cittadini nei confronti della guerra.

L’Occidente diviso: Germania versus Italia

Anche l’analisi di alcuni dei Paesi europei un tempo più amichevoli verso la Russia mostra posizioni divergenti. Se i cittadini dell’Europa orientale accusano regolarmente la Germania di adottare un atteggiamento di appeasement verso la Russia, i risultati di questo sondaggio mostrano che tra i tedeschi ci sono più falchi che tra gli italiani.

Ad esempio, anche se la maggior parte degli intervistati in Germania (66%) e Italia (56%) incolpa principalmente la Russia per la guerra, le opinioni divergono rispetto a chi rappresenti il maggiore ostacolo alla pace. Il 63% dei tedeschi indica la Russia, rispetto ad appena il 39% degli italiani. L’Italia è anche il Paese con il maggior numero di intervistati convinti che gli Stati Uniti siano i principali responsabili (20%) e rappresentino il maggiore ostacolo alla pace (28 percento), mentre in Germania il numero di intervistati che condividono queste convinzioni è inferiore (rispettivamente 11% e 9%).

In entrambi i Paesi prevale il sostegno alla rottura dei rapporti economici con la Russia: il 57% degli intervistati in Germania e il 47% in Italia si dichiarano favorevoli, mentre il 29% e il 36% sono contrari. Rispetto all’Italia, in Germania i falchi prevalgono su diverse questioni. Ad esempio, alla domanda se sia più importante ridurre la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia o attenersi agli obiettivi climatici dell’UE, gli italiani si rivelano fortemente divisi, mentre la maggior parte dei tedeschi preferisce affrontare il problema della dipendenza energetica dell’Europa. Di contro, i tedeschi sono abbastanza divisi sull’opportunità di tagliare i legami culturali con la Russia, mentre gli italiani sono nettamente favorevoli a mantenerli, opinione che non si ritrova in alcun altro Paese.

In Germania gli intervistati sono favorevoli (52%, rispetto al 33% di contrari) all’invio di ulteriori armi ed equipaggiamenti militari al governo ucraino, mentre l’Italia è l’unico Paese in cui la maggioranza è contraria (45%, rispetto al 33% di favorevoli). Allo stesso modo, l’opinione prevalente (45%, rispetto al 32% contrario) in Germania è che dovrebbero essere inviate truppe aggiuntive ai membri orientali della NATO, mentre la maggior parte degli italiani è contraria, con una percentuale pari al 45% (rispetto al 30% favorevole).

La differenza forse più evidente tra Germania e Italia riguarda la posizione dei cittadini nei confronti delle spese per la difesa. L’Italia rappresenta infatti l’unica eccezione tra tutti i Paesi intervistati, in quanto il 63% degli intervistati afferma di non ritenere necessario aumentare le spese per la difesa, nonostante la guerra, e solo il 14% sarebbe favorevole. Di contro, la Germania è uno dei quattro Paesi (insieme a Finlandia, Polonia e Svezia) in cui i cittadini sono largamente favorevoli all’aumento delle spese per la difesa (41%, rispetto al 32% contrario).  

What should be more important for the EU: reducing energy dependence on Russia, or sticking to climate policy goals?

Anche in questo caso, quindi, le posizioni in passato (relativamente) amichevoli dei governi nei confronti di Mosca non riflettono l’effettivo orientamento dell’opinione pubblica.

È in arrivo una crisi dei rifugiati?

La guerra in Ucraina ha fatto venire meno le precedenti ipotesi sulle divisioni esistenti in Europa. Uno degli effetti più sorprendenti della guerra è stata la metamorfosi dell’Europa orientale nei confronti di coloro che fuggono dalla violenza: alcuni degli Stati un tempo più ostili ad accogliere i rifugiati siriani durante la crisi del 2015 danno oggi rifugio al maggior numero di persone in fuga dal conflitto in Ucraina.

Do you support your government in taking in Ukrainian refugees?

Tuttavia, il sondaggio di ECFR indica che l’accoglienza dei rifugiati potrebbe diventare una fonte di tensione in Europa orientale, proprio come è accaduto in Turchia quando Ankara ha aperto le frontiere ai rifugiati siriani. Se la maggior parte degli europei è disponibile a ospitare i rifugiati ucraini, Romania, Polonia e Francia sono tra i Paesi meno disponibili ad aprire le porte. Ciò è forse dovuto al fatto, da un lato, che Romania e Polonia hanno già accolto molti rifugiati ucraini e, dall’altro, che la Francia ha da tempo adottato una politica “tossica” nei confronti degli immigrati, sebbene fino ad ora abbia accolto pochi rifugiati ucraini. Il fatto che i rifugiati in Polonia siano ospitati principalmente in case private potrebbe forse influenzare l’atteggiamento dei cittadini aiutandoli a immaginare cosa dovrebbe fare a questo punto il loro Paese.

Conclusioni

La guerra è come un giro sulle montagne russe: l’opinione pubblica può cambiare a ogni salita e discesa e può anche imprimere un impulso decisivo. Come ha scritto recentemente Gideon Rachman del Financial Times, “la guerra in Ucraina si combatte essenzialmente su tre fronti e tra tre protagonisti. Il primo fronte è il campo di battaglia stesso. Il secondo fronte è quello economico. Il terzo fronte è la battaglia delle volontà. I tre partecipanti sono la Russia, l’Ucraina e l’alleanza occidentale che sostiene l’Ucraina.”

Ciò che accade su uno dei tre fronti si ripercuote sugli altri due. I successi militari dell’Ucraina sono fondamentali per ampliare le dimensioni del campo della Giustizia (il cui leader informale, Zelensky, ha una straordinaria capacità di comunicare con i cittadini europei). I sostenitori del campo della Pace sono già il gruppo più numeroso e probabilmente continueranno a crescere se prenderà piede la sensazione che le dure sanzioni economiche contro la Russia non stanno portando risultati.

In conclusione, cosa dicono quindi i risultati di questo sondaggio sulla battaglia della volontà in corso e su come mantenere il sostegno alle misure adottate per armare l’Ucraina e sanzionare la Russia? La dipendenza dell’Ucraina dalle azioni dei suoi vicini europei significa che l’esito della battaglia della volontà sarà probabilmente ancora più importante di ciò che avverrà in campo economico e militare.

Le prossime settimane saranno cruciali e i dati mostrano che si può tenere insieme l’Europa adottando la giusta comunicazione politica.

Il sondaggio suggerisce che la rottura dell’Europa con la Russia è irreversibile, almeno nel breve e medio termine. Non c’è alcuna possibilità che gli europei siano disposti a integrare la Russia nelle loro strutture o nella loro comunità politica, al contrario sembrano guardare a un mondo in cui l’Europa è completamente indipendente da Mosca.

Ma il consenso europeo sulla Russia non si traduce automaticamente in una posizione comune sul ruolo che l’UE dovrebbe svolgere nella guerra. I dati segnalano una crescente divergenza tra il campo della Pace e quello della Giustizia, man mano che la guerra si trascina e i costi ad essa associati aumentano.

Il sondaggio mette in luce potenziali divisioni sui rifugiati, sull’adesione dell’Ucraina all’UE, sull’impatto del conflitto sul tenore di vita e sulla minaccia di un’escalation nucleare. A questi si aggiunge lo scisma di fondo tra i campi della Pace e della Giustizia. In molti Paesi europei, la causa ucraina potrebbe trasformarsi da impegno nazionale unificante a questione politica divisiva. Ma, oltre a provocare tensioni all’interno dei singoli Paesi, la guerra potrebbe spingere le posizioni politiche di Stati come la Polonia e l’Italia a divergere sempre di più.

Nelle fasi iniziali della guerra, i Paesi dell’Europa centrale e orientale hanno trovato conferma della fondatezza del loro passato atteggiamento da falchi nei confronti della Russia e hanno maturato una maggiore fiducia nei confronti dell’UE, dove il loro peso è cresciuto. Ma, nella prossima fase, Paesi come la Polonia potrebbero trovarsi emarginati se il campo della Pace guadagnerà terreno tra gli altri Stati membri.

La chiave per mantenere l’unità europea a sostegno dell’Ucraina è prendere sul serio i timori di un’escalation e presentare il conflitto come una lotta difensiva contro l’aggressione russa, piuttosto che parlare di vittoria ucraina e sconfitta della Russia.

Sebbene il conflitto in Ucraina possa ancora rivelarsi l’alba di un’UE molto più assertiva, questa ricerca mostra che il sostegno all’aumento della spesa per la difesa nell’opinione pubblica è più contenuto di quanto potrebbe sembrare se si ascoltassero solo i leader politici.

Forse il segnale più preoccupante è che la maggior parte degli europei vede l’UE come grande perdente in questa guerra, invece di leggere la sua relativa unità come un segno di rafforzamento.

Permane il rischio che i campi della Pace e della Giustizia possano ancora polarizzarsi, come accadde tra debitori e creditori nella crisi dell’euro dei primi anni 2010. Se si permette che ciò accada e se l’UE si troverà prigioniera dalle sue divisioni interne, la guerra potrebbe segnare la marginalizzazione permanente dell’Europa sulla scena mondiale.

L’opinione pubblica europea ha rafforzato l’unità dell’UE di fronte all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Spetta ora ai leader europei sostenere questa unità. Trovare un linguaggio che piaccia al gruppo degli indecisi, duri con la Russia ma cauti sui pericoli di un’escalation, potrebbe aprire la via per far quadrare il cerchio dell’opinione pubblica.

Se l’UE riuscirà a mantenere l’ampio fronte di consensi di cui ha goduto finora e se i governi di tutte le parti resteranno uniti invece di cercare di umiliarsi a vicenda, l’Europa potrebbe ancora emergere dalle ceneri di questa guerra geopoliticamente più forte. Il modo in cui verrà risolta l’invasione russa dell’Ucraina avrà inoltre conseguenze di vasta portata sul confronto sempre più acceso tra Stati Uniti e Cina.

Gli autori

Ivan Krastev è Presidente del Centre for Liberal Strategies di Sofia ed è Permanent Fellow dell’Institute for Human Sciences di Vienna. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui Is It Tomorrow Yet?: Paradoxes of the Pandemic.

Mark Leonard è Cofondatore e Direttore dello European Council on Foreign Relations. Il suo ultimo libro The Age of Unpeace: How Connectivity Causes Conflict è stato pubblicato da Penguin in brossura il 2 giugno 2022Presenta inoltre il podcast settimanale di ECFR “World in 30 Minutes”.

Ringraziamenti

Questa pubblicazione non sarebbe stata possibile senza lo straordinario lavoro del team Unlock di ECFR. Gli autori desiderano ringraziare Pawel Zerka e Gosia Piaskowska, che hanno individuato alcune delle tendenze più interessanti e hanno svolto un’analisi minuziosa dei dati alla base di questo rapporto, nonché Marlene Riedel e Chris Eichberger, che hanno lavorato alla visualizzazione grafica dei dati. Adam Harrison è stato un editor impeccabile. Andreas Bock si è occupato della comunicazione strategica con i media e Swantje Green ha coordinato le operazioni e la comunicazione. Susi Dennison e Susanne Baumann hanno fornito una guida straordinaria per la realizzazione di questa ricerca. E, ancora una volta, Lucie Haupenthal ci ha aiutato nella stesura dei testi e ha fatto in modo che la pubblicazione fosse pronta in tempo utile. Gli autori desiderano inoltre ringraziare Paul Hilder e tutto il team Datapraxis per la paziente collaborazione nello sviluppo del sondaggio e nell’analisi dei dati a cui si fa riferimento nel rapporto. Nonostante i numerosi e variegati contributi, gli eventuali errori restano a carico degli autori.

Metodologia

Questo rapporto si basa su un sondaggio di opinione in dieci Paesi europei, di cui nove sono Stati membri dell’Unione Europea. I sondaggi sono stati realizzati per ECFR da Datapraxis e YouGov in Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia. L’indagine è stata condotta tra il 28 aprile e l’11 maggio 2022 e ha coinvolto un campione complessivo di 8.172 intervistati.

Il sondaggio online è stato condotto in Finlandia (n = 500), Francia (n = 1.000), Germania (n = 1.000), Gran Bretagna (n = 1.103), Italia (n = 1.009), Polonia (n = 1.002), Portogallo (n = 506), Romania (n = 501), Spagna (n = 1.050) e Svezia (n = 501). I risultati sono rappresentativi a livello nazionale dei dati demografici di base e delle votazioni passate in ogni Paese. Il margine di errore generale è di ±3% per un campione di 1.000 persone e di ±4% per un campione di 500 persone.

Le date esatte dello svolgimento del sondaggio sono le seguenti: Finlandia 29 aprile-5 maggio, Francia 28 aprile-5 maggio, Germania 28 aprile-5 maggio, Gran Bretagna 10-11 maggio, Italia 28 aprile-6 maggio, Polonia 29 aprile-5 maggio, Portogallo 29 aprile-6 maggio, Romania 29 aprile-5 maggio, Spagna 29 aprile-5 maggio, Svezia 28 aprile-5 maggio.

La segmentazione di fondo nei campi della Pace, della Giustizia e degli indecisi rispetto alla guerra della Russia contro l’Ucraina si è basata principalmente sulla seguente domanda: “Quale delle seguenti affermazioni si avvicina di più al suo punto di vista?” Opzioni disponibili: “La cosa più importante è fermare la guerra il prima possibile, anche se ciò significa che l’Ucraina dovrà cedere il controllo di aree territoriali alla Russia”, “La cosa più importante è punire la Russia per la sua aggressione, anche se ciò significa che un maggior numero di ucraini saranno uccisi o dovranno lasciare le loro case”, “Nessuna delle due opzioni” e “Non so”. Gli intervistati che hanno scelto la prima opzione sono stati collocati nel campo della Pace, quelli che hanno scelto la seconda nel campo della Giustizia.

Per coloro che hanno risposto “Nessuna delle due opzioni”, abbiamo utilizzato un’altra domanda per individuare gli indecisi. Questo gruppo comprende coloro che hanno dichiarato di sostenere almeno cinque azioni su dieci che l’UE dovrebbe adottare in risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina, tra le seguenti: (1) “Accettare un maggior numero di rifugiati ucraini nel proprio Paese”; (2) “Fornire maggiore assistenza economica all’Ucraina”; (3) “Aumentare le sanzioni economiche e diplomatiche contro la Russia”; (4) “Bloccare completamente le importazioni di combustibili fossili dalla Russia”; (5) “Inviare ulteriori armi e forniture militari al governo ucraino”; (6) “Far rispettare una no-fly zone sull’Ucraina, anche se questo potrebbe scatenare un conflitto diretto tra l’Occidente e la Russia”; (7) “Inviare truppe in Ucraina per aiutare il governo ucraino a difendersi dalla Russia”; (8) “Sostenere l’adesione dell’Ucraina nella NATO”; (9) “Inviare ulteriori truppe nei Paesi NATO dell’Europa orientale”; (10) “Sostenere l’adesione dell’Ucraina all’UE”.

Coloro che hanno scelto “Non so” o “Nessuna delle due opzioni” in risposta alla prima domanda e hanno selezionato meno di cinque azioni da parte dell’UE in risposta alla guerra della Russia in Ucraina, sono stati riuniti in un gruppo chiamato “Il resto”.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.