Rise to the challengers: Europe’s populist parties and its foreign policy future

Una serie di partiti populisti sta sfidando il mainstream della politica estera dell’Europa. Per garantire la sovranità europea, i suoi politici devono adattarsi, il che significa prepararsi a una serie di scenari diplomatici futuri inediti

Un immaginario vertice del G8 nel 2029, in uno scenario di continua crescita populista. Questa immagine è stata creata con l’aiuto di ChatGPT, una piattaforma di intelligenza artificiale

L‘ultima ricerca pubblicata oggi dallo European Council on Foreign Relations (ECFR) traccia le prospettive di politica estera dei cosiddetti partiti europei challengers, ovvero i partiti populisti in ascesa in UE, dalla destra alla sinistra radicale. Lo studio, a cura di Jeremy Cliffe, Teresa Coratella, Camille Lons e Arturo Varvelli, mostra come la crescente influenza di questi attori politici, insieme al sostegno politico fornito loro dell’amministrazione Trump, stia sconvolgendo il “mainstream” della politica europea.

Lo studio “Rise to the challengers: Europe’s populist parties and its foreign policy future” esamina le posizioni di politica estera di 16 dei più importanti partiti populisti dell’UE. L’analisi è frutto della ricerca di un’ampia rete europea di esperti ECFR, che ha passato in rassegna discorsi, dichiarazioni e risultati elettorali per mappare le convergenze e divergenze di tali partiti sulle principali questioni di politica estera. Lo studio rivela prospettive condivise – nonché linee di frattura – su otto principali temi:

  • Le nuove relazioni transatlantiche: La maggior parte di questi partiti sta cercando di trovare un equilibrio tra sovranismo nazionale ed ammirazione per Trump. Per alcuni, questo potrebbe rivelarsi difficile.
  • Russia e Ucraina: Molti di questi partiti hanno dovuto frenare i loro impulsi pro-Putin dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Ad oggi, i negoziati di pace in corso stanno incoraggiando alcuni a tornare agli istinti pre-2022.
  • Migrazione: Fermo restando che la maggior parte dei partiti analizzati sia fermamente contraria all’immigrazione, a sorprendere è la progressiva convergenza con i partiti del mainstream europeo. Risulta sempre più difficile distinguere le posizioni dei partiti challengers e partiti tradizionali sulla lotta alla migrazione, un tempo cavallo di battaglia dei partiti populisti.
  • Sicurezza e difesa: Nonostante lo scenario di sicurezza internazionale sempre più tempestoso abbia rafforzato il sostegno alla spesa per la difesa, i challengers restano fedeli a una visione fortemente nazionale di quest’ultima, rimanendo generalmente scettici verso la NATO e nei confronti di un coordinamento militare occidentale.
  • L’idea di Europa: Tutti questi partiti condividono una base euroscettica. Tuttavia, negli ultimi anni le loro posizioni si sono evolute da un forte euroscetticismo a un desiderio di “riforma dall’interno”, con molte contraddizioni.
  • Relazioni Europa-Cina: La maggior parte dei challengers è favorevole ad impegnarsi con Pechino per controbilanciare gli Stati Uniti e Bruxelles. Tuttavia, le posizioni diventano meno nitide nello scegliere tra il multipolarismo fiducioso e la sovranità nazionalista.
  • Commercio, economia e clima: I “temi della globalizzazione” sono quelli in cui questi partiti rimangono più populisti, con posizioni fortemente contrarie al libero scambio e al clima. Ma non sempre queste coincidono, soprattutto se si considera che i challengers di sinistra tendono ad essere più vicini al mainstream su temi ambientali.
  • Israele e Gaza: Il conflitto in Medio Oriente è spesso visto attraverso il prisma della politica interna. Rimane la spaccatura tra destra e sinistra, con i populisti di destra sempre più pro-Israele e quelli di sinistra più critici a tal riguardo.

Pur non condividendo una linea unitaria su molteplici sfide chiave, lo studio dimostra come alcune tendenze comuni di questi partiti possono rappresentare un punto di rottura con il vecchio mainstream europeo. Gli autori propongono cinque possibili scenari per illustrare come la loro crescente influenza potrebbe impattare la politica estera nel prossimo decennio:

  1. Una polarizzazione trumpianain cui la pressione di Trump acuisce il divario tra challengers e forze tradizionali della politica estera europea, rafforzando le prime.
  2. Un rimescolamento trumpiano – in cui la seconda presidenza Trump crea nuove coalizioni e fratture nella politica estera europea.
  3. Un’Europa sovranista – dove i leader populisti, reticenti verso gli Stati Uniti, diventano le forze più influenti.
  4. Un’Europa orbanizzatain cui i partiti challengers opportunisti, che orbitano nelle sfere d’influenza delle grandi potenze, dominano la politica estera dell’Europa.
  5. Una coalizione europeistadove il potere dei challengers raggiunge il picco e i moderati costruiscono alternative durature e innovative.

Tali scenari, non previsioni, offrono degli strumenti per orientarsi tra nuove possibili configurazioni politiche e decisioni difficili da prendere. I leader europei dovranno capire – e adattarsi – a questi partiti emergenti, per creare coalizioni in grado di garantire la stabilità della sovranità europea. Il posto dell’Europa nel mondo sarà deciso da coloro che riusciranno a forgiare queste nuove coalizioni.

Le principali famiglie partitiche europee hanno forgiato le ortodossie geopolitiche del continente nei decenni del secondo dopoguerra e negli anni immediatamente successivi al 1989. Oggi, i nuovi partiti che si trovano al di fuori di quel consenso – e che hanno avuto un ruolo minimo o nullo nella loro costruzione – stanno plasmando sempre più i dibattiti e esercitando il potere“, commenta Jeremy Cliffe, Direttore editoriale di ECFR e tra gli autori dello studio. “Si tratta di un cambiamento epocale. Per questo, oggi è più essenziale che mai comprendere queste forze politiche, le loro ideologie e i loro istinti in politica estera, per vedere come potrebbero influenzare il futuro dell’Europa“.

Per Arturo Varvelli, Direttore dell’ufficio di Roma tra gli autori dello studio: “Il futuro dell’Europa sarà plasmato anche dalle ideologie dei partiti al potere negli Stati membri. La “permeabilità” dei partiti challengers ai valori europei – un processo di istituzionalizzazione informale già visibile in alcuni partiti di governo – sarà cruciale. Altrettanto importante, tuttavia, è il modo in cui i partiti tradizionali assorbiranno e risponderanno agli impulsi politici dei challengers. Alcuni potrebbero adottare in modo preoccupante politiche populiste – come è già avvenuto per l’immigrazione – mentre altri potrebbero reinterpretare alcune delle richieste dei partiti challengers e dei segmenti dell’opinione pubblica in modi più allineati ai principi europei. La sfida è aperta”.

Si tratta di un momento politico cruciale per l’Europa, per via delle relazioni transatlantiche già mutate a cui dobbiamo adattarci e dei conflitti in corso intorno ai confini europei” commenta Teresa Coratella, Vicedirettrice dell’ufficio di Roma e autrice dello studio. “La nuova analisi ECFR potrebbe ispirare i partiti mainstream europei a riflettere attentamente su come impostare la politica estera dell’Europa nei prossimi anni, alla luce della crescente importanza dei partiti challengers in tutta Europa e del crescente sostegno pubblico di cui godono nei rispettivi contesti nazionali. L’effetto Trump 2.0 è già visibile in alcuni dei partiti challengers analizzati, e possiamo supporre che aumenterà nei prossimi mesi“. 

Per Camille Lons, Vicedirettrice dell’ufficio di Parigi e autrice dello studio: “La rielezione di Trump avrà un impatto fondamentale sull’ascesa dei partiti challengers in Europa. Potrebbe accelerare la loro ascesa al potere, ma anche rivelare i limiti del populismo e metterli di fronte alle loro contraddizioni interne. In un momento in cui molti di questi partiti stanno cercando di normalizzare la loro immagine con il grande pubblico, sarà fondamentale mettere in luce queste contraddizioni, nonché la sfida centrale che rappresentano per l’identità e la visione del mondo dell’Europa”.

INFORMAZIONI SUGLI AUTORI

Jeremy Cliffe è Direttore Editoriale di ECFR e Senior Policy Fellow. Il suo profilo è disponibile qui.
Teresa Coratella è Vicedirettrice dell’ufficio di Roma di ECFR e Policy Fellow. Il suo profilo è disponibile qui.
Camille Lons è Vicedirettrice dell’ufficio di Parigi di ECFR e Policy Fellow. Il suo profilo è disponibile qui.
Arturo Varvelli è Direttore dell’ufficio di Roma di ECFR e Senior Policy Fellow. Il suo profilo è disponibile qui.

METODOLOGIA
Lo studio è stato condotto su 16 partiti di diversi Stati membri dell’UE, selezionati in base alla loro rilevanza e alla rappresentatività delle tendenze populiste complessive. Per ogni partito, gli esperti ECFR hanno attribuito punteggi in risposta a 43 domande di politica estera. Tali quesiti miravano a misurare la distanza di ciascun partito dalle posizioni politiche europee convenzionali, quantificate su una scala da uno (vicinanza massima alle posizioni tradizionali) a cinque (lontananza massima da esse). Agli esperti è stato inoltre chiesto di motivare ogni valutazione fornendo fonti a e commenti a supporto del punteggio.

PARTNER
Questo Policy Brief è stato realizzato con il gentile sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo.


ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.