Cosa pensano gli europei della guerra fredda tra USA e Cina

La maggioranza degli europei crede che sia in atto una nuova “guerra fredda” tra Cina e Russia. Tuttavia, pochissimi ritengono che il proprio Paese stia direttamente prendendo parte a questi conflitti.

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  • Il nuovo rapporto basato su sondaggi svolti da ECFR rivela che la maggioranza degli europei crede che sia in atto una nuova “guerra fredda” tra gli Stati Uniti ed i relativi rivali internazionali, Cina e Russia. 
  • Tuttavia, pochissimi in Europa ritengono che il proprio Paese stia direttamente prendendo parte a questi conflitti, mentre molti credono che la leadership dell’UE a Bruxelles sia in conflitto con Cina e Russia. 
  • Già prima dell’annuncio del progetto AUKUS, un’alleanza tra Stati Uniti, Australia e Regno Unito al fine di contenere la Cina, i cittadini di diversi Stati membri avevano un atteggiamento ambivalente nei confronti della possibilità di nuovo scontro globale. 
  • Questi risultati mostrano i pericoli di un divario in continua crescita tra l’opinione pubblica europea e gli Stati Uniti, nonché tra gli approcci nazionali e la posizione più aggressiva della leadership politica europea a Bruxelles. 
  • Ad esempio, il sondaggio di ECFR ha rilevato che solo il 15% degli europei intervistati ritiene che il proprio Paese si trovi attualmente in una situazione di nuova “guerra fredda” con la Cina, una cifra che sale solo al 25% per quanto riguarda la Russia. In Bulgaria e Ungheria è stata inoltre rilevata una valutazione positiva dell’atteggiamento di queste autocrazie rispetto alle principali sfide politiche di oggi. 
  • Gli autori del report, Mark Leonard e Ivan Krastev, avvertono che “se Washington e Bruxelles si stanno preparando per una lotta generazionale di ‘tutta la società’ contro le autocrazie di Pechino e Mosca”, potrebbero scoprire di “non avere un consenso sociale pronto a sostenerli”.

Leonard e Krastev esortano la leadership europea a sostenere politiche più decise nei confronti di Cina e Russia, relativamente agli interessi europei e nazionali, piuttosto che una logica della guerra fredda, in modo da poter rappresentare per i cittadini europei una potenza forte, unita e convincente per il futuro dell’Alleanza atlantica. 

Mentre Stati Uniti, Regno Unito ed Australia si preparano ad affrontare la Cina tramite il progetto AUKUS, secondo un sondaggio ECFR condotto in 12 Stati membri che rappresentano circa 300 milioni di abitanti e costituiscono l’80% del PIL europeo, è chiaro come i cittadini europei siano restii a parlare di una nuova guerra fredda.  

Il  sondaggio di ECFR, condotto prima dell’annuncio dell’alleanza indo-pacifica,  ha rilevato che mentre la maggioranza degli europei crede che sia in atto una nuova “guerra fredda” tra gli Stati Uniti e i relativi rivali internazionali, Cina o Russia, pochissimi credono che il proprio Paese stia prendendo parte in modo diretto a questi conflitti. I dati di ECFR rivelano che, in tutta Europa, il 62% dei cittadini crede che sia in corso una nuova “guerra fredda” tra Stati Uniti e Cina e che il 59% ritiene che vi sia una situazione simile tra Stati Uniti e Russia. 

In tutto il blocco UE, ECFR ha rilevato che solo il 25% e il 15%, rispettivamente, credono che il proprio Paese sia attualmente impegnato in un conflitto con la Russia o la Cina. L’opinione prevalente in quasi tutti gli Stati membri è che questo “non stia accadendo”, soprattutto in Bulgaria, Ungheria, Austria, Portogallo e Italia. 

Emmanuel Macron vorrebbe un’autonomia strategica europea come alternativa alla dipendenza dagli Stati Uniti. Tuttavia il nostro sondaggio dimostra come l’opinione pubblica europea veda Bruxelles alleata degli Stati Uniti e non come un polo alternativo. Quando si parla di scontro con Russia e Cina gli europei vedono Bruxelles, e non i singoli Stati membri, come protagonista di tale scontro. Il 31% crede che Bruxelles sia probabilmente in Guerra Fredda con la Cina. Sulla Russia, il 44% ritiene che l’UE sia in guerra fredda mentre il 26% pensa il contrario.  

I risultati contenuti nel report “What Europeans think about the US-China Cold War”, scritto dagli esperti di politica estera Mark Leonard e Ivan Krastev, suggeriscono che c’è una crescente “disconnessione” tra le ambizioni politiche di Bruxelles e i singoli Stati membri dell’UE, e che ciò potrebbe minare un’efficace risposta europea nell’eventualità di un’escalation delle tensioni con la Cina o la Russia. Indicando i precedenti sondaggi di ECFR, che hanno rivelato un crescente scetticismo nei confronti di Pechino e un’immutata percezione negativa relativamente alle intenzioni di Mosca, questo report mette in guardia i leader dell’Unione Europea dall’adottare un atteggiamento da “guerra fredda” nei confronti delle minacce poste da Cina e Russia. 

I risultati principali dell’indagine paneuropea di ECFR sono i seguenti: 

  • La maggioranza degli europei crede che sia in atto una nuova “guerra fredda” tra gli Stati Uniti ed i relativi rivali internazionali, Cina e Russia. Il 62% degli intervistati al sondaggio di ECFR, su 12 Stati membri dell’UE, ritiene che sia in corso un nuovo conflitto, o “guerra fredda”, tra Stati Uniti e Cina ed il 59% pensa che stia emergendo una situazione simile tra USA e Russia. 
  • Ma pochi europei ritengono che il proprio Paese stia partecipando a tale conflitto. Solo il 15% degli europei crede che il proprio Paese sia in conflitto con la Cina, mentre il 59% non è d’accordo. Per quanto riguarda la Russia, il 25% condivide questa opinione e il 46% non è d’accordo. 
  • A livello nazionale, gli europei non credono che la Cina sia una minaccia. Il sondaggio di ECFR ha rilevato che solo il 15% dei cittadini europei considera il proprio Paese in una situazione di alta tensione con la Cina. In Italia, che è stata un destinatario di alto profilo degli aiuti cinesi durante la prima ondata della pandemia di COVID-19, solo l’11% degli intervistati ha espresso questa opinione, mentre il 67%, un’ampia maggioranza, ritiene che “non sia in atto una guerra fredda” tra il proprio Paese e la Cina. La posizione prevalente, in ciascuno dei 12 Stati membri intervistati, è di distacco, con gli intervistati in Ungheria (91%), Bulgaria (80%), Portogallo (79%) e Austria (78%) più propensi a ritenere che il proprio Paese non sia in conflitto con Pechino. Gli svedesi, come per i precedenti sondaggi di ECFR, sembrano essere i più aggressivi, con il 33% che ritiene che il proprio Paese sia attualmente in una posizione simile alla “guerra fredda” con la Cina. 
  • A livello europeo, c’è ambivalenza nei confronti della Cina. Solo il 31% degli intervistati da ECFR considera l’UE in conflitto con la Cina. Questa è stata una risposta espressa da una minoranza, mentre la maggioranza, cioè il 35%, ritiene che l’Europa non si trovi in una situazione di “guerra fredda” con la Cina. Questi dati corrispondono a quelli del sondaggio di ECFR dell’aprile 2021, relativo agli atteggiamenti europei nei confronti delle altre potenze globali. 
  • Sembra che agli occhi degli europei l'”alleanza occidentale” contro Cina e Russia, oggi, sia una coalizione tra Washington e Bruxelles, piuttosto che tra Stati Uniti e Stati europei. Con i governi nazionali divergenti sulla politica nei confronti di Cina o Russia, gli intervistati in quasi tutti gli Stati membri (con l’eccezione della Polonia) vedono Bruxelles come il falco della politica estera europea quando si tratta di questi poteri autoritari. Nei 12 Paesi esaminati, ECFR ha rilevato che il 31% pensa che l’UE sia in una situazione di alta tensione con Pechino mentre la maggioranza, il 44%, ritiene che ciò stia avvenendo con Mosca. 
  • I dati di ECFR non supportano l’ipotesi che, sulla scia della Brexit, gli europei siano ossessionati dal potere tedesco. Pochissimi prevedono un’ondata di potenza tedesca in Europa dopo la Merkel: il 34% degli intervistati ritiene che l’età dell’oro della Germania sia ormai finita, solo il 10% ritiene che tale età dell’oro debba ancora venire, mentre il 21% sostiene che stia accadendo ora. 
  • Ma gli europei confidano che la Germania definisca gli interessi dell’UE in vari ambiti politici, inclusa la difesa. Il 36% degli intervistati ha affermato di confidare nella difesa degli interessi europei da parte della Germania, se quest’ultima dovesse svolgere un ruolo di leadership su “questioni economiche e finanziarie”. Lo stesso vale in materia di diritti umani e politiche di salvaguardia democratica (35%), nonché su questioni relative alla sicurezza e alla difesa dell’Europa (27%). Solo il 16% degli intervistati appare scettico sul fatto che ci si possa fidare della Germania per difendere i propri interessi a livello europeo.

Leonard e Krastev ritengono che gli europei possano “finalmente riconoscere l’esistenza di una politica estera europea comune”, quando si tratta di Cina e Russia, e considerare l’Unione Europea, piuttosto che i propri governi nazionali, come l’istituzione “nella posizione migliore per difendere i propri interessi e valori”. Tuttavia, ammettono che tale posizione comporta dei rischi, osservando che questo graduale spostamento di responsabilità verso Bruxelles potrebbe “isolare” gli europei dai “problemi preoccupanti” del mondo moderno. 

Gli autori hanno notato che l’atteggiamento da falco di Bruxelles rispetto a Cina e Russia va contro l’opinione pubblica in Europa e che, se i leader di Washington e Bruxelles si stanno preparando per una lotta generazionale di “tutta la società” contro le autocrazie di Pechino e Mosca, potrebbero scoprire di “non avere alla base un consenso sociale pronto a sostenerli”. 

Ritengono che, mentre i leader politici, come il presidente francese Macron, avevano sperato che un investimento nella sovranità collettiva dell’UE riducesse l’eccessiva dipendenza dei suoi Stati membri dagli Stati Uniti, “sembra che ora stia avvenendo il contrario” e che, agli occhi della maggior parte degli europei, quando si tratta di un eventuale scontro con Cina e Russia, è Bruxelles a stare al fianco di Washington e non i singoli governi nazionali. È probabile che un atteggiamento da “guerra fredda” respinga più elettori di quanti ne possa attrarre, e che i politici dovranno sostenere le ragioni di una forte alleanza atlantica in un modo del tutto nuovo. 

Per affrontare questo problema, Leonard e Krastev sostengono che i leader politici dovrebbero concentrarsi meno sulle divisioni ideologiche e sulla necessità di allineamento e impegnarsi sul mostrare come un’alleanza riequilibrata sia in grado di potenziare e ripristinare la sovranità dei cittadini europei in un mondo attualmente pericoloso. 

Mark Leonard, coautore e Direttore fondatore di ECFR, ha dichiarato: 

Il pubblico europeo pensa che sia in atto una nuova guerra fredda, ma non vuole averci niente a che fare. Il nostro sondaggio rivela che un’inquadratura da “guerra fredda” rischia di alienare gli elettori europei. 

A differenza della prima guerra fredda, non vedono una minaccia esistenziale immediata per il vicinato dell’Europa né percepiscono un senso di coesione ideologica all’interno del mondo libero. I politici non possono più fare affidamento sulle tensioni con Russia e Cina per convincere l’elettorato del valore di una forte alleanza atlantica. Devono piuttosto difendere gli interessi europei, mostrando come un’alleanza riequilibrata sia in grado di potenziare e ripristinare la sovranità dei cittadini europei in un mondo attualmente pericoloso“.  

Ivan Krastev, co-autore e Presidente del Centre for Liberal Strategies, ha aggiunto: 

Se questo nuovo sondaggio ha evidenziato una tendenza duratura, rivela che il pubblico europeo non è pronto a vedere le crescenti tensioni con Cina e Russia come una nuova guerra fredda. Finora sono solo le istituzioni europee, e non i cittadini europei, ad essere pronte a vedere il mondo di domani come un crescente sistema di competizione tra democrazia e autoritarismo. 

I risultati del sondaggio non sono necessariamente un segno del declino dell’importanza dell’alleanza occidentale. Ma sono un segnale che, al momento, gli Stati membri dell’UE preferiscono agire come poteri mercantilistici esternalizzando all’UE la difesa dei principi. Il fatto che sia Bruxelles a prendere posizioni critiche, o a imporre sanzioni ai regimi autoritari, fa sì che la stessa sia vista come una voce americana in Europa, piuttosto che una voce europea nel mondo”. 

Questo report e le sue raccomandazioni fanno parte di un progetto più ampio di ECFR, finalizzato a comprendere i desideri degli europei in materia di politica estera. Le pubblicazioni precedenti del programma “Unlock Europe’s Majority” includono analisi sull’impatto della crisi del COVID-19 sulle opinioni e sulle identità politiche negli ultimi 18 mesi, nonché ricerche supportate da sondaggi sugli atteggiamenti e le aspettative degli europei nei confronti del Stati Uniti durante le presidenze Trump e Biden. 

È possibile trovare maggiori informazioni e dettagli sui risultati di questo programmma del think-tank al seguente sito web: https://www.ecfr.eu/europeanpower/unlock

METODOLOGIA

Gli intervistati che hanno risposto “non so” alle domande sulla guerra fredda sono stati esclusi dai calcoli. A seconda della domanda, rappresentavano dal 18% al 20% del campione complessivo. Pertanto, i numeri in questo comunicato stampa e nel report dovrebbero essere letti come la quota di coloro che hanno espresso la propria opinione.  

SONDAGGIO 

Questo report si basa su un sondaggio di opinione pubblica di dodici Stati membri dell’Unione Europea, effettuato per ECFR in Austria (1.014), Bulgaria (1.002), Danimarca (1.015), Francia (3.110), Germania (3.001), Ungheria (1.001), Italia (1.002), Paesi Bassi (1.004), Polonia (1.060), Portogallo (1.000), Spagna (1.011), Svezia (1.047) attraverso Datapraxis e YouGov (DE, FR, DK, ES, PL, PT, SE, IT, AT), Analitiqs (NL), Alpha (BG) e Szondaphone (HU) nei mesi di maggio e giugno 2021. La dimensione del campione per ciascun Paese è rappresentativa a livello nazionale. Si è trattato di un sondaggio online, ad eccezione della Bulgaria (dove è stato condotto online e tramite interviste telefoniche) e dell’Ungheria (dove è stato condotto solo tramite interviste telefoniche). 


ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.