Un nuovo consenso sulla Cina: gli europei si fidano sempre meno di Pechino

Sebbene gli sforzi per migliorare i legami economici, i paesi di tutta Europa stanno diventando sempre più scettici nei confronti delle intenzioni di Pechino

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La crisi coronavirus ha accelerato la trasformazione già in corso nelle relazioni tra gli Stati membri dell'UE e la Cina. Sebbene gli sforzi per migliorare il commercio e altri legami economici continuino a svolgere un ruolo chiave nei rapporti UE-Cina, soprattutto a causa dell'impatto economico della pandemia, i paesi di tutta Europa stanno diventando sempre più scettici nei confronti delle intenzioni di Pechino.

In un nuovo rapporto ECFR, Janka Oertel analizza le diverse percezioni nazionali e le priorità che daranno forma all’approccio dell'Europa nei confronti della Cina in un mondo che deve inevitabilmente affrontare le conseguenze del coronavirus. Basata su casi di Bulgaria, Francia, Italia, Polonia e Spagna, l’analisi mostra come i diversi Stati membri dell'UE siano alle prese con l’insidioso conflitto tra i benefici economici a breve termine e le dipendenze a lungo termine, alla luce dell'intensificarsi della competizione geopolitica tra Stati Uniti e Cina.

Tra i risultati principali della ricerca:

  • Dall'inizio della crisi Covid-19, vi è un nuovo consenso tra gli Stati membri dell'UE nella valutazione delle sfide che la Cina pone all'Europa.
     
  • Le relazioni economiche sino-europee mancano di reciprocità, e all'interno dell'UE vi sono crescenti preoccupazioni circa l'approccio assertivo della Cina all'estero, come ad esempio le violazioni degli impegni giuridici internazionali e le massicce violazioni dei diritti umani a Hong Kong e nello Xinjiang.
     
  • Nel complesso, vi è un crescente scetticismo riguardo la traiettoria futura delle relazioni Europa-Cina. Tale scetticismo offre l'opportunità di ripensare la politica dell'UE nei confronti della Cina in una maniera più incisiva e coerente.
     
  • Nei prossimi mesi, la presidenza del Consiglio tedesca potrebbe sfruttare lo slancio offerto dal nuovo consenso sulla Cina per creare strutture istituzionali che migliorino la capacità d'azione dell'UE in quest’ambito.
     
  • A tal riguardo sarà fondamentale evitare il predominio franco-tedesco – cosa che preoccupa diversi Stati dell’Europa orientale e meridionale – e consentire a tutti gli Stati membri di contribuire equamente nella definizione del futuro approccio dell'UE nei confronti della Cina.

La presidenza del Consiglio tedesca che, anche prima della pandemia, ha dovuto affrontare aspettative forse poco realistiche sull'agenda della Cina – potrebbe usare i mesi che le rimangono per creare le condizioni istituzionali necessarie per un approccio più efficace e coerente dell'UE alla dimensione cooperativa e competitiva con la Cina.

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