Un modello tedesco per l’Europa?

Perchè il modello tedesco non può essere replicato dall’Europa

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Dall’inizio della crisi dell’euro, in molti guardano all’economia tedesca come a un modello da imitare. Le decisioni di Schröder, con cui vennero riformati il mercato del lavoro e il welfare tedesco, sono considerate da molti quella spinta che ha permesso alla Germania di avere successi economici e di rilanciare la competitività globale.

Tuttavia nella nuova pubblicazione di ECFR, “A German model for Europe?”, Sebastian Dullien, Senior Policy Fellow, sostiene che sia giunto il momento di ridiscutere questo paradigma. L’attuale forza della Germania deriva dai controlli salariali e dai tagli su istruzione, ricerca e sviluppo. Una formula che, se fosse stata applicata in altri paesi europei in maniera più ampia, avrebbe danneggiato le economie nazionali.

Secondo l’autore:

  • L’approccio tedesco ha comportato tagli a ricerca, sviluppo ed educazione. Applicato altrove, provocherebbe danni al progresso tecnologico e alla crescita nel lungo periodo.
  • L’emulazione della politica salariale deflazionistica tedesca in Europa ridurrebbe la domanda aggregata, in una fase in cui le aziende necessitano di clienti.
  • Una diffusione del controllo dei salari in Europa potrebbe anche portare a una situazione esplosivain cui ciascun paese blocca i salari per rendere più competitiva la propria economia.

Per Sebastian Dullien: “Quello tedesco non può essere un modello da seguire per l’Europa. Invece di replicare totalmente l’approccio di Berlino, i leader europei dovrebbero esaminare attentamente quali singoli elementi delle riforme tedesche potrebbero aumentare a livello nazionale la produttività, la produzione e l’occupazione senza effetti negativi sui partner e sulla crescita nel lungo periodo”.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.