Non chiudete i confini europei, gestiteli

I tentativi di chiudere le frontiere dell’UE sono controproducenti: si dovrebbero piuttosto aprire canali legali

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I tentativi di chiudere le frontiere dell’UE sono controproducenti: si dovrebbero piuttosto aprire canali legali che garantiscano il ritorno dei migranti irregolari nei propri paesi d’origine attraverso accordi di riammissione.

A due anni dall'inizio della crisi dei migranti, i flussi migratori verso l’Europa, attraverso la Libia, stanno aumentando. Il numero di vittime nel Mediterraneo ha raggiunto numeri troppo alti. Più di 60.200 migranti sono giunti da Libia ed Egitto nei primi cinque mesi del 2017, circa il 25% in più rispetto allo stesso periodo nel 2016. Questo incremento dei flussi ha avuto luogo nonostante il coordinamento dell’UE in materia di migrazione, mai adottato finora a questi livelli.

Secondo il nuovo rapporto ECFR Don’t close borders, manage them: how to improve EU policy on migration through Libya , a cura di Mattia Toaldo, la politica europea crede ancora nel presupposto, errato, che si possano chiudere le frontiere ai migranti economici.

In effetti, aver negato la possibilità di una migrazione economica legale ha solamente portato ad un maggiore flusso illegale di persone prive di documenti che si ritrovano a vivere ai margini della società europea. Questo ha inoltre contribuito alla crescita politica dei partiti anti-immigrazione i quali cavalcano l'ondata legata all’ansia crescente circa il presunto legame tra immigrazione e crimine/terrorismo.

L'UE e i gli Stati membri dovrebbero gestire i flussi piuttosto che mirare a ridurli a zero, con la conseguenza di dover accogliere sempre più migranti illegali. È dunque necessario aprire canali di migrazione legale in cambio di una serie di accordi sui rimpatri. Accordi che chiudano dunque i canali illegali.

Gli Stati europei dovrebbero offrire visti legali ai cittadini di un determinato paese, in cambio di un impegno del governo ad accettare il rimpatrio dei propri connazionali arrivati illegalmente sul territorio dell'UE. Circa il numero di visti da rilasciare, un quarto degli sbarchi illegali del 2016 sarebbe un numero realistico in termini di assorbimento nei paesi dell'UE mentre potrebbe essere allo stesso tempo un numero sufficientemente allettante per i paesi d'origine. Ciò equivarrebbe a circa 45.000 visti di lavoro aggiuntivi emessi ogni anno dai paesi dell'UE.

Questi accordi di migrazione legale avrebbero il vantaggio di diminuire il traffico illegale di esseri umani, in quanto solo quei migranti che non hanno mai tentato la strada della migrazione illegale potrebbero aspirare ad ottenere i visti dell’UE. Inoltre, tali accordi genererebbero grandi flussi di rimesse dai migranti legali in Europa ai propri paesi d'origine. Queste rimesse non costerebbero nulla ai contribuenti dell'UE, tuttavia la loro somma supererebbe di gran lunga i bilanci relativi agli aiuti europei.

L'UE come tale non controlla l'emissione dei visti lavorativi, tuttavia potrebbe incentivare gli Stati membri ad allinearsi su tali iniziative. Questo sistema potrebbe essere attuato attraverso una “coalizione dei volenterosi” sotto la procedura della “cooperazione rafforzata” o attraverso accordi multilaterali tra paesi d’origine e di destinazione.

Il rapporto ECFR fornisce inoltre raccomandazioni su come elaborare rapidamente ed equamente le richieste d’asilo; creare canali sicuri per i rifugiati; sostenere la costruzione delle istituzioni e le comunità libiche che affrontano la sfida della migrazione; rafforzare la missione di assistenza ai confini dell'UE in Libia.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.