Crisi e Coesione nell’UE 2007-2017

Malgrado la crisi finanziaria e migratoria, l’UE sembra rafforzarsi anziché indebolirsi

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Malgrado la crisi finanziaria e migratoria, l’UE sembra rafforzarsi anziché indebolirsi.

Le crisi possono aver scosso gli stati membri e favorito l’ascesa di partiti populisti, tuttavia di fatto hanno avuto un impatto minimo sull’UE. Lo European Council on Foreign Relations (ECFR) ha misurato il livello di coesione dell’UE – ovvero la disponibilità degli stati membri e dei cittadini europei a cooperare negli ultimi 10 anni. Sebbene alcuni paesi si siano isolati, il livello generale di coesione è leggermente aumentato. Invece di sgretolarsi, l’UE si rafforza.

Il Cohesion Monitor di ECFR incrocia 32 elementi rilevati da fonti quali l’Eurobarometro e il Social Justice Index, creando 10 indicatori per misurare la coesione europea ed analizza le relazioni strutturali tra stati membri ed istituzioni come anche quelle individuali tra i cittadini europei. 

I risultati

La lieve ripresa nel tasso di coesione generale fra il 2007 ed il 2017 è in parte dovuta alla rapida integrazione economica dei nuovi stati membri dell’Europa centrale ed orientale. Tuttavia questa non è l’unica motivazione.

La maggior parte degli stati membri ha beneficiato di un aumento nel tasso di coesione individuale; i cittadini si sentono sempre più europei in termini di lingue, esperienze e abitudini condivise.

L’eccezione a questa regola sono Grecia, Italia, Francia, Polonia, Ungheria e Spagna. L’Italia rappresenta la preoccupazione più grande: con un tasso di coesione diminuito sia a livello strutturale che individuale ( -1.7 punti), rappresenta il calo più importante di qualsiasi altro stato membro. L’Italia si è trasformata da uno dei paesi più eurofili a uno dei più disincantati d’Europa.  Le elezioni sono dietro l’angolo, i partiti populisti attaccano Bruxelles e Berlino ed il livello di coesione italiano slitta sempre più in direzione di quello della Gran Bretagna.

Sette dei nove paesi che hanno incrementato il proprio tasso di coesione a livello strutturale ed individuale sono dell’est Europa, ad eccezione di Polonia ed Ungheria, che presentano un indebolimento del tasso di coesione a livello individuale. Questo indicatore riflette la condotta dei partiti euroscettici ed anti-UE così come i risultati delle elezioni nazionali ed europee.

Sembrerebbe esserci una chiara correlazione fra la crisi dei rifugiati e il picco nel sostegno ai partiti populisti europei, i quali hanno fatto leva sulla paura scaturita dal tema dell’immigrazione e l’impatto che questa avrà sulla società europea.

Secondo l’autore dello studio, Josef Janningl’UE è molto più resiliente di quanto non ci facciano credere i media; la crisi dei rifugiati non porterà al collasso dell’Unione Europea. Tuttavia, dai risultati si evince come le crisi abbiano un impatto sul coinvolgimento dei cittadini. Dunque, se desideriamo salvaguardare e fortificare l’UE, è su questo che dobbiamo volgere la nostra attenzione.”

Affinché i cittadini siano più partecipativi e sostengano l’UE, bisogna cambiare la rotta: passare dall’integrazione istituzionale e dei trasferimenti finanziari tra stati da iniziative che permettano ai cittadini di relazionarsi in modo più diretto, come ad esempio programmi di interscambio culturale oppure l’abolizione delle tariffe di roaming.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.