Crisi della fiducia: Come gli europei vedono il proprio posto nel mondo

Secondo un nuovo sondaggio ECFR, la maggioranza dell’Europa, incluse Germania, Francia e Italia, pensa che l’UE si stia “sgretolando”, ma la considera uno strumento chiave per affrontare il covid-19 e altre crisi internazionali

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  • Il rapporto elaborato dai sondaggi svolti da ECFR rileva come la fiducia nell’UE sia crollata durante la pandemia Covid-19 e che in paesi come Germania, Francia, Spagna e Italia la maggioranza dei cittadini ritenga che il progetto europeo si stia “sgretolando”. Inoltre, il 60% degli italiani dichiara di aver perso fiducia nell’UE.
  • Tuttavia, nonostante le problematiche dello scorso anno, c’è ancora un forte supporto in ogni paese per l’adesione all’UE, con molti cittadini desiderosi di una maggiore cooperazione al fine di rendere l’UE un attore internazionale. La maggioranza degli intervistati in Italia ritiene che l’adesione del proprio paese all’UE sia un “fattore positivo”.
  • La fiducia negli Stati Uniti è ancora bassa; inoltre gli europei vedono la Turchia come un “rivale” o un “avversario” più della Cina o della Russia.
  • Le autrici del rapporto, Susi Dennison e Jana Puglierin, esortano le figure di spicco dell’UE a mostrare le loro capacità di leadership durante i vertici G7, NATO e USA-UE che si terranno questo mese, e avvertono che l’idea di una cooperazione europea necessaria, essendo già compromessa, “non reggerà un ulteriore fallimento”.

Secondo un nuovo rapporto basato su sondaggi pubblicato oggi da ECFR, la risposta dell’UE alla pandemia di Covid-19 ha minato la fiducia nella capacità di Bruxelles di gestire le crisi a livello internazionale. Nella metà degli Stati membri, la maggioranza degli intervistati ha affermato di avere poca fiducia nell’UE o che la propria fiducia è diminuita a seguito degli eventi dello scorso anno. La maggioranza in Francia (62%), Germania (55%), Italia (57%), Spagna (52%), e Austria (51%) ritiene che il progetto europeo si stia “sgretolando”.

Questi risultati, che sono alla base del nuovo rapporto di ECFR, intitolato “Crisis of confidence: How Europeans see their place in the world, precedono le discussioni chiave dei vertici G7, NATO e USA-UE di questo mese e lasciano intendere che gli europei vogliono più misure volte alla definizione di un ruolo globale dell’UE. Le autrici del rapporto, Susi Dennison e Jana Puglierin, sostengono che, a meno che non venga intrapresa un’azione immediata per arrestare la visione di una Bruxelles inefficace, diffusa in particolare tra i fondatori del blocco europeo, l’UE potrebbe dover affrontare domande inerenti al suo scopo e alla sua legittimità.

Il sondaggio di ECFR, commissionato da Alpha, Analitiqs, Dynata e YouGov e Datapraxis in 12 Stati membri dell’UE, mostra anche la profonda disillusione dei cittadini nei confronti dei sistemi politici nazionali. Ad esempio, in Francia, dove i cittadini si recheranno alle urne nel 2022, due terzi degli intervistati (66%) ritiene che il sistema politico nazionale sia ridotto “in pezzi”. In Italia (80%), Spagna (80%), Bulgaria (63%), Portogallo (55%), Polonia (60%) e Ungheria (54%), maggioranze significative condividono questa opinione.

Tuttavia, nonostante questa pubblica crisi di fiducia, è ancora diffusa la convinzione che sia necessaria una maggiore cooperazione nell’UE. In tutti i paesi intervistati, tranne Francia e Germania, la maggioranza ha affermato che la crisi del coronavirus ha rivelato la necessità di una maggiore collaborazione tra gli Stati membri. La risposta più diffusa, quando è stato chiesto come dovrebbe cambiare l’Europa dopo il COVID, è stata quella di intraprendere un’azione collettiva nelle crisi globali. Il sondaggio di ECFR ha anche rilevato un sentimento positivo nei confronti dell’adesione all’UE: in 11 dei 12 Stati membri intervistati, i cittadini ritengono che l’adesione all’UE sia “una cosa positiva” per il proprio Paese. L’eccezione è la Francia, dove la risposta prevalente è che l’adesione non è “non è né una cosa positiva né negativa”. In Italia, la maggior parte degli intervistati (47%) ritiene che l’appartenenza del proprio Paese all’UE sia un “fattore positivo”. Il 20% invece ritiene che sia un “fattore negativo”.

Per quanto concerne gli atteggiamenti nei confronti degli altri attori globali, ECFR ha scoperto che gli europei vedono un mondo di partner strategici, piuttosto che semplici alleanze. Sono inclusi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, relativamente alla quale ECFR ha rilevato notevoli cambiamenti nell’opinione dei cittadini. Tra gli Stati membri intervistati è emerso che solo uno, la Danimarca, considera la Gran Bretagna un “alleato” chiave. La Turchia è l’unica nazione vista come rivale da una pluralità di intervistati, con tutti gli altri attori globali, tra cui Cina e Russia, visti come partner strategici. Gli europei rimangono tuttavia cauti nei confronti della Cina e, come con la Turchia, sono favorevoli a risposte più decise da parte dell’UE alle violazioni del diritto internazionale. È interessante notare che solo il 17% degli intervistati vede la Russia come un “avversario”, una percentuale che scende al 5-7% tra bulgari, italiani e portoghesi.

Secondo le autrici del rapporto, questi risultati del sondaggio sugli atteggiamenti dei cittadini a un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19 dovrebbero essere un “campanello d’allarme” per Bruxelles. I risultati sono stati utilizzati da ECFR anche per valutare come la Germania possa riformulare le sue relazioni con l’Europa, in vista delle prossime elezioni parlamentari. Questo studio, pubblicato oggi, può essere trovato al seguente link.

Di seguito alcuni dei punti chiave del sondaggio di ECFR, insieme a ulteriori analisi paneuropee effettuate da Susi Dennison e Jana Puglierin.

Sull’atteggiamento nei confronti dell’UE, il sondaggio di ECFR ha evidenziato:

  • La fiducia nell’UE è a un livello basso in gran parte dell’Europa. Maggioranze in Germania, Francia, Italia, Austria, Paesi Bassi e Bulgaria segnalano una minore fiducia, o nessun cambiamento nella loro già minata fiducia nell’UE, dall’inizio della pandemia. In Germania nell’ultimo anno è stato registrato un aumento dell’11% di cittadini che credono che il sistema politico dell’UE stia andando “in frantumi”. Il 57% degli italiani pensa che il progetto europeo sia crisi, mentre il 60% afferma di aver perso fiducia nell’UE in precedenza o nell’ultimo anno.
  • Anche la fiducia nei sistemi politici nazionali è diminuita nel corso della pandemia. In oltre la metà degli Stati membri intervistati, la maggioranza dei cittadini ritiene che il proprio sistema politico nazionale sia “in crisi”, soprattutto in Spagna (80%), Francia (66%), Bulgaria (63%) e Polonia (60%). In Italia, l’80% degli intervistati ritiene che il sistema politico del proprio Paese sia “in crisi”.
  • Nonostante le frustrazioni, molti credono che l’appartenenza del loro paese all’UE abbia un valore positivo. L’opinione prevalente, nei 12 Stati membri, è che l’appartenenza all’UE sia una “cosa positiva”. Solo il 17% degli intervistati ha riferito che l’appartenenza del proprio paese al blocco europeo è una “cosa negativa o molto negativa”. Lo Stato membro più scettico è la Svezia, ma anche qui la maggioranza (49%) considera positivamente l’adesione del proprio Paese all’UE.
  • Persiste un forte desiderio dell’opinione pubblica che l’UE-27 collabori di più su questioni internazionali, compreso il Covid-19. In ogni Stato membro intervistato, la maggioranza ha affermato che dopo il Covid vorrebbe vedere l’UE intraprendere un’azione unita nei confronti di minacce e sfide globali. Questa idea è più diffusa in Portogallo (91%), Spagna (80%), Italia (77%) e Polonia (68%) e meno diffusa in Svezia (51%). È stata anche la risposta principale alla stessa domanda del sondaggio di ECFR del 2020.
  • L’UE è vista da molti come una fonte chiave di sostegno utile alla ripresa dalla pandemia. In 8 dei 12 Stati membri intervistati, i cittadini vedono l’UE come un aiuto fondamentale utile alla ripresa del loro paese dalla crisi causata dal Covid-19. Sebbene il sostegno sia stato più pronunciato negli Stati membri beneficiari, come Bulgaria, Ungheria e Polonia, la maggioranza delle risposte è dello stesso tenore anche nei paesi contributori, come Danimarca, Svezia, Portogallo, Spagna e Italia.
  • Gli europei vorrebbero vedere l’UE assumere un ruolo guida nella difesa della democrazia e dei diritti umani in tutto il mondo. La maggioranza degli europei vuole che l’UE sia una guida per la democrazia e i diritti umani sulla scena mondiale, dando priorità ai valori democratici e allo stato di diritto all’interno del proprio blocco. Tra gli intervistati da ECFR, Portogallo, Svezia, Spagna e Austria sono più propensi a sostenere questa opinione.

Sull’atteggiamento nei confronti di altri attori globali, il sondaggio di ECFR ha evidenziato come:

  • I cittadini europei preferiscono in modo schiacciante i vaccini prodotti dall’UE, ma hanno anche fiducia in quelli della Gran Bretagna e degli Stati Uniti. Il62% degli intervistati nei 12 Stati membri ha detto di fidarsi dei vaccini prodotti all’interno dell’UE. Anche i vaccini prodotti in Gran Bretagna (52%) e negli Stati Uniti (54%) sono visti in una luce favorevole dalla maggioranza degli intervistati.
  • Gli europei sostengono la partecipazione dell’UE agli schemi globali di condivisione dei vaccini, come COVAX, che promettono un’equa distribuzione dei trattamenti contro il Covid. La pluralità (34%) degli intervistati ha affermato che vorrebbe vedere un’azione immediata: la principale risposta in 10 dei 12 Stati membri intervistati. Questa risposta è stata particolarmente apprezzata da coloro che considerano l’UE un faro di democrazia liberale. Solo una piccola minoranza ha affermato che l’UE non dovrebbe condividere i vaccini o la capacità medica con i paesi più poveri in tempi brevi (4%) e questa risposta è stata più frequente tra coloro che sono contrari all’UE stessa.
  • Nonostante gli sforzi dell’amministrazione Biden per coinvolgere nuovamente la comunità internazionale, solo uno su cinque vede gli Stati Uniti come un “alleato” che condivide i “valori e interessi” dell’Europa. In linea di massima, gli intervistati del sondaggio di ECFR vedono gli Stati Uniti come un “partner necessario” (44%), con il quale “devono cooperare strategicamente” sulla scena internazionale. Gli intervistati in Polonia e Danimarca vedono gli Stati Uniti come un alleato che condivide i loro “valori e interessi”. La metà o più degli intervistati in Svezia, Paesi Bassi, Germania, Austria, Spagna, Francia e Portogallo pensa ancora che il sistema politico americano sia in crisi, mentre in Polonia, Ungheria e Italia la maggioranza ritiene che funzioni bene/molto bene.
  • Più in generale, gli europei ora vedono un mondo di partner strategici piuttosto che di alleanze. La risposta più frequente quando è stato chiesto come gli intervistati avrebbero caratterizzato tutti gli altri attori globali, inclusi Stati Uniti, Regno Unito, Russia e Cina, è stata un “partner” strategico.
  • La maggioranza in Europa vede la Turchia, piuttosto che la Cina, come il principale avversario dell’UE. La maggioranza degli intervistati in Francia (53%) e Germania (52%) vede la Turchia come un “rivale” o “avversario” dell’UE-27. Questo punto di vista è sostenuto anche da una pluralità di intervistati nei Paesi Bassi (45%), Danimarca (42%) e Svezia (40%). Oltre il 40% dei cittadini in Germania, Danimarca, Austria e Francia vede la Cina come un “rivale” o un “avversario”.
  • Ma c’è ancora diffidenza nei confronti della Cina. Questa posizione è più pronunciata in Austria, Danimarca, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svezia, dove la maggioranza ritiene che la Cina sia un “rivale” o un “avversario” del proprio paese. È interessante notare che tra gli Stati membri intervistati, la Bulgaria è la più solidale, con due terzi degli intervistati (66%) che vede la Cina come un “alleato” o un “partner necessario”. Anche gli intervistati in Ungheria (50%), Italia (48%) e Polonia (48%) hanno espresso un certo calore nei confronti di Pechino.
  • Molti in Europa vorrebbero vedere l’UE criticare la Turchia e la Cina quando violano i diritti umani, lo stato di diritto o i valori democratici. Per quanto concerne le violazioni turche, i Paesi Bassi (69%), l’Austria (66%), la Germania (63%), la Danimarca (63%) e la Svezia (61%) sono le nazioni che maggiormente vorrebbero una posizione più forte da parte di Bruxelles. Per quanto riguarda le violazioni cinesi del diritto internazionale, gli intervistati in Danimarca (60%), Svezia (58%) e Paesi Bassi (58%) hanno rivolto maggiori critiche a Pechino.
  • Tuttavia, c’è un evidente divario tra Est e Ovest nel parlare delle violazioni del diritto internazionale da parte della Cina. In linea di massima, ECFR ha rilevato che Francia, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Portogallo e Austria sono più favorevoli all’idea che l’UE assuma una posizione più ferma nei confronti di Pechino sulle violazioni dei diritti umani, dello stato di diritto e dei valori democratici. L’opinione opposta prevale invece in Bulgaria e Ungheria, dove si preferisce che l’UE dia priorità al commercio e non agli affari interni della Cina.
  • La Russia non è vista come un “rivale” o un “avversario”, ma come un “partner necessario” da molti in Europa. Una pluralità di intervistati, in tutti gli Stati membri, ritiene che la Russia sia un “partner necessario” per il proprio paese sulla scena internazionale. In Bulgaria e in Italia, questa opinione è sostenuta dalla maggioranza degli intervistati. Sorprendentemente, solo il 17% degli intervistati al sondaggio di ECFR vede la Russia come un avversario, una percentuale che scende al 5-7% tra bulgari, italiani e portoghesi.
  • La Brexit ha alterato l’atteggiamento nei confronti della Gran Bretagna da parte di alcuni paesi. In un solo Stato membro (Danimarca) la maggior parte degli intervistati descrive la Gran Bretagna come un “alleato”, ma questa è ancora una visione minoritaria (39%). L’opinione prevalente in tutti i paesi è che la Gran Bretagna sia un “partner necessario”. Altrove, 1 tedesco su 4 e circa 1 su 5 austriaci, francesi e spagnoli, vedono la Gran Bretagna come un “rivale” o “avversario” del loro paese dopo la Brexit. In Italia invece la situazione è opposta: due terzi degli intervistati vede la Gran Bretagna come un “alleato” o un “partner necessario” per il proprio Paese.

Nella relazione e analisi di questi risultati, Susi Dennison e Jana Puglierin sostengono che gli europei “fanno una distinzione tra la necessità di cooperazione e solidarietà a livello europeo e la loro fiducia nell’UE”. Affermano che, mentre il progetto europeo gode ancora di un forte sostegno in molti Stati membri, questo non dovrebbe “essere dato per scontato” da Bruxelles. Inoltre, sostengono che il consenso pubblico per un maggiore coordinamento su questioni internazionali, come il Covid-19, è limitato nella sua portata ed è improbabile che regga di fronte ad “ulteriori fallimenti”.

Questo presenta una base fragile, ma che offre opportunità, secondo Dennison e Puglierin. Sostengono che i leader dell’UE hanno l’opportunità, ai prossimi vertici del G7, della NATO e degli Stati Uniti-UE, di “riavviare” il progetto europeo e “riconquistare” la fiducia dei cittadini europei. Per raggiungere questo obiettivo, tuttavia, devono astenersi da qualsiasi ulteriore estensione istituzionale e costruire la sovranità europea su questioni che stanno a cuore ai cittadini dell’UE, come i diritti umani, lo stato di diritto e i valori democratici. Se i leader dell’UE possono farlo e mantenere l’impegno per il multilateralismo, Dennison e Puglierin ritengono che l’UE abbia tutte le possibilità per diventare un leader attraente e basato sui valori a livello internazionale.

Susi Dennison, coautrice, senior policy fellow e capo del programma di ricerca  “European Power ” di ECFR, ha dichiarato:

“La gestione da parte dell’UE della pandemia di Covid-19 ha minato la fiducia nella sua capacità di agire di fronte a situazioni di crisi. La crescente sfiducia nel progetto europeo si estende oltre gli elettori euroscettici e si è infiltrata nel mainstream. Come mostrano i nostri dati, la fiducia nella necessità della cooperazione dell’UE è più debole tra i cittadini del motore franco-tedesco. L’UE deve urgentemente migliorare il suo agire se vuole sopravvivere.

Con i cittadini particolarmente delusi dal travagliato programma europeo di vaccini contro il Covid-19, la Commissione non può permettersi di commettere gli stessi errori mentre progetta il rilancio economico del blocco. Il fondo per la ripresa, inaugurando una crescita green ed inclusiva, potrebbe essere il prossimo successo dell’UE”.

Jana Puglierin, coautrice e senior policy fellow di ECFR, aggiunge:

“L’attuale crisi di Covid-19 è stata una tempesta difficile da superare per tutto il mondo. Ma, per l’UE, il suo tempismo è diventato una sfida esistenziale. Dopo aver superato la crisi finanziaria, la crisi dei rifugiati e con la Brexit alle sue fasi finali, l’assalto di una pandemia globale ha dato al progetto europeo l’opportunità di dimostrare il proprio valore. È stata un’occasione per dimostrare che poteva guidare la comunità internazionale e contribuire a plasmare le risposte globali alla crisi.

Ma, come mostrano i nostri dati, questa opportunità non è stata colta da Bruxelles e ciò ha fatto nascere una forte delusione tra gli europei. Il perno dal “dubbio” alla “sicurezza di sé”, di cui ha parlato Ursula von der Leyen nel 2019, non si è manifestato e si è invece instaurata una crisi di fiducia.

Se l’UE vuole superare la fase successiva della pandemia e qualsiasi altra sfida, è imperativo che ascolti i suoi cittadini. Gli europei vogliono una leadership decisa che dia priorità al multilateralismo e che sostenga e difenda i propri valori ed interessi sulla scena globale. Le figure di spicco dell’UE farebbero bene ad ascoltare e ad agire di conseguenza durante i vertici chiave di questo mese. Potrebbero non avere un’altra possibilità”.

La ricerca per questa pubblicazione è sponsorizzata con il supporto della Stiftung Mercator al progetto Re:shape Global Europe.

Sondaggio e partner di progetto

Questo documento si basa su un sondaggio dell’opinione pubblica di dodici Stati membri dell’Unione Europea, effettuato per ECFR a marzo e aprile 2021. I paesi e le dimensioni del campione sono i seguenti: Austria (1.027), Bulgaria (1.000), Danimarca (1.012), Francia (3.026), Germania (3.080), Ungheria (1.001), Italia (1.003), Paesi Bassi (1.008), Polonia (1.012), Portogallo (1.011), Spagna (2.036), Svezia (1.015) Il sondaggio è stato condotto tramite Datapraxis e YouGov (DE, FR), Dynata (DK, ES, HU, PL, PT, SE, IT, AT), Analitiqs (NL) e Alpha (BG).

La ricerca per questa pubblicazione è sponsorizzata con il supporto della Stiftung Mercator al progetto Re:shape Global Europe.

ECFR ha collaborato con il Think Tank Europa danese su questo progetto.

Questo sondaggio è stato sfruttato anche da ECFR per analizzare come la Germania può riformulare le sue relazioni con l’Europa in vista delle prossime elezioni parlamentari. Questo studio, scritto da Mark Leonard e Jana Puglierin, può essere trovato qui.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.