Stand by me: perché è necessario un consenso europeo sulle politiche commerciali
Dalla rielezione di Donald Trump, l’UE è stata notevolmente attiva sulla scena commerciale. Le capitali degli Stati membri devono impegnarsi nei futuri accordi per garantire che i colloqui siano seguiti dall’attuazione
Problema
“L’attacco è la miglior difesa”, questo sembra essere il motto della Commissione europea nei confronti degli accordi commerciali da quando il presidente Donald Trump è stato rieletto alla Casa Bianca. Nei due mesi successivi, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha firmato un importante accordo commerciale con il Mercosur, ha concluso i negoziati per la revisione di un accordo con il Messico e ha riavviato i negoziati con la Malesia.
Questo approccio proattivo costituisce la strada giusta per salvaguardare gli interessi commerciali dell’Unione europea. Ma anche se la sicurezza economica dell’Europa è favorita da un atteggiamento aperto al commercio con il resto del mondo, l’UE non si è assicurata che i suoi Stati membri fossero d’accordo, come dimostra, ad esempio, l’opposizione della Francia alla fuga precipitosa della von der Leyen in Uruguay per siglare l’accordo con il Mercosur.
Il sostegno delle capitali degli Stati membri è necessario non solo per ragioni procedurali (assicurare il voto del Consiglio europeo), ma anche per ragioni politiche: l’UE può realizzare efficacemente gli accordi commerciali solo se gli Stati membri sono d’accordo. Senza questo sostegno, la Commissione rischia di promettere più di quanto possa mantenere.
La soluzione
L’opposizione che l’UE ha incontrato nei confronti del Mercosur dimostra che la Commissione e gli Stati membri devono coordinarsi meglio nei negoziati commerciali. Sebbene alcuni produttori europei del settore agricolo temano di essere danneggiati dalle importazioni a basso costo, queste preoccupazioni sono spesso ingiustificate; l’UE non dovrebbe sacrificare il proprio futuro commerciale per un pugno di elettori negli Stati membri. In questo caso, è necessaria una maggiore partecipazione da parte delle capitali per garantire che ai colloqui commerciali segua l’implementazione di accordi.
In primo luogo, la Commissione dovrebbe migliorare il coordinamento e la comunicazione sui negoziati commerciali per evitare che gli Stati membri critichino apertamente le sue mosse. In secondo luogo, i governi nazionali non dovrebbero lasciare che la paura di un contraccolpo elettorale o l’ascesa dell’estrema destra tengano in ostaggio il commercio europeo.
Infine, per garantire il massimo consenso possibile tra i membri dell’UE, questa strategia di “offensiva commerciale” dovrebbe essere rivolta principalmente ai Paesi che possono effettivamente contribuire agli obiettivi di sicurezza economica europei. Ciò può significare una diversificazione dalla Cina verso Paesi come il Canada, l’India, l’Indonesia e il Vietnam, che dovrebbero anche fornire alle industrie europee prodotti di materie prime o beni intermedi.
Il timore comune di perdere le basi industriali nelle principali economie dell’UE e la necessità di aprire nuovi mercati per le esportazioni potrebbero garantire un ampio sostegno tra le capitali dell’UE. Allo stesso tempo, l’inclusione di meccanismi di compensazione per redistribuire i benefici degli accordi potrebbe superare le resistenze degli Stati membri più ostinati.
Il contesto
Il commercio globale è turbolento e l’UE non può permettersi di rinnegare i propri impegni se vuole farsi nuovi amici nel mondo.
Tuttavia, una volta superato lo shock della rielezione di Trump, l’UE ha compreso che l’espansione della sua rete di partenariati è fondamentale per sostenere il libero scambio e garantire l’accesso ai mercati esteri in un contesto di dazi crescenti. Questo approccio potrebbe impedire a potenziali partner commerciali di adottare politiche protezionistiche e compensare parzialmente altri, come gli Stati Uniti, che potrebbero diventare meno collaborativi nel commercio di beni e servizi dell’Unione.
Se la Commissione e gli Stati membri dell’UE manterranno un alto livello di coordinamento ed eviteranno spaccature controproducenti sui negoziati commerciali, l’Europa potrà mobilitare i Paesi a livello globale per difendere il libero commercio multilaterale e rafforzare la propria economia. Il mancato mantenimento di questa unità costituirebbe un colpo devastante per la credibilità dell’UE come partner commerciale.
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