L’arte di fare affari: Quattro modi in cui gli europei possono trovare nuovi partner commerciali nell’era Trump

La politica commerciale di Trump rischia di danneggiare il commercio europeo con l’America. I decisori politici possono iniziare a mitigare il problema fin da ora

Hamburg, Deutschland – Containerschiffe im Hamburger Hafen, Containerschiff Tayma der Reederei Hapag-Loyed, 366 Meter lang und traegt 13.470 Seecontainer, hinten Containerschiff Ever Gifted der Reederei Evergreen, 400 Meter lang und traegt 20.000 Seecontainer, Containerterminal Burchardkai, der groesste Containerterminal im Hafen Hamburg. Der Hamburger Hafen ist der Endpunkt der maritimen Seidenstrasse nach China
Amburgo, Germania – Navi portacontainer nel porto di Amburgo
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La politica commerciale della seconda presidenza Trump potrebbe rendere l’Europa più povera e innescare una nuova guerra commerciale transatlantica.

Durante la sua campagna elettorale, il presidente eletto ha ripetutamente chiesto dazi  del 10 o 20 per cento su tutti i prodotti importati. Tali politiche protezionistiche e di chiusura danneggerebbero pesantemente il commercio transatlantico e l’economia europea. Gli Stati Uniti sono il principale partner dell’Unione Europea per le esportazioni e rappresentano il 19,7% del totale delle merci esportate dal blocco nel 2023 (la Cina rappresenta l’8,8%). Dazi del 10% potrebbero causare una contrazione del PIL dell’1,6% in Germania e dello 0,80% in Francia.

Con il secondo mandato di Donald Trump, le imprese europee potrebbero quindi ritrovarsi con un mercato statunitense più piccolo, meno redditizio edove sarebbero meno competitive.

I leader dell’UE possono esplorare numerose strade per far fronte a queste misure aggressive. Una di queste è l’espansione degli scambi commerciali europei con altri Paesi del mondo. È chiaro come la totalità degli scambi commerciali con gli Stati Uniti non possa essere sostituita da nuovi mercati: nel 2023 le esportazioni europee verso Corea del Sud, Messico, Canada, Brasile e India sommate rappresentavano circa la metà di quelle verso l’America. Tuttavia, gli europei possono mitigare in anticipo il danno economico, muovendosi da subito per concludere nuovi accordi commerciali con mercati alternativi.

A tal fine, i decisori politici dell’UE dovrebbero intraprendere quattro azioni principali.

Completare il mercato unico dell’UE

L’UE dovrebbe innanzitutto guardarsi allo specchio e riconoscere l’enorme opportunità, poco sfruttata, di completare il mercato unico. Indubbiamente, si tratta di un compito arduo, che richiederebbe agli Stati membri di cedere all’UE gran parte degli strumenti di politica economica ancora di competenza nazionale. Ciò comporterebbe inoltre un consolidamento del mercato con le imprese meno competitive – a volte protette dai governi nazionali – che si troverebbero estromesse dai loro mercati di riferimento e costrette a chiudere. Tuttavia, completare il mercato unico porterebbe grandi benefici economici – si stima che l’UE perda circa il 10% del suo PIL potenziale a causa delle rimanenti barriere interne – e aumenterebbe la resilienza europea alle sfide economiche.

Accelerare gli accordi di libero scambio già in fase di negoziazione

Oltre i propri confini, l’UE dovrebbe accelerare drasticamente gli accordi di libero scambio attualmente in fase di negoziazione o di ratifica. Un accordo di libero scambio con il blocco latinoamericano Mercosur ha recentemente incontrato inediti ostacoli dopo oltre 25 anni di negoziati. Tuttavia, l’accordo è essenziale per gli sforzi europei di de-risking, poiché rafforzerebbe la credibilità e l’influenza dell’Europa in America Latina e potrebbe contribuire a garantire l’accesso a materie prime di cui il blocco non dispone sul proprio territorio.

Anche un accordo di libero scambio con l’India ha preso slancio, ma le due parti sono ancora lontane dal suo raggiungimento: se un accordo completo non dovesse essere raggiunto in tempi brevi, l’UE dovrebbe proporre di accelerare accordi settoriali specifici, per migliorare nel frattempo il commercio bilaterale. Parallelamente, in Asia orientale, l’UE sta negoziando un accordo sul commercio digitale con la Corea del Sud, un progetto ambizioso che offre l’opportunità di espandere il commercio bilaterale in un mercato in crescita per i prodotti digitali. Trump si è spesso scagliato contro Seoul e le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Corea del Sud presentano molte dinamiche che il nuovo presidente non gradisce, tra cui un massiccio deficit commerciale con gli Stati Uniti. Il rafforzamento dei legami con l’UE sarebbe quindi attrattivo per i coreani, che vogliono trovare il modo di superare la tempesta del ritorno di Trump.

Dare una forte priorità  alla conclusione e l’attuazione degli accordi di libero scambio aiuterebbe gli europei ad avere garanzie di accesso agevole ai mercati di esportazione e a compensare in parte le misure protezionistiche provenienti dagli Stati Uniti. Ancor più importante, ciò costituirebbe un forte messaggio politico, dimostrando come l’UE sia un partner economico credibile ed efficace e come Bruxelles rimanga impegnata in un sistema commerciale multilaterale e basato su regole. Gli Stati membri dovrebbero quindi mettere da parte le riserve residue e ratificare rapidamente gli accordi già conclusi, come quelli previsti con il Mercosur e il Cile, uno dei principali paesi di produzione di litio.

Fare accordi con il Messico e il Canada

Oltre a questi accordi commerciali, gli europei dovrebbero puntare ad ampliare e aggiornare quelli recenti stretti con Messico e Canada, al fine di mantenere un accesso indiretto al mercato statunitense. Anche se Trump ha promesso di rivedere l’accordo Stati Uniti-Canada-Messico, da lui stesso negoziato durante il suo primo mandato, i due Paesi manterranno probabilmente un accesso preferenziale agli Stati Uniti. In quest’ottica, l’approfondimento del quadro commerciale con loro potrebbe fornire alle imprese europee un ingresso nel mercato americano pur nel mezzo delle frizioni transatlantiche.

Sostenere le economie emergenti

Infine, l’UE dovrebbe attivarsi per rafforzare i legami con le economie emergenti, di cui molti leader sono sempre più diffidenti nei confronti del dumping cinese di merci a basso costo sui loro mercati – una pratica che ostacola le loro aspirazioni a sviluppare una manifattura domestica.

Ciò rappresenta un’opportunità per un’UE alla ricerca di nuovi partner commerciali. Il blocco sta già negoziando un accordo commerciale con l’Indonesia, un Paese che raggiungerà quasi 300 milioni di abitanti entro il 2030 e che ha annunciato pesanti tariffe sui prodotti cinesi. Gli europei possono offrire molto. Ad esempio, le imprese europee sono leader mondiali nella produzione e nell’esportazione di macchinari industriali, beni che sono di particolare interesse per i Paesi che desiderano stabilire una propria produzione e migliorare la loro presenza nelle catene del valore. A questo proposito, l’UE dovrebbe anche fare un uso più strategico del Global Gateway, l’iniziativa di investimento sulla connettività del blocco, per migliorare i legami economici con le economie emergenti. Nei negoziati sugli accordi di libero scambio, gli europei dovrebbero collegare la liberalizzazione del commercio con gli investimenti infrastrutturali del Global Gateway per garantire l’accesso al mercato e sostenere la creazione di nuove catene di approvvigionamento con le economie emergenti.

Le nuove esportazioni nei Paesi in via di sviluppo e il miglioramento dei legami con i partner esistenti non possono sostituire il mercato americano. Ma possono contribuire a fornire un cuscinetto contro i dazi a tappeto promessi da Trump. Allo stesso tempo, una rete ampia e resistente di accordi commerciali, unita all’uso strategico degli strumenti di ritorsione disponibili, metterebbe l’UE in una posizione migliore per affrontare i tipi di misure che la prossima amministrazione statunitense probabilmente metterà in campo.

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