Iran: proteggere il commercio umanitario

Le nuove sanzioni USA metteranno a rischio la salute dei cittadini iraniani. L’Europa può prendere delle iniziative concrete per minimizzarne gli effetti negativi, in linea con il ribadito impegno al rispetto dell’accordo sul il nucleare.

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La crisi incombe sul settore sanitario iraniano: i pazienti denunciano la mancanza di medicinali necessari per vivere. In vista dell’imposizione di nuove sanzioni USA contro l’Iran, la situazione è destinata a peggiorare. Le aziende europee e americane in grado fornire gli adeguati medicinali e apparecchiature all’avanguardia, essenziali al trattamento di malattie croniche presenti in Iran, stanno ora cercando di capire come sostenere i propri interventi. La decisione di Donald Trump di imporre sanzioni ha determinato un brusco calo del riyāl iraniano, facendo sì, così, che quei beni che riescono a raggiungere l’Iran siano venduti a prezzi altissimi.

Milioni di comuni cittadini iraniani si stanno preparando all’impatto di queste sanzioni. Stando alle dichiarazioni dell’inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani, le sanzioni avranno un impatto negativo sui diritti umani, aumenteranno la povertà e renderanno i prezzi dei beni importati inaccessibili. L’impatto delle future sanzioni sul settore umanitario è in contrasto con le ripetute dichiarazioni dell’amministrazione americana a sostegno del popolo iraniano.

Gli iraniani hanno affrontato una crisi simile tra il 2012 e il 2013, quando Stati Uniti e Europa introdussero le più severe sanzioni tra quelle imposte all’Iran allo scopo di spingere il paese a limitare il programma sul nucleare. Al tempo, il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti, concesse tuttavia ampie autorizzazioni ed eccezioni alla vendita di medicinali e apparecchiature mediche. Eppure, solo un numero limitato di aziende occidentali riuscì a continuare la propria attività sotto queste condizioni. Molte furono costrette ad interrompere o diminuire gli scambi commerciali a causa dei crolli finanziari e degli elevati costi operativi.

È necessario scongiurare un ritorno di questo scenario. Non è ammissibile che le sanzioni unilaterali americane causino inutilmente sofferenza tra milioni di cittadini iraniani. E ciò è particolarmente vero se si considera che l’Iran continua ad applicare restrizioni al suo piano nucleare così quanto stabilito dall’accordo del 2015. Europa, Cina e Russia hanno altresì promesso di mantenere gli impegni dell’accordo.

L’ostacolo maggiore che molte aziende esportatrici di beni e servizi sanitari verso l’Iran affrontano è legato all’assenza di servizi bancari e finanziari che permettano il fluido svolgimento delle transazioni. A questo si aggiunge la recente carenza di valuta estera con cui rimborsare le aziende europee. Questi problemi sono stati esacerbati dall’assenza di chiarezza sulla modalità con cui gli Stati Uniti applicheranno le sanzioni. Ad esempio, mentre le ultime linee guida dell’OFAC, l’Office of Foreign Assets Control presso il Dipartimento

del Tesoro degli Stati Uniti, riaffermano l’esistenza di una vasta autorizzazione alle transazioni umanitarie, vi è ambiguità su come nel dettaglio gli Stati Uniti utilizzeranno le sanzioni secondarie per prendere di mira le banche iraniane.

Al momento della firma dell’accordo sul nucleare fu previsto che tali banche rimanessero esenti dalle sanzioni secondarie. Questo significava che le aziende non americane fossero in grado di stringere relazioni con tali banche per facilitare i pagamenti per la vendita di beni umanitari rivolti all’Iran. Il loro destino è invece ora poco chiaro. Gli Stati Uniti hanno delineato dei piani per sanzionare la Banca Centrale dell’Iran (CBI), ma è inevitabile che qualsiasi banca privata iraniana avrà la necessità di effettuare transazioni con la CBI. Sotto l’attuale quadro di sanzioni, non è chiaro qualora ciò vada ad innescare una segnalazione per tale banca locale, il che spingerebbe verosimilmente le banche europee a rifiutare di intrattenere rapporti con l’ente.

Tale incertezza può di fatto bloccare i canali di pagamento per l’Iran ed impedire di conseguenza che i medici e i pazienti iraniani beneficino dell’assistenza necessaria al salvataggio delle vite umane. A conferma di ciò, diverse aziende leader nel settore farmaceutico hanno condiviso con gli esperti ECFR le loro preoccupazioni in merito alla possibilità che banche, compagnie di assicurazioni e canali di distribuzione, che sino ad ora hanno facilitato il commercio di beni umanitari con l’Iran, vedano tagliarsi le gambe cascando sotto il rifiuto delle nuove sanzioni USA. Le interpretazioni divergenti sulle linee guida dell’OFAC stanno contribuendo a determinare un ultra adempimento delle sanzioni da parte delle aziende europee, i cui vertici si rifiutano di accettare un danno reputazionale negli Stati Uniti sebbene si tratti di scambi internazionali per assistenza umanitaria.

La costituzione iraniana riconosce l’accesso dei cittadini all’assistenza sanitaria di base come diritto umano fondamentale. In anni recenti, le condizioni sanitarie dei pazienti svantaggiati sono andate gradualmente migliorando. Questo è stato in parte dovuto all’ammorbidimento delle sanzioni, che ha reso più facile e meno costoso l’acceso ai prodotti sanitari. Il governo del Presidente Hassan Rouhani ha inoltre introdotto delle nuove riforme per garantire la copertura sanitaria a pressoché undici milioni di persone precedentemente lasciate scoperte.

È il trattamento delle malattie croniche la sfida maggiore per l’Iran: un trattamento efficace necessita, di fatti, una tecnologia avanzata, un’adeguata formazione e medicinali che sono spesso forniti dalle aziende occidentali. Garantire l’accesso di tali aziende in Iran è dunque imperativo.

Le potenze mondiali che stanno tentando di salvare l’accordo sul nucleare malgrado il ritiro degli Stati Uniti, dovrebbero in primis impegnarsi nel tentativo di preservare il commercio di aiuti umanitari con l’Iran. Benché Europa e Stati Uniti abbiano pareri contrastanti sull’accordo, il salvataggio di vite umane non può essere messo in discussione. Come ha anche recentemente sottolineato Brian Hook, il nuovo inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iran, Stati Uniti e Europa dovrebbero collaborare per “trovare soluzioni di lungo termine in concreto sostegno alla popolazione iraniana”. È compito dell’Europa fare pressioni agli Stati Uniti per cooperare insieme affinché si faciliti e si rimuovano immediatamente gli ostacoli al commercio di aiuti umanitari con l’Iran.

I governi europei dovrebbero spingere il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti a chiarire velocemente le ambiguità create dalle ultime linee guida ed assicurare che un numero soddisfacente di istituzioni finanziarie iraniane rimangano esenti dalle sanzioni USA secondarie. È auspicabile che l’Unione europea raddoppi gli sforzi per assicurare che i canali di pagamento con l’Iran vengano mantenuti, incluso il suo accesso allo SWIFT, il provider globale di servizi di messaggistica finanziaria. Per ragioni di priorità, ciò dovrebbe essere finalizzato a far sì che le banche in Europa rimangano aperte al commercio di aiuti umanitari con l’Iran. Al fine di aiutare le aziende straniere a sostenere i margini di profitto delle operazioni all’interno dell’Iran, il governo iraniano potrebbe offrire degli incentivi di risparmio dei costi a quelle aziende impegnate nell’importazione di medicine e prodotti sanitari nel paese.

La Commissione europea ha recentemente annunciato che stanzierà un pacchetto economico di 18 milioni di euro a vantaggio del benessere sociale dei comuni cittadini iraniani. In caso di necessità, dopo novembre, la Commissione stanzierà fondi simili per colmare il vuoto di finanziamenti e agevolazioni di pagamento per i medicinali esportati dalle aziende europee. Questo meccanismo di prestito (non in dollari americani ma bensì in euro) dovrebbe essere sufficiente a coprire per lo meno l’importazione in Iran delle medicine salva-vita e avere la capacità di adattarsi a nuovi bisogni emergenti. Da prendere in considerazione è anche la creazione di un fondo medico UE-Iran per la donazione di medicinali e attrezzature adeguate all’Iran. In questi casi, non sarebbe richiesta nessuna transazione bancaria riducendo così i rischi delle aziende europee.

L’EU potrebbe avere un ruolo nell’incoraggiare la cooperazione scientifica con l’Iran nell’ambito della ricerca e formazione medica. In confronto a molti altri paesi del Medio Oriente, l’Iran ha incentivato lo sviluppo di istituti di ricerca pubblici e privati che sarebbero ben propensi ad accettare una cooperazione bilaterale. Di fatti, i ricercatori medici iraniani e americani sono da tempo stati coinvolti in progetti di successo per lo sviluppo di rapporti diplomatici in materia di salute. I governi europei possono sostenere e facilitare questi progetti a focus umanitario. Tali misure, dimostrerebbero che l’impegno dell’Europa per la causa umanitaria in Iran a va oltre la retorica.

Per molti governi occidentali le sanzioni sono un efficace strumento economico per influenzare le azioni degli stati avversari. Tuttavia, il bersaglio maggiormente colpito dalle sanzioni sono i comuni cittadini iraniani, come si può vedere dall’impatto negativo sul sistema di assistenza sanitaria del paese preso di mira. Il costo umano delle sanzioni in paesi come Iraq, Iran, Siria e Venezuela è stato enorme. È necessario che la comunità internazionale agisca implementando un sistema a salvaguardia del commercio del settore umanitario. Visto il suo impegno nel rispetto dell’accordo sul nucleare, l’Europa potrebbe assumere un ruolo guida in questo dialogo e proporre soluzioni concrete.

ECFR non assume posizioni collettive. Le pubblicazioni di ECFR rappresentano il punto di vista degli autori.