Il nuovo Futurismo: cosa può significare un’alleanza Meloni-Musk per l’Europa
L’audace visione di progresso tecnologico di Elon Musk si allinea con l’agenda nazionalista del primo ministro italiano Giorgia Meloni, offrendo al movimento di destra italiano un framework culturale moderno e ponendo al contempo una sfida all’unità europea
Due settimane fa Elon Musk è stato bacchettato dal presidente italiano Sergio Mattarella per aver sostenuto la politica di detenzione dei migranti stranieri in Albania del primo ministro italiano Georgia Meloni. Musk ha affermato che alcuni giudici italiani “devono andarsene” perché mettono in dubbio la legalità di tale politica di detenzione. Il sostegno dell’imprenditore statunitense alla Meloni è cresciuto da quando lo scorso anno ha partecipato ad Atreju, la festa annuale di Fratelli d’Italia a Roma. A settembre, Musk ha consegnato alla Meloni anche il premio Global Citizen dell’Atlantic Council a New York, a conferma della loro reciproca stima.
Nel frattempo, Musk è diventato un punto di riferimento culturale per la destra italiana, in particolare proprio sotto la leadership della Meloni. Per anni, i conservatori italiani hanno faticato a trovare punti di riferimento intellettuali e culturali per contrastare l’influenza dei pensatori e dei movimenti di sinistra. Musk fornisce loro una figura che incarna un nuovo tipo di “futurismo culturale”. Il suo impegno a favore della tecnologia, dell’esplorazione spaziale e della libertà di parola offre alla destra italiana il riferimento intellettuale che cercava da tempo.
Un’icona della destra italiana
Per certi versi, Musk ricorda Filippo Tommaso Marinetti, poeta italiano dei primi del Novecento e fondatore del movimento sociale futurista. Entrambe le figure sono riuscite a catturare l’ immaginario delle rispettive epoche con visioni audaci del progresso tecnologico e dello stravolgimento della società. Il Futurismo di Marinetti faceva appello alla velocità, all’innovazione e alla rottura con il passato, ideali che si allineavano strettamente con il desiderio di trasformazione radicale del primo movimento fascista. Allo stesso modo, le aziende di Musk nel campo delle auto elettriche, dell’esplorazione spaziale e dei social media lo hanno posizionato come nuovo portabandiera del progresso tecnologico, facendo leva su coloro che vedono il futuro come un regno dal potenziale illimitato, ma tenendolo ancorato a valori sociali tradizionali. Proprio come il Futurismo di Marinetti fornì ai primi fascisti un quadro culturale per il loro zelo rivoluzionario, la visione ipertecnologica di Musk offre alla Meloni e ai suoi alleati un modello per le loro ambizioni.
Musk potrebbe rappresentare sia un ostacolo che una risorsa per l’estrema destra italiana. Da un lato, la sua spinta all’innovazione potrebbe aiutare a promuovere la sovranità tecnologica europea. Tesla, la sua azienda di auto elettriche, per esempio è in trattative per investimenti sostanziali in Italia – in particolare nel settore dell’energia e della tecnologia automobilistica, che si allineano con l’obiettivo della Meloni di potenziare la base industriale del Paese. D’altro canto, la natura imprevedibile dell’imprenditore potrebbe portare instabilità, soprattutto quando le sue opinioni divergono dalle politiche europee tradizionali.
Ripercussioni sulla politica estera
Il rapporto personale tra Musk e Meloni potrebbe avere implicazioni significative per la politica estera italiana. Entrambi condividono posizioni rigide in materia di migrazione e vedono nell’immigrazione illegale una forza destabilizzante. I social media di Musk potrebbero amplificare le opinioni in linea con la retorica della Meloni, influenzando potenzialmente l’opinione pubblica italiana e non solo. Ciò potrebbe spingere l’Unione Europea ad adottare politiche di frontiera ancora più rigide, un obiettivo chiave del governo Meloni.
A costituire una delle preoccupazioni più urgenti per l’UE è come l’influenza di Musk possa influire sulla posizione dell’Italia in merito alla guerra in Ucraina. Meloni si è dimostrata una convinta sostenitrice dell’Ucraina, ma la proposta di Musk di cedere territori alla Russia nell’ambito di un piano di pace ha suscitato polemiche. Questa idea potrebbe avere una certa risonanza tra i sostenitori della Meloni scettici nei confronti di un impegno prolungato nel conflitto. Se Musk supportasse un approccio più isolazionista – ad esempio sospendendo i servizi internet satellitari in Ucraina per spingere Kiev a raggiungere un accordo – potrebbe dare man forte alle fazioni italiane favorevoli a ridurre il sostegno all’Ucraina. Senza il supporto italiano, l’Europa si troverebbe in una posizione ancora più debole.
Il rapporto Meloni-Musk potrebbe anche influenzare i legami dell’Italia con gli Stati Uniti. Con Donald Trump alla Casa Bianca, le strette relazioni di Roma con Musk rischiano di diventare un’arma a doppio taglio. La Meloni potrebbe sfruttare il suo rapporto con Musk e Trump per ottenere accordi bilaterali favorevoli, come la riduzione dei dazi sulle esportazioni italiane. Tuttavia, c’è il rischio che lei possa appoggiarsi troppo a queste relazioni personali, adottando un approccio transazionale e autoreferenziale invece di spingere per un fronte europeo unito.
Un percorso più saggio
La strategia più oculata per la Meloni sarebbe quella di usare la sua influenza per costruire un forte consenso europeo, in particolare in merito alla politica di difesa e tecnologica. Ad esempio, piuttosto che perseguire accordi bilaterali con gli Stati Uniti che rischiano di frammentare il potere negoziale dell’UE, l’Italia potrebbe assumere un ruolo guida nella definizione di una risposta europea nei confronti della prossima amministrazione di Washington. Ciò implicherebbe un coordinamento con Francia e Germania per formare una strategia coesa su questioni che vanno dalla Cina alla sovranità digitale. Tuttavia, le inclinazioni nazionaliste della Meloni potrebbero renderle difficile dare priorità all’unità europea rispetto a “guadagni” nazionali immediati. È più probabile che si batta per i prodotti italiani che per l’Europa. In tempi di populismo, eventuali dazi statunitensi sul Parmigiano Reggiano, per esempio, sarebbero per lei un fallimento di politica interna.
Per questi motivi, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dovrebbe collaborare con la Meloni sulla politica statunitense, proprio per gli stretti legami del primo ministro italiano con Musk e i repubblicani negli Stati Uniti. Con Meloni, von der Leyen e il segretario generale della NATO Mark Rutte in un fronte alleato, l’UE si troverebbe in una posizione più forte. Queste tre figure non di sinistra (alle quali possiamo aggiungere il presidente di turno in Ei, il polacco Tusk) potrebbero guadagnarsi la fiducia di Trump, facilitando la collaborazione con la nuova amministrazione statunitense. Allo stesso tempo, un fronte europeo unito potrebbe dare loro un margine di vantaggio nei negoziati con Washington. La relazione Meloni-Musk simboleggia un nuovo tipo di futurismo per la destra italiana, che cerca di ridefinire il progresso attraverso le lenti della tecnologia e della forza nazionale. Tuttavia, affinché questa visione si traduca in benefici tangibili, la Meloni dovrà bilanciare le sue priorità interne con obiettivi europei più ampi. In caso contrario, l’Italia potrebbe rischiare di isolarsi all’interno dell’UE, trasformando un potenziale vantaggio strategico in un’opportunità mancata.
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