Che cosa ha in serbo la politica europea di vicinato per l’Unione Energetica?
L'UE vuole rafforzare l'Unione Energetica sia al suo interno che con i suoi vicini energetici
All’inizio della crisi ucraina, specialmente coloro interessati all’est dell'UE, credevano che una ripetizione dello scenario del 2009 fosse possibile. In passato, paesi quasi completamente dipendenti dalle forniture russe di gas, soffrirono perdite, sia nel settore privato che del consumo domestico. Tuttavia, questa volta non fu così. Qualcosa è cambiato fra il 2009 e il 2014, impedendo alla Russia di comportarsi come in passato. Tre i fattori che hanno aiutato quei paesi preoccupati del taglio russo del gas.
Primo: l’UE ha reagito proattivamente e con maggior efficacia. Piuttosto che lasciare ogni nazione ai propri problemi di sicurezza energetica, ha elaborato una strategia sull’energia a trecentosessanta gradi, fermamente fondata sul principio comunitario. Questo include un riesame dell’interconnessione fra gli stati membri e, con l’obiettivo di un ritorno al principio di regionalità, una particolare attenzione alle regioni male e scarsamente connesse. Solo nelle ultime due settimane abbiamo sentito di memoranda e proposte di cooperazione siglate nella regione del Mare Baltico, nel sud-est Europa e, durante il Pentalateral Energy Forum (Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Svizzera). Inoltre, al Consiglio dei Ministri dell’Energia UE dodici paesi si sono impegnati a cooperare sulla sicurezza della fornitura elettrica.
In sostegno a questo nuovo solido approccio, il Commissario Maroš Šefčovič, Vice Presidente per l’Unione Energetica, ha lanciato il suo tour nelle capitali europee per discutere le valutazioni della Commissione sulla situazione energetica di ciascun paese e dei passi da intraprendere per migliorare la sicurezza energetica.
Secondo: rispetto al 2009 il mercato è cambiato. Nel 2014 vi erano molte più opzioni da considerare sia in termini dei fonti energetiche sia di rotte verso l’Europa. A seconda del risultato dei negoziati sul nucleare, l’Iran ha reso noto il suo interesse a vendere gas all’UE. L’UE sta creando un centro energetico a Baghdad e, nonostante l’interruzione dovuta all’ascesa dello Stato Islamico, il Kurdistan offre nuove possibilità. Il gasdotto Trans-Anatolico (TANAP) offre l’oppurtunità di connettere il gas dall’Iran, Iraq e Cipro con il Corridoio Meridionale.
Terzo: vi è stato un ritorno dell’approccio finalizzato a creare un mercato energetico unico nell’UE. Invece di investire superflue risorse nel construire centrali elettriche nazionali, l’UE si è focalizzata sull’espandere le infrastrutture verso i vicini e tra i vicni, senza interferire nella logica del mercato energetico. Ciò rende più facile investire e più semplice per l’UE attrarre fondi usando i vari strumenti a disposizione. L’Unione Energetica fornisce un’utile cornice e delinea tutte le maggiori fonti d’insucrezza nel campo energia dell’EU. Tuttavia, quando si tratta di soluzioni, è probabile che sia destinata ad avere più successo in area infra-Europea che extra-Europea.
Il 2009 ha insegnato all’Unione Europea quanto la sicurezza energetica sia troppo importante perchè l’Europa si faccia prendere di sorpresa da azioni che la minacciano. Le soluzioni al problema sono spesso legate alla politica estera; per citare Šefčovič, l’Unione Energetica non si ferma ai confini dell’UE. Questo è il motivo per cui è necessario integrare paesi come l’Ucraina e la Turchia in modo da rafforzare sicurezza energetica ma anche dar loro sostegno nell’adottare le regole europee mentre questi paesi convergono verso l’adesione all’UE. Diversi gli strumenti europei di politica estera che sono legati all’energia ma che richiedono una forte iniziativa degli stati membri e un apprioccio regionale verso i forti “vicini energetici”.
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