Allargamento dell’UE: un’opportunità di riscatto per l’Italia

La nuova metodologia per l'allargamento UE della Commissione europea potrebbe permettere all'Italia di tornare a giocare un ruolo principale sulla questione.

L’Italia ha perso col tempo l’abilità di influenzare il processo di adesione dei Balcani occidentali, superata da una Francia contraria a ulteriori allargamenti dell’UE che però è riuscita a farsi promotrice della necessità di riformare la procedura. Tuttavia, un’occasione di riscatto per l’Italia è stata offerta la scorsa settimana dalla Commissione europea con la presentazione della nuova metodologia per l’adesione dei sei Paesi balcanici. La proposta, volta a ristrutturare il processo affinché diventi più credibile, dinamico, prevedibile e politico, non ha colto l’Italia alla sprovvista. Roma ha ora l’occasione di tornare al centro del dibattito europeo sull’integrazione della regione, ma solo se sarà capace di non farsi distrarre da altre questioni di politica estera e di mediare tra i diversi interessi degli altri Stati membri.

Dal punto di vista di Roma, l’adesione dei Balcani occidentali rimane fondamentale per ragioni politiche, economiche e di sicurezza. L’Italia è il secondo partner commerciale dopo la Germania nella regione e da sempre la considera un interesse nazionale strategico. Col tempo l’Italia ha dovuto però limitare il proprio coinvolgimento diplomatico nell’area. Nonostante ciò, e sebbene l’attenzione in politica estera sia spesso concentrata su altre tematiche, l’Italia ha avuto modo di riguadagnare terreno in diverse occasioni sui Balcani occidentali, promuovendo il dibattito europeo sull’allargamento. A ottobre dello scorso anno l’Italia aveva poi espresso il proprio disappunto nei confronti della decisione francese di imporre il veto su Albania e Macedonia del Nord definendola un “errore storico”. Di conseguenza, aveva avanzato insieme ad altri sette paesi una proposta per rendere il processo di allargamento più efficiente, dimostrando il proprio impegno e interesse sulla questione. Roma ha dunque davanti a sé un’altra occasione per tornare a essere un attore chiave nella regione balcanica.

Il nuovo approccio dell’UE si presenta come un virtuoso tentativo europeo di migliorare il processo richiedendo ai Paesi di adempiere sinceramente ai loro doveri, aprendo contemporaneamente i negoziati compresi in ciascun gruppo e non in base a ogni singolo capitolo, assicurando maggiore chiarezza sulle aspettative dell’UE, e incoraggiando il dialogo politico tra le parti. Inoltre, il testo prevede il raggruppamento dei capitoli negoziali in sei gruppi tematici e una maggiore enfasi sui valori europei come lo stato di diritto. Per di più, viene soddisfatta la richiesta francese per dare agli Stati membri dell’UE più voce in capitolo nei negoziati in quanto saranno da ora in grado di riaprire i capitoli chiusi nel caso in cui un Paese dovesse interrompere o addirittura fare passi indietro nelle riforme.

Da subito, la Commissione ha dimostrato il proprio impegno a rivitalizzare il processo di adesione con la visita del commissario europeo per l’allargamento e la politica di vicinato Olivér Várhelyi in Serbia e Montenegro, gli unici due paesi al momento ufficialmente membri candidati che potranno scegliere se adottare la nuova metodologia o procedere con quella passata. Allo stesso modo, anche l’Italia si è data subito da fare per mostrare ai Balcani occidentali il proprio sostegno all’integrazione europea nel contesto della nuova metodologia con la visita il 10 e 11 febbraio del Ministro degli Affari Esteri Di Maio a Belgrado, Skopje e Pristina.

Con la visita del Ministro Di Maio nelle tre capitali balcaniche, dove ha incontrato i rispettivi Ministri degli Affari Esteri, Presidenti e Primi ministri, l’Italia dimostra di aver abbracciato con entusiasmo la proposta della Commissione europea. Durante gli incontri, il Ministro ha dichiarato che l’obiettivo italiano è quello di garantire che il processo di allargamento vada in porto incoraggiando una decisa volontà politica tra gli attori coinvolti. Inoltre, augurandosi che i negoziati con Albania e Macedonia del Nord vengano avviati in primavera, Di Maio ha sottolineato la necessità di allargare gli orizzonti dell’UE e di lavorare ancora più uniti soprattutto nell’Europa post-Brexit. Dall’altro lato, ha anche sottolineato come la regione abbia bisogno dell’UE, la cui prospettiva di adesione aiuterebbe la risoluzione dei conflitti bilaterali assicurando stabilità anche in termini di sicurezza. Il Ministro ha inoltre brevemente fatto riferimento alla Francia, affermando l’importanza di coordinare le azioni seguendo il processo indicato dall’UE.

In questo rinnovato impulso, Roma può trovare una nuova possibilità per consolidare il proprio ruolo sul dossier. Tuttavia, per permettere l’integrazione europea dei Balcani occidentali, è importante che non perda l’entusiasmo dimostrato recentemente e continui a lavorare ponendosi come intermediario tra i vari Stati membri. In un momento in cui, secondo le statistiche dell’Eurobarometro di giugno 2019, il 44% degli italiani è pro-allargamento (rispetto al 37% di novembre 2018) mentre il 41% è contrario (nel 2018, 46%), è chiaro che il governo italiano dovrebbe cogliere l’occasione che gli viene offerta dall’UE. La sfida però non starà soltanto nel convincere gli altri Stati membri, ma anche nel riaccendere l’entusiasmo dei Balcani occidentali demoralizzati dal lento percorso verso l’adesione, minacciato ora anche dalle sfide domestiche dei rispettivi Paesi.

 

Raffaele Mastrorocco, ufficio di Roma di ECFR

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