L’Europa nella campagna elettorale italiana

Gli italiani eleggeranno un nuovo Parlamento. C’è un importante elemento di novità che differenzia quest’elezione dalle precedenti: per la prima volta l’“Europa” sembra occupare un ruolo predominante. Per questo sono interessata di come i principali candidati si riferiscano all’ Europa nelle loro campagne elettorali.

Gli italiani eleggeranno un nuovo Parlamento. C’è un importante elemento di novità che differenzia quest’elezione dalle precedenti: per la prima volta l’“Europa” sembra occupare un ruolo predominante. Per questo sono interessata di come i principali candidati si riferiscano all’ “Europa” nelle loro campagne elettorali.

La crisi dell’euro è la ragione principale del perché l’Europa  sia diventata un argomento così centrale. In un mio contributo precedente ho già sostenuto che l’Italia rischia di diventare un Paese le cui sorti vengono decise dall’esterno. Lucia Annunziata, Direttore Editoriale dell’Huffington Post Italia, già Direttore della RAI, ha un’altra opinione al riguardo. Ha infatti sostenuto che è Mario Monti il motivo per il quale si ha un dibattito sull’Europa. Prima della sua candidatura, i partiti tradizionali non avevano mai sentito il bisogno di affrontare un vero e proprio dibattito sull’Europa. La candidatura più o meno inaspettata di Mario Monti ha obbligato gli altri candidati a rispondere all’ “uomo dell’Europa”. Mentre il “Monti tecnocrate” era appoggiato da una grande coalizione, il “Monti politico” ha finora svolto una campagna elettorale aggressiva che ha inevitabilmente fatto richiamo alla sua forza principale: la questione europea.

Senza la candidatura di Monti il dibattito elettorale in Italia sarebbe stato quello di una classica competizione bipolare: da un lato il centro-destra con il PDL di Berlusconi e la Lega Nord in qualità di coalizione anti-fiscale che vede l’Europa come una burocrazia che impone restrizioni sul “paese delle opportunità”. Dall’altro lato, il pro-europeo Partito Democratico che abbraccia l’idea della creazione degli Stati Uniti d’Europa, senza avere, tuttavia, una strategia chiara su come raggiungere questo obiettivo. La candidatura di Monti ha quindi forzato entrambe le forze politiche a dare una visione più forte e maggiormente dettagliata sull’Europa, nel bene o nel male.

Berlusconi attacca Monti principalmente per le sue credenziali europee. In particolare, Berlusconi ha criticato le relazioni con Angela Merkel, accusandolo di aver trasformato l’Italia in una colonia tedesca. Secondo Berlusconi, Monti è troppo debole per opporsi alle misure di austerità di Merkel.

Pier Luigi Bersani, il leader della coalizione di centro-sinistra, è a sua volta diventato più incisivo quando si tratta di parlare di “Europa”. All’apice della sua campagna elettorale, ha viaggiato in Europa per costruire alleanze invece di fare propaganda su questioni locali e nazionali. Bersani ha sottolinato il bisogno di una maggiore coesione a livello europeo e ha fatto appello a una visione più democratica e partecipativa dell’Europa: “L’Europa è una sorta di condominio, ma il problema è che l’Europa deve diventare una cooperativa, con un budget condiviso, un controllo e una partecipazione più democratici”. Quanto al controllo di Bruxelles sulla spesa pubblica e alla perdita di sovranità, Bersani ha detto che potrebbe essere d’accordo in cambio di una maggiore libertà nel rafforzare alcuni settori economici. Le sue dichiarazioni sottintendono tacitamente che Bruxelles gioca di già un ruolo nelle politiche economiche, anche se Bersani non ha assunto una posizione precisa sul taglio al quadro finanziario pluriennale stabilito dall’ultimo Consiglio europeo. Ovviamente il budget è la vera questione da affrontare perché non possiamo richiedere all’Europa di lavorare in modo efficiente e di giocare un ruolo forte se non le diamo gli strumenti necessari per farlo. Un budget dell’1% non è decisamente uno strumento adatto.

Il tour europeo di Bersani ha suscitato numerosi apprezzamenti. François Hollande lo sostiene, affermando che: “Per la rinascita è necessario dare più spazio alla giustizia e a un legame più stretto tra Francia e Italia. Questo è il motivo per il quale voglio incoraggiare il mio amico Pier Luigi Bersani e il popolo Italiano a dare un voto sovrano per la rinascita, non solo in Italia, ma anche in Europa”. Jean-Claude Juncker ha detto: “Bersani sembra avere le intenzioni migliori per l’Italia”.

Non c’è bisogno di dire che anche Monti ha incentrato la sua campagna sull’Europa. La sua “Agenda per l’Italia” prevede un’Europa più comunitaria e meno intergovernativa, vuole sconfiggere il populismo ed è a favore di un’economia di mercato che presti attenzione anche alle politiche sociali. Il suo alleato Pierferdinando Casini, leader dell’Unione Democratica di Centro, che ho intervistato di recente, immagina anche un’unione politica dell’Europa, basata su un’eredità cattolica.

D’altra parte è interessante vedere come questa campagna politica abbia superato i confini italiani. Monti ha ricevuto un supporto sostanzioso da parte della Germania, mentre il Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha detto: “Mario Monti è stato e sarà un grande Primo Ministro per l’Italia. E i suoi sforzi in fatto di consolidamento fiscale e riforme nei diversi settori dell’economia italiana sono totalmente necessari. Dobbiamo continuare con queste politiche in ogni caso”. Il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble ha detto che il paese ha bisogno di restare sul percorso di stabilità intrapreso dal Premier Mario Monti. Questo ha provocato reazioni di sconcerto da parte di Berlusconi che ha nuovamente accusato Merkel di interferire negli affari interni dell’Italia.

Sia Bersani che Monti hanno credibilità personale e dovranno entrambi fronteggiare numerose sfide. Il leader del Partito Democratico deve rassicurare gli alleati dell’ala sinistra della sua coalizione, il cui leader, Nichi Vendola, si opporrà alle riforme volte a un mercato del lavoro più flessibile e a misure di austerità maggiori da parte dell’Unione Europea (si è opposto duramente al fiscal compact). Monti deve affrontare l’impopolarità dovuta all’aumento delle tasse imposto dal suo governo tecnico e non ha ancora indicato dove troverà i fondi per diminuirle.

Come supereranno queste sfide? Per l’Economist, un’alleanza tra Monti e Bersani sarebbe l’opzione migliore: “Il migliore risultato sarebbe che Monti restasse Primo Ministro, tuttavia un governo guidato da Bersani, con Monti all’economia, sarebbe una via d’uscita decente per l’Italia”.

Tuttavia, c’è un outsider in questa competizione elettorale e destinato a diventare un giocatore chiave: il Movimento 5 Stelle (M5S), guidato dal comico Beppe Grillo, che si prevede riceverà circa 100 seggi in Parlamento. Senza sorpresa, l’Europa è un elemento chiave della campagna dell’M5S o, per essere più precisi, la retorica anti-europea. In risposta a un Monti “uomo delle banche responsabili della crisi”, Grillo ha pubblicato sul suo popolarissimo blog una propria Agenda in 16 punti. Il punto numero 6 prevede un referendum sul fatto che l’Italia debba restare o meno parte dell’eurozona. Grillo non si definisce anti-europeo, ma vuole cambiare quest’Europa che vede come non democratica, non rappresentativa e guidata dai mercati. In ogni caso il suo messaggio anti-Euro fa leva su gran parte dell’elettorato e riesce a dare voce allo scontento.

Se, analizzando i vari candidati, dovessimo trovare un minimo comune denominatore sull’Europa tra questi candidati, potremmo dire che sono tutti d’accordo sul fatto che l’Europa abbia bisogno di riforme e manchi di un’appropriata rapprentanza e di legittimità. Sarà abbastanza per iniziare un dibattito serio su quello che potrebbe essere il ruolo dell’Italia in un’ “Europa reinventata”? Se questa campagna ha avuto il merito di inserire l’Europa nel dibattito politico, molto di più andrebbe detto e fatto dopo le elezioni. Chiaramente, andrebbero sviluppate strategie più concrete, a cominciare dal budget europeo ma anche in tema di futuro dell’Europa: come dare maggiore legittimità democratica e come dare significato al concetto di “unione politica”. Chiunque vinca le elezioni dovrà fare di più che parlare di Europa e basta. E’ il momento di fare qualcosa.

 

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