Italia: manuale elettorale

Le imminenti elezioni di questa settimana determineranno il futuro dell’Italia ma saranno anche un evento chiave per il futuro dell’Europa e dell’eurozona. Il destino di quest’ultima dipende dalla capacità della sua terza economia (quella italiana) di mantenere i conti in ordine e rilanciare la crescita. Come previsto, la campagna elettorale è stata dominata da questioni interne: lavoro, disoccupazione e riforma delle pensioni.

Le imminenti elezioni di questa settimana determineranno il futuro dell’Italia ma saranno anche un evento chiave per il futuro dell’Europa e dell’eurozona. Il destino di quest’ultima dipende dalla capacità della sua terza economia (quella italiana) di mantenere i conti in ordine e rilanciare la crescita. Come previsto, la campagna elettorale è stata dominata da questioni interne: lavoro, disoccupazione e riforma delle pensioni.

Le misure di austerità adottate dal governo Monti sono state fortemente criticate, e la maggior parte dei candidati ha cercato di rassicurare gli elettori in merito all’aumento della tassazione. Al contempo, l’esito delle elezioni sarà un segnale per l’Europa e testerà quale sarà l’eredità politica del governo tecnocratico di Monti. L’incertezza in merito al risultato elettorale è dovuta  a  tre fattori: il ritorno di Berlusconi, una spaccatura nel centro-sinistra e il sistema elettorale imperfetto.

La resurrezione di Berlusconi

Il ritorno di Silvio Berlusconi è stato uno degli eventi più sorprendenti. E ‘ un candidato improbabile, se si considera il suo coinvolgimento in processi per frode fiscale e altri reati. Inoltre, il suo partito è frammentato internamente e sembra aver perso gran parte dell’appeal che aveva tra i propri elettori. Malgrado sia difficile che Berlusconi vinca le elezioni, la sua campagna elettorale ha avuto un grande successo. Non solo ha promesso di abolire una tassa impopolare sulla proprietà (IMU), ma ha anche annunciato l’intenzione di restituire in contanti i proventi della stessa imposta. Come previsto, Berlusconi ha attaccato l’attuale premier Mario Monti per le sue politiche di austerità e ha sostenuto che queste hanno aumentato la recessione e creato una disoccupazione record. Secondo Berlusconi, sotto il governo Monti l’Italia è diventata una “colonia tedesca”.

Monti e Bersani: alleati naturali?

A novembre, Pier Luigi Bersani ha vinto le primarie della coalizione di centro-sinistra con oltre il 60% dei voti. Attualmente è leader del Partito Democratico – il più grande partito italiano – ed è in testa ai sondaggi.  Secondo le ultime rilevazioni, Bersani potrebbe vincere con il 34-35% dei voti, mentre Berlusconi potrebbe raggiungere il 30%. Ciò significa che, per raggiungere la maggioranza necessaria a governare (42.5%), Bersani sarebbe costretto a stringere accordi, e il suo alleato naturale potrebbe essere Mario Monti. Tuttavia le componenti più a sinistra della coalizione di Bersani – come Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) – e le organizzazioni sindacali osteggiano apertamente questa alleanza. D’altro canto, anche lo stesso Monti ha espresso il suo rifiuto di allearsi con i partiti di sinistra della coalizione di Bersani.

Sistema elettorale: un’anomalia italiana

Anche il sistema elettorale può avere un impatto enorme sul risultato delle elezioni. Camera dei Deputati e Senato hanno gli stessi diritti e poteri, nonostante siano indipendenti l’una dall’altra. Qualunque governo deve avere la maggioranza in entrambe le camere, e questa non è facilmente ottenibile a causa dell’imperfetto sistema elettorale. In Italia la stessa percentuale di voti può produrre maggioranze diverse alla Camera e Senato: ciò costituisce chiaramente un fattore di instabilità.

L’esito delle consultazioni può essere compreso soltanto alla luce del sistema elettorale vigente. I seggi alla Camera dei Deputati sono assegnati in base alla percentuale ottenuta a livello nazionale, mentre quelli del Senato alla luce al risultato regionale. Al partito/coalizione che ottiene più seggi alla Camera viene automaticamente assegnato il 55% dei 630 scranni della stessa, mentre i rimanenti posti sono ripartiti in maniera proporzionale ai partiti che superano la soglia richiesta (4% per i partiti e 10% per le coalizioni).

Il partito più votato su base regionale ottiene automaticamente il 55% dei seggi regionali al Senato. Pertanto, le regioni più popolose come Lazio, Lombardia, Sicilia e Veneto possono determinare il risultato delle elezioni e la composizione del futuro governo. La Lombardia, per esempio, nota come “l’Ohio d’Italia”, dispone di 49 seggi al Senato, 27 dei quali sono assegnati al vincitore regionale. Il centro-sinistra è tradizionalmente debole in Lombardia, una delle roccaforti di Berlusconi. Pare tuttavia che Bersani possa beneficiare dallo scandalo del governo regionale lombardo. Ad ogni modo, la Lombardia rimane la regione da monitorare da vicino, visti gli ultimi sondaggi che suggeriscono un testa a testa tra le due principali coalizioni.

Infine, in Italia non tutti i voti contano alla stessa maniera: solo i cittadini con almeno 25 anni possono votare per il Senato, mentre le generazioni più giovani esprimono il voto solo per la Camera dei Deputati.

Fare una previsione sul risultato di queste elezioni è quasi impossibile: lo scenario politico è fortemente frammentato e liquido, e questo sistema elettorale imperfetto non potrà che produrre ulteriore instabilità.

 

The European Council on Foreign Relations does not take collective positions. ECFR publications only represent the views of their individual authors.