Esteri

Mattia Toaldo: "Così Haftar cerca di sabotare il piano Onu"

Il ricercatore a Londra con l'Ecfr è uno dei maggiori esperti di Libia in Europa: "I negoziati per un governo di unità nazionale sono in una fase di stallo: e il generale vuole fermarli"

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ROMA. "L'Italia rimane per alcuni circoli politici e militari libici uno dei bersagli facili da attaccare per avere risultati all'interno della Libia, nella lotta politica interna. E i militari di Tobruk, capitanati dal generale Haftar, lo fanno perché stanno combattendo una battaglia di potere anche contro il loro primo ministro Al Thinni e contro i deputati pronti a firmare un accordo di pace con Tripoli". È l'opinione di Mattia Toaldo, ricercatore a Londra con l'Ecfr, in Europa uno degli analisti meglio aggiornati sulla crisi libica.

Ma perché l'Italia verrebbe scelta proprio in questo momento come uno dei paesi pronti all'interferenza?
"Adesso perché nelle prossime ore si aspetta un voto del Parlamento di Tobruk sul governo di unità nazionale, anche se non ci sono notizie sicure sulla data del voto. Questi militari attaccano una potenza straniera perché dicono al popolo libico "noi vi difenderemo dalle ingerenze di altri paesi". Si sceglie l'Italia perché ha una posizione equilibrata, perché non ha sposato al 100% le posizioni di Tobruk, perché non ritiene che Haftar sia accettabile come capo militare per tutta la Libia. A dire il vero è stato fatto di peggio, l'ambasciatrice americana è stata costretta a chiudere il suo sito twitter, attacchi personali sono stati fatti contro diplomatici britannici. E allo stesso tempo altri paesi che invece sono molto più intrusivi, come magari Emirati ed Egitto, non vengono attaccati semplicemente perché sono alleati, e stanno provando a sostenere Haftar, anche se quel generale dalla parte di Tripoli è considerato semplicemente un criminale di guerra".

Crede quindi ci sia un'offensiva politica del generale Haftar per far saltare l'accordo?
"E' così, non lo credo solo io: la testa di Haftar e dei suoi generali è sul piatto dell'accordo nazionale. E' impensabile che Haftar possa essere accettato come capo di Stato maggiore dell'esercito della Libia riunificata. Il nuovo capo dovrebbe deciderlo il nuovo governo. Ma a Tobruk Haftar è in grado di minacciare fisicamente, militarmente i deputati e lo stesso primo ministro Al Thinni, come ha già fatto. I negoziati sono in una fase di stallo, e Haftar ricorre al "nemico straniero" per impedire che vadano avanti".

L'Italia cosa dovrebbe fare?
"Non rispondere a tono, ma non lasciarsi fuorviare nei suoi obiettivi strategici: se l'obiettivo è quello di mantenere unita una Libia che riconosca autonomie ed etnie per riuscire a combattere il terrorismo, chi lavora contro un accordo lavora contro la pace".