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MONDO

Casini: Giusti raid Usa a Sirte, Isis a un passo da nostre coste

Libia. Serraj: Contro Isis serve aiuto internazionale, Italia può far tanto

Forze speciali italiane sarebbero presenti in Libia. E' quanto rivela il reportage di Vincenzo Nigro per Repubblica. Secondo il racconto di comandanti libici - scrive Nigro - contribuiscono alle operazioni di sminamento

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"Isis è un'organizzazione pericolosissima. Utilizzerà qualsiasi mezzo per inviare i suoi militanti in Italia e in Europa. Non sarei sorpreso di scoprire che i suoi uomini si nascondono sui barconi in viaggio verso le vostre coste". Lo ha dichiarato il premier libico Fayez al Serraj, in una intervista al Corriere della Sera. "La nostra Libia ha bisogno dell'aiuto internazionale nella battaglia contro l'Isis. L'Italia è tradizionalmente il nostro Paese amico, potete fare tanto", ha detto, aggiungendo: "Sin dall'inizio il vostro esecutivo ha sostenuto il nostro governo di unità nazionale. All'Italia chiediamo qualsiasi aiuto possa darci". 

Nello specifico, per Sarraj, "l'Italia è parte dell'alleanza internazionale guidata dagli Usa contro l'Isis e sta ai comandi dell'alleanza decidere come cooperare militarmente. Ma all'Italia noi chiediamo di trattare e curare nei suoi ospedali i nostri feriti di guerra. Vorremmo più cooperazione in questo senso. Gli aiuti medici e i visti per il trasferimento dei nostri feriti sul vostro territorio dovrebbero essere più rapidi. Abbiamo anche richiesto alcuni ospedali da campo che sarebbero molto utili per trattare in tempo utile i nostri feriti gravi sulle prime linee. Inoltre, abbiamo già ottenuto dall'Italia partite di visori notturni e giubbotti anti-proiettili che servono per salvare la vita ai nostri uomini. Ma non bastano. Necessitiamo di altri invii e altri aiuti". Il premier libico, inoltre, dice che la Libia "vede con grande favore la scelta italiana di permettere agli aerei Usa di utilizzare la base di Sigonella. I contribuiti italiani in ogni caso sono sostanzialmente di carattere umanitario". 

Sul controllo dei barconi e dei flussi di migranti nel mar Meditteraneo, Serraj afferma: "Noi libici dobbiamo mettere sotto controllo i nostri immensi confini meridionali. Non abbiamo ancora le forze per farlo. Sono migliaia di chilometri in pieno deserto. Non sappiamo come fare contro le organizzazioni criminali internazionali che gestiscono il traffico di esseri umani", e "per quanto riguarda il Mediterraneo, occorre maggior cooperazione con la marina militare italiana. Con il governo di Roma dobbiamo trovare il modo per rimandare i migranti nei loro Paesi di origine".

Casini: giusti raid Usa a Sirte, Isis a un passo da nostre coste
"A Sirte si gioca una battaglia che ci riguarda molto da vicino: l'Isis è a qualche centinaio di chilometri dalle coste italiane e un lusso che non possiamo permetterci è far finta di non vedere. Gli americani sono intervenuti rispondendo a una richiesta del governo libico legittimato dalla comunità internazionale, la loro azione è ineccepibile e per questo dobbiamo solo ringraziarli. L'intervento aereo era indispensabile per supportare l'azione da terra anti Daesh dei misuratini che, prima dei raid americani, avevano già contato 350 morti e 1800 feriti". Lo afferma Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, in una intervista pubblicata su L'Unità.

"In Libia, l'Europa sta procedendo in ordine sparso. C'è chi collabora con Haftar e con l'Egitto, magari pensando ad una tripartizione della Libia e chi, come noi, sostiene il governo Sarraj, in sintonia con gli americani. Ma su questo non sbagliamo noi. Sono gli atteggiamenti altrui che richiedono spiegazioni serie. Non si può al mattino all'Onu, nel suo massimo organismo decisionale, il Consiglio di Sicurezza, dare via libera ad una legittimazione internazionale del Governo di Tripoli, e poi la sera fare l'opposto in sintonia con Haftar. Se si vuole essere credibili nello stabilizzare la Libia e nel combattere il terrorismo jihadista, occorre coerenza nei comportamenti e nel fare seguire alle parole i fatti, con un supporto concreto quanto tempestivo. Altrimenti si finisce per non risultare credibili", spiega ancora Casini.

In questo contesto si inserisce l'Italia, che non brilla. "Voglio essere chiaro. Stiamo facendo il minimo indispensabile per non perdere credibilità internazionale. Non si può rivendicare per mesi il ruolo guida dell'Italia in Libia e poi essere così esitanti e timidi. Nelle prossime settimane dovremo riflettere molto su questo punto e porre anche in sede europea il tema di un atteggiamento unitario sulla Libia", aggiunge Casini. 

Casini parla anche del rapporto tra sbarchi e terrorismo. "Che i trafficanti possano contare sulla complicità dell'Isis è scontato da sempre. Che l'Isis abbia la regia occulta sugli arrivi dei rifugiati sulle nostre coste, mi è sembrato di capirlo dalle parole del ministro Orlando nei giorni scorsi. È esattamente quello che l'opposizione sostiene dà tempo. È un tema che deve essere chiarito in Parlamento alla ripresa dei lavori. Ambiguità e zone d'ombra su questo punto non sono possibili", conclude.

Repubblica: forze speciali italiane presenti in Libia
Ci sarebbe la presenza di forze speciali italiane in libia, alle quali è stato dato ordine di sostenere sul campo i libici nello sminamento. E' quanto rivela il reportage di Vincenzo Nigro per Repubblica. I racconti dei comandanti libici - scrive Nigro - sembrano convincenti: i soldati italiani hanno portato a Misurata e Sirte gli equipaggiamenti per sminare, e stanno lavorando sul terreno con i libici. "Grazie, ci state aiutando! Sappiamo che sono arrivati i vostri soldati che ci addestrano a rimuovere le mine, con gli equipaggiamenti e le protezioni per gli uomini". Un comandante conferma la notizia, ma aggiunge: "Le forze speciali non vogliono vedere i giornalisti. Ci siete voi insieme a inglesi e americani, preferiscono lavorare in silenzio".

Che forze speciali italiane fossero presenti in Libia - prosegue Nigro - era una notizia mai confermata dal governo, ma vera. Gli uomini dell'Esercito sono stati schierati prima a Tripoli per creare un nucleo di sicurezza per gli agenti dell'Aise, i servizi segreti, durante le missioni più delicate. Poi le forze speciali sarebbero passate da Benina, la base aerea del generale Haftar nell'Est del paese. E infine sono arrivati a Misurata. Una fonte della Difesa a Roma conferma che in Libia sono in azione nostre forze speciali, ma non vuole commentare nessuna delle operazioni in cui sono impegnate", conclude.

Wahington Post: forze speciali Usa in campo con milizie anti-Isis a Sirte
Si allarga ulteriormente il fronte nella battaglia degli Stati Uniti contro l'Isis. Se circa una settimana fa i caccia americani avevano iniziato a sferrare per la prima volta attacchi aerei contro le posizioni degli estremisti nella città libica di Sirte, su richiesta del governo di unità nazionale del Paese, ora è emerso per la prima volta che le forze speciali Usa stanno fornendo sostegno diretto sul campo.

Ad essere coinvolto è un numero limitato di militari americani, che si stanno coordinando sui raid aerei e stanno fornendo informazioni d'intelligence alle forze impegnate sul territorio libico. Il personale Usa è numericamente contenuto ma sta agendo al fianco dei soldati britannici a Sirte, la capitale di fatto in Nord Africa di Daesh. A rivelarlo sono state fonti americane e libiche al Washington Post, secondo cui negli ultimi giorni sono stati avvistati in loco soldati americani e britannici mentre trasportavano apparecchi radio e indossando tute mimetiche e giubbotti antiproiettile.

Sentito dal quotidiano della capitale Usa, Robyn Mack, portavoce del commando americano per l'Africa (Africom), ha spiegato che un numero limitato di soldati Usa continuerà ad entrare e uscire dalla Libia per scambiare informazioni con le forze sul posto. Di più non ha detto. La Casa Bianca sembra voler allacciare solidi legami con forze in loco aumentando allo stesso tempo la comprensione da parte degli Usa delle complessità politiche e delle milizie in Libia. Proprio per questo, pare che senza dare nell'occhio le forze speciali Usa negli ultimi mesi siano arrivati sul territorio libico posizionandosi in piccoli avamposti.

Il fatto che la portata della loro presenza sia limitata dimostra il tentativo da parte dell'amministrazione Obama di aiutare le forze locali ad avere successo nella lotta contro l'Isis senza però mettere a repentaglio il già fragile governo di unità nazionale. D'altra parte, ricorda il W. Post, il mese scorso il governo libico creatosi anche grazie al sostegno dell'Onu aveva protestato la presenza dell'esercito francese nella parte orientale della Libia; Parigi ammise per la prima volta pubblicamente la sua presenza nella nazione africana dopo la morte di tre suoi soltati sul posto.

Secondo Mattia Toaldo, esperto di Libia all'European Council on Foreign Relations sentito dal W.Post, la missione Usa a Sirte è diversa da quella francese: "Fino a quando mantengono un basso profilo, il rischio sia per gli Usa sia per il governo libico è abbastanza basso".

Il Pentagono scommette che questi piccoli team di soldati quasi invisibili possano rendere più efficaci le attività sul posto contro il nemico eliminando la necessità di un ruolo di combattimento Usa. La speranza a Washington è che una vittoria a Sirte possa rafforzare il governo di unità nazionale.