La fotografia dell’incontro, di cui ha dato notizia l’emittente saudita al-Arabiya, parla più di mille analisi. Il premier di Tripoli, quel Fayez al-Sarraj sostenuto dalle Nazioni Unite, appare accanto al rivale politico, il generale dell’Est Khalifa Haftar: sono a debita distanza l’uno dall’altro. Il leader dell’autoproclamato Esercito libico dell’Est, Haftar, non indossa la divisa, e forse questo è uno dei rari scatti in abiti civili, giacca e cravatta.

L’incontro secondo fonti emiratine dell’emittente saudita sarebbe avvenuto oggi ad Abu Dhabi, ma nessuno dei canali social del governo di Tripoli, a diverse ore dall’incontro aveva ancora postato l’immagine o dato notizia del faccia a faccia. L’evento è infatti scomodo per le parti, ma certo storico, considerando il fatto che la Libia è da anni divisa, politicamente e geograficamente, proprio a causa dell’impossibilità di portare allo stesso tavolo e al negoziato l’Ovest di Tripoli guidato da Sarraj e l’Est di Bengasi, alla cui testa c’è Haftar, finora il più contrario al compromesso. Abu Dhabi non è un luogo casuale: come spiega Mattia Toaldo dello European Council on Foreign Relations, «l’incontro è avvenuto anche perché Haftar era particolarmente sotto pressione, proprio da parte di Emirati arabi ed Egitto».

I due Paesi nei disequilibri libici sostengono da tempo il campo dell’Est, di Haftar, ma sono sempre meno a loro agio con il generale che a febbraio ha fatto fallire un tentato compromesso al Cairo con Sarraj. «In un certo senso, con l’incontro di oggi Egitto ed Emirati lanciano un messaggio: “Non ci provare più”». I fatti di oggi cambiano lo schema: “Per Haftar la strategia non è più soltanto quella di dire no, non tratto. Ora, come anticipava già la dichiarazione del fallito incontro al Cairo, il tentativo di Haftar è quello di accettare con emendamenti l’accordo politico che con l’appoggio dell’Onu ha dato vita al governo di Sarraj, per ottenere in cambio elezioni anticipate e quindi la possibilità di presentarsi come candidato presidente”. Le pressioni per questo incontro, rivela Toaldo, sarebbero arrivate anche da parte russa e americana. Haftar questa volta non poteva rifiutare l’incontro e, allo stesso tempo, Egitto ed Emirati arabi dovevano dimostrare di essere gli attori in grado di portare le parti al tavolo del negoziato. Il risultato del faccia a faccia sarebbe, secondo i media arabi, un’intesa su due punti: nuove elezioni entro marzo 2018 e scioglimento di tutte le milizie.

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