l dossier Le mappe della crisi è in collaborazione con l’Ecfr (European Council on Foreign Relations) e Fondazione Compagnia di San Paolo: numeri, grafici, interviste, opinioni e approfondimenti sui temi più importanti che determinano gli equilibri geopolitici del mondo e portano ai conflitti di oggi e domani.

Nelle ultime settimane la Russia ha ammassato decine di migliaia di soldati vicino al confine con l’Ucraina, suscitando la paura di una possibile invasione del Paese e della sua parte orientale, attualmente contesa tra il governo ucraino e le milizie filorusse. I timori dell’intelligence americana sono in aumento dallo scorso aprile, quando non ci fu nessun attacco, e ora l’accumulo di soldati sembra preludere ad altri fini, come destabilizzare l’attuale governo di Kiev (in questi anni sempre più anti-russo), prendere controllo progressivo di alcune aree dell’ex Urss o minare con una prova di forza e giusto alle porte l’unità dell’Occidente. Secondo il governo ucraino, i soldati che la Russia ha accumulato al confine con l’Ucraina sarebbero circa 114mila. 

Gustav Gressel, senior policy fellow dell’European Council of Foreign Relations ed esperto di strategia militare e proliferazione missilistica di Russia ed Europa dell’Est. Il messaggio inviato dagli Usa all'Ue è chiaro: la Russia potrebbe invadere l'Ucraina. C'è un potenziale di escalation, un reale rischio di invasione?

«Purtroppo sì. La Russia è andata oltre perfino quanto è stato concordato nel cessate il fuoco di Minsk e pensa che l'Occidente sia debole e in declino. Pensa che gli Stati Uniti abbiano tutte le attenzioni concentrate sulla Cina, e che guardino più alla questione di Taiwan che all'Ucraina. Quindi sarebbe un buon momento per "risolvere" una volta per tutte la questione Ucraina per loro».

Quante truppe ha schierato la Russia alle porte dell'Europa, in quali punti strategici e perché?

«Per prima cosa, ci sono le forze permanentemente schierate nei distretti militari occidentali e meridionali. Il distretto militare occidentale avrebbe il compito, una volta entrato in azione, di prendere i Paesi baltici e la Polonia, il distretto militare meridionale invece di prendere l'Ucraina, la Moldavia, e poi fare rotta verso la penisola balcanica. Dalle forze esistenti in questi distretti militari, la Russia ha dai 45 ai 50 gruppi tattici a livello di battaglione nel distretto militare occidentale e 30 in quello meridionale, che sarebbero immediatamente pronti a combattere. Tuttavia, ora potrebbe aver aumentato la prontezza all’impiego di alcune unità, oltre ad aver schierato ulteriori formazioni dalla Siberia. Il distretto militare occidentale, per esempio, è rinforzato dal 41a armata siberiana. E ci sono altre formazioni che si stanno rischierando dall'estremo oriente, compresa la 90a divisione corazzata della guardia. Ora i russi cercano di nascondere i loro schieramenti militari meglio che nella primavera di quest'anno, il che non è un buon segno. È molto difficile stabilire un numero esatto delle truppe che hanno dispiegato, ma è sostanziale. E non si tratta solo dell'Ucraina: la Russia sta anche spostando più truppe per aumentare le sue capacità offensive in tutta la Bielorussia. Il fatto che la Nato abbia difficoltà a trovare 30 battaglioni pronti al combattimento entro 30 giorni in Europa li ha certamente incoraggiati».

Perché la guerra in Ucraina è stata finora strategica per Mosca?

«Putin vuole reintegrare l'Ucraina nell'impero russo. Se necessario con la forza. Ha ridimensionato l’obiettivo della guerra perché, nell'interpretazione russa del Protocollo di Minsk, l'Ucraina a Minsk ha accettato una ristrutturazione dei suoi processi decisionali politici interni, coinvolgendo la Russia per procura attraverso le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Indipendentemente da ciò, Mosca ha creduto che il premier ucraino Zelensky fosse pronto a sottoscrivere la visione russa, cosa che non ha fatto. La Russia ha anche frainteso Biden, pensando che avrebbe abbandonato l'Ucraina in fretta, un'impressione rafforzata dalla recente visita della sottosegretaria di Stato Victoria Nuland a Mosca. Ora vuole costringere l'Ucraina ad accettare gli accordi di Minsk alle condizioni russe, altrimenti rischia una guerra. C'è una seria sensazione a Mosca che si dovrebbe intraprendere una guerra se l'Ucraina non si adegua. E molti a Mosca si illudono ancora che gli ucraini accetteranno il dominio russo. Sono stato abbastanza sorpreso di recente di leggere articoli sulla stampa militare russa del tipo "l'Ucraina non è la Russia" . Come se i militari cercassero di dissuadere i politici dal coinvolgerli in una guerra del genere. È abbastanza surreale».

Ci sono altre regioni in pericolo (Georgia, Armenia appena uscita da una guerra drammatica)?

«Beh, la Georgia sembra essere tornata con successo nell'orbita di Mosca. Ma la situazione è in realtà peggiore di così. La Russia vuole tornare all'ordine europeo del 1939. L'ossessione di Putin di riabilitare il patto Hitler-Stalin non è solo questione di patriottismo russo, o di riabilitare Stalin. L'intera dottrina giuridica su cui è costruito il patto, la teoria che servono i grandi spazi elaborato da Carl Schmitt nel 1941 (per conferire stabilità alle relazioni internazionali e garantire la pace, ndr) è ciò che Putin vuole riabilitare. Questo, se eseguito, avrebbe conseguenze piuttosto gravi per tutta l'Europa».

Gli Stati Uniti hanno risposto alla minaccia russa facendo navigare navi da guerra nel Mar Nero vicino alle acque russe. La Russia sta bluffando o rappresenta un rischio reale anche per l'Europa?

«No, purtroppo è una minaccia reale. Sono preoccupato dalla facilità con cui dimentichiamo le nostre lezioni. In primavera, gli Stati Uniti hanno risposto all'aumento delle truppe russe schierando due gruppi di volo di aerei a capacità nucleare in Polonia. Ufficialmente si è trattato di esercitazioni, ma i russi naturalmente sanno che funzione hanno gli “stormi” di Lakenheath, nel Regno Unito, e a Spangdahlem, in Germania. Sono arrivati rispettivamente il 19 e il 20 aprile e il 22 il generale russo Valerij Gerasimov, capo di Stato maggiore delle forze armate del Cremlino, ha annullato le esercitazioni a sorpresa russe. In ogni caso, perché la situazione si calmi è necessario convincere Mosca che ogni ulteriore mossa avrà delle conseguenze per loro e che queste conseguenze supereranno i vantaggi che potrebbero ottenere».

Questa "guerra ibrida" russa, definita così da alcuni analisti, si combatte anche con l’uso dei migranti come armi umane al confine bielorusso e con il braccio di ferro sul gas russo pompato in Europa attraverso il Nord Stream 2. Mosca può usare le sue opzioni militari per minacciare e influenzare i dibattiti interni dei paesi che prende di mira?

«Sì, influenza molto i dibattiti interni con la forza e le minacce. Anche se sulla trasformazione dei migranti in armi umane, continuo a pensare che sia principalmente il leader bielorusso Lukashenko a guidare questo processo. Mosca naturalmente può sfruttare la situazione: se la Bielorussia "vince" nello stallo con l'Ue, Bruxelles pagherà i conti di Mosca per tenere in vita la Bielorussia (cioé attraverso il gas Putin terrà a galla l’economia bielorussa, ndr). Se l'Ue vince, Lukashenko è ulteriormente isolato e può essere spinto a fare concessioni su una più profonda integrazione nell'Unione. Non tutti gli sviluppi che vanno a favore di Putin sono attivamente creati da lui. Per esempio, c'è una buona possibilità che la Polonia reagisca in modo disumano contro i migranti, e questo isolerebbe ulteriormente Varsavia nell'Ue. Per Mosca, Varsavia è una delle capitali più "russofobe", quindi isolarla è un bell'effetto collaterale di qualsiasi crisi a favore di Putin, ma non provocato da lui».

Quali armi ha l'Europa per reagire? È in grado di dissuadere la Russia dall'uso della forza militare? Saremmo più sicuri se sviluppassimo una difesa comune?

«Sì, una maggiore preparazione in questo campo sarebbe fondamentale. La Russia usa la forza militare come strumento perché pensa di avere il miglior vantaggio competitivo in questo campo, e perché pensa che gli europei si tireranno indietro davanti a ogni rischio. Per contrastare questa tattica russa non occorrerebbe comprare nuove armi, ma aumentare la prontezza militare della Ue, l’interoperabilità (avere armi pienamente compatibili l’una con l’altra), l'addestramento e la comunicazione, in modo da convincere la Russia che non c'è niente da guadagnare da tutto questo. Penso anche che la Russia tornerà al Documento di Vienna (per rafforzare la fiducia, la sicurezza e il disarmo in Europa) e ad altre misure di rafforzamento della fiducia una volta che vedrà che c'è qualche capacità militare in Europa. Per ora, la scarsa chiarezza della nostra politica militare è un vantaggio unilaterale per loro».

Quali sono gli obiettivi di Mosca? Destabilizzare l'Europa? Riportare sotto la sua egida una parte delle terre dell'ex Urss con la minaccia militare per mostrare che è potente, aggressiva e audace?

«Prima di tutto si tratta di reclamare territori che percepisce come "ingiustificatamente persi" dopo la dissoluzione dell’Urss. Non tiene conto del fatto che gli ucraini in realtà vogliono l'indipendenza e non hanno nostalgie nei confronti dell'Urss. Ma ci sono diversi problemi. In primo luogo, dovrebbero usare una forza eccessiva per riportare l'Ucraina sotto controllo. In Ucraina ci sarebbe l'insurrezione. Secondo punto, le pretese imperiali russe difficilmente rimangono limitate ad un territorio conquistato che eventualmente li soddisfi. Basta guardare la Germania circa 80 anni fa: la mira era "solo" l'Austria, poi "solo" i poveri tedeschi dei Sudeti (tutti i tedeschi che vivevano lungo le zone di confine dell'attuale Repubblica Ceca, e nelle cosiddette Sprachinseln, isole linguistiche tedesche, ovvero alcune aree interne di Boemia e Moravia a forte presenza germanofona), poi, poi, poi... Se legittimiamo quegli strumenti degli Anni '30, non dovremmo stupirci dell’escalation. La Russia cerca il controllo della Bielorussia e dell'Ucraina per "difendersi" preventivamente dalla Nato, ma chi ci garantisce che non cercherà di "difendere preventivamente" la Bielorussia e l'Ucraina una volta che le controlla completamente? Guardate cosa succede al confine bielorusso».

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