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In economia Obama surclassa la Merkel e l'Eurozona perde mille miliardi l'anno

E' il risultato di uno studio condotto da un professore di Berlino: con le politiche espansive americane, l'Europa sarebbe già uscita dalla crisi. L'austerity, invece, continua a minacciare la ripresa. Nonostante le politiche di tagli, il debito del Vecchio continente è anche aumentato

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ROMA - Ci è già costato mille miliardi di euro e quasi altrettanti continueremo a perderne ogni anno, per un periodo di tempo indeterminato. Per tutto questo, gli abitanti dell'Eurozona possono ringraziare Angela Merkel, il suo ministro delle Finanze Schauble e, in generale, l'egemonia dell'establishment tedesco sulla gestione della grande recessione di questi anni. A cavallo delle elezioni europee non si dovrebbe parlar d'altro e, invece, l'influenza determinante del grande fratello tedesco si vede anche nello spazio che l'economia ha trovato nei manifesti elettorali dei grandi partiti, assai più attenti all'ambiente e alla politica estera che alla recessione. Fuori dall'Italia, dalla Spagna, anche dalla Francia, in effetti, sembra passata la tesi, tutta tedesca che, nonostante i sobbalzi degli spread di questi giorni, la crisi dell'euro sia finita, l'euro sia salvo e tutto questo grazie alla gestione della crisi imposta da Berlino: austerità, taglio dei deficit, niente eurobond.

E' vero che, in questo momento, l'euro non sembra in discussione. Ma la via tedesca era l'unica o ce n'era un'altra? Naturalmente, ce n'era un'altra: basta immaginare la crisi dell'euro con un diverso cancelliere a Berlino: Barack Obama. Nel 2010, quando si avvita la crisi dell'euro, l'economia americana e quella europea, segnate dall'implosione finanziaria dei subprime e dal crack Lehman Brothers, sono, più o meno nella stessa situazione. Hanno perso la stessa quota di Pil, le banche hanno avuto, grosso modo, le stesse perdite e, semmai, in materia di finanza pubblica, l'Eurozona sta meglio: 86 per cento di debito, rispetto al pil, contro il 95 per cento degli Usa. Ma, a quel punto, le strategie ai due lati dell'Atlantico, divergono. Di là, entra in campo pesantemente la Fed e il disavanzo pubblico passa in secondo piano. Di qua, si guarda solo al deficit e la Bce centellina la moneta.

Cosa sarebbe successo se l'economia europea avesse seguito, negli ultimi tre anni, la stessa traiettoria che la regia di Washington ha imposto a quella americana? Il conto lo ha fatto Sebastien Dullien, professore all'università di Berlino. Lo scarto fra realtà e immaginazione, per l'Europa, equivale, fra il 2010 e il 2013, ad una perdita del 10 per cento del Pil, ovvero 950 miliardi di euro, in pratica 3 mila euro per ogni abitante dell'Eurozona. Tanto è costata la cura Merkel, rispetto ai risultati di un'ipotetica gestione Obama. E non è finita. Poiché, infatti, l'Eurozona parte, adesso, più indietro, rispetto a dove sarebbe il pil con la ricetta americana, ogni anno non si materializzano circa 750 miliardi di euro di prodotto interno lordo. E la perdita, rispetto a quanto sarebbe stato teoricamente possibile, continuerà ad accumularsi, almeno fino a che l'Europa non comincerà a crescere più velocemente degli Usa. Un risultato, al momento, non a portata di mano.

I tedeschi, la cui economia nazionale, al contrario di quella europea, continua, bene o male, a marciare ci fanno poco caso. Ma, per amor di dibattito, si può sottolineare che neanche la virtù di bilancio è stata premiata dalla loro gestione. Negli Stati Uniti spendaccioni, la politica di stimolo ha comportato un aumento del rapporto debito/Pil dal 94,8 al 104,5 per cento. Ma, nella virtuosa Eurozona? Quel rapporto è cresciuto più o meno lo stesso, dall'85,7 per cento al 95,2 per cento. Com'è possibile, nonostante l'occhiuta vigilanza tedesca? Per via delle leggi dell'aritmetica, avevano avvertito, sin dall'inizio, molti economisti. Quello debito/Pil è un rapporto, in cui il denominatore conta quanto il numeratore. Il debito può anche diminuire, ma se il Pil diminuisce di più, il rapporto aumenta. Schauble è avvocato, ma la Merkel, laureata in fisica, dovrebbe saper far di conto.