Mondo

A Monaco un fragile accordo sulla Siria

  • Abbonati
  • Accedi
MEDIO ORIENTE IN FIAMME

A Monaco un fragile accordo sulla Siria

Sulle tante ombre che già gravavano sul tentativo di russi e americani di dare una svolta alla tragedia siriana, il presidente Bashar al-Assad ha subito fatto calare la più pesante: giurando, in un’intervista esclusiva da Damasco all’agenzia Afp, di riprendere un giorno in mano l’intero Paese. Pur sapendo che quel giorno potrebbe essere lontano.

Il suo destino è uno dei nodi che bloccano la risoluzione definitiva del confronto in Siria. Per questo l’accordo di Monaco, annunciato nella notte di giovedì dal segretario di Stato americano John Kerry e dal ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov a nome dei 17 Paesi che compongono l’International Syria Support Group, cerca realisticamente di non guardare troppo in là e di limitare le proprie ambizioni. Seduti a fianco di Staffan de Mistura, l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Kerry e Lavrov hanno parlato di «cessate il fuoco» e di «pausa nei combattimenti», per poi riconoscere che esiste una grande differenza nei termini. E quello che si cercherà di realizzare entro una settimana, ha riconosciuto Kerry, è «una cessazione delle ostilità». Prima però, senza aspettare la tregua, partiranno le operazioni di consegna degli aiuti umanitari alle città assediate.

Un passo avanti importante, considerando che Russia e Stati Uniti lo hanno compiuto insieme in un momento non facile per i rapporti reciproci. Lavrov è andato oltre, immaginando che una volta rotto il ghiaccio sia perfino possibile arrivare a contatti militari diretti tra russi e americani in terra siriana. Ma guardando più in dettaglio l’intesa raggiunta a Monaco, sembra molto difficile immaginare che possa resistere nel tempo. Soprattutto perché non è netta la definizione di chi verrà coinvolto nella tregua. Che naturalmente non è rivolta allo Stato Islamico né al braccio locale di al-Qaeda, al-Nusra: milizie attive attorno ad Aleppo legate anche a gruppi più moderati dell’opposizione siriana su cui russi e americani hanno opinioni diverse. Potrebbe dunque non riuscire il tentativo di separare una volta per tutte i nemici di Damasco dai terroristi, per concentrare il fuoco soltanto su questi ultimi.

Ciò che però è più importante è la situazione dei siriani rimasti all’interno del Paese: secondo le Nazioni Unite, sei milioni e mezzo sono gli sfollati che hanno perso la casa, e 13,5 milioni le persone che hanno comunque bisogno di assistenza umanitaria, 2,8 milioni di loro nella regione attorno ad Aleppo. Una task-force dell’Onu si è subito messa al lavoro per ottenere rapidamente accesso alle città sotto assedio e alle zone di difficile accesso. Ma, come ha sottolineato il capo della diplomazia americana, nessuno si fa illusioni sulle difficoltà che stanno sulla strada dell’intesa.

E lo scetticismo è condiviso dagli analisti, che fanno notare come l’intesa, non era più rinviabile proprio per le condizioni disperate degli abitanti di Aleppo, non sembra applicarsi proprio in quella regione, dove non è prevista la cessazione delle ostilità. «Parlare di al-Nusra gioca a favore dei russi - ha detto all’agenzia Afp Julien Barnes-Dacey, dell’European Council on Foreign Relations - perché sono così tanti i gruppi ribelli legati ad al-Nusra. E questo di fatto dà luce verde al governo siriano e ai suoi alleati per proseguire l’intervento militare pur professandosi fedeli agli accordi».

Timori confermati dalle parole di Vladimir Djabarov, vicepresidente della Commissione Affari Esteri a Mosca: «La Russia - ha chiarito alla Tass - continuerà la sua operazione militare contro il terrorismo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA