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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2014 alle ore 06:38.

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Alberto
Negri Lo Stato islamico non è invincibile, si può sconfiggere con una coalizione degli alleati, afferma Matthew Olsen, direttore del centro antiterrorismo Usa. Ci vuole un'alleanza globale contro la barbarie ha dichiarato Barack Obama da Tallinn, affermando che i raid ne hanno bloccato l'avanzata in Iraq. Ma come al solito l'Occidente gira intorno al problema fingendo di volerlo risolvere. L'Isis ha la sua base e la sua matrice ideologica in Iraq, dove fa leva sul malcontento dei sunniti, il 20% della popolazione, ma il quartier generale è in Siria. È qui che il movimento jihadista amministra con metodi feroci e draconiani un terzo del territorio, intere città, con retrovie e canali di rifornimento, controllando basi militari, la maggiore diga, centrali elettriche e pozzi petroliferi nell'Est, con una linea di collegamento diretta verso il confine iracheno favorita dai rapporti del Califfato con le tribù beduine.
L'Isis si ferma in Iraq ma si batte in Siria. Dovrebbero averlo capito anche gli strateghi della Casa Bianca, come già sanno da tempo i generali del Pentagono. Lo scrive anche il New York Times in un editoriale firmato da Julien Barnes Dacey e Daniel Levy dell'European Council on Foreign Relations che ieri ha organizzato un incontro con Javad Zarif, ministro degli Esteri dell'Iran, maggiore alleato del regime di Damasco con gli Hezbollah libanesi. Gli iraniani hanno fatto un passo indietro bruciando il premier sciita Nouri al Maliki, ostacolo al tentativo di creare un governo iracheno inclusivo dei sunniti, ma su Bashar Assad non cedono di un millimetro: è sui di lui che bisogna contare se si vuole battere il Califfato. Assad, con l'aiuto degli Hezbollah e dei pasdaran di Teheran, ha la forza militare per opporsi all'Isis: la sua aviazione è ben addestrata, così come la contraerea è una delle migliori della regione. Se gli americani intendono colpire le basi in Siria e indebolire il Califfato devono venire a patti con un regime che solo un anno fa volevano bombardare.
Per annientare l'Isis o per lo meno fermarlo occorre l'appoggio delle forze armate di Assad e quello dei curdi siriani. Ma anche l'opposizione dovrebbe unirsi a questo fronte, compreso lo schieramento jihadista con le formazioni rivali come Jabat al Nousra, che sono state uno dei bersagli del Califfato. L'Esercito di liberazione siriano (Els), emarginato dall'ascesa dei gruppi più radicali, si è già dichiarato disponibile a prendere le armi ma è troppo debole.
Per forgiare un'alleanza con Damasco l'Occidente dovrebbe rinunciare al mantra che Assad deve andarsene. Non contenti degli insuccessi dell'Iraq e della Libia - precipitata in un caos inestricabile - Usa e Europa insistono a ripetere slogan che non hanno riscontro nella realtà. Per quanto brutale e inaccettabile possa essere questo regime, al momento è l'unica alternativa al peggio, cioè all'anarchia e al Califfato che decapita, reprime e impone la più stretta osservanza della legge islamica. Anche i sauditi, che hanno sostenuto un ampio ventaglio di formazioni radicali perché affini alla dottrina wahabita del regno, dovrebbero recedere dalle loro posizioni. Sta crescendo una generazione di estremisti che un giorno potrebbe puntare i fucili sulle monarchie del Golfo.
Sui giornali arabi, osserva l'ex ministro degli Esteri Emma Bonino, dell'Isis quasi non si parla, come se non esistesse, e questo indica un forte disagio del mondo sunnita, esposto a laceranti conflitti interni. Il Califfato ha poche migliaia di combattenti, conta su forze di élite addestrate, capaci di mettere a segno avanzate rapide e spettacolari ma probabilmente vulnerabili a offensive massicce e coordinate su più fronti. La sua brutale efferatezza è un segnale di determinazione a imporre un ordine intollerante e violento ma potrebbe rivelarsi un sintomo di debolezza nel momento in cui prevalessero l'esasperazione delle popolazioni e l'unità delle forze che gli si oppongono. Il Califfato non è invincibile ma si batte su più fronti, militari e diplomatici, con realismo.
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