Hacker russi, dopo la Farnesina anche la Difesa nel mirino

Hacker russi, dopo la Farnesina anche la Difesa nel mirino
di Sara Menafra
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Domenica 12 Febbraio 2017, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 08:31

Anche il ministero della Difesa ha subito un nuovo attacco nel corso del 2016. Così come, negli scorsi mesi, è avvenuto alla Farnesina. Le ultime segnalazioni di aggressioni in corso sono arrivate alla procura militare di Roma (competente per i reati contro i militari) alcuni mesi fa, sempre dal Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale. E gli atti sono stati inseriti nell'inchiesta che, in parallelo alla procura ordinaria, ha avviato il procuratore militare Marco De Paolis.

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Solo ora, unendo i puntini delle informazioni giunte nel corso dell'ultimo anno, e in parte già finite sui giornali, è possibile ricostruire un quadro chiaro anche grazie ai nuovi accertamenti da parte della Postale: entrambi i ministeri, Difesa ed Esteri, hanno subito attacchi continui da un unico mittente a partire dalla fine del 2014. L'aggressione è stata scoperta nel 2015 ma è continuata, a fasi alterne, anche nel 2016. Le analisi dei virus che hanno infettato i computer dei dicasteri dicono in entrambi i casi che i malware sarebbero stati fatti in Russia e con tecniche molto sofisticate, simili a quelle usate per virus che hanno attaccato anche altre istituzioni, si legge nell'informativa che la Postale ha inviato al pm Eugenio Albamonte.

L'aggressione al ministero che gestisce le nostre forze armate, tra i due, è stata la più devastante. Il virus è riuscito ad arrivare molto in profondità nella rete ministeriale ed è praticamente certo che abbia copiato anche segreti militari e di stato. Per un certo tempo ha reso persino i computer inutilizzabili finché la situazione è stata migliorata e riportata alla normalità anche grazie agli stanziamenti per la lotta al cybercrime infilati d'imperio nella scorsa legge finanziaria. L'attacco alla Farnesina, con l'ultima vampata finita ieri sulle pagine del Guardian, è stato meno aggressivo ma comunque preoccupante. Prima di tutto perché, quando è stato scoperto, il malware era già riuscito a raggiungere tutti i computer della sede romana del dicastero. E poi perché la sua struttura gli permetteva di risalire la rete di filtri che esclude buona parte dei computer dai documenti più delicati. Solo il fatto che in cima, le informazioni di interesse nazionale, fossero criptate alla fonte, ha permesso di evitare danni peggiori.

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